Il voto agli immigrati

Come sempre commento con un po’ di ritardo, ma a me serve un po’ di tempo per meditare, e scrivere cazzate con cognizione di causa invece che cazzate buttate giù a caso…
La scorsa settimana il vicepremier, nonché segretario di Alleanza Nazionale, ha lanciato “casualmente” l’idea di potere dare il diritto di voto agli immigrati. Il tutto ha come al solito generato un polverone, con la Lega che minaccia di andarsene dalla maggioranza, il Cav. che puntualizza che “questo non sta nel programma di governo, forse si può fare, ma prima bisogna parlarne, anzi forse no” e via discorrendo.
Ma diamo un’occhiata a cosa dice effettivamente la proposta di legge. Gli stranieri (a) residenti da almeno sei anni potranno avere (b) l’elettorato attivo (c) nelle elezioni amministrative locali. Sul punto (c) non c’è molto da dire: non credo ci siano molti stati dove i residenti stranieri abbiano diritto di voto per il parlamento nazionale. Per quanto riguarda (b), il fatto di poter votare ma non essere votati sembra proprio far sì che venga dato un contentino senza valore pratico. Infine per (a) i sei anni di residenza sono davvero tanti, tenendo conto che dopo dieci anni si può chiedere la cittadinanza italiana.
Qual è il significato di tutto questo? A mio immodesto parere, il Fini ha voluto dire ai suoi sodali casaliberi che si è rotto di sottostare ai diktat di Bossi, e che se si deve giocare duro è pronto a farlo. Quindi ha scelto una legge che ha forti valenze mediatiche, ma all’atto pratico cambia ben poco: si stima che gli interessati sarebbero circa 150.000. Probabilmente non se ne farà nulla, ma intanto i rapporti di forza interni si sono riequilibrati.
Ritengo invece improbabile che la sortita sia stata fatta per proporre nuovi comici a Zelig, anche se Ignazio La Russa si è immediatamente proposto con l’esilarante monologo “Abbiamo sempre avuto un interesse per l’integrazione degli immigrati, come del resto dimostrato da «Faccetta Nera»”.

prenotazioni del treno

stamattina sono andato in Centrale a prenotare per Anna l’Eurostar di domattina alle 6:30 (tanto ci va lei, mica io…) e come mia abitudine mi fiondo sulla macchina automatica. Tocco quello che devo toccare, e mi ritrovo scritto “disponibilità biglietti esaurita”. Telefono ad Anna per istruzioni, e lei mi dice “fa’ il biglietto allo sportello”. Eseguo obbediente, mi faccio una fila inutile perché le prenotazioni si fanno solo nella sala apposta, mi faccio una seconda fila, e quando arriva il mio turno l’impiegato mi fa regolarmente la prenotazione. “Ma come, dico io, perché non ho potuto farlo con la macchina?” Lui mi risponde che quello è un treno internazionale, e quindi è solo prenotabile in questo modo.
La cosa mi può anche tornare, ma allora perché non scrivere come messaggio di impossibilità “si prega di rivolgersi alla biglietteria”? Avevano terminato la memoria per i messaggi di errore?

inflazione percepita

Abbiamo scoperto – nientepopodimeno che dalle parole stesse del presidente dell’Istat, mica da un Bonolis qualunque – che l’ inflazione percepita è del 6%, “perché facciamo i conti con un euro da 2000 lire, e non da 1936.27″. La logica sembrerebbe ineccepibile: 200000 lire non equivalgono a 100 euro, ma a 103.2. Sommiamo questo 3.2% al 2.8 dell'”inflazione vera”, ed eccoci al 6%.
Notate che i conti sarebbero corretti, se il gioco fosse stato fatto nel 2002. Ma l’anno scorso avevamo già l’euro, quindi il confronto è fatto con la stessa moneta. Notata la furbizia?
(ho già scritto che il problema di base con il paniere dell’inflazione è che è tarato in maniera sbagliata: più si è poveri, meno cose superflue si prendono: e gli oggetti high-tech, che s’abbassano di prezzo continuamente, fanno sì che il risultato finale venga tarato verso il basso. Con la matematica si gioca a piacimento)

(im)mobilità

Ieri sera sono uscito dall’ufficio alle 18:30. Ho passato cinque minuti lordi in panetteria, scendendo dal 15 e prima di prendere la metropolitana. Sono arrivato a casa alle 20. Tutto questo perché il simpatico tram, oltre ad essere arrivato al capolinea dopo una decina di minuti ed essersi fatto ancora la sua sana pausa sindacale, si è messo in marcia a velocità adeguatamente tranquilla. Quando sono sceso, il display del manovratore segnava “RIT 44”, il che non è la sigla di un CB ma il numero di minuti di ritardo. Non mi pare nemmeno che l’ATM milanese abbia avuto il sussulto di intelligenza di bloccare alcune vetture a Gratosoglio e farle tornare indietro: credo che una cosa del genere rovinerebbe il fragile equilibrio dell’universo.
Il guaio è che stamattina sono andato a lavorare in automobile, e ci ho messo comunque 55 minuti. Voglio il teletrasporto.

password

Ho dimenticato la password dispositiva per la banca on line. Ero convinto che fosse uguale a quella di accesso, e invece no; ho provato con quella di accesso del mese prima, e invece no; idem per quella ancora precedente. A questo punto, mi sono connesso alla banca per via telefonica, inserendo la password telefonica che è ancora diversa e che fortunatamente ricordavo, e la gentile signorina mi ha detto che me la resettano in giornata, e soprattutto che è vero che devo cambiarla ogni mese, ma posso anche rimettere quella di prima.
Insomma, sicurezza forse.

palllestra

Anche quest’anno ho preso il coraggio a due mani e ieri mi sono iscritto in palestra. Come sempre, orario prandiale. La tipa ha cercato di spiegarmi che i cinque euro in più al mese mi danno però accesso anche alla piscina, al che io l’ho guardata e le ho detto “non mi ci vedranno nemmeno morto”. Passi rompersi le palle ai pesi, ma anche il mio masochismo ha un limite.
Come sempre, ieri allenamento leggerissimo, ripetuto immediatamente oggi per evitare che domani non riesca ad alzarmi. Per il momento ho solo un po’ di dolorini, speriamo bene.

temperature

Le minime sono indubbiamente calate: oggi sono andato a lavorare in bici, e ho deciso che la prossima volta mi metto i guanti. In compenso a pranzo si può stare in maniche di camicia: l’ideale per prendersi un raffreddore.

upgrade

Sfruttando il giro turistico in Romagna, sono andato dal mio pusher di fiducia a sostituire l’hard disk del mio portatile. I vecchi 20 Gb erano praticamente pieni, anche perché cinque erano destinati a Linux. Così ho messo un 60 Gb che forse per un annetto reggerà.
Il problema è stato sulla copia del disco. In teoria ci sono dei programmi che prendono la partizione e la ribaltano, basta staccare i dischi. Peccato che questo si rifiutasse di riconoscere l’esistenza di dati sul mio vecchio disco, il che non era bello. Un po’ di studio, qualche modifica fatta direttamente byte per byte, e si è visto qualcosa ma non abbastanza: così alla fine si è dovuta fare la copia file per file che ovviamente è stata molto più lunga del previsto. Per Linux, niente da fare: a metà copia c’è stato un errore non meglio identificato. Fortuna che non è un problema, perché mi ero copiato a parte le mie aggiunte e adesso sto facendo una reinstallazione.
L’unico guaio è che mi sembra che qualcosina, tipo l’antivirus, abbia dei problemucci anche sotto Windows: dovrò reinstallare anche quello. Ma volete mettere la gioia di non dovere lanciare una volta la settimana la cancellazione della roba inutile?