Martedì mattina, facendo la doccia, rompo il saliscendi che tiene fermo il doccione. Ho dei dubbi sul fatto che probabilmente la parte iniziale sia stata combinata da Regina mentre puliva la doccia, ma tant’è.
Vabbè, mi dico, ci sarà sicuramente da qualche parte il pezzetto di ricambio. Vado da Brico, e trovo solo un pezzo unico, un po’ diverso dal mio. Per la precisione mi fanno anche notare che devo prendere quello per un’asta da 25 mm di diametro, e non quello da 18 su cui mi ero orientato. Mah, penso, andiamo magari in un negozio di articoli di arredo bagno: pagherò un po’ di più ma magari trovo quello giusto.
Scopro che ce n’è uno in via Chiesa Rossa: uscito da lavoro ci provo a passare, ma arrivo alle 18:02 e quello chiudeva alle sei. Vabbè, riprovo la mattina dopo. Solo che quello mi dice “no, qui non trattiamo Mamoli ma solo Zucchetti”, e soprattutto dovrei prendere tutto il pezzo, compresa l’asta. D’accordo, penso, vado alla caccia di un negozio che tratti anche Mamoli. Faccio un nuovo giro di Google e scopro che ce n’è uno vicino a via Melchiorre Gioia, quindi non troppo lontano da casa. Nel frattempo, Anna inizia a lamentarsi dell’impossibilità di farsi una doccia. Torno quindi a casa con Adolfo, non salgo nemmeno, piglio la bici e arrivo in Gioia. Niente da fare: il consiglio è provare a vedere direttamente in fabbrica. Sì, dev’essere. Inforco la bici e vado in via Farini dove riesco ancora a recuperare la bici di Anna che avevo lasciato a riparare, e con due bici passo al Brico locale a prendere il famoso pezzetto iniziale. Fase 1 terminata.
Arrivo a casa, e scopro – come del resto immaginavo – che non bastava sostituire un pezzettino, ma devo cambiare tutto il saliscendi. Solo che non so assolutamente come togliere il pezzo ancora presente: vado a prendere delle pinze per strapparlo via man mano, anche se a metà lavoro mi viene in mente che sarebbe bastato lasciarlo in cima. Alla fine comunque ce la faccio, prendo il pezzo nuovo… e mi rendo finalmente conto che anche quello deve essere messo intorno all’asta, e visto che non sono capace a passare alla quarta dimensione l’asta la devo staccare per forza. Solo che ci avevo già pensato prima, ma non sapevo assolutamente come farlo: c’erano sì due buchetti in basso e in alto, ma il cacciavite girava a vuoto.
Chiedo allora aiuto all’esperto di casa (Anna) che mi fa “mah, fammi vedere… abbiamo una torcia?” Ma certo, faccio io, la prendo su, verifico che si accenda, la porto giù… e non funziona. Occhei, bisogna cambiare le pile (quelle non mancano mai da noi). Anna guarda e sentenzia “ma non è che ci voglia una brugola?” Io: Ah. La brugola ce l’ho, la uso e finalmente stacco il tutto, togliendo già che c’ero un po’ di calcare. Tolgo il vecchio saliscendi, metto quello nuovo, chiudo tutto, metto su il doccione: non entra. Riguardo tutto con occhio critico e mi accorgo di averlo inserito capovolto, e quindi che cercavo di inserirlo dal lato più stretto. Naturalmente se lo inserisco dall’altro lato non funziona, ergo mi è toccato togliere di nuovo tutto e girarlo, per permettere finalmente alla gentil mia signora di lavarsi. L’unico punto a favore è che non mi pare di avere fatto danni alle attrezzature del bagno.
Morale finale: spero ardentemente che Anna non mi abbia sposato per le mie capacità manuali.
<em>Quando c'era Silvio</em>
Un po’ a fatica nonostante non fosse propriamente regalato (17 euro), sabato scorso sono riuscito a trovare e comprare il DVD di Diario con la storia di Silvio. Devo dire che mi sarei aspettato qualcosa di più. A parte la parentesi scherzosa con Cesare Ragazzi e le interviste ad Antonio Ingroia (il PM del processo per mafia a Dell’Utri) la parte più interessante sono state le immagini della villa di Arcore – e del cenotafio – durante un incontro con Gorbaciov; e ovviamente la “scena del Kapò” all’europarlamento. Ma qua devo fare un appunto ai montatori: la musichetta di sottofondo e lo stacchetto in mezzo col Duce se li dovevano evitare. Le immagini e le voci originali erano più che sufficienti per capire che cosa successe davvero.
In compenso ho trovato il libretto allegato (occhei, il libretto a cui è allegato il DVD, per i soliti problemi di IVA) molto interessante. Non c’è nulla di nuovo, nel senso che i “contenuti speciali” sono vari articoli già apparsi su Diario: però in un certo senso è stato un utile ripasso.
Ad ogni buon conto, questa è una di quelle operazioni che non cambieranno una virgola nelle intenzioni di voto di nessuna persona.
sondaggi online
Approssimandosi le elezioni, arrivano i siti che ti dicono per chi dovresti votare, secondo le risposte che dai a una serie di quesiti. Il vostro affezionato bloggatore ne ha provati due, con risultati misti.
Iniziamo con dimmi chi sei e ti dirò chi votare. Beh, il nome non dà molta fiducia, sono d’accordo. Bisogna però dire che i dati “chi sei” che sono chiesti alla fine sono molto generali: provincia di residenza, fascia d’età, tipo di lavoro e titolo di studio. Il risultato secondo loro è che io dovrei votare Margherita. Permettetemi però più di un dubbio su come è fatto questo sondaggio. Le domande sono spesso scritte in maniera incomprensibile: si cita una frase con un concetto negativo (“X non va bene”) e si chiede se si è d’accordo o no. Ma si è d’accordo con X o con “X non va bene”? Aggiungiamo poi il fatto che le percentuali di affinità sono calcolate alla quarta cifra significativa, cosa che da un punto di vista matematico non ha alcun significato; lo si vede benissimo perché ad esempio ci sono quattro partiti che mi sono stati dati al 17.86% di affinità, qualunque cosa voglia dire. Altro punto più tecnico, il numero di scelte per le domande è dispari: un sondaggio fatto bene dovrebbe impedirti di scrivere “neutrale” e costringerti a una scelta di campo.
Voi siete qui da questo punto di vista è più scafato: innanzitutto si hanno sei possibilità di scelta, poi l’affinità – anzi la distanza – è misurata in una scala da uno a sei, infine c’è una visualizzazione 2D che permette di vedere al volo la distanza tra il sondaggiato e i vari partiti. Per la cronaca, mi adagio sui DS, quel grande partito popolare di centro come lo chiamo io. Diciamo che sarebbe stato interessante capire come viene generata quella mappa: ci sono molti modi per definire una seconda dimensione, oltre alla banale destra-sinistra, e le mappe altrui che ho visto posizionano il sondaggiato in punti più o meno casuali. La cosa che però mi preoccupa su questo sito è un’altra. La pagina che viene generata e che ti fanno spedire agli amici (la mia, per la cronaca, è questa) contiene anche la risposta data a tutte le domande. Magari qualcuno non vorrebbe rendere note tutte quelle informazioni…
\pi Day
Essendo la data odierna – in formato americano – 3.14, evidentemente chi si sente un po’ matematico deve festeggiare.
Aggiungo per i più gasati un paio di altri siti: cantiamo insieme e naturalmente il sito ufficiale.
Aggiornamento: ci avevano pensato anche da noi Federico Peiretti e Umberto Cerruti. Mi scuso con loro, il pensiero che oggi è il \pi Day mi è arrivato durante una riunione e non ho fatto una grande ricerca.
extraquote
Mentre ieri sera portavo la bici di Anna dal ciclista per un check up, sono passato davanti a un ufficio postale e ho visto una quindicina di persone in coda, che aspettavano che oggi pomeriggio alle 14:30 l’ufficio venisse aperto per ricevere le richieste di regolarizzazione degli stranieri che lavorano in Italia. Come si può vedere, in un incredibile sprazzo di intelligenza si è scelto un orario diverso da quello di apertura delle poste, il che sicuramente semplificherà un po’ la vita.
Ma quello è stato l’unico lampo, purtroppo. Insomma, parliamoci chiaro: se ci sono 170.000 posti disponibili e due milioni di interessati, c’è qualcosa che non va. La mia risposta sarebbe “aboliamo le quote, e piuttosto definiamo una paga minima oraria”, in modo che da un lato lo stato guadagni di più sui contributi e dall’altro si tolga la scusa classica che gli extracomunitari tolgano a noi il lavoro (in realtà fanno i lavori che noi non abbiamo più voglia di fare).
Ma anche senza cambiare la legge, a chi è venuto in mente di dire “le domande saranno accettate in base all’ora di consegna”? A parte i soliti furbetti che non faranno nemmeno coda e la cui domanda finirà casualmente in cima alla lista, si sono messi a dare orologi sincronizzati con il Galileo Ferraris a tutti gli uffici postali? Sarebbe stato molto più semplice dire “tra tutte le domande presentate nel giorno X verranno sorteggiati i fortunati vincitori di un permesso di soggiorno”. Troppo semplice?
niente rametti di ulivo, grazie
Già non capisco troppo la presa di posizione del parroco di Santa Maria Assunta a Castelnuovo Di Porto, vicino a Roma, che ha deciso che il 9 aprile – che per chi non fosse cattolico ricordo essere la domenica delle Palme – non ci sarà l’usuale benedizione dei rametti di ulivo per evitare un indebito vantaggio competitivo all’Unione e rispettare la par condicio. È vero che è stato questo governo a decidere la data delle elezioni, ma non stiamo a sindacare.
Però poi leggo che non verranno nemmeno benedetti i rami di palme, “per non dare l’idea che ci stiamo convertendo agli arabi”, e che la tradizionale processione farà un percorso diverso, “per non farla passare di fronte ai seggi elettorali”, e mi vengono in mente due cose: o il parroco in questione vuole, fortissimamente vuole, il suo quarto d’ora di celebrità, o Repubblica (sempre sulla notizia) vuole montare un caso. O forse si sono messi d’accordo?
Silvio e Lucia
Non ho visto l’intervista dell’Annunziata a Berlusconi: preferisco fare dell’altro piuttosto che sciropparmi queste robacce. Ho solo sentito l’audio con l’ultimo scambio di battute, e senza il contesto precedente potrei sbagliarmi di brutto. Però mi metto a sproloquiare lo stesso, tanto la cosa mi viene bene :-)
Berlusconi è nervoso, ha avuto uno dei suoi attacchi di bile ben noti a chi non si limita a vedere i Tg ufficiali, e adesso sta cercando di recuperare lamentandosi di quei cattivoni dei comunisti. Nulla di nuovo.
L’Annunziata in compenso ha dimostrato che come giornalista non vale poi così tanto. Invece che cercare di parlare sopra Silvio, avrebbe dovuto lasciargli fare il pistolotto e poi ripetere la domanda a cui l’altro non aveva dato risposta. Personalmente concordo con chi afferma che stia cercando di rifarsi una verginità politica dopo lo sputtanamento per la sua presidenza Rai, mostrato nel libro di Travaglio e dal film della Guzzanti: certo che così non è che ottenga chissà quali risultati… Va a finire che bisogna rivalutare Diliberto.
_Guns, Germs and Steel_
Nella versione italiana, il sottotitolo di questo libro (Jared Diamond, Guns, Germs and Steel, Vintage 1998, pag. 480, Lst 8.99 , ISBN 0-09-930278-0) è “breve storia del mondo negli ultimi 13000 anni”. Ma nella versione originale si afferma che la storia è “of everybody“, di tutti. In effetti l’autore, che si è anche vinto il Pulitzer nel 1997 con quest’opera, riesce nell’impresa di dare una spiegazione convincente al perché sono stati gli Occidentali a conquistare gli altri continenti e non viceversa. “Armi, acciaio e malattie” sono le cause finali che hanno permesso ai pochi conquistatori europei di vincere le altre popolazioni, ma la ragione per cui non è capitato l’opposto, secondo Diamond, è il vantaggio competitivo della massa continentale eurasiatica (più il Nordafrica), che aveva meno barriere naturali, più grandi animali da addomesticare, un maggior numero di piante coltivabili e una direzione est-ovest. Questo ha permesso di avere sempre più persone che non dovevano passare tutto il loro tempo a procacciarsi il cibo, rendendo così possibili nuove innovazioni che venivano a loro volta ottenute dalle popolazioni vicine.
Se c’è un appunto da fare, è la prolissità del testo. Questo è uno dei casi in cui i “libri condensati” che un tempo Selezione dal Reader’s Digest pubblicava sarebbero stati perfetti, asciugando le ridondanze del testo.