È ora di fare le valigie per Capo Verde. Visto che non andrò certo a cercare un internet point, non mi sentirete fino a domenica prossima…
La Vera Storia Italiana
(è lungo. Lo so. Ma ha fatto così tante cose…)
Stasera arrivo a casa e trovo nella buca delle lettere una bustona indirizzata ad Anna. La porto su, Anna la apre e… si trova il sequel del famosissimo successo elettorale di cinque anni fa, Una Storia Italiana! (scusate le maiuscole, ma in questi casi ci vuole). Faccio notare come la strategia comunicativa del PresDelCons si sia raffinata: sempre la solita rivista in carta patinata, ma questa volta confezionata in modo tale che non si possa vedere a prima vista il contenuto. Per chi volesse provare a scoprire qualcosa su chi effettivamente ha pagato le spedizioni, il “codice utente” associatoci è 143460 9566, mentre l’affrancatura “immateriale” ha come dicitura la seguente:
Tariffa Pagata
DR/CS CENTRALE/PT MAGAZINE
AUT 224/2006
valida dal 10/03/06
Ciò detto, e dopo avere scoperto che noi siamo stati fortunati perché l’uscita ufficiale sarebbe dovuta esserci solo domenica, ecco una forzatamente breve recensione delle 160 pagine, a partire dai titoli di copertina: “La difesa del made in Italy” (con foto di una Ferrari), “Il cambio euro-lira”, “Ministri & Ministeri” (con la Prestigiacomo in una foto che non le fa onore), “La tragedia di New York” e lo sgub “IL DIETRO LE QUINTE DEL GOVERNO BERLUSCONI” (maiuscole sue).
– A pagina 2, scopriamo finalmente che i nostri dati personali sono stati estratti da un archivio elettronico di proprietà di Postel.
– A pagina 4 dovremmo avere l’articolo “Addio alla lira: il grave errore di Prodi”. Peccato che non ci sia un articolo, ma solo titolo, sottotitolo e didascalia della foto. Notare che il “cambio giusto da applicare a 1500 lire” è “secondo gli italiani”, per la serie “non siamo noi a dirlo” – anche perché non potrebbero farlo, ricordatemi che devo preparare una sfrucugliata al riguardo. Inoltre “le monete da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 [centesimi] hanno complicato i calcoli e i resti”.
– A pagina 6 abbiamo “il successo internazionale” del G8 di Genova, anche se “migliaia di giovani hanno messo a ferro e fuoco la città”.
– A pagina 8 scopriamo che ad agosto (2001) il governo non va in vacanza, mentre in passato “I primi 100 giorni di Prodi” sono stati “un disastro”
– A pagina 9, la legge per le grandi opere è illustrata con il viaggio inaugurale della metropolitana di Torino – peccato che i lavori siano partiti a fine 1999.
– L’attacco alle Torri Gemelle fa ovviamente la parte da leone nella storia “italiana” (Little Italy?), soprattutto perche “Nonostante l’11 settembre, il governo continua a lavorare”.
Saltando qua e là, abbiamo
– i riquadri rossi per i pericolosi komunisti: oltre a Prodi per i succitati 100 giorni, ci sono le domande a Fassino per Telekom Serbia; la strana lettera di Violante su Andreotti; i voti “responsabili” di FI quando era all’opposizione e i komunisti si sfilavano dalla maggioranza – con foto di Rutelli che non so che c’entri; Unipol (che parte da Telecom…); il cambiamento della politica estera (opps… hanno sbagliato colore?)
– i riquadri neri per i totalitarismi: Castro con Elián Gonzales; le Parole Assassine di Concetto Marchesi (non sapete chi sia? Male, leggetevi la pubblicazione); Mao; il nazismo; l’Armata Rossa
– i riquadri bianchi per l'”orgoglio italiano”: beh, a dire il vero ce n’è uno solo, relativo alle medaglie sportive del 2001.
– le Biografie: tra le altre, l’Infaticabile (no, non è Lui, ma Gianni Letta), il Ministro di Pace (Martino: forse la miglior difesa è l’attacco?), la Salute in Buone Mani (Sirchia, non Storace); la Scommessa Vinta (Lunardi, con i cantieri aperti per le Grandi Opere); il …Ministro Ombra (Bonaiuti); la Passione Politica (Miccichè, e il “duro lavoro”); la Sicurezza in Netta Crescita (Pisanu); l’Impegno Europeo (Frattini, “uno degli esponenti più versatili del governo).
– In colonnine di meno di quindici righe troviamo “pensieri a confronto”, sempre nero contro bianco: Marx contro Stuart Mill, Hobbes (umorismo involontario col Contratto e il Leviatano?) contro Locke, Hegel (di nuovo, io lo trovo umoristico) contro Kant; Carl Schmitt contro Benedetto Croce; Gramsci contro Karl O. Apel, di cui non ho capito assolutamente nulla.
Ma la parte che ho trovato più divertente è quella relativa alle notizie a metà. Ad esempio, a pagina 25 scopriamo che nei primi sei mesi del 2005 non si sono registrati sbarchi in Puglia e Calabria (e negli altri sei mesi? e il numero totale di sbarchi nel 2005 rispetto al 2004?); a pagina 35 che dopo un anno dal terremoto di San Giuliano mille famiglie sono potute tornare a casa (e le altre?)
Gli amanti delle cifre potranno alla fine leggere delle 36 riforme fatte e dei 10 punti del nuovo programma.
In generale, la cosa che mi ha colpito di più è la ripetizione insistente. Prendiamo ad esempio un punto come il poliziotto di quartiere. Lo troviamo a pagina 32, a pagina 48, a pagina 72. La scelta dei colori, come ho detto sopra, è anche molto oculata, in modo che il lettore capisca subito dove si va a parare. Ammetto infine di non essere riuscito a trovare una colonnina riassuntiva dove si spiega come il Contratto con gli Italiani sia stato completamente rispettato: sì, buona parte delle ripetizioni sono casualmente su quei punti, ma perché nessun riassunto?
Siamo tutti bubbi
Chi volesse avere uno sguardo così ad occhio abbastanza dal di dentro nel mondo delle telecomunicazioni potrebbe iniziare a dare un’occhiata al blog Il Bubbo Grasso, di tal “Bubbo Bubboni”, che dà “Pareri bubbici su telecomunicazioni e politica”. La cosa che mi dà più fastidio è che all’atto pratico non accetta i commenti (o almeno non pubblica i miei commenti, il che dal mio punto di vista cambia poco…) però offre un punto di vista un po’ diverso dal solito.
Link – la scienza delle reti
Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo del libro (Albert-László Barabási, Link – la scienza delle reti [Linked – The new science of networks], – 2004 [2002], pag. 254, 23, ISBN 8806169149, trad. Benedetta Antonielli d’Oulx). In effetti questo è un testo assolutamente serio, anche se – a causa della famosa massima di Feynman “ogni formula in un libro dimezza le sue vendite” – alla fine al lettore rimane un’immeritata sensazione di generalismo. Bisogna però dire che i concetti di invarianza di scala nelle reti e di nascita degli hub sono spiegati in maniera molto chiara, anche se forse un po’ pedante nello stile americano di domande più o meno retoriche che terminano le varie sezioni del libro. Sarebbe interessante vedere quali risultati si potrebbero trovare limitando la ricerca ai blog: gli hub esistono sicuramente, ma credo ci siano molte “isole nascoste”.
Purtroppo la traduzione non è sempre all’altezza. Due esempi: negli scacchi non abbiamo il “cavaliere” ma il cavallo, e che “i macchinari dell’ATM” non sono chissà che cosa, ma molto più banalmente gli sportelli Bancomat…
Commentatori da chissà dove
(occhei, questo in un certo qual senso è il classico post che uno scrive quando non sa che dire; però è qualche giorno che mi frulla in testa)
Ogni tanto tra i commentatori del mio blog, oltre alle categorie “gente che mi conosceva da prima” e “appartenenti all’invisibile anello di blog paralleli”, capitano delle persone che non conosco assolutamente. Persone reali, che fanno commenti reali: non parlo dei bot che fanno spam, ai quali sono relativamente immune (nulla di trascendentale: questo blog è relativamente nascosto, dopo sette-dieci giorni blocco commenti e trackback, e il nome della pagina per commentare non è standard).
La cosa strana è appunto che non mi faccio pubblicità: quando commento in giro non metto un link a me stesso, e non posto più da una vita nei vari aggregatori – le uniche eccezioni che io sappia sono Technorati dove tanto sono oltre la posizione 30000 e Blogmilano, che è un aggregatore di blog locali… (ehm… mi ero dimenticato persone)
Mah, una ricerca su come i memi si propagano potrebbe dare delle informazioni interessanti!
(sì, lo ammetto, sono curioso come una biscia)
QED – Fenomenologia della dimostrazione
Lolli è una persona sicuramente coltissima, ma anche un ottimo oratore. Purtroppo in questo libro (Gabriele Lolli, QED – Fenomenologia della dimostrazione, Bollati Boringhieri – 2005, pag. 182, 22, ISBN 88-339-1588-3) non ha raggiunto entrambi gli scopi. Peccato, perché l’argomento è indubbiamente interessante; e i primi due capitoli, sul rapporto tra dimostrazioni e logica e sui vari tipi di dimostrazioni in matematica, sono molto belli. Ma gli altri due capitoli, rispettivamente su strategie e stili di dimostrazione, non solo entrano troppo sul tecnico, ma quel che è peggio lo fanno senza nemmeno uno straccio di spiegazione della simbologia utilizzata, sia pure relegata in un’appendice per non macchiare la purezza del ragionamento. Ecco il guaio di Lolli: scrivere presupponendo che i lettori abbiano conoscenze almeno universitarie di base sulla materia. Un po’ troppo.
Poca coerenza
Capisco che il PresDelCons richieda che gli si dia del lei.
Però anche lui dovrebbe apostrofare «Lei è un coglione!».
Un presidente ingegnere
Voi probabilmente non lo sapevate, ma il nostro attuale PresDelCons Silvio Berlusconi non è solamente laureato in giurisprudenza (110 e lode, con una tesi alla Statale di Milano sul contratto pubblicitario), ma anche in ingegneria. Non ci credete? Andate a leggere la sua scheda di deputato.
Prima che vi mettiate a sghignazzare, vi stoppo subito. È tutto vero. Il 27 novembre 1991 Silvio Berlusconi è stato insignito della laurea honoris causa in ingegneria (immagino gestionale) presso l’università della Calabria. E una laurea ad honorem equivale a tutti gli effetti a una laurea vera – né la cosa è poi così strana: ad esempio, anche Romano Prodi ha la stessa laurea, rilasciatagli dall’Università di Modena e Reggio Emilia il 16 ottobre 2000.
L’unica cosa che mi stupisce in tutto ciò è che non mi pare che Berlusconi abbia mai parlato di questa laurea, o almeno io non me ne sia mai accorto. Forse se ne vergogna?