Sono di ritorno dal seggio, dove ho compiuto il mio dovere di elettore. Ammetto che ci ho pensato un attimo sulla scheda del Senato, e prima di crociare sul Grande Partito Popolare di Centro (i DS, per chi non l’avesse ancora capito) sono stato indeciso se dare il mio voto alla Lista Di Destra Transfuga (Di Pietro). Non l’ho fatto solo perché non ho capito come funzioni il voto di coalizione se la lista non supera il quorum.
Considerazioni sparse: rispetto a una domenica normale c’è molta più gente in giro, che tra l’altro si dimentica che quando vede le strisce pedonali (magari anche con il semaforo dalla sua parte rosso) il codice della strada ti impone di dare la precedenza. O forse mi sono perso l’ultima abolizione di questi giorni. Anche i seggi erano pieni, e soprattutto di vecchietti: non che io e Anna siamo giovani, ma qui si parla di persone dai 70 in su. Non so se la cosa sia positiva o no; anzi so che è negativa perché significa che le generazioni dalla mia in poi se ne fregano della cosa pubblica. Alle 11 nel mio seggio aveva votato circa il 15%, che a mio parere è una percentuale piuttosto alta.
Ultima considerazione sulla scheda elettorale: è una tristezza. Sembra una specie di gioco dell’oca, con tutti quei disegnini colorati.
Il Caimano (film)
Alla fine ieri sono andato con Anna a vederlo. Nota: non avevo mai visto un film di Nanni Moretti. Commenti? boh.
Più precisamente, nel film ci sono vari livelli di lettura. Per quanto riguarda la storia di Silvio, non si può non essere d’accordo col Nanni Moretti stesso quando dice “chi queste cose le voleva sapere, le sa già”. Forse la parte iniziale dove il Caimano è interpretato da Elio de Capitani può dare qualche informazione in più ai disattenti, ma tant’è. La “storia intorno” mi è sembrata piuttosto scontata, con Silvio Orlando e Margherita Buy nei loro ruoli ormai abituali, e il solo Michele Placido a divertirsi a fare quello che in un certo senso è l’homo caimanizzatus. Lasciamo poi perdere la recitazione di Moretti nei panni del Caimano, di un ingessato da fare paura. Gli unici punti che mi sono piaciuti sono stati le battute sull’Italietta e sull’impossibilità di parlare seriamente di Berlusconi, e soprattutto la scena finale, che non mi aspettavo per nulla e che è davvero inquietante.
bi-zio
L’euro a 1500 lire…
Avevo promesso che avrei parlato delle dichiarazioni berlusconiane secondo cui – se ci fosse stato lui al posto di Prodi – avrebbe messo il cambio euro-lira a quota 1500, e non 1936.27 come è poi stato.
Prima però un paio di note. Innanzitutto, il Cav è sempre stato molto attento a non metterlo mai per iscritto: anche nell’ormai noto libro La Vera Storia Italiana si scrive che “la gente” avrebbe voluto un cambio di questo tipo. In secondo luogo, rivalutare una moneta – quello che sarebbe appunto capitato se un euro fosse costato di meno – porta a un costo minore dei beni importati, ma anche ad una maggiore difficoltà di esportare i beni prodotti localmente; non per nulla gli industriali hanno sempre visto con favore (e questo è un eufemismo) la cosiddetta “svalutazione competitiva”. Quindi le cose sarebbero costate di meno, ma magari saremmo stati tutti licenziati. Ma tutte queste sono chiacchiere: passiamo ai fatti.
Abbiamo avuto negli ultimi anni della lira il governo Berlusconi I (10 maggio 1994 – 17 gennaio 1995) e il governo Prodi (17 maggio 1996 – 9 ottobre 1998), inframmezzati dal governo Dini. Sono andato sul sito dell’Ufficio Cambi per vedere il valore medio della lira in quel periodo: ovviamente non rispetto all’euro che non esisteva ancora, ma rispetto all’ECU, che per i nostri scopi pratici è esattamente la stessa cosa. (Il percorso per chi vuole provarlo per conto suo è Cambi -> Cambi medi -> Serie storica mensile -> da gennaio 1994 a dicembre 1998, valuta ECU, valore in lire). Si può così vedere come nel periodo da maggio 1996 a ottobre 1998 la lira si è effettivamente svalutata ; il cambio medio da 1912.913 è passato a 1946.029, perdendo quasi il 2%. In compenso, però, nel periodo da maggio 1994 a gennaio 1995 il cambio medio è passato da 1850.643 a 1992.399; più del 7% di svalutazione in otto mesi. A dicembre il cambio medio è stato di 1979.909, giusto per evitare discussioni sul fatto che Berlusconi non è stato PresDelCons per tutto il mese di gennaio. Per la cronaca, il picco si è avuto ad aprile 1995 con un cambio medio di 2273.770 lire per un euro, scendendo poi lentamente al valore indicato sopra.
Ora pensateci un po’: secondo voi che avrebbe fatto Silvio al posto di Romano?
_Cryptonomicon_
Ci sono libri in un certo senso di nicchia, nel senso che molte persone non li sopportano ma per una minoranza sono imprescindibili. Questo (Neal Stephenson, Cryptonomicon, Arrow Books 2000 [1999], pag. 918, Lst 8.99, ISBN 0-09-941067-2) ne è un esempio. La storia è a prima vista incomprensibile, con tre trame distinte – due che iniziano negli anni prima della Seconda Guerra Mondiale e una contemporanea – che iniziano a intrecciarsi in un modo assolutamente barocco, con personaggi che appaiono per caso all’inizio del libro che alla fine si scoprono essere collegati agli altri personaggi attraverso ben meno dei sei gradi di separazione di cui abbiamo sentito parlare così tanto; il tutto su una base di romanzo storico con le scoperte di Turing e l’invenzione del calcolatore digitale e i ricordi di guerra. Gli altri due temi che pervadono il libro sono la “geekiness”, che qua è ovviamente considerata una qualità positiva, e la paranoia, rappresentata solitamente attraverso la crittografia. Il Cryptonomicon, il cui nome è chiaramente modellato sul lovecraftiano Necronomicon, è il libro dove tutti i crittografi fino alla seconda guerra mondiale aggiungevano i risultati a cui erano pervenuti. Nell’universo parallelo del libro, abbiamo poi Finux al posto di Linux, ETC invece che IBM, Ordo rispetto a PGP… un gioco nel gioco.
Ma che freddo fa
Qui in ufficio dalle 16:30 i bocchettoni del riscaldamento stanno buttando fuori aria gelida. Potrebbero dirlo subito, che non vogliono che noi dipendenti stiamo a lavorare troppo!
(Aggiornamento serale: sono uscito alle 18:20 e fuori c’era un ventaccio talmente gelido che faceva quasi voglia di restarsene in ufficio. Modifico il mio giudizio: da me hanno deciso di risparmiare sui costi energetici, pensando appunto di lasciare un minimo miglioramento rispetto a fuori. Chissà quando ci comincerà a piovigginare dentro…)
Ma il reddito pro-capite è cresciuto o no?
Tra le tante cose che Silvio ci ha comunicato sul suo bel libretto c’è anche la bella notizia che il reddito pro-capite italiano è aumentato dal 2001 (24.670 dollari) al 2005 (27.119 dollari). Che bello, che bello.
Però c’è chi fa notare (grazie alla SECca per l’implicita segnalazione) che è piuttosto strano che si facciano i conti in dollari e non in euro. La Ferretti prende la calcolatrice, converte in euro secondo i valori dell’Ufficio Italiano Cambi, e scopre che il PIL pro-capite è sceso di 5.861,73 euro, come segnalato anche in un commento che è arrivato ora all’altro messaggio. Com’è la storia?
Beh, questo è un classico esempio di come si può fare dire ai numeri tutto quello che si vuole, basta saperci giocare bene. Provo a sbrogliare almeno in parte la matassa, ma non garantisco di farcela. Innanzitutto, è ovvio che il trucchetto di parlare di dollari e non di euro è servito per nascondere il risultato reale; ma d’altra parte è abbastanza chiaro che non è possibile che il reddito pro-capite medio si sia abbassato così tanto, visto che il prodotto italiano lordo è rimasto più o meno costante (a meno dell’inflazione, si intende). Quindi occorre cercare i numeri originali e rifarsi tutti i conti.
Iniziamo dall’ISTAT: qui abbiamo i dati sul PIL. A pagina 5 scopriamo che il PIL 2001 (dopo un arrotondamento in crescita per un nuovo metodo di conteggio, ma la differenza è dell’1.5% circa) è stato di 1.248.648 milioni di euro; il PIL 2005 si trova a pagina 2 ed è stato di 1.417.241 milioni di euro. Considerando che il reddito pro-capite è dato dal PIL diviso il numero di abitanti, e considerando che gli abitanti italiani al censimento 2001 erano circa 56.996.000 e la stima a capodanno 2005 è di circa 58.594.000 abitanti si ricava come reddito pro-capite medio rispettivamente 21.907 e 24.187 euro. Il che può magari sembrare anche tanto, ma se teniamo conto dell’inflazione (come da tabella ISTAT), scopriamo che a prezzi costanti 1995 quei valori diventano 18.901 e 19.029 euro rispettivamente, con un aumento dello 0.6%, diciamo 0.7% perché a fine 2001 probabilmente c’era qualche italiano in più rispetto al censimento e quindi il reddito pro-capite era leggermente minore.
Conclusione? Chissà come e dove Silvio si è inventato i dati che ha fatto mettere sul suo libercolo.
Aggiornamento: La pausa pranzo in palestra deve avere messo un po’ di sangue più ossigenato in circolo, e ho probabilmente scoperto l’arcano. Come suggeritomi qui sotto da Tronzano, i valori sono scritti in dollari perché quella è la valuta di riferimento. Se ora dividiamo i due valori presentati dal libro per quelli che ho indicato io, scopriamo che i rapporti sono praticamente uguali: un euro vale 1.126 dollari nel primo caso, e 1.121 nel secondo. Un rapporto di cambio 1.12 non è così lontano da quello medio nel periodo, quindi potrei rispondere così: “I numeri indicati nel libro sono scritti in dollari per uso internazionale e calcolati rispetto a un valore del dollaro mediato nel quadrienno (oppure quello del 2003). Però non sono stati considerati al netto dell’inflazione”.
Come dicevo all’inizio, ai numeri si può far dir di tutto!
Proud to be a coglion
Beh, almeno fino alle elezioni un po’ di outing ci vuole, vedi bannerino in alto a destra :-)
Più seriamente, questa storia a mio parere è stata un autogol pazzesco per Silvio. Non tanto perché sposterà dei voti: non succederà di certo, figuriamoci.
Però innanzitutto ha sostituito nei titoli dei giornali (anche di quelli “amici”) l’ICI. Alla gente non rimane in testa “chi non vuole si tolga l’ICI è un coglione”, ma “Berlusconi ha detto che ci sono dei coglioni”, che ha una valenza ben diversa.
Ma soprattutto c’è stata questa appropriazione popolare allegra dell’epiteto. Stavolta la sinistra non è rimasta come al suo solito in difesa a rintuzzare gli attacchi del Cav, mostrandosi implicitamente deboli (l’ho già scritto: questo tipo di tattica di attacco continuo usata dalla Casa delle Libertà è stata direttamente scopiazzata da quanto facevano i partiti comunisti negli anni ’70, vero Giulianone F.?). No. Stavolta si è preso l’insulto e lo si è eretto a bandiera, e questo scompaginerà tutti i giochi. Forse si vince davvero.
Nota: Ieri sera mi sono dimenticato di ringraziare [No, tu no. (Sì, proprio tu)] per il banner che ho copiato.