<em>Il clocco</em>

Dopo il successo della trasmissione The Clock di due anni fa, dove venne fatto un excursus anno per anno sul rock in occasione del cinquantesimo anniversario di “Rock Around The Clock”, Radio Popolare ci riprova con Il clocco, vale a dire la versione de noantri. Si è partiti ieri sera (21-22:30) con i tre anni dal 1956 al 1958, raccontati musicalmente da Ezio Degradi che è come il prezzemolo.
Mi sono accorto che la musica italiana era lenta. “Grazie dei fior” me la ricordavo molto più veloce, probabilmente perché noi oggi siamo abituati a ritmi ben diversi. Perfino “Come prima” di Tony Dallara oggi sarebbe stata cantata un po’ più velocemente, immagino. Per il resto, mi sono convinto ancora di più che Fred Buscaglione ha fatto un lavoro di rottura estrema con la tradizione italiana – più di Modugno con “Nel blu dipinto di blu” – e non è un caso che risulti ancora moderno.

appello della stampa di partito

Leggo da Onemoreblog (ma l’avevo anche sentito stamattina nella rassegna stampa di radiopop) che i direttori dei “Veri Quotidiani di Partito” (Europa, Liberazione, La Padania, Il Secolo d’Italia, l’Unità) hanno scritto un appello per richiedere di «poter accedere ad un sistema di finanziamento pubblico sicuro, puntuale e riservato solo a loro». Adesso esiste una legge che dà il finanziamento pubblico ai quotidiani “espressione di un movimento politico” formato da almeno due onorevoli; in pratica, come mostrò Report alcuni mesi fa, basta conoscere le persone giuste per ottenere qualche centinaio di migliaia di euro l’anno, e nei casi più fortunati anche dei bei milioncini. I direttori di cui sopra argomentano così:
«In Italia esiste la tradizione dei quotidiani di partito. Questi giornali hanno avuto, e hanno, una funzione molto importante. Rappresentano la pluralità delle informazioni e delle opinioni in un mercato editoriale assai ristretto e controllato da pochi gruppi. I giornali di partito sono uno strumento fondamentale di dibattito, di informazione e di lotta politica. Un pezzo importante del nostro sistema democratico.»
Ora, sarebbe sicuramente carino evitare di dare soldi a pioggia; ma se devo essere sincero non vedo più l’utilità storica di un quotidiano espressione di un partito, in un momento in cui l’informazione può essere rimbalzata in mille altri modi diversi. Onestamente, chi ha non dico letto ma almeno preso in mano una copia di Europa?
Sarebbe stato molto più utile cercare di capire se ci fosse un qualche modo per cui la stampa “schierata” potesse ricavare più soldi con la pubblicità, come fa la “stampa qualunquista” (absit iniuria verbis, è solo una semplificazione): a questo punto il giornale potrebbe tranquillamente vivere di suo.
(nota a margine: in questo numero di Diario c’era il conto economico della testata. Il deficit di quest’anno è stato di 1.2 milioni di euro, e in pratica i costi sono il doppio dei ricavi; così ad occhio anche là manca l’apporto della pubblicità. Ma tanto non è un “quotidiano di partito”…)

simil-MSOffice in rete

Ci aveva tentato Sun più di dieci anni fa, ma probabilmente il momento non era ancora quello buono. Adesso sembra invece che il famigerato Web 2.0 comprenda anche al suo interno la possibilità di usare un ambiente in rete per produrre – e automaticamente condividere – i propri documenti; un bel vantaggio se si è spesso in giro senza il proprio portatile oppure quando ci si continua a palleggiare dei documenti di qualche mega per posta elettronica.
Ho già parlato di Google Spreadsheets che fa da foglio elettronico come Excel; al posto di Word al momento sto usando Writely. Entrambi i sistemi sono a invito; nel caso qualcuno pensi di usarli, al limite mi mandi una mail privata.
Ma ci sono tante altre cose che si possono fare con le immagini: ad esempio, Snipshot permette di editare un’immagine non dico a piacere ma sicuramente per gli scopi principali, tipo ridurne le dimensioni oppure selezionarne una parte. Se infine non ci si vuole far mancare nulla, si può andare a vedere Zoho, che al suo interno ha l’equivalente di Word, Excel, PowerPoint, Calendar, un sistema di CRM, e perfino uno di valutazione di candidati!
Peccato che il guaio di tutti questi programmi è naturalmente che occorre avere una connessione a larga banda; ma secondo me una media azienda potrebbe anche pensare di comprarsi una licenza per usare una versione locale dei programmi, e aumentare la produttività. Gli utenti normali continueranno a lavorare in locale, con OpenOffice… o anche solo vi(m) :-)
(ah, tutti i marchi registrati sono appunto marchi registrati, lo so)

rifiuti speciali

È da parecchi giorni che sul marciapiede sotto casa mia c’è uno scooter, o per meglio dire alcuni pezzi di quello che probabilmente in passato è stato uno scooter. Sono stato troppo pigro in questi giorni per copiarmi la targa e chiamare i vigili: ma tanto non sarebbe servito a molto. Anna mi ha detto infatti stamattina che ieri ha chiesto a due dei vigili che in questi giorni stazionano davanti al Grande Cantiere Zara-Marche se potevano farlo togliere, e loro le hanno risposto che avevano già avuto la segnalazione, anche dal vigile di quartiere, ma c’era tutta una procedura. Alla domanda di Anna “ma scusi, se c’è la targa non è tutto più semplice?” la risposta è stata “guardi, le consigliamo di toglierla, la targa”.
A questo punto tremo al pensiero di chissà quale procedura burocratica si debba avviare nel caso si sappia chi è il proprietario di un mezzo abbandonato per la strada…

Ma chi me lo fa fare?

Visto che ci dovremmo avvicinare alla stagione estiva, oggi ho provato a prendere l’auto per andare in ufficio. La settimana prossima, con l’orario festivo ridotto dei mezzi e la chiusura del tratto Famagosta-Abbiategrasso della metropolitana, sarà probabilmente necessario, ma speravo che già in questi giorni ci fosse un vantaggio competitivo. Macché. C’è sì un po’ meno traffico, ma questo viene compensato dall’aumento dei furbi che tagliano la strada non si sa bene per quale guadagno e dagli imbranati che si sentono in dovere di mostrare che esistono anche loro al mondo. In pratica, ci ho messo tre quarti d’ora invece dei 55 minuti usuali, consumando di benzina il doppio di quanto mi sarebbe costato un biglietto e facendomi venire il mal di fegato. Se poi aggiungiamo che arrivato in ufficio mi sono visto il transito verso il parcheggio bloccato perché stavano facendo delle riprese televisive non so bene su che cosa, vi lascio immaginare quanto la mia mattina sia stata felice e contenta.
Domani ritorno sui mezzi ATM: aspetterò, mi farò una sauna, ma almeno ho il tempo di leggere.

cellulare prefisso 313

Esiste già da quasi due anni, ma non me ne ero ancora accorto. Insomma, oltre ai 33x e 36x originariamente Tim, ai 34x di Vodafone, ai 32x e 38x di Wind e i 39x di H3G, esiste anche il “prefisso Paperino”. Mi affretto ad aggiungere a chi vorrebbe volesse completare la sua raccolta di SIM dei vari gestori che avrà dei problemi: infatti è il prefisso assegnato alla rete cellulare di Trenitalia, che si è interconnessa a quella nazionale. Che io sappia, è l’unico caso in Italia…

Per sempre giovane (libro)

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Non siamo più a Quarto Oggiaro, ma sull’Adriatico. Non siamo più nel presente, ma a metà anni ’80. Però questo libro (Gianni Biondillo, Per sempre giovane, Guanda 2006, pag. 195, € 14, ISBN 8882467945) può comunque definirsi parte dell’affresco che Biondillo sta costruendo nei suoi libri. La protagonista infati è Francesca, l’ex moglie dell’ispettore Ferraro, che suona in una band tutta al femminile che scende nelle Marche per partecipare a un concorso. Il libro è in realtà un viaggio attraverso la colonna sonora della musica tra gli anni ’50 e ’80; lo stesso titolo è la traduzione letterale di quello di un brano relativamente poco conosciuto – anche se mi è capitato di suonarlo al matrimonio di mio cugino – di Bob Dylan. Come sempre, Biondillo riesce a farti sentire il suo amore per quello di cui scrive; gli bastano poche parole per fissare un’immagine. L’unico appunto che mi sento di fare è che le parole complessive sono davvero poche. Si arriva a 195 pagine con generosi margini e dialoghi che spesso non terminano la riga; insomma, è un racconto lungo, non un romanzo. Intendiamoci: meglio così che uno di quei testi sbrodolati che sembrano andare di moda ultimamente, però si resta un po’ con l’amaro in bocca.