<em>Il sogno di Merlino</em>

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La saga del ciclo arturiano rivisitato da Jack Whyte arriva al quarto volume (Jack Whyte, Il sogno di Merlino [The Saxon Shore], Piemme Pocket 2002 [1998], pag. 384, € 9.20, ISBN 880484658, trad. Susanna Bini), e si direbbe riprendere vigore dopo un appannamento nel libro precedente. Caio Merlino Britannico se ne va in Ibernia (la verde Irlanda) a recuperare il neonato Artù che era rimasto in ostaggio, e tra le altre persone incontra una certa Shelagh che così a prima vista potrebbe anche essere la Morgana conosciuta da noi tutti. La storia scorre tranquillamente. Ripensando all’inizio della saga, si nota come il passaggio dalla Britannia come provincia dell’Impero Romano alla terra dove varie popolazioni vivono e si battono è ormai terminato, e la via è pronta per arrivare al ciclo arturiano.
L’unico appunto che mi sentirei di fare al libro è che l’ultima parte sembra molto tirata via, come se Whyte volesse saltare gli anni dell’infanzia di Artù ma dovesse comunque parlarne; il testo diventa asciuttissimo, perdendo tutte le descrizioni dei luoghi che fanno parte del fascino del libro. Non saprei dire se questo è capitato per necessità di pubblicazione, improbabile visto che la dimensione del libro è comunque minore di quella degli altri della serie, o per chissà quale ragione.

…per non parlar del cane

Ho lasciato City per ultimo, perché le sue pagine “il fantastico mondo di QuIrk” oggi meritano eccome. Iniziamo dalla Catalogna, dove un giudice (in secondo grado!) ha sentenziato che un coniuge divorziato non può portare a suo piacere in giro… il cane. Infatti questo implicherebbe «un rapporto di fiducia tra il visitatore e l’attuale padrone che non è usuale tra ex coniugi», ma soprattutto «le visite dell’ex marito al cane creerebbero anche rischi per l’animale come quelli derivati da contatti con altri cani», il che mi fa pensare che quel povero golden retriever sia in isolamento. Dalle nostre parti, invece, il bergamasco comune di Berbenno (che non so assolutamente dove sia, mia ignoranza) ha stabilito che gli abitanti non possano tenere più di due cani, quattro gatti o quattro furetti. Non so perché i furetti debbano essere così importanti nell’economia berbennese, e devo aggiungere che il sito del comune non riporta traccia di tale delibera.
Termino la parte dedicata agli animali annotando che in India una trentenne si è unita in matrimonio con rito indù a un cobra. Non si conosce il commento di Cicciolina, un’esperta del ramo, alla notizia; in compenso viene anche detto che alla cerimonia hanno partecipato ben duemila invitati. Bella festicciola, non c’è che dire.

Dio ti vede, il parroco pure

Lasciamo perdere lo scandalo del calcio. I tre quotidiani gratuiti sono concordi nel rendere noto al colto e all’inclita che il parroco diSan Martino a Cinisello Balsamo ha messo un cartello sulla porta della chiesa col testo “Dio conosce ogni cosa di te senza che tu glielo ricordi: non mostrare l’ombelico in chiesa la domenica”. Nulla di diverso da quanto si trova entrando in una delle tante chiese visitate dai turisti: ci si chiede se è l’accostamento con Cinisello – che per quante buone cose gli si possa dire non è esattamente un polo di attrazione turistica – che rende la cosa degna di tanta “copertura”.
Passando alle notizie in esclusiva, si fa per dire, Metro rivisita il bolkensteiniano “idraulico polacco” svelando una terribile verità. Dopo gli accordi bilaterali del 2004, infatti, la Svizzera sembrerebbe invasa da idraulici… italiani. Cihiunque conosca le loro tariffe si chiederà indubbiamente quanto mai possa chiedere il suo omologo elvetico per avere fatto partire la caccia al nostro compatriota: ma la realtà è molto più prosaica, e si parla in genere di artigiani, e di seimila notifiche di lavoro in un anno, il che non mi pare troppo. Leggo ci cimunica invece che questa settimana in piazza Duomo i milanesi troveranno nientemeno che un esperto dell’Istituto di Entomologia della Statale, “che dispenserà consigli e raccoglierà le segnalazioni”. Peccato che il direttore dell’Istituto, professor Suss, stia già lamentandosi che questo è un lavoro da fasi sul lungo periodo, e di non aspettarsi quindi nulla per quest’anno. Allegria.

solo (con gatte)

Anna è partita stamattina a un’ora indecente per Catania, dove resterà fino a venerdì sera. Mi ha dato tutte le istruzioni per l’innaffiamento delle piante, istruzioni che cercherò di tenere a mente. In compenso, mezz’ora dopo che è partita mi sono svegliato del tutto, e dopo un quarto d’ora di inutili tentativi – e dire che Ariel non era nemmeno venuta a svegliarmi! ho capito che l’unica cosa da fare era alzarsi. Risultato: alle 8:30 ero in ufficio, cosa mai vista da alcuni mesi. Quando Anna è atterrata e mi ha chiamato, ha iniziato con “sei ancora a casa?”. Non credeva alla risposta “No, sono in ufficio” :-)

2742

Gmail ha la buona abitudine di cancellare gli spam dopo un mese. Bene: posso dirvi che nell’ultimo mese mi sono arrivati 2742 messaggi di spam, di cui 154 solo dalla mezzanotte di ieri. La grande fregatura è che sembra che molti di questi messaggi abbiano trovato un sistema di passare attraverso i filtri di google, e quindi mi tocca comunque vederli. La seconda grande fregatura è che – se non ho fatto male i conti – tendo ad avere tre volte tanto spam quanti messaggi reali, comprese mailing list e altro. C’è qualcosa che non va.

Radio America (film)

In un impeto di vita, ieri sera sono andato a vedere l’ultimo film di Robert Altman, addirittura all’ultimo spettacolo. Nonostante i miei dubbi, non solo sono rimasto sveglio fino alla fine ma mi è anche piaciuto.
Il titolo originale del filme è “A Praire Home Companion”, che a noi non dice assolutamente nulla ma negli States ricorda una trasmissione radiofonica (con relativo sito) che trasmette effettivamente da più di trent’anni da Saint Paul, Minnesota, con Garrison Keillor come host e l’accompagnamento musicale della band che vediamo nel film. Nella finzione cinematografica la stazione radiofonica è stata acquistata da un gruppo di New Born Christians texani che ha mandato un tagliatore di teste per chiuderla e buttare giù il teatro per costruire un parcheggio. Il film racconta dell’ultimo show, che dovrà terminare nonostante l’aiuto della morte stessa.
Altman è riuscito a fare una specie di Amarcord. Gli attori dello spettacolo, tranne Lola che è la figlia di una delle cantanti, sono tutti ormai non più giovani, e sembrano essere rimasti chissà come fermati in un passato non meglio definito (anni ’70? difficile a dirsi). Eppure si direbbe quasi che il loro spettacolo sempre uguale è proprio quello che vuole la gente, e non si capisce come mai invece il bieco mondo degli affari non lo comprenda.
Un’ultima cosa: ci sono molte canzoni in lingua originale e sottotitolate, quindi chi non ama le scritte sulla pellicola lasci perdere.

coerenza

Oggi il centrosinistra ha partecipato alla parata militare del 2 giugno e alla controparata pacifista. Non si fanno mancare proprio nulla.

Villa Belgioioso Bonaparte + LESS

Viste le previsioni del tempo che non davano nulla di buono, ce ne siamo rimasti a Milano; per non starcene proprio a casa, abbiamo poi pensato di fare un salto a vedere Villa Belgioioso, riaperta al pubblico da pochissimo tempo e sede del Museo dell’Ottocento.
Arrivati, abbiamo avuto una notizia buona e una cattiva. La buona notizia è che l’ingresso è libero; quella cattiva è che l’orario di apertura è spezzato, con una chiusura tra le 13 e le 14, il che ci ha impedito di visitare il secondo piano. Insomma, questa è una recensione a metà :-)
La villa è davvero molto bella, e il restauro è stato a mio parere fatto molto bene. Le varie sale sono generalmente tematiche, il che è molto utile, ma le didascalie con microfotografia lasciate in un angolo della sala sono molto difficili da leggere, purtroppo. Le opere del primo piano sono complessivamente più interessanti di quelle a pian terreno, anche non considerando Il quarto stato di Pellizza da Volpedo, che garantisco che visto dal vivo fa un effetto completamente diverso – e migliore – di quanto si ha in fotografia.
Mentre eravamo là, siamo passati dal PAC a vedere la mostra LESS – Strategie alternative dell’abitare. Devo dire che mi è piaciuta, forse perché nonostante le proposte fossero chiaramente di ultraavanguardia e non pratiche avevano comunque una certa quale aderenza alla realtà, il che le rende interessanti: almeno si può capire che cosa vuole dire l’artista :-) Avete tempo fino al 18 giugno per andare a vederla.