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Non ho più il fisico. Ho fatto per due volte di fila poco più dell’una di notte, e oggi sto dormendo della grossa. Per la precisione, sabato sera eravamo a Novara a festeggiare il compleanno di una nostra amica, mentre ieri abbiamo fatto una tirata avanti-e-indietro a Bologna per una pizzata con Douglas Hofstadter, che come sempre passa un mesetto in Europa ma non si ferma in Italia :-(
L’unico problema è stato appunto sciropparsi i 230 km andata-e-ritorno e notare i numeri che vengono fatti da una serie di pseudoautomobilisti sull’Autosole. Ad essere sincero mi meraviglio ci siano così pochi incidenti, visti certi slalom su tutte le direzioni. Anzi no, quello è stato uno dei problemi: il secondo è stato scoprire gioiosamente come Momo avesse vomitato sul letto, il che è significato prendere lenzuolo sopra, lenzuolo sotto e coprimaterasso, ficcare il tutto in lavatrice, prendere lenzuolo sopra, lenzuolo sotto e coprimaterasso nuovi e rifare il letto, il tutto all’una passata. Come simbolo della mia bontà, non ho fatto nulla alla gattina.

<em>Per cosa si uccide</em>

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Ho letto questo libro, che è l’opera prima di Biondillo (Gianni Biondillo, Per cosa si uccide, TEA Teadue 2006 [2004], pag. 285, € 8, ISBN 885020986X), dopo il suo secondo lavoro Con la morte nel cuore, quindi con una sensazione un pochino estraniante: in fin dei conti conoscevo già i personaggi in una versione un po’ più completa e con qualche sfaccettatura in più. Indubbiamente, se ci limitiamo a considerare la trama, questo libro è più debole del successivo, anche perché non si ha una storia vera e propria, ma più che altro la giustapposizione di alcuni racconti. A me però non è affatto dispiaciuto lo stile di scrittura più “ruspante” di quest’opera, soprattutto rispetto al libro successivo in cui invece Biondillo aveva cercato di esagerare con capitoli costruiti apposta secondo vari stili. Le immagini della periferia milanese, e perché no anche del resto della città, sono poetiche e non leziose, e danno una vivacità al racconto che secondo me fa perdonare i vari difetti. Insomma, non sarà un capolavoro della letteratura, ma vale sicuramente la pena di leggerlo.

Caldo e mondiali, binomio giornalistico vincente

I mondiali continuano a imperversare sui quotidiani gratuiti, ma non avere giocato partite ieri permette ai redattori di spaziare un po’ di più e inserire altre notizie di somma importanza.
Scopriamo così grazie a City che a Brescia una coppia di rapinatori ha rubato in un negozio di kebab un succo di frutta e sei birre, priima di venire arrestati. Una evidente notizia di quelle estive, come l’altra che spiega che a luglio si fa più sesso ma si concepiscono meno figli a causa di stress e caldo – direi più il primo, visto che in agosto non capita esattamente così – e che in estate la gente guarda meno tv e internet e ascolta più la radio.
Anche negli USA e in Gran Bretagna non scherzano, però. L’agenzia ambientale americana vuole fare sapere al mondo che ha premiato la tribù arizoniana degli Ak-Chin “per l’eccellenza nel rispetto dell’ambiente”. Oltremanica invece, in margine alla notizia della pubblicazione della Pink List che dovrebbe essere l’elenco dei più potenti gay britannici, scopriamo che lo stilista John Galliano è titolare “di un sito tutto rosa, dal quale è possibile mandare una mail d’amore, a scelta indirizzandola a Miss Galliano o John Galliano”. Mah.
Ma torniamo ai mondiali. A leggere la frase “una partita dei mondiali Italia-Germania il primo ministro la va a vedere per definizione” qualcuno potrebbe immaginare che Silvio B. sia convinto di avere finalmente avuto il suo agognato riconteggio: e invece no. È proprio il Mortadellone Prodi che si è lanciato in una simile affermazione; il che mostra come non bisogna mai giudicare a priori. Termino avvisando come in Algeria un blackout di un quarto d’ora durante la partita Germania-Argentina ha portato all’incendio del palazzo della sottoprefettura e di quello del sindaco della città di Ksar. Si direbbe proprio che il calcio funzioni benissimo come oppio dei popoli: basta avere corrente elettrica a sufficienza?

troppi anticipi?

Stamattina, molto più addormentato del solito, salgo sul 15 che mi porta in ufficio. Era uno dei vecchi jumbo tram arancioni, che sono notoriamente molto più veloci dei nuovi Sirio ed Eurotram verdi non foss’altro che perché le porte si chiudono molto più velocemente. Bene: nonostante fosse stato un po’ rallentato da un 3 davanti, mentre stavo per scendere ho dato un’occhiata al display del manovratore che segnava bello chiaro ANT. 8. Per chi non è esperto del Codice DaMezzi, significa che il tram era in anticipo di otto minuti sulla sua tabella di marcia.
Se consideriamo che il tram in questione l’ho aspettato cinque minuti, ne consegue che anche quello prima doveva avere più o meno lo stesso anticipo. Uno si chiede quale sia la causa di un avvenimento che ha del miracoloso. Sono già andati tutti in ferie, e il centro di Milano è vuoto? L’agitazione dei tassisti ha come effetto pratico la fluidificazione delle corsie riservate? Quel display non aveva alcuna relazione con la realtà? Ero molto più addormentato del solito?

Saldi

Ieri a Milano iniziavano i saldi estivi, e così abbiamo fatto una passeggiata mattutina dalle parti del quadrilatero della moda. C’erano le solite code nei soliti posti (Gucci e Hogan), io mi sono comprato da Boggi un paio di bermuda arancioni che costano più di pantaloni e un camiciotto, mentre Anna si è limitata a guardare, notando che a suo dire c’era meno assortimento del solito.
Il fatto è che mi sa tanto che la moda, nemmeno più tanto nuova, sia quella dei pre-saldi; i clienti affezionati ricevono un invito a venire alcuni giorni prima, e presentando l’invito ottengono gli stessi sconti che verranno resi pubblici non appena la legge lo permette. Non che la cosa sia illegale, e probabilmente ha anche un senso; però mi domando allora perché i giornali debbano sempre farci i titoloni sui saldi.

il decreto Bersani

Non mi aspettavo un botto così dal governo. Il decreto Bersani non porterà in realtà tanti soldi allo stato, ma dovrebbe fare risparmiare un po’ le famiglie a reddito fisso (è il bicchiere mezzo pieno: quello mezzo vuoto è subito stato cavalcato dalla destra dicendo che hanno voluto punire il loro bacino di voti, dimenticandosi che a votarli sono stati anche e forse in maggior numero lavoratori dipendenti e pensionati) e soprattutto dare un segnale che le cose cambiano.
Se è vero che qualcuno ha pagato 180.000 euro una licenza per un taxi (ascoltato ieri a radiopop), c’è sicuramente qualcosa che non va a monte, ma la soluzione non può essere “non si tocca nulla perché quel poveretto deve rifarsi dei soldi spesi”; basta chiedere a chi i taxi li deve usare fin troppo. Che le banche si lamentino perché saranno costrette nel caso di variazioni dei tassi a permettere la chiusura del conto corrente senza spese non mi fa venire alcuna lacrima; in un paese civile tutte le eventuali spese dovrebbero essere definite all’apertura, senza lasciare il pizzo finale. La necessità di un notaio per vendere un’auto, magari del valore di meno di 1000 euro, è una cosa che non sono mai riuscito a capire. Permettere a un ipermercato di vendere medicinali da banco, si noti solo se assume un farmacista, può dare gli stessi problemi dati da chi va in farmacia e compra un medicinale da banco. (Noticina: ma davvero l’unione dei Farmacisti Italiani Non Titolari si chiama FINTI? ma chi è stato a scegliere l’acronimo?)
Peccato non sia stato abolito l’ordine dei giornalisti, ma capisco Prodi e amici: avevano bisogno che la riforma non fosse affossata prima di nascere.
E infine non capisco una cosa: come mai in cinque anni di governo Berlusconi non sono mai state fatte queste misure che sono indubbiamente liberiste.
p.s.: un’altra cosa benemerita del decreto è rimettere il pagamento dell’ICI per le opere di proprietà di enti religiosi ma non usate per fini religiosi, tolto l’anno scorso. Prodi è proprio un comunista.
Aggiornamento: visto che sembra che molti clicchino ancora da queste parti, lascio il link alla pagina del governo da cui si può prendere il PDF del decreto stesso.

poco sonno

Ieri sera il casino clacsonaro c’è stato. Anche comprensibilmente, intendiamoci: non che mi sognerei mai di fare qualcosa di simile, ma va bene, non sono poi così talebano. Solo che hanno finito ben dopo mezzanotte e mezzo, alle tre e un quarto c’è stato non so cosa a piantare casino, verso le sei prima il camion della spazzatura e poi quello della raccolta vetro – e potete immaginare il casino che quest’ultimo fa, e finalmente alle sette e un quarto Ariel ha iniziato a far “gentilmente” presente che aveva fame.
Uno gradirebbe anche riposare, ogni tanto!