Quanto è figo avere un blog!

Sono sicuro vi sarete accorti di come i giornali negli ultimi tempi hanno deciso che i blog sono qualcosa di trendy. Non che abbiano esattamente capito come funzionino, ma molti quotidiani hanno dato la possibilità ai loro lettori di crearsi un blog sotto il loro dominio online, e convinto più o meno facilmente alcune delle loro firme a tenerne uno.
Però quando leggi (City di oggi) che “la pakistana Mukhtar Mai ha aperto un blog” cominci a chiederti se c’è qualcosa che non va. È bello che una donna che dopo essere stata violentata ha denunciato i suoi aggressori parli al mondo, o meglio ai suoi connazionali. Peccato (per City) che non abbia un blog, ma una rubrica sul sito in Urdu della BBC (scritto in arabo, per i curiosi) ; e sarebbe anche interessante sapere se l’inciso “pure è analfabeta” sia stato letto da chi ha scritto il trafiletto. (Che sia analfabeta oggi non è detto, almeno a leggere questo articolo di due anni fa). Non si poteva mettere la notizia in un altro modo? Mi va persino bene un altro trafiletto odierno che mi ha fatto scoprire che tal David Baker guiderà la “Chicago Sinfonietta” nel primo Concertino per cellulari, con tanto di dichiarazione “l’opera riflette l’equilibrio magico tra ordine e caos del reale”, che non significa nulla ma fa tanto figo lo stesso.

DADADA. Dada e Dadaismi del contemporaneo (mostra)

Da da da era una canzone – se vogliamo utilizzare il termine in modo sufficientemente ampio – dei Trio, gruppo tedesco di inizio anni ’80 che non merita nemmeno una pagina nella wikipedia italiana. Tutto questo non c’entra nulla, visto che il titolo della mostra che abbiamo visitato ieri è “Dadada” e parla del dadaismo, che quest’anno festeggia il novantenario. Come? Il novantenario non è un anniversario canonico? Beh, dovreste spiegarlo ad Achille Bonito Oliva, che non solo ha curato la mostra ma ha voluto scriverlo direttamente sugli striscioni, subito sotto il titolo. Nemmeno Marco Goldin si mette a fare una cosa del genere, e ho detto tutto. Ma non è finita qua…
La mostra (fino al 17 dicembre: biglietto 9 euro, stranamente c’è uno sconto per chi ha la cartaPiù di Feltrinelli) si trova al Castello Visconteo di Pavia, che a vederlo mi pare tanto una copia – non so se precedente o seguente – dello Sforzesco. L’esibizione si trova su due piani del castello: sopra ci sono le opere dei primi decenni del ‘900, mentre sotto ci stanno quelle degli emuli contemporanei. Per passare da sopra a sotto devi uscire, fare un quarto di perimetro, scendere, fare un altro quarto di giro e rientrare: per fortuna ieri non pioveva. Ma anche questo non è poi così importante.
Di opere ce ne sono davvero tante: più di 250, con nomi anche famosi, e generalmente godibili. Una selezione si può vedere qua, per i curiosi. Ma c’è un ma. Achille Bonito Oliva saprà sicuramente tante cose sull’arte: ma vuole assolutamente evitare che altri vengano in contatto con la sua conoscenza. Chi come noi si rifiuta per motivi religiosi di prendere un’audioguida, infatti, si ritrova in una mostra dove non c’è una riga di spiegazione. Non chiedo che si parli del singolo quadro, per quello magari avrei anche potuto prendermi la guida: ma almeno di avere una visione complessiva del movimento, e capire le scelte di mettere opere che dada non possono essere visto che il dadaismo è ufficialmente terminato nel 1920. Talune opere, per la mia scarsa conoscenza almeno, virano verso l’arte concettuale; altre sono surrealiste o naïf; un disegno senza nessuna qualità di Julius Evola (sì, quello là) è infilato nel mezzo quasi per nobilitare il tutto; paradossalmente il dvd con spezzoni di film di Totò, con i suoi titoletti ogni tanto, era più comprensibile per gente come me. Abbiamo provato a dare un’occhiata al catalogo della mostra, ma anche lì di testo ce n’è ben poco.
Considerando che l’accesso alla mostra non è proprio regalato, è proprio così difficile pensare di aggiungere qualche tabellone esplicativo? Bonito Oliva sta cercando di farmi rivalutare persino Sg…Sgarb… (no, non ce la faccio a scriverlo, è più forte di me)?

Crumiri Alle Poste

Il 20 settembre una volta era ricordato come l’anniversario della breccia di Porta Pia, o al limite – per qualche squinternato come me – il giorno in cui inizia Il giornalino di Gianburrasca. Non vorrei che da ora in poi venga ribattezzato il Giorno del Cambio del CAP. CAPita infatti che Posteitaliane abbia deciso, senza dire nulla in giro fino a qualche giorno prima della Grande Modifica. Fin qua non ci sarebbe nulla di male: dopo soli 39 anni aboliscono il CAP generico tipo il 20100 per Milano, fanno qualche modifica alle zone varie e via discorrendo, insomma le classiche rivoluzioni all’italiana. Sì, per alcuni mesi accetteranno le lettere con i vecchi cap, ma “verranno processate a mano”: ma non credo sia poi così diverso da cosa succede oggi. (Noticina: in Sardegna abbiamo spedito due cartoline alle nostre mamme. Quella per Monza ci ha messo due giorni, quella per Usseglio tre settimane. I Cap erano stati messi correttamente :-) )
Poi vado a leggere xlthlx e CAPisco come ci sia qualcosa che non va: mentre una volta c’era la possibilità di scaricarsi una base dati con tutti i CAP, adesso niente da fare. O ti compri il libro dei CAP, o ti compri il CD dei CAP. Ma non basta: il cdrom “standard” (che a quanto pare gira solo su windows) ti permette di cercare un codice per volta, ma non ti fa accedere alla base dati. Per quello ti ci vuole il “CAP Professional”, al modico prezzo di 1000 euro + IVA per un anno: ma solo se è per uso interno. L’uso professionale richiede il pagamento di 5000 euro (sempre più IVA). CAPperi! Senza poi contare che questa noticina sugli “aggiornamenti” fa come venire in mente che ci saranno altri 20 settembre in futuro, visto il facile guadagno previsto. Sì, per la singola richiesta si può sempre andare sul sito: per poi magari scoprire che la via dove abito non esiste (non scherzo, ci ho appena provato)
RiCAPitolando: dall’altro ieri, è diventato più difficile spedire una singola lettera, e molto più costoso fare spedizioni per lavoro. È il progresso, baby!
Aggiornamento: (18 ottobre) giusto nel caso qualcuno arrivasse qua con una ricerca, gli comunico che la FSF ha liberato il CAP.

vecchio software

O meglio, vecchie versioni del software. Al sito OldApps.com potete cercare le versioni precedenti a quella attuale di svariati prodotti freeware e open source.
La cosa non è così peregrina quanto sembri: a volte le versioni nuove possono essere a pagamento, oppure richiedere troppe risorse hardware, e quindi un utente si può accontentare di qualcosa con qualche “cromatura” in meno, ma comunque più che sufficiente per il proprio utilizzo.

Finalmente un phishing fatto davvero bene

Stamattina avevo stranamente solo quattro messaggi in inbox: due spam, una mailing list e un messaggio da assistenza@posteitaliane.it, dal titolo Comunicazione nr. 91210 del 22 Settembre 2006 – Leggere con attenzione . Ora è vero che non ha un gran senso che posteitaliane.it mi spedisca email a un indirizzo che non sia quello @poste.it, quindi anche senza avere ancora bevuto il primo caffè sono stato in grado di capire che è un phishing. Però garantisco che è stato il migliore in assoluto che abbia visto. Ho salvato un’immagine del messaggio per chi volesse verificare la mia affermazione: l’uso dell’italiano burocratico è perfetto. Io avrei probabilmente specificato meglio l’articolo di legge, ma non si può pretendere troppo.
Per curiosità ho provato a digitare l’indirizzo email indicato nel messaggio; anzi, per prima cosa ho cambiato l’ultima cifra dell’URL, e mi è arrivata una pagina di errore. Con il link giusto sono arrivato in una pagina relativamente simile a quella di Posteitaliane (anche qua, però, non puoi lasciare come titolo della pagina “vuoto”, mio caro phisher!); ho coscienziosamente inserito nome utente a password (per i curiosi, “silvio.berlusconi” e “Veronica”), ho selezionato nella pagina successiva la carta PostePay numero 31415926, e finalmente mi è arrivata l’attesa schermata “Messaggio di errore. Impossibile verificare le informazioni fornite e procedere con l’operazione. Riprovare fra 24/48 ore.” Diciamo che non è impossibile che qualcuno ci caschi: tra l’altro ci sono persino i gif animati delle pubblicità di Posteitaliane!
Faccio infine notare che il sito www.ssl-posteitaliane.net è stato regolarmente acquistato: beh, i dati di registrazione sembrano un po’ farlocchi, anche se in effetti per quanto ne so con i nuovi CAP può esserci di tutto.
Domain Name.......... ssl-posteitaliane.net
Creation Date........ 2006-09-21
Registration Date.... 2006-09-21
Expiry Date.......... 2007-09-21
Organisation Name.... Roberto Morre
Organisation Address. Via dei Cigni 29
Organisation Address. Roma
Organisation Address. 91827
Organisation Address. 00
Organisation Address. ITALY

Admin Name........... Roberto Morre
Admin Address........ Via dei Cigni 29
Admin Address........ Roma
Admin Address........ 91827
Admin Address........ 00
Admin Address........ ITALY
Admin Email.......... robertomoore@inbox.com
Admin Phone.......... 534676321

Ah: la mail è partita dall’indirizzo IP 87.1.13.8, che corrisponde a un blocco IP assegnato a Tin.it per la zona di … Napoli :-)

_A noi vivi_ (libro)

[copertina]
Urania ha presentato quello che sarebbe stato il primo libro di Heinlein (Robert A. Heinlein, A noi vivi [For Us, the Living], Urania 1505, dicembre 2005 [2004], pag. 297, € 3.60, ISSN 977-1120-528361-5150-5, trad. Silvia Castoldi), se solo gli fosse stato accettato. Esso risale infatti al 1938, anche se la pubblicazione è del 2004. Diciamocela tutta: il libro di per sé non è un gran che, e comunque molte delle idee presenti sono poi state riciclate nei suoi romanzi successivi e quindi non c’è molto di nuovo. Però il libro è comunque molto interessante per gli appassionati heinleniani, perché getta luce sulla genesi delle sue idee. Io, come credo molti, ero convinto che i suoi libri dell’ultimo periodo fossero pesantemente influenzati dall’ictus che lo aveva colpito, e che gli aveva fatto perdere un po’ il lume dell’intelletto: invece, anche con l’aiuto dell’introduzione di Spider Robinson e della postfazione di Robert James, si scopre come fosse sempre stato il suo punto di vista, tanto che nel 1938 si era persino candidato al parlamento californiano con quel programma (e con i democratici, incredibile dictu). In pratica, è un libro che si può tranquillamente ignorare se non si è heinleniani, ma è imprescindibile altrimenti.

il telefono, la tua voce

Oggi i quotidiani gratuiti sembrano essere stati preparati da un unico stampo, visto che le stesse notizie rimbalzano dalle pagine dell’uno a quelle dell’altro.
Iniziamo dalle notizie lombarde: a Parabiago un marocchino quarantunenne è stato arrestato per avere rubato un telefono. La stranezza non sta nel fatto che l’abbiano arrestato: il fatto è che ha appunto rubato un telefono strappandolo via dalla cabina telefonica. Per il sesso, che come si sa in questi giornali tira sempre, abbiamo la notiziona (si fa per dire…) delle effusione en plein air tra Kate Moss e Pete Doherty in una panchina del giardino della clinica dove quest’ultimo si sta disintossicando. City, che ha dedicato amplissimo spazio alla cosa, specifica come i testimoni hanno riconosciuto la modella: “i jeans stretti stretti di lei sono stati un indizio”. E allora che cosa possono mai avere fatto? In una notizia correlata, sempre su City, se la tua moglie dopo la separazione si mette a fare la prostituta questo non può essere usato come colpa nella causa di divorzio. Non avrei mai creduto che si dovesse arrivare in Cassazione per sancirlo.
Termino con il bollettino di casa Tronchetti Provera: Nella ripresa della trasmissione “La grande notte”, Gene Gnocchi si riprende come collaboratrice nientemeno che Afef. È un uomo fortunato.

Intraprendenza

Solo una notiziola degna di nota sui quotidiani gratuiti, oggi, ma gustosa. Leggo ci fa sapere che due napoletani fermati davanti allo tadio di Piacenza si sono presentati come “posteggiatori abusivi itineranti, al seguito del Napoli”. A quanto pare si erano già fatti sganciare l’euro da una settantina di persone: sarebbe simpatico scoprire gliel’hanno loro estorto con più o meno violenza oppure semplicemente convincendo gli automobilisti. In ogni caso è un perfetto esempio di mercato indotto nomadico, no?