Ogni tanto sbaglio gli acquisti. Questo libro (Ian Stewart, Concepts of Modern Mathematics, Dover 19953, pag. 340, $12.95 , ISBN 0-486-28424-7) non è nient’altro che un testo scolastico su quella che è diventata di moda come la “nuova matematica”. Quello non sarebbe stato poi chissà quale problema, se il testo fosse stato scritto nel modo brillante che mi aspetto da Ian Stewart; purtroppo però questa è probabilmente la sua prima opera – la prima edizione del libro è infatti del 1975 – e si sente che l’autore aveva sì delle potenzialità, ma non erano state ancora espresse. Alla fine, pertanto, il libro non ha nemmeno il fascino di un’opera antica che uno magari legge da un punto di vista storico; se ne può fare tranquillamente a meno.
Ma Blockbuster è diventata australiana?
Sono andato con Anna dal Blockbuster più vicino a noleggiare un DVD. Mentre Anna faceva la sua scelta – non amando il cinema, non mi metto a proporre nulla – sento gli onnipresenti altoparlanti che ci assicurano che possiamo vincere un viaggio in Australia: basta noleggiare un DVD di film prodotto in Australia, blablabla. Guardo il frigo contenente bottiglie e bottiglie di birra Forster Foster’s, australiana. Paghiamo, usciamo e butto l’occhio su uno dei volantini lasciati in fondo, come estremo tentativo di prendere all’amo il consumatore. Mutui casa, da una banca australiana.
Ho verificato: non mi pare proprio che Blockbuster sia australiana, anzi. Eppure c’è una campagna nazionale che nemmeno McDonald’s con i suoi hamburger rinominati si mette a fare. Cosa ci sta sotto?
Ladro di (proprie) biciclette
Ero tutto contento. L’idea era di farci una bella biciclettata al parco di Monza, con annesso picnic: avremmo caricato le bici sul treno a Porta Garibaldi per evitare il vialone, e ci saremmo pututi sbizzarrire un po’. Detto fatto, arriviamo come sempre all’ultimo momento, prendiamo un bel treno Tilo tutto nuovo, scendiamo e arriviamo in piazza dove inizia l’isola pedonale. A questo punto mi viene la malaugurata idea di prendere un caffè. D’accordo, mi fa Anna: scendiamo di sella e mettiamo il lucchetto alle bici. Armeggio un po’ con la mia catena, chiudo il lucchetto e in quell’esatto istante l’idiozia che ho combinato mi si para davanti in technicolor e dolby surround. Non avebo la chiace del lucchetto. Prima di uscire, infatti, avevo tolto di tasca il mazzo di chiavi di casa, che contengono anche quella del luccheto della bici. Già mi dovevo portare quelle della macchina per spostarla in garage e prendere le bici, e quindi le avevo volontariamente tolte dalla tasca; tanto, avevo pensato, ce le ha Anna, inutile portarne due mazzi.
Come sempre in questi casi, la mia prima idea è stata sbattere violentemente la testa contro il primo muro disponibile, e la seconda prendere il primo treno per Milano, recuperare le chiavi e rientrare in possesso del mio velocipede. Anna, che come sempre è molto più furba di me, mi ha convinto a scegliere il Piano C: legare entrambe le biciclette, andare al Parco a piedi, e portarcele indietro con calma nel pomeriggio. Abbiamo ovviamente fatto così, e a Garibaldi ho poi lasciato Anna tornare a prendere le chiavi mentre io aspettavo scrivendo questa notiziola. L’unico problema è che a Monza avevo da percorrere un trecento metri per arrivare in stazione, e naturalmente ho dovuto farlo con la bicicletta in spalla. Fortuna che non è passato nessun poliziotto: non sarebbe stato così facile spiegare la situazione!
Morale: è sempre meglio avere un mazzo di chiavi in più.
Milano e le ferie
L’avrei dovuto già capire da un mese, notando come non ci fossero saracinesche abbassate causa ferie. E invece me ne sono accorto solo oggi. Sono partiti tutti per le ferie. Girare per la mia zona è diventato un percorso tra saracinesche abbassate e cartelli più o meno standard; il meglio che ho visto è probabilmente “se riapriremo, riapriremo il 5 settembre”.
Stamattina a mezzogiorno al Princi di piazza Istria c’era una coda di una persona (noi); all’Esselunga di viale Zara erano aperte un terzo delle casse, e non c’era coda; persino sul piazzale del Duomo oggi pomeriggio non c’era poi tanta gente, nonostante la temperatura piacevole. Non ho dubbi che lunedì tornerà buona parte della gente che oggi era scappata per fare un weekend fuori: mi chiedo solo cosa faranno tutti lunedì, quando saranno in città ma non troveranno negozi aperti. E mi chiedo anche cosa farò io, visto che in città ci sarò anche io.
Proibizionismo chez Telecom
Sono già alcuni anni che la defunta IT Telecom prima, e tutto il gruppo Telecom poi, è un’azienda al cui interno è vietato fumare. Non che ci sia qualcuno che faccia rispettare il divieto, ma tant’è.
Oggi però il mio ex collega Ugo mi ha scritto dicendo che nella mensa torinese da lui frequentata sono improvvisamente sparite le bevande alcoliche, e campeggiava un cartello con su scritto “da oggi in tutte le mense Telecom non sarà più possibile consumare bevande alcoliche”. Decisionismo allo stato puro, visto che nessuno aveva saputo nulla.
Dal mio punto di vista non cambia nulla, visto che non solo tendo a non bere alcolici in pausa pranzo ma non ho neppure una mensa per poterlo fare. Mi domando solo quanto hanno speso per uscire fuori con questa nuova ideona, e se il top management darà il buon esempio :-)
trackback spammoso o no?
Ogni tanto ci provo, a riaprire la possibilità di mettere trackback a questo blog; il guaio è che – a differenza dei commenti – con questa vecchia versione di Movable Type non ho la possibilità di fare una verifica preventiva, e quindi lo spam si intrufola con una velocità che ha dell’incredibile, nonostante i post più vecchi di una settimana siano generalmente chiusi. Ma quello che mi è capitato ieri non sono ancora riuscito a capirlo. Mi è arrivato infatti un trackback da angelwingsbluw.moissanite-earrings.info, che punta a un file .php con il nome uguale al titolo della mia notiziola. Sono andato a vedere il sito, e ci sono semplicemente una mezza dozzina di post presi dalla rete: un paio in giapponese, altri due in spagnolo, il mio in italiano, e uno in inglese. Alcuni sono pubblicità, altri no. Il sito è infine molto minimalista, e ha giusto un puntatore a Technorati. E qui casca l’asino, direte: vuole crescere in classifica. Beh, per farlo prima dovrebbe registrarsi: il link porta a una pagina d’errore. In realtà, se andiamo sul dominio padre moissanite-earrings.info, scopriamo che ci sono vari siti, ma tutti con questa struttura: il mistero si infittisce, ma prometto che stanotte dormirò lo stesso.
Aggiornamento: come volevasi dimostrare. In dieci minuti, due commenti farlocchi, e un trackback da un altro sito di quel tipo. Gli IP sono 154.35.1.12 nel primo caso, 154.35.1.12 stavolta, e 147.162.44.6 per i due test. Sono sorvegliato peggio che dalla NSA.
Enigmi e giochi matematici (libro)
Quest’anno alla Fiera del Libro di Torino non ho fatto acquisti, se non questo libro (Lewis Carroll [a cura di John Fisher], Enigmi e giochi matematici [The Magic of Lewis Carroll], Ritmi 40 – Theoria 20004 [1973], pag. 308, € 9.30, ISBN 88-489-0014-3, trad. Emanuela Turchetti) in offerta a 5 euro. Beh, sono stati cinque euro sprecati. Il problema non è affatto il titolo fuorviante – “matemagica” sarebbe stato meglio ma non si può pretendere troppo dalla vita. Il progetto non era nemmeno male, visto che John Fisher aveva raccolto tutti i trucchi di magia e i giochi di parole e altro che si trovano nelle opere del nostro; probabilmente l’edizione originale potrebbe essere interessante. Peccato che nella versione italiana sia ben difficile accorgersene. Le figure sembrano arrivare da una fotocopiatrice maltenuta, e sono spesso irriconoscibili; la traduzione ogni tanto parte per la tangente, dimenticandosi di spiegare ad esempio perché mai un falegname dovrebbe avere tante “unghie” (nails in inglese significa sia unghie che chiodi). Ma ho la prova che nessuno non solo non ha letto le bozze, ma non le ha nemmeno scorse: in tre punti il libro contiene il testo di un messaggio di errore di formattazione, scritto tra l’altro in neretto e quindi immediatamente visibile. Per fortuna il libro dovrebbe essere fuori commercio, quindi rischiate poco!
Area videosorvegliata
Ieri pomeriggio Anna mi telefona tra il preoccupato e l’incavolato, dicendomi che era scesa giù e aveva trovato un cartello appicicato al vetro della porta di comunicazione tra le scale e il cortile, con su scritto “Area videosorvegliata”. Non che avesse visto delle telecamere in giro, ma ad ogni modo voleva andare dai carabinieri a denunciare la cosa, che naturalmente non era mai stata deliberata. Io in queste cose sono molto più pragmatico, le ho fatto notare che una fotocopia di cartello – anzi, come ho verificato quando sono tornato, una stampa da un JPG di pessima qualità – senza nemmeno indicato chi e come dovrebbe raccogliere le immagini ha la stessa valenza di un cartello “Asino chi legge”, e le ho suggerito di appiccicarne sopra uno così.
Quando sono tornato a casa, il cartello c’era ancora ma come si nota dalla foto è stato un po’ decorato. Avrei comunque preferito modificarlo come scrivevo sopra: e avrei preferito ancora di più che non ci fosse gente che si mette a incollare questa roba, che adesso a toglierla ci vorrà una vita.