frenata alla crescita del fabbisogno

Repubblica ci fa sapere che per la prima volta è stato pubblicato il bilancio del Quirinale. Spero di riuscire a dormire, stanotte… Ma torniamo a Rep. L’occhiello dell’articolo recita (grassetto mio): «Nell’anno in corso i costi saranno di 235 milioni, con una frenata alla crescita del fabbisogno». Cosa significa la frase? Credo che la maggior parte dei lettori la tradurrà mentalmente come “si sono ridotti i costi”. Peccato che non sia così: la richiesta di denaro per il Quirinale «contiene l’aumento rispetto alla dotazione per il 2006 nella misura del 3,23 per cento, confermando e rafforzando la linea di riduzione dei tassi di crescita del fabbisogno avviata dal Presidente Ciampi nel settembre 2005». In pratica, non solo il bilancio cresce, ma cresce anche più dell’inflazione; quello che forse è capitato è che l’accelerazione della crescita si sta riducendo.

strana amnesia

Come dice Gianfranco Fini, la montagna ha partorito il topolino, vale a dire il pacchetto Bersani 2 – la vendetta (266K di pdf: ma scrivere una simpatica pagina html fa tanto schifo?). Nelle nuove liberazioni… ehm, pardon, liberalizzazioni abbiamo così un certo insieme di novità che non possiamo certo definire epocali, tipo il fatto che si potrà fare la guida turistica senza essere residenti del luogo, che si potrà diventare estetisti o facchine semplicemente dichiarandolo, e che il PRA sPRAirà… pardon, sparirà, lasciando campo libero all’Archivio Nazionale dei Veicoli che già è nascosto dentro la Motorizzazione Civile e concedendo a tutti la possibilità di avre una targa personalizzata (come? sono anni che ci dicono che la cosa è legale? ah già, ma non c’era mai stato un decreto attuativo).
Ma quello che conta davvero è l’abolizione del costo di ricarica per i telefonini (e della scadenza della ricarica… il che potrebbe anche essere utile per gli operatori, che potranno dire di avere centinaia di migliaia di clienti in più. Ma non divaghiamo). Praticamente si dice ai simpatici gestori “alzate il prezzo delle telefonate, e mettete lì dentro i soldi che prima prendevate con il pizzo sulla ricarica”. Di per sé la cosa è assolutamente sensata, perché semplifica la vita al consumatore che non deve impazzire a fare chissà quali conti per ricavare il vero prezzo di una telefonata. Però c’è un piccolo particolare che non mi torna. Com’è che il legislatore è stato così pronto a togliere dei costi che venivano incamerati dai gestori, e si è dimenticato che gli abbonamenti ai telefonini hanno una “tassa di concessione governativa” che finisce direttamente nelle capaci tasche dell’Erario? Forse che quei costi sono già sufficientemente trasparenti?

altro che il gps…

Ieri sera sono andato a Linate a recuperare Anna che tornava da Catania. Faccio un po’ di conti e, pur considerando il ritardo del volo e il tempo di recupero valigia, arrivo con qualche minuto di anticipo. Mi fermo così al benzinaio che c’è subito dopo l’aerostazione – anche perché come al solito davanti agli arrivi c’è un carnaio incredibile – e mi metto a leggere il mio libro. Dopo che Anna mi avvisa di essere pronta, metto in moto l’auto ed esco. Sarà stata la mia stanchezza, la pioggia, o un nuovo segnale stradale per i taxi: fatto sta che invece che ritornare indietro mi accorgo di avere preso viale Forlanini, da cui è impossibile fare inversione. Troppo rincoglionito per dire “giro a destra verso l’Idroscalo”, mi dico “vabbè, arrivo allo svincolo per la tangenziale e faccio l’uscita+entrata”. Peccato che l’uscita per Linate sia chiusa perché prima o poi la sposteranno dal lato sinistro a quello destro… Sono dovuto insomma uscire al CAMM (sì, perché i cartelli che indicavano che per uscire a Linate si doveva proseguire sono stati messi dopo lo svincolo…) e farmi un giro turistico per via Mecenate, per la gioia della povera Anna. (Ah, arrivato finalmente in aeroporto non c’era più nessuno… tranne un gruppetto di vigili che probabilmente hanno portato a casa un po’ di soldi per le multe)
Credo di avere bisogno di un bel corso di orientamento.

mi emendo

Un paio di mesi fa stavo chiacchierando con qualcuno, ed era uscita fuori la storia dello scrivere i numeri come decimali dallo sviluppo infinito. Con la mia solita sicumera, avevo sentenziato che l’idea era (relativamente) recente, ed era nata con la Rivoluzione Francese e il sistema metrico decimale; e che i greci non avrebbero mai pensato a una cosa del genere.
Ho scoperto che sulla seconda parte della mia affermazione ho probabilmente ragione, ma la parte iniziale è sbagliata di due secoli: il primo a proporre di scrivere un numero (non si parlava ancora di numero reale) con la virgola è stato Stevino. Visto che non mi ricordo con chi stavo parlando, faccio un coming out sperando che il mio interlocutore mi legga.
Ciò detto, continuo a pensare che l’idea di scrivere un numero nel formato decimale (vale a dire, potenzialmente illimitato ma fatto in modo che ti puoi prendere quello che ti serve) è assolutamente dirompente, anche se adesso nessuno ci fa più caso.

contributi: non ce l’avevano mica detto!

Assieme a tutta la documentazione che mi hanno dato stamattina c’era una circolare del CAAF Cisl che raccoglieva le modifiche principali alla normativa fiscale aziendale dopo la finanziaria. Mi sono messo a scorrerlo oziosamente durante l’assemblea, quando ho trovato un punto che mi avrebbe fatto saltare dalla sedia se non fossi stato ancora addormentato.
In pratica i lavoratori dipendenti si vedono aumentare i contributi pensionistici dello 0.3% (dall’8.89% al 9.19%), a meno che il datore di lavoro non dia già più del previsto: la contribuzione totale non deve infatti superare il 33%.
Ho provato a guardare sulla busta paga vecchia se era indicato quanto Telecom dà allo stato per la mia (teorica) pensione, ma non c’è scritto nulla: ma il punto non è questo. Com’è che tra tutte le cose che sono state dette sulla finanziaria, e tra tutti i discorsi sulle pensioni, io – e immagino tutti gli altri – non mi sono accorto di nulla? Non è per nulla bello che certe cose vengano fatte di nascosto.
Aggiornamento: (26 gennaio) Ho appena guardato il cedolino online, e come immaginato i contributi sono aumentati. Adesso aspetto che se ne accorga qualcuno dei grandi quotidiani italici, per potere dire “cicca cicca”…

<em>Thud!</em> (libro)

[copertina]
Nella saga siamo arrivati a quota trenta libri (più i cinque definiti “for young readers”, probabilmente perché qualcuno si lamentava della troppa prolificità del Nostro). Nel Discworld questa volta (Terry Pratchett, Thud!, Corgi 2006 [2005], pag. 455, Lst 6.99, ISBN 0-552-15267-9) ci si trova a rischiare una guerra tra troll e nani, e solo il Comandante Vimes potrà trovare una soluzione, sempre che riesca a venire a patti con il suo Disorganizer con la tecnologia Bluenose™ e a raccontare ogni sera la storiella “Dov’è la mia mucca?” a suo figlio. Ah sì, dovrà imparare a giocare a Thud!, il gioco da scacchiera favorito dalle varie specie che vivono ad Ankh-Morpork. Rimettendosi a leggere i primi libri della serie, si vede come le trame siano completamente cambiate: molta meno magia – tanto per i nostalgici dello stile per il momento c’è ancora Harry Potter – ma in compenso ci si lancia a improbabili paragoni col Codice da Vinci. Il guaio, si fa per dire, è che la lettura è sempre piacevole, e Pratchett ormai si diverte a far vedere le cose di oggi con la lente del Discworld. Il guaio (più serio, ma nessuno ti obbliga a spenderci su soldi) è che il merchandising è assurdo: hanno stampato il libro Where Is My Cow?