Osvaldo Cavandoli e la Linea

Sleepers mi ha gentilmente rimproverato perché la scorsa settimana non ho commentato la morte di Osvaldo Cavandoli. Purtroppo la scorsa settimana ho dovuto anche lavorare – sì, succede anche questo – e quindi alcune cose sono passate in cavalleria. Provo a rimediare oggi.
Cavandoli è stato in un certo senso sfortunato: il successo della Linea è stato tale che è stato costretto a fossilizzarsi su questo “piccolo uomo vivace, dal naso realmente espressivo, con tutte le istanze e le preoccupazioni della vita moderna. Figlio di una matita e di una mano”. La mano che disegnava la Linea era la sua, il naso… pure.
La nascita della Linea è strana: citando lo stesso Cavandoli, “Nel 1969 stavo facendo pulizia sul tavolo di lavoro, e anche una pulizia mentale delle cose che erano state delle costrizioni nel passato. L’esperienza e la conoscenza degli anni passati mi avevano fatto capire che dovevo scegliermi una strada personale. Ero lì a scribacchiare su un foglio, con la penna che si muoveva senza sosta a disegnare linee: a un certo punto, guardandole, compresi d’un tratto che l’idea migliore era di limitarmi a una singola linea e dire tutto quello che volevo esprimere con questa singola linea.”
Cavandoli portò così i provini ad alcune agenzie pubblicitarie, e l’ingegner Emilio Lagostina si innamorò dell’idea e gli commissionò una serie di caroselli. Il personaggio venne chiamato inizialmente Agostino Lagostina, anche se il nome venne poi lasciato perdere: la voce quasi paperinesca fu di Giancarlo Bonomi, che gli fornì una parlata tra l’onomatopeico e il brianzolo, e la colonna sonora venne composta dal musicista jazz Franco Godi. Il minimalismo ovviamente trionfava in questi short, ma l’interazione tra la Linea (che si trovava sempre il suo percorso interrotto e sbraitava) e la mano, che subito gli inventava qualcos’altro) era una storia nella storia.
I caroselli furono però così efficaci che Cavandoli non riuscì nemmeno a sdoganare il proprio personaggio, nonostante una striscia a fumetti apparsa nel 1972: l’autore ebbe molto più successo all’estero, tanto che le informazioni che ho scritto qua sono state ricavate da siti stranieri.
Due chicche per gli ammiratori: in un sito francese è possibile vedere parecchie avventure della Linea, e a quanto pare in Germania stanno pensando di ripubblicare i DVD con la collezione delle avventure (forse il CD con la colonna sonora è un po’ esagerato). Come dicevo, nemo propheta in patria.

Marlboro Quality Line

L’altra sera, mentre uscivamo per cena, Anna si è fermata a un distributore automatico di sigarette per acquistare la sua solita dose. Recupera il pacchetto, lo scarta, e mi dà un pezzetto di carta. “Toh, guarda qua…”
A quanto pare, la nota casa produttrice di sigarette ha cambiato il formato ai propri pacchetti, anche se dalla foto non riesco proprio a vedere alcuna differenza. È probabile che anche loro si siano accorti della cosa, e quindi hanno inserito questo foglietto, dove hanno anche approfittato per rendere noto il numero verde del servizio consumatori Marlboro “Quality Line”, visto che “la qualità per noi è tutto”.
La cosa più divertente è che comunque il foglietto (dimensioni 4.5x8cm) è una pubblicità a tutti gli effetti, quindi in basso c’è la scritta “Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno”, oltre a un avviso sul fianco “I minori non devono fumare” che mi sa tanto lascia il tempo che trova…

Il passato ritorna!

Qualcuno pensava forse che ormai fossero passati i tempi in cui i morti venivano riesumati per fare loro “un giusto processo” e mandarli al rogo purificatore? Sbagliato! Secondo City una parlamentare tedesca, Isolde Saalmann, avrebbe proposto di togliere a Hitler la nazionalità tedesca (vedi anche l’articolo su Der Spiegel). Secondo la Saalmann la cosa sarebbe una “tappa simbolica” per liberare da un complesso storico la città di Brunswick. A parte l’illogicità del tutto, mi chiedo come si possa togliere una nazionalità, che è una cosa diversa dalla cittadinanza (e infatti l’articolo tedesco parla di “Einbürgerung”… sarebbe interessante scoprire quali sono stati i passaggi per arrivare alla “traduzione” italiana). Ma forse in Germania le cose funzionano in maniera diversa. Interessante notare che una ricerca nel sito della Saalmann non trovi traccia della parola “Hitler”.
Non che noi di nazionalità italiana abbiamo molto di che rallegrarci, però. Quei cattivoni di Metro, nella rubrica “Mi consenta…”, hanno intervistato nientemeno che Alessandra Mussolini, chiedendole se era ancora indignata per la sentenza della Cassazione che diffida ad assistere alle partite di calcio i tifosi che hanno in precedenza esposto bandiere col volto del nuo nonno Benito. Risposta: “Assolutamente no, credo che questa sia una sentenza politica”, e soprattutto “Così si paragona il volto di Mussolini al razzismo e alla violenza”. Garantisco che le parole sono quelle della nipotina, non ho toccato nulla. La signora continua affermando “E poi perché Mussolini no e Stalin sì? Questa sentenza è gravemente lesiva della mia immagine, a quei giudici interesso soprattutto io”. Che aggiungere? Capisco che al nonno non si possa volere male, però consiglierei alla signora Mussolini un controllo di realtà, perché mi sembra che abbia una certa quale sindrome della vittima di un complotto…

Festival della Matematica

Visto che tutti continuano ad avvisarmi della sua esistenza, tanto vale che lo faccia presente ai pochi che non lo sanno ancora.
Uolter Ueltroni si è fatto un bell’Auditorium a Roma, e gli piace che la gente lo usi. Così, cosa gli è venuto in mente stavolta? Ha preso Piergiorgio “Prezzemolo” Odifreddi, e gli ha detto “dai, inventa un Festival della Matematica!”. Detto fatto, questo weekend i romani potranno godersi questo programma, davvero interessante. Occhei, la serata con Dariofo™ mi sembra piuttosto fuori contesto, ma ho come l’idea che per interessare il pubblico ci voglia anche questo.
Io purtroppo non ci sarò (come visitatore, ovvio… non sono ancora abbastanza famoso per essere un conferenziere :-) ) e mi chiedo perché queste cose non siano venute in mente al Chiamparino – su Donna Letizia, ancorché è stata ministro della Pubblica Istruzione, ovviamente non avrei mai avuto nessuna speranza a riguardo.

trasloco 3

Venerdì pomeriggio, tornato a casa dall’ufficio, ho provato a prendere la bicicletta e andare alla mia futura sede di via Crespi. Ho sbagliato strada, poi ho preso un senso unico rovescio (sul marciapiede, il che è significato dovere aspettare che passassero i pedoni) ma alla fine ce l’ho fatta. Tre chilometri e mezzo, quindici minuti: molto più vicino di quanto immaginassi, si vede che la geografia milanese mi è ancora ostica.
Diciamo che potrei arrivare a poco più di tre chilometri in dieci-undici minuti, il che significa in pratica che quando Anna non è a fare aule in giro io posso andare a pranzo a casa: ci metterò lo stesso tempo di adesso.
Non ci posso credere.

Sintassi, semantica, grammatica

Adesso non venite a lamentarvi che questa non è matematica, ma informatica. Lo so benissimo, anche se dal mio punto di vista le differenze sono relativamente minori (ho dato esami di informatica a matematica, e viceversa). Però sono notoriamente pigro, la parte principale di questo testo l’ho buttata giù al volo perché mi è stata chiesta, e non vedo perché non riciclarmela in altro modo… senza contare che può anche servire per chi non è interessato né alla matematica né all’informatica. E poi, se dobbiamo dirla tutta, sintassi e semantica si usano anche in logica matematica, quindi non è che io sia così fuori tema!
Si sente spesso parlare di sintassi, semantica e grammatica di un linguaggio di programmazione. Se uno si ricorda ancora cosa faceva a scuola, i nomi – almeno grammatica, su… – non sono nuovi; e in effetti il loro significato deriva più o meno direttamente proprio da quello che usano i linguisti. Vediamo qual è il loro significato, partendo proprio da quello che hanno nelle lingue reali.
Partiamo dalla semantica. In linguistica, la semantica è lo studio del significato delle parole e delle frasi in una lingua; detto in parole povere, “che cosa vuol dire quello che c’è scritto?” Nei linguaggi di programmazione, capita esattamente lo stesso: la semantica di un algoritmo è quello che l’algoritmo fa… ammesso naturalmente che non ci siano dei bachi. Similmente, nella logica matematica la semantica è l’interpretazione di una formula. Per fare un esempio, se scrivo ∀x (∃y: y=x+1) la sua semantica è “per tutti gli x possiamo trovare un y che vale x+1”. Se vogliamo rimanere più terra terra, se scrivo 2+2=4 la sua semantica è “due più due è uguale a 4”.
La sintassi indica come bisogna scrivere la frase perché sia corretta; ad esempio scrivere “qual’è” è sintatticamente scorretto, mentre “qual è” è corretto. In un linguaggio di programmazione come il perl, una regola sintattica è ad esempio che le variabili devono iniziare con $, gli array con @ e gli hash con %, o che una componente di un array è $a[x] mentre una di un hash è $a{x}. La parte più importante da tenere a mente è che la sintassi è una convenzione: non c’è nessuna ragione teorica perché gli elementi degli array stanno tra quadre e quelli di un hash tra graffe, esattamente come non c’è nessuna ragione teorica perché in italiano si accentino solo le parole tronche e non anche le sdrucciole come ad esempio in spagnolo. Notate che la sintassi è facilmente riconoscibile anche da uno stupido com’è un calcolatore: se uno scrive un programma, può capitargli che gli compaia il messaggio di errore “syntax error”, ma non certo “semantic error”! Anche nella logica matematica, le formule sintatticamente corrette sono quelle che hanno un senso, anche se magari non sono vere. Ad esempio, tra i numeri interi la formula ∀x∈N (∃y∈N: y=x/2), che dice “per ogni numero intero ce n’è un altro pari alla sua metà”, è sintatticamente corretta ma falsa, visto che ad esempio 1/2 non è un intero. La formula ∀=x/N (y∈N: y∃x∈2) non vuol dire nulla, e quindi non è sintatticamente corretta.
La grammatica, infine, è l’insieme delle regole per comporre le frasi (soggetto – verbo – complementi…) , a partire dalle varie parti che la compongono e che hanno dei ruoli diversi (verbo, nome, preposizione…). Nei linguaggi di programmazione il concetto di grammatica è molto più specializzato, perché esiste un insieme di regole formali che permettono di generare tutti i programmi sintatticamente corretti, applicando man mano delle trasformazioni. Anche nella logica matematica ci sono queste regole formali, però stranamente non viene dato loro un nome specifico, almeno per quanto ne so.
Ricapitolando, la semantica dà il significato, la sintassi il modo corretto di scrivere, e la grammatica dà le regole per scrivere correttamente. Vista così, la cosa non è nemmeno troppo complicata; ma basta relativamente poco e arriva uno come Gödel a mischiare le cose (perché il Numero di Gödel usato nel suo teorema di incompletezza non è poi altro che un modo di trovare una formula il cui signficato semantico riprende la formula stessa, invece che essere al di fuori del sistema). Ma credo di avervi già perso, stavolta…

De Mauro (il dizionario)

Alcuni anni fa comprai il dizionario De Mauro con allegato CD, perché non ho mai voglia di alzarmi a cercare una parola sul dizionario. A dire il vero non la cerco nemmeno sul CD, così lo usa Anna.
Una decina di giorni ma, mi fa “guarda che non funziona più il software”. Mi fa vedere che se seleziona “Analisi morfologica”, scrive una parola, e clicca su “analizza”, viene mangiata l’ultima lettera della parola: quindi ovviamente non trova nulla. Nella lista lemmi, invece, non ci sono problemi. Vabbè, dico io, intanto aggiungi una lettera a caso in fondo alla parola che così funziona: poi reinstallerò il programma.
Oggi mi sono ricordato della cosa: ho disinstallato e reinstallato il cd, ma il risultato continua ad essere identico. Qualcuno ha idea di cosa possa essere successo?

citazioni

Non me ne ero affatto accorto (io il sabato compro La Stampa perché c’è Tuttolibri), ma nella rubrica “Perché?” all’interno di Specchio (il magazine del giornale) veniva citata la mia definizione di “surfare” dal Gergo Telematico. Son soddisfazioni, neh?
(sì, dovrei portarlo avanti, ma mi conoscete… sono troppo pigro)