C’erano una volta (e probabilmente ci sono ancora) le scatolettone di cibo per gatti da due, tre o quattro etti. Però si sa, il gatto è un animale che ama la varietà, così i produttori di cibo per gatti hanno inventato le scatolette monodose, da cento grammi.
Dopo un po’, però, qualcuno ha deciso che cento grammi tutti interi erano più della dose corretta giornaliera per un gatto, così man mano le scatolette o le buste sono passate al “corretto” peso di 85 grammi. Ma non è finita qui: Sheba, ad esempio, riduce la razione a 80 grammi, e Almo Nature addirittura a 70 grammi!
Ora, è chiaro che abbassare la quantità di cibo in una confezione equivale ad alzarne surrettiziamente il prezzo, e qui non ci piove. Però, nel caso degli umani, ci può spesso essere un effetto placebo: uno non ci pensa su, sa che sta mangiando una porzione, e crede di essere a posto così. Tanto è probabile che prima mangiasse troppo, quindi il tutto gli fa solo bene. Peccato che per i gatti mi sa tanto che la cosa non funzioni allo stesso modo, il che significa maggiori miagolii e rompimenti vari.
Considerato che i padroni sono sì per definizione più stupidi dei loro gatti, ma dopo un po’ alle cose ci arrivano, non è che anche i produttori possano evitare certi trucchetti?
Telefona dall'ipermercato
A quanto pare, mentre Telecom stava portando avanti l’accordo con Coop per fare un operatore mobile virtuale (beh, in realtà è un ESP (Enhanced Service Provider) e non un MVNO, prima o poi capirò anch’io la differenza), Vodafone faceva lo stesso con… Carrefour.
Mi chiedo come mai siano gli ipermercati a partire con questo tipo di offerte telefoniche.
ancora Rivoluzione Italiana
Paolo Guzzanti ha ancora dei problemi con le statistiche – basti vedere come riguardo il voto in Afghanistan scrive di «Berlusconi che, anche senza leggere Rivoluzione Italiana, ha detto che tutti gli elettori della CDL senza una sola esclusione, erano contrari al voto positivo» – e probabilmente dovrebbe rendersi conto che certi suoi post ricordano troppo le cronache della CCC del CC del PCI. Però, quando appunto non fa i suoi pipponi, nel suo blog si possono trovare interventi interessanti, come questa non-intervista a Lino Iannuzzi: non-intervista perché, come Guzzanti sr. spiega bene all’inizio, è una semplice chiacchierata fatta durante un frugale pranzo. A parte le idee politiche personali e l’eventuale condivisibilità delle analisi del VeLino, ho trovato il post utile (sui commenti non mi pronuncio, non ho voglia di fare il sociologo quindi al quarto mi sono scocciato :-) ) per capire una serie di dinamiche politiche.
Mi permetto di lanciare un appello: Guzzanti, la smetta di scrivere in terza persona i comunicati stampa su di lei e si dedichi di più al giornalismo!
proxy intelligente
Stamattina mi è arrivato un link da cliccare (per i curiosi, questo). Ho provato a digitarlo… e mi è uscita fuori la home page dell’intranet aziendale.
La cosa non è così strana, di per sé: basta che il proxy abbia una lista di siti “cattivi” che vengano ridiretti altrove, e il trucchetto funziona perfettamente. Però non mi aspettavo che nella mia azienda venisse utilizzato qualcosa del genere, e soprattutto mi pare un tocco da maestro il fare la ridirezione “a casa” invece che mettere una schermata minacciante chissà quali pene infernali per il miscreante.
Al microscopio
Vi siete mai chiesti come funziona davvero un pc? qui c’è un utile tutorial.
(da Quintarelli)
Andale andale arriba arriba!
Ieri sera, il notizione. Tronchetti Provera annuncia che sono in corso dei contatti in esclusiva con AT&T e la messicana America Movil per cedere i due terzi della partecipazione Pirelli in Olimpia, a un prezzo equivalente a 2.82 euro per azione Telecom; il tutto mentre le azioni venerdì sera avevano chiuso a 2.13 (beh, in questo istante sono a 2.39, un 12% in più: mi chiedo come mai non siano state sospese per eccesso di rialzo).
Lo so che qualcuno dei miei affezionati lettori sta aspettando questo mio post, per vedere cosa dirò: il guaio è che non è che abbia chissà quali pensieri, al momento. Capisco perfettamente che a un’offerta di quel tipo, che permette al Tronchetti di uscire dal ginepraio in cui si è cacciato senza perderci più di tanto, è ben difficile dire di no; e le voci secondo cui tutta questa sarebbe una manfrina per costringere le riottose banche a cacciare fuori i soldi mi sembra abbastanza campata in aria, anche se è vero che esiste un loro diritto di prelazione e che – visti i soldi in gioco – i 32 milioni di penale da sganciare ai due colossi americani nel caso il diritto di prelazione venga esercitato sono noccioline.
Per il resto, la “nota ufficiale” di Gentiloni mi sembra assolutamente inutile: o durante la privatizzazione di dieci anni fa il governo ha messo dei vincoli sull’uso della rete e quindi li potrà fare valere adesso, oppure sono stati degli idioti e non possono mettersi a piangere. Al momento, non ho nulla da aggiungere, se non che non ho capito se ho ancora tempo per iscrivermi all’assemblea degli azionisti del 16 e se sì cosa devo fare :-)
San Serriffe
Tra i pesci d’aprile più divertenti fatti nel passato, a parte lo special della BBC di 50 anni fa che mostrò i coltivatori svizzeri di alberi di spaghetti, credo che un posto d’onore debba essere lasciato allo speciale di sette pagine del Guardian del 1. aprile 1977, sull’arcipelago di San Serriffe. Qui c’è un articolo in italiano su queste due isolette, Upper Caisse e Lower Caisse, a forma di punto e virgola, con le loro varie cittadine (la capitale è Bodoni) e usanze, tutte legate al mondo tipografico (ah, il santo patrono è Santa Pantografia…). Anche Wikitravel dedica loro un lungo articolo; potete infine leggere sul sito del Guardian la storia dietro questo scherzo, che nacque più o meno così: “Il Financial Times continua a fare speciali su nazioni che non abbiamo mai sentito: perché non ci facciamo un pesce d’aprile su?” Un quarto di secolo prima della Molvanîa, nacque così questa nazione, che sarebbe dovuta trovarsi a ovest delle Canarie. Il 27 marzo, però, ci fu un terribile incidente aereo a Tenerife con più di 500 morti: il progetto fu quasi annullato, e infine l’arcipelago venne rapidamente spostato in mezzo all’Oceano Indiano modificandone lingua, flora e fauna. Il Guardian è giustamente fiero della sua invenzione, tanto che nel 1999 scrissero un seguito.
Io ho un senso dell’umorismo un po’ particolare, ma garantisco che mi sono piegato in due dalle risate!
_Questi fantasmi!_ (teatro)
Venerdì abbiamo festeggiato il compleanno di Anna andando al Carcano a vedere quest’opera che Eduardo scrisse nel 1946, con Silvio Orlando nella parte di Pasquale Lojacono, che accetta di vivere in una casa infestata dai fantasmi perché gli viene affittata gratuitamente, ed è così suggestionato dalla cosa che pensa che Alfredo, l’amante di sua moglie Maria, sia in realtà un fantasma.
Eduardo prende quella che di per sé è una commedia degli equivoci e la rivolta come un calzino, rendendola assolutamente perfida. Non si salva nessuno: Pasquale, che pur di non cercarsi un lavoro preferisce pensare che siano i fantasmi a fornirgli i soldi che usa per tirare avanti la famiglia; la moglie Maria, che sembra tanto una figura smorta; il portinaio Raffaele, che sfrutta la sinistra fama della casa per rubacchiare qua e là; la moglie di Alfredo, Armida, una vera virago, e l’untuoso suo fratello Gastone. Forse l’unico personaggio che in fin dei conti si salva è proprio Alfredo, che alla fine, ascoltando la confessione di Pasquale che afferma il suo amore per Maria, rinuncia a scappare con lei e lascia al marito i soldi che aveva preparato per la fuga.
Silvio Orlando è bravissimo, niente da dire. Ha una mimica e una presenza scenica assolutamente fantastica. Ma non bisogna dimenticarsi del portinaio Tonino Taiuti, che è una spalla bravissima e contribuisce davvero alla riuscita dell’opera. Il resto della compagnia non è che mi abbia convinto troppo, con la felice eccezione di Lello Radice – Gastone.
Qualche nota finale sul Carcano: le poltrone saranno anche d’epoca ma almeno su in balconata mi sono trovato molto a disagio; e il loro sito, tutto in flash, è assolutamente inutile; si vede che sono abituato troppo bene con il Piccolo. Ah, sono anche razzisti: i biglietti over 65 hanno prezzi diversi a seconda se risiedi a Milano oppure no.