In piena zona Cesarini (la mostra chiude oggi) Anna e io siamo andati al PAC a vedere la “mostra ontologica” dedicata a Luigi Serafini. È una delle rarissime volte in cui sono d’accordo con Sgarbi, che si è gloriato del fatto di averla fortissimamente voluta. Serafini è troppo di tutto. Non è che mi piacciano tutte le sue opere e installazioni, intendiamoci, però le sue opere surrealiste sono assolutamente favolose, e l’ingresso, con Coppia di Hirundòmani mostra alla competente Autorità Aviaria il permesso di soggiorno al PAC, fa subito capire di che pasta è fatto il Nostro. Per chi lo conosce da lunga data, ci sono tra l’altro un centinaio di tavole originali del Codex Seraphinianus (che hanno appena ristampato da Rizzoli… peccato costi 89 euro), la sua enciclopedia illustrata scritta in una lingua completamente inventata a partire dalla forma delle “lettere”.
Purtroppo non c’era in vendita un poster di Geometrindi e Matematindi, che altrimenti mi sarei comprato al volo: mi sono così limitato ad acquistare il catalogo della mostra. Certo che la spiegazione della successione di Fibonacci dove i conigli diventano a un certo punto conigli e cubigli getta nuove luci sull’algebra!
Rahmatullah liberato?
A quanto sembra, è stato liberato Rahmatullah Hanefi, l’operatore afghano di Emergency che era stato imprigionato subito dopo la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. Sono contento
almeno per lui, anche se Sayed e Ajmal non torneranno comunque in vita.
Mi chiedo però che cosa sia esattamente successo. Tutta questa parte dell’affaire Mastrogiacomo è stata una partita a scacchi tra vari attori: il governo afghano, quello italiano ed Emergency, più non so chi altri. Non c’è ovviamente nessuna ragione per liberare Rahmatullah oggi e non il mese scorso o tra due mesi. Potrebbe darsi che stia molto male e non vogliano farne un martire; può darsi che si siano accorti che senza i medici di Emergency non riescano a fare andare avanti gli ospedali; può persino darsi che effettivamente Prodi abbia fatto qualcosa di utile (sperando che poi non finiamo per perderci noi) per portare alla sua liberazione. Credo però che non lo sapremo mai.
Regicidio
Il matrimonio di Tuya (film)
Avevo bisogno di guadagnare qualche Punto Moglie™: ieri sera mi sono fatto così trascinare all’Apollo a vedere questo film che ha appena vinto l’Orso d’Oro al festival di Berlino.
Punti positivi: dura novantasei minuti, non due ore e mezzo come adesso sembra la misura minima per fare Un’Opera D’Arte. Si vedono le steppe della Mongolia interna, che non credo riuscirò mai a visitare. Si vedono i pezzi di Cina che si sta modernizzando – si fa per dire, mi sembrava un film neorealista o al massimo dell’inizio degli anni ’60. Credo di avere visto per la prima volta una zangola. La protagonista è davvero carina. Per qualcuno (io non sono tra questi, ma per onestà lo aggiungo) c’è un film che non finisce con “e tutti vissero felici e contenti”. Per tutti, non ci sono personaggi tagliati con l’accetta, o buonerrimi o kattivissimi.
Ciò detto, la storia – che non ho capito perché viene definita “commedia”. Sì, non è una tragedia, ma qualcosa in mezzo ci sarà pure! – secondo me non regge per nulla, e ci sono dei salti logici assolutamente assurdi che non aiutano certo la comprensione. Per chi non ne sa nulla, Tuya è una pastora il cui marito è rimasto storpio; i due divorziano perché Tuya possa trovare un nuovo uomo che la aiuti, ma lei pretende che il suo ex-marito rimanga comunque con loro. Di per sé alla fine ci riuscirà, ma… (non è che possa dire tutto!) Le musiche, chiaramente locali, sono letteralmente strazianti; quando Batoer suonava il flauto mi tappavo le orecchie per evitare i fischi stridenti, e le “musiche da matrimonio” mi hanno fatto rivalutare le prefiche.
La mia vera fregatura è che ho fatto troppo il muso, e quindi di Punti Moglie™ ne ho poi guadagnati pochini!
Valigietta
Ieri sera tra le notizie del Corsera online c’era la cronaca di un’asta nella quale era stata tra l’altro battuta la valigetta che era stata consegnata a Mario Chiesa insieme alla tangente che fece partire Mani Pulite. Peccato che il titolo parlasse di valigietta (nell’articolo la parola era scritta correttamente, anche se in compenso si parlava di “souvenire“… Era tardi e non avevo voglia di scrivere una notiziola, così mi sono semplicemente salvato la schermata. Cosa doppiamente inutile, visto che in questo momento l’errore campeggia ancora in bella vista, e che Barbara mi aveva spedito una copia per sicurezza.
Barbara tra l’altro si chiedeva se «siamo l’ultima generazione di italiani per cui “valigietta” fa l’effetto di un dito nell’occhio»: spero di no, ma seguendo il suo suggerimento ho deciso di creare la categoria “itagliano” per raccogliere certe perle (solo nei titoli, un refuso in mezzo al testo può scappare a tutti)
dai miei referrer…
_Il grande libro degli enigmi_ (libro)
Riedizione di un classico degli anni ’70, questo libro (Tano Parmeggiani e Carlo E. Santella, Il grande libro degli enigmi, Rizzoli 2006, pag. 251, € 18.50, ISBN 9788817014199) non può mancare nella biblioteca di un amante dei giochi. Non tanto per la qualità degli enigmi, che non è poi così straordinaria (leggi: quasi tutti sono roba che si è già vista in giro in varie salse) quanto per il modo in cui questi racconti sono presentati. A ciascuno di essi è associato un racconto, che può variare da una semplice storiella alla presa in giro di libri e autori noti: memorabile la scena da libro Cuore in cui il maestro entra e trova disegnato sulla lavagna con i gessetti colorati il Preside che sta facendo l’amore con la maestrina dalla penna rossa, e deve scoprire quale degli alunni ha fatto il disegno… e la soluzione, naturalmente, è sotto forma di lettera firmata “tuo padre”. Ma spesso le parodie e gli ammiccamenti sono molto più nascosti, e danno un piacere ulteriore a chi sta cercando di risolvere gli enigmi.
Penetrazione della banda larga
Non avendo cacciato l’euro, ho potuto avere a disposizione solamente questo riassunto che mostra quali sono le dieci nazioni con il maggior numero di connessioni a banda larga. Che dire? La Francia, che ha più o meno il nostro stesso numero di abitanti, ha più di una volta e mezzo il numero di linee, come del resto la Corea del Sud che ha un 15% di abitanti in meno. Ma in percentuale siamo superati anche dalla Spagna, che ha i due terzi dei nostri abitanti ma più di tre quarti delle linee. In valori assoluti, invece, si direbbe che tra un anno la Cina sarà il paese con il maggior numero di linee, altro che le borsette taroccate!
E com’è che siamo così in ritardo? mi sa tanto che non sia semplicemente colpa di Telecom, ma molto più tristemente da noi il modello preferito è quello del telefonino: quindi c’è sempre (relativamente) meno gente interessata ad avere una connessione fissa, e ci stiamo rapidamente avvicinando a quello che potrebbe diventare un circolo vizioso, con il canone sulle linee fisse che crescerà sempre di più per compensare i minori introiti dovuti alla progressiva dismissione dei telefoni di casa. Speriamo di no.