Punto Informatico: un piccolo slashdot

In informatica, l'”effetto slashdot” è quello che avviene quando un sito molto visto, come appunto slashdot o digg, posta un articolo con un link a un sito esterno. Tutti i computer geek si precipitano a vedere il sito più o meno allo stesso momento, e il povero sito non ce la fa a gestire tutto il traffico.
A me non è capitato nulla del genere, ma oggi mi sono accorto che i visitatori del blog di ieri erano il triplo del solito. Notate che in genere i visitatori – confrontati a quelli che leggono le notiziole via feed – sono molto pochi, quindi la cosa mi è suonata strana. Ho fatto un rapido controllo, e ho scoperto che ero stato citato da Punto Informatico.
Nulla di male. La cosa curiosa è però che in realtà sono stato citato solo perché avevo commentato il post di Mantellini, che è stato l’unico consultato per decidere cosa ne pensasse la “blogosfera italiana”. Infatti, a parte Massimo e Quintarelli il cui link però era citato esplicitamente, tutti gli altri “esponenti” hanno solo un puntatore al blog, anche se ad esempio io ne avevo parlato da me. (Beh, a una seconda lettura è anche citato un post di Urban). Insomma, una rassegna stampa in piena regola :-)

trasloco 4

Ne ho la certezza: nelle grandi aziende il trasloco di parte dei propri dipendenti è una parte necessaria dei processi aziendali. Questa è infatti l’unica occasione in cui, dovendo inscatolare la propria roba, si comincia a osservare criticamente le concrezioni cartacee nei propri scaffali e armadietti, e a chiedersi “ma ne vale proprio la pena di tenerle?” Naturalmente un’azienda veramente efficiente sa che non basta un singolo trasloco per ottenere questa illuminazione; generalmente è al secondo giro che la roba viene buttata via… ehm, ritenuta non più di interesse.
Ieri qua in ufficio abbiamo inscatolato l’inscatolabile (una menzione particolare al koala Azeglio che Janis mi portò dall’Australia e al minipulcino senza nome di Ale) e impilato montagne di carta da buttare via. I pacchi di biscotti me li sono portati a casa, vista la loro friabilità, e lo stesso farò con le bottiglie d’acqua (gassata, altrimenti non sarebbe stato un grande problema). Ma la cosa peggiore è che quando ho aperto il mio armadietto – dove avevo nascosto un po’ di roba – ho scoperto di avere dei pacchetti software, compresi di manuali, “For Windows 95 and 98, and NT 4.0”. Visto che è solo un paio d’anni che sono riuscito a conquistare l’armadietto, immagino che quella roba fosse rimasta dal proprietario precedente :-)

Percentuali

Il 15 marzo gli esercenti rifiuteranno i buoni pasto. Vabbè: posso anche assicurare che certe ragioni ce le hanno anche. Però qualcuno mi dovrebbe spiegare come sappiano fare i conti, visto che secondo loro “l’esercente pagava con il Dpcm una commissione pari mediamente al 6%. Per dare un’idea, ogni 10.000 euro di incasso i buoni pasto pesano, con il Dpcm, per 1.000 euro all’esercente.”
Insomma, non è che ti si chieda di calcolare il 6% di 14567 euro, che magari senza calcolatrice ti viene un po’ complicato; 10000 mi pare una cifra sufficientemente tonda per fare i calcoli in maniera semplice. Dove si saranno persi allora gli altri 400 euro? Forse che i negozianti funzionano come gli orologi, e quindi quando fanno 600 passano direttamente al 1000?

Osvaldo Cavandoli e la Linea

Sleepers mi ha gentilmente rimproverato perché la scorsa settimana non ho commentato la morte di Osvaldo Cavandoli. Purtroppo la scorsa settimana ho dovuto anche lavorare – sì, succede anche questo – e quindi alcune cose sono passate in cavalleria. Provo a rimediare oggi.
Cavandoli è stato in un certo senso sfortunato: il successo della Linea è stato tale che è stato costretto a fossilizzarsi su questo “piccolo uomo vivace, dal naso realmente espressivo, con tutte le istanze e le preoccupazioni della vita moderna. Figlio di una matita e di una mano”. La mano che disegnava la Linea era la sua, il naso… pure.
La nascita della Linea è strana: citando lo stesso Cavandoli, “Nel 1969 stavo facendo pulizia sul tavolo di lavoro, e anche una pulizia mentale delle cose che erano state delle costrizioni nel passato. L’esperienza e la conoscenza degli anni passati mi avevano fatto capire che dovevo scegliermi una strada personale. Ero lì a scribacchiare su un foglio, con la penna che si muoveva senza sosta a disegnare linee: a un certo punto, guardandole, compresi d’un tratto che l’idea migliore era di limitarmi a una singola linea e dire tutto quello che volevo esprimere con questa singola linea.”
Cavandoli portò così i provini ad alcune agenzie pubblicitarie, e l’ingegner Emilio Lagostina si innamorò dell’idea e gli commissionò una serie di caroselli. Il personaggio venne chiamato inizialmente Agostino Lagostina, anche se il nome venne poi lasciato perdere: la voce quasi paperinesca fu di Giancarlo Bonomi, che gli fornì una parlata tra l’onomatopeico e il brianzolo, e la colonna sonora venne composta dal musicista jazz Franco Godi. Il minimalismo ovviamente trionfava in questi short, ma l’interazione tra la Linea (che si trovava sempre il suo percorso interrotto e sbraitava) e la mano, che subito gli inventava qualcos’altro) era una storia nella storia.
I caroselli furono però così efficaci che Cavandoli non riuscì nemmeno a sdoganare il proprio personaggio, nonostante una striscia a fumetti apparsa nel 1972: l’autore ebbe molto più successo all’estero, tanto che le informazioni che ho scritto qua sono state ricavate da siti stranieri.
Due chicche per gli ammiratori: in un sito francese è possibile vedere parecchie avventure della Linea, e a quanto pare in Germania stanno pensando di ripubblicare i DVD con la collezione delle avventure (forse il CD con la colonna sonora è un po’ esagerato). Come dicevo, nemo propheta in patria.

Marlboro Quality Line

L’altra sera, mentre uscivamo per cena, Anna si è fermata a un distributore automatico di sigarette per acquistare la sua solita dose. Recupera il pacchetto, lo scarta, e mi dà un pezzetto di carta. “Toh, guarda qua…”
A quanto pare, la nota casa produttrice di sigarette ha cambiato il formato ai propri pacchetti, anche se dalla foto non riesco proprio a vedere alcuna differenza. È probabile che anche loro si siano accorti della cosa, e quindi hanno inserito questo foglietto, dove hanno anche approfittato per rendere noto il numero verde del servizio consumatori Marlboro “Quality Line”, visto che “la qualità per noi è tutto”.
La cosa più divertente è che comunque il foglietto (dimensioni 4.5x8cm) è una pubblicità a tutti gli effetti, quindi in basso c’è la scritta “Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno”, oltre a un avviso sul fianco “I minori non devono fumare” che mi sa tanto lascia il tempo che trova…

Il passato ritorna!

Qualcuno pensava forse che ormai fossero passati i tempi in cui i morti venivano riesumati per fare loro “un giusto processo” e mandarli al rogo purificatore? Sbagliato! Secondo City una parlamentare tedesca, Isolde Saalmann, avrebbe proposto di togliere a Hitler la nazionalità tedesca (vedi anche l’articolo su Der Spiegel). Secondo la Saalmann la cosa sarebbe una “tappa simbolica” per liberare da un complesso storico la città di Brunswick. A parte l’illogicità del tutto, mi chiedo come si possa togliere una nazionalità, che è una cosa diversa dalla cittadinanza (e infatti l’articolo tedesco parla di “Einbürgerung”… sarebbe interessante scoprire quali sono stati i passaggi per arrivare alla “traduzione” italiana). Ma forse in Germania le cose funzionano in maniera diversa. Interessante notare che una ricerca nel sito della Saalmann non trovi traccia della parola “Hitler”.
Non che noi di nazionalità italiana abbiamo molto di che rallegrarci, però. Quei cattivoni di Metro, nella rubrica “Mi consenta…”, hanno intervistato nientemeno che Alessandra Mussolini, chiedendole se era ancora indignata per la sentenza della Cassazione che diffida ad assistere alle partite di calcio i tifosi che hanno in precedenza esposto bandiere col volto del nuo nonno Benito. Risposta: “Assolutamente no, credo che questa sia una sentenza politica”, e soprattutto “Così si paragona il volto di Mussolini al razzismo e alla violenza”. Garantisco che le parole sono quelle della nipotina, non ho toccato nulla. La signora continua affermando “E poi perché Mussolini no e Stalin sì? Questa sentenza è gravemente lesiva della mia immagine, a quei giudici interesso soprattutto io”. Che aggiungere? Capisco che al nonno non si possa volere male, però consiglierei alla signora Mussolini un controllo di realtà, perché mi sembra che abbia una certa quale sindrome della vittima di un complotto…

Festival della Matematica

Visto che tutti continuano ad avvisarmi della sua esistenza, tanto vale che lo faccia presente ai pochi che non lo sanno ancora.
Uolter Ueltroni si è fatto un bell’Auditorium a Roma, e gli piace che la gente lo usi. Così, cosa gli è venuto in mente stavolta? Ha preso Piergiorgio “Prezzemolo” Odifreddi, e gli ha detto “dai, inventa un Festival della Matematica!”. Detto fatto, questo weekend i romani potranno godersi questo programma, davvero interessante. Occhei, la serata con Dariofo™ mi sembra piuttosto fuori contesto, ma ho come l’idea che per interessare il pubblico ci voglia anche questo.
Io purtroppo non ci sarò (come visitatore, ovvio… non sono ancora abbastanza famoso per essere un conferenziere :-) ) e mi chiedo perché queste cose non siano venute in mente al Chiamparino – su Donna Letizia, ancorché è stata ministro della Pubblica Istruzione, ovviamente non avrei mai avuto nessuna speranza a riguardo.