Questo sabato scade la raccolta dei punti Fìdaty, quelli del sistema di fidelizzazione di Esselunga. Non so da quanti anni uno potesse accumulare punti, ma direi almeno sei. La cosa non mi tange molto, visto che i premi presenti nei vari cataloghi non mi sono mai interessati, e quindi scalavo semplicemente i punti accumulati come sconto sulla spesa. Ma io sono minoranza.
L’ultimo catalogo è partito a ottobre: da gennaio cominciavano ad apparire cartelli minacciosi che indicavano come la scadenza della validità si avvicinasse sempre di più. Bene: stasera verso le 19 sono passato a comprare le arance e il filtro della cappa del forno (dopo che ho fatto notare ad Anna che le arance erano finite, e che magari se ne sarebbe dovuta accorgere… ma si sa che io e lei abbiamo un concetto diverso di come fare la spesa :-) ), e mi sono trovato una ressa incredibile davanti al punto Fìdaty, tanto che avevano distribuito i numerelli per cercare di razionalizzare il grumo di gente lì davanti. Il risultato non è che fosse dei migliori, perché era praticamente impossibile sentire il numerello urlato quindi tutti stavano comunque attaccati al banco.
Ora, capisco che l’opzione “ordina il premio via Internet” sia un po’ troppo per la massaia tipica, e anche quella “ordina il premio al telefono” non riscuota un grande successo nell’italica nazione. Però non ci credo che tutti siano arrivati a raccogliere solo all’ultimo momento i punti necessari per il Favoloso Regalo Su Cui Sbavavano Da Mesi… ho come il sospetto che la socializzazione del trovarsi tutti all’ultimo momento sia una cosa che sotto sotto piaccia!
и necessario identificarsi
A volte i phisher sono quasi patetici.
Non so se riuscite a vedere il carattere iniziale del titolo, che è una “i” russa (quella che assomiglia a una N allo specchio: и) Il signor “poste.it”, anzi pstmt@hawaiiusafcu.com – anche lì, poveretto, poteva scegliersi un indirizzo un po’ più serio tipo servizio@poste.it o sicurezza@poste.it – avrebbe voluto dire che “è necessario identificarsi”: peccato che si sia dimenticato di cambiare charset e abbia lasciato quello cirillico, senza pensare che in italiano vengono usati caratteri ASCII oltre il 127…
I am a Strange Loop (libro)
Sono in molti ad avere comprato Gödel, Escher, Bach. Parecchi l’hanno anche letto :-). Dopo più di un quarto di secolo, Douglas Hofstadter ha pensato di pubblicare questo sequel (Douglas Hofstadter, I am a Strange Loop, Basic Books 2007, pag. 412, $26.95, ISBN 978-0465030781), se mi consentite l’uso del termine. In effetti di Bach e di Escher non si parla, né ci sono i dialoghi (tranne due agli estremi del libro): Hofstadter si concentra su Gödel, e parte dal suo famoso teorema – di cui viene data una spiegazione lunga, ma assolutamente cristallina – per arrivare alla sua definizione di “intelligenza”, che si può più o meno riassumere come “un sistema raggiunge l’intelligenza quando riesce a creare degli «anelli nell’Io» (gli «strange loops» del titolo), vale a dire una rappresentazione interna di sé stesso, a un livello di codifica differente da quello usuale”.
Personalmente mi rimangono dei dubbi sulla sua filosofia “sepolcriana” (nel senso di Ugo Foscolo): il libro però è sicuramente interessante, oltre che essere piacevole da leggere visto il solito stile spumeggiante di Hofstadter. Per i più timidi con l’inglese aggiungo che molti dei giochi di parole sono spiegati nelle note finali, e quindi li si può apprezzare anche se in seconda battuta.
Visto che mi hanno tarpato…
Non posso fare altro che lasciare il link a Stefano Quintarelli che sta bloggando in diretta da Rozzano.
un'offerta che non si può rifiutare
La MAA (Mathematical Association of America) mi ha scritto dicendo che per 49$ mi permette di iscrivermi fino alla fine del 2008 (venti mesi, insomma). Ci sto pensando su, anche se mi scoccia il fatto che non mi pare possibile fare l’associazione online (non so dove mettere il codice speciale assegnatomi)
Avrei anche diritto a una rivista, e stavo pensando di limitarmi al Mathematics Magazine lasciando perdere l’American Mathematical Monthly che mi pare esagerato per uno come me. Qualche commento?
Chiusi dentro!
Stamattina verso le 11 esco per comprare il giornale. Schiaccio il pulsante per aprire il portoncino, arrivo e lo trovo chiuso. Vabbè, penso, sarò ancora addormentato e non ho schiacciato bene. Riprovo: chiuso. Tiro fuori la chiave, che gira regolarmente: peccato che il portoncino non si apra. Esco dal passo carraio, provo dall’esterno, ma il risultato è sempre lo stesso.
Sicuramente ieri alle 14:15 funzionava, perché siamo entrati a casa; alle 19, ci dice la nostra vicina, era già rotto. Solo che non riesco assolutamente a capire cosa possa essere successo: si direbbe come se la serratura fosse bloccata, cosa che invece non sembra dato che la chiave gira tranquillamente nella toppa.
Ogni tanto mi domando se il nostro condominio non sia infestato.
riscaldamento globale
Ieri sera eravamo a cena da un nostro amico. Abbiamo cenato fuori, vista la temperatura: abbiamo finito a mezzanotte e mezzo, ancora fuori, con le fanciulle con uno scialle mentre i maschietti se ne stavano tranquilli in maglietta, ancorché a maniche lunghe.
Sulle prime ho pensato che l’alto tasso alcolico della serata avesse favorito la cosa: però, saliti in auto, ho scoperto che la temperatura esterna era di 21 gradi (ribadisco: a mezzanotte e mezza di quello che ormai era il 15 aprile).
Ora, passino le temperature alte durante il giorno: ma se fa così caldo anche di notte, permettete che mi possa preoccupare un po’?
culattacchioni!
Facendo finta di nulla come gli capita spesso – d’altra parte, cosa non si fa pur di non parlare del costituendo Partito Democratico… – Repubblica sta sempre sulla notizia e pubblica questa “inchiesta” di Luigi Bignami, dall’eloquente titolo Etero o gay, la scelta non è libera –
“Un gene decide il gusto sessuale”.
Nel caso non fosse chiaro, il concetto che sta dietro le tesi dell’articolo è più o meno “lo vedete? il gay è un malato”, con tutto ciò che ne consegue. Il fatto poi che le donne sembrino avere una modalità diversa per ottenere un’identità sessuale, se devo essere sincero, mi sembra ancora più maschilista.
Ma il vero guaio è che come al solito dall’articolo sul foglio scandalistico scalfariano non si può andare da nessuna parte, visto che il concetto di “approfondimento” viene da loro tradotto come “ci sono altri articoli sul nostro bellissimo giornale che abbiano delle parole in comune con questo”. Questo non è bello. Ho provato allora, nelle pause dei test che devo fare oggi, ad andare un po’ a ritroso e a cercare le fonti.
Innanzitutto questo è l’articolo del New York Times. La prima cosa che salta agli occhi è che la versione italiana è quasi esattamente la traduzione della prima metà dell’originale inglese: il “quasi” è dovuto al fatto che non è stato tradotto il paragrafetto che spiega come sia il gene SRY a cambiare la destinazione del tessuto ovarico che si trasfoma in testicolare. Non si può pretendere che si traduca proprio tutto, direte: è vero, ma senza almeno quella frasetta il titolo dell’articolo di rep.it è assolutamente incomprensibile, visto che nel corpo dell’articolo non si parla per nulla di geni, ma solo di comportamentismo. L’altra piccola differenza è che non c’è traccia della frase «Stando alle ultime ricerche – riassunte in un articolo apparso sul New York Times – mentre un uomo nasce con un indirizzo sessuale ben definito, nelle donne questo lo è di meno e succede spesso che l’indirizzo lesbico si manifesti in età adulta». L’originale dice semplicemente «I’m not even sure females have a sexual orientation. But they have sexual preferences. Women are very picky, and most choose to have sex with men» che è piuttosto diverso.
Però bisogna dire che Bignami, o le sue fonti, hanno fatto un’aggiunta, vale a dire le percentuali di gemelli mono- oppure eterozigoti entrambi omosessuali. Vediamo da dove arrivano.
Innanzitutto, Bayley è una figura moltro controversa, e quindi una sua beografia è ipso facto presente su wikipedia (inglese): biografia non esattamente elogiativa. D’altra parte, i suoi studi sono anche pubblicati, ad esempio qua (studio su gemelli australiani), qua (differenze nell’eccitazione sessuale tra uomini e donne), o qua (cause familiari nell’omosessualità maschile). Gli articoli, almeno a prima vista, sono costruiti correttamente, nel senso che non vengono solamente indicate le varie percentuali, ma anche gli altri parametri statistici: è pero vero che non mi sono messo a fare i conti, ma con insiemi così piccoli come quelli studiati da Bayley è difficile riuscire a estrapolare certezze di un qualunque tipo.
Un’ultima cosa: la parte relativa a Larry Cahill è assolutamente fuori contesto. Il suo articolo (pdf) citato con tanta foga spiega semplicemente come il cervello maschile e quello femminile sono essenzialmente diversi, ma leggendolo non c’è traccia di verifiche su LGBT, il che non è così strano visto che Cahill è un neuroscienziato e non certo uno psicologo. Onestamente, però, anche l’articolo statunitense fa la stessa confusione: non si può dare sempre la colpa ai nostri!