È il sole a girare intorno alla terra!

Layos mi ha appena passato questo documento sensazionale, ingiustamente negletto – o forse è tutto un complotto di quei senzadio degli scienziati? – che dimostra matematicamente che Galileo non aveva capito nulla e che è la terra a girare intorno al sole.
Il concetto è semplicissimo. Se la terra avesse davvero un’orbita ellittica intorno al sole, che sta al centro dell’ellisse, a questo punto succederebbe che il giorno (inteso come una rotazione della terra intorno al suo asse) dovrebbe essere più lungo di ventiquattr’ore, visto che intanto la terra avrebbe percorso un pezzo della sua orbita. Ma peggio ancora: per fare sì che la durata del giorno fosse costante, dato che ci sarebbero dei punti dell’orbita in cui la terra si avvicinerebbe al sole e altri in cui si allontanerebbe, la velocità angolare dovrebbe cambiare di giorno in giorno per adeguarsi a questa diversa distanza. Naturalmente il signor Férnand Crombette non si limita a distruggere questa credenza popolare, ma esplicita il suo modello in cui il sole gira intorno alla terra che a sua volta ruota intorno a un suo punto che è il centro dell’Universo, e mostra come tutto torni.
Quale sarebbe il centro dell’Universo? Ma sono domande da farsi? È Gerusalemme! lo dice la Bibbia stessa, salmo 73, versetto 12: «Ma Dio, nostro re, da prima dei secoli, ha operato la salvezza al centro della terra». Consiglio vivamente la lettura delle sue opere, comprensive di un “Saggio di geografia… divina” oltre che di vari testi storici sulle civiltà antiche. Verrete illuminati.

i/le

Ieri sera, mentre pedalavo per corso Venezia, ho visto una scritta tracciata in vernice rosso vivo sul muro di un palazzo. Non l’ho fotografata per principio – sono contro le scritte e i tag – però l’ho trovata abbastanza divertente da meritare una citazione.
Il testo era: FUORI I/LE MIGRANTI DAI CPT LAGER DI STATO.
Mi resta il dubbio se la forma I/LE sia stata usata per correttezza politico-sessuale dell’ignoto estensore, oppure sia un residuo di burocratese…

Mathematical Bafflers (libro)

[copertina]
Questa ennesima raccolta di problemini matematici ristampata dalla Dover (Angela Dunn (ed.), Mathematical Bafflers, Dover Publications 1980 [1964], pag. 217, $9.95, ISBN 978-0-486-23961-3) raccoglie i migliori problemi pubblicati negli anni ’60 dai settimanali Aviation Week ed Electronic News, nella rubrica “Problematical Recreations” … sponsorizzata da un’azienda elettronica, la Litton. Onestamente si sente che i problemi sono pensati per un pubblico di ingegneri: nella maggior parte dei casi i problemi si risolvono mettendosi a fare una serie di conti noiosi, anche se non difficili. La parte più divertente è quella all’inizio di ogni capitolo, con alcuni problemi cui gli autori non avevano dato originariamente una risposta corretta: i commenti dei lettori meritano davvero. Infine i disegni di Ed Kysar che accompagnano il libro sono strani, quasi litografici, ma carini.

Ferro da stiro “for men”

Non solo Repubblica è sempre sulla notizia. La novelladuemilizzazione dell’italico giornalismo ha ormai raggiunto anche il Corsera, che ci presenta con dovizia di particolari il ferro da stiro per «machi». Lasciamo stare l’italianizzazione forzata del termine “macho”: io trovo scritto “machi” e penso immediatamente che manchi uno spazio tra “ma” e “chi”. Ma tanto basta tutto il resto dell’articolo per entrare in un mondo parallelo. Scopriamo infatti che “Il nuovo ferro è fatto apposta per mani più grosse, e ha una maniglia sagomata con «comfigrip», ovvero «presa comoda» che rende la stiratura più agevole”. Ma non solo: ha “una superficie riscaldante maggiorata” (che non ho ben capito quale relazione abbia con il fatto che lo dovrebbe usare un maschio) e “segnali elettronici che indicano quando ha raggiunto il calore desiderato”. Non basta più il bip e la lucina: si sa che il tipico maschio può essere svegliato dal suo torpore solo se gli si mette in mano una Playstation, e quindi il ferro da stiro si deve adeguare. A questo punto immagino che il tastino per il getto del vapore sia indicato come “Ammo”. Infine, udite udite, un bipbip elettronico segnala la mancanza d’acqua!
Ora io capisco tante cose, e posso immaginarmi che l’articolo in questione sia un redazionale uscito per un qualche giornale londinese, anche se lo stile di scrittura è più simile a quello che troviamo nei quotidiani USA. Però non capisco l’utilità di tradurre la “notizia” in italiano. Forse che la Morphy Richards vuole entrare nel mercato italiano?

Vento e pioggia

Mezz’ora fa ho preso la bicicletta per venire in ufficio. Sono salito (portandola a mano!) dalla rampa dei box, l’ho inforcata… e mi sono fermato. No, non è che mi fossi dimenticato qualcosa: è che c’era un vento di tramontana così forte che ho dovuto scalare rapporto per riuscire a muovermi un po’. In compenso, adesso sta diluviando che è un piacere: non che la cosa mi preoccupi più di tanto, visto che è già un quarto d’ora che io e la mia bicicletta siamo al riparo :-)

ticketless

È già almeno un anno, forse anche due, che Trenitalia ha introdotto la modalità “ticketless”; in pratica uno si fa dare il codice di prenotazione – pagando ovviamente il giusto – glielo mostra al controllore in treno e quello gli stampa il biglietto. Il servizio è molto utile, anche se a volte ha qualche problemuccio: però si direbbe esserci un problema lessicale. Con la mania di volere scrivere tutto in inglese, sembrerebbe che gli amici di Trenitalia siano incorsi in un erroraccio: non è che tu sia “senza biglietto” (la traduzione letterale di “ticketless”) ma semplicemente “senza biglietto cartaceo”, qualcosa che potremmo dire “paperless” se proprio siamo convinti che l’inglese sia l’unica lingua in cui esprimersi. L’idea è corroborata dall’esistenza di negozi “Free shop” all’interno delle stazioni, che non ti regalano certo la roba né sono stati aperti in spregio alle licenze comunali.
E invece no. Ieri mi è arrivata l’illuminazione. La parola ticket in “Ticketless” non ha l’accezione di “biglietto” ma quella statunitense di “multa”. E in effetti, se ci pensate su, torna tutto: non hai il biglietto cartaceo, ma non ti fanno la multa. Visto come sono acculturati?

marketing personalizzato (si fa per dire)

Sabato sera a una cena tra amici c’era anche la mia inquilina torinese Maria, che mi ha portato un paio di pubblicità “personalizzate” che erano appena arrivate al mio vecchio indirizzo. Una era la cartolina di Interlinea che mi ricordava che sarebbero stati alla Fiera del Libro – peccato che quest’anno non ci sia stato io, ma questo ovviamente loro non lo potevano sapere.
L’altra era un volantino in busta chiusa di posta prioritaria speditomi da… Hummer Europe. Avete presente quei fuoristrada veri, che – cito dal volantino – scalano una pendenza del 60%, percorrono pendenze laterali di 35 gradi, salgono su un gradino di 40 centimetri? Avete presente il mio interesse per una roba del genere? Ecco. Eppure ce l’ho qua il volantino, persino personalizzato con l’incipit “Egregio signor Codogno”, che mi invita all’HUMMER Happening di Torino, che tra l’altro non si sa nemmeno quando sia. Nel testo viene indicato un sito, nel quale puoi compilare un modulo di iscrizione (che però “non comporta automaticamente la partecipazione”: molti sono chiamati, ma pochi eletti); ma anche lì non è indicata nessuna data. Immagino che rimarrò con questo dubbio, non eccessivamente lancinante; mi incuriosisce però sapere chi mai abbia dato loro il mio recapito.
Ah: qualcuno mi dovrebbe spiegare come mai la sede europea di Hummer sta in Olanda. Vista l’orografia locale, probabilmente li useranno per andare su e giù dalle dighe.

la fama

Ho scoperto che una ricerca in italiano per “mau” ritorna questo simpatico blog come primo risultato. Supero persino i Mau Mau :-)
(stranamente in inglese sono al quarto posto, sopravanzato tra l’altro da un altro blog italiano… misteri degli ordinamenti)