Oggi è mercoledì, e Benedetto XVI ha tenuto come tutti i mercoledì un’udienza generale a San Pietro. Venerdì scorso era san Giovanni Crisostomo, e quindi presumo abbia deciso di parlare di quel santo. Essendo uno che ha studiato, ha raccontato delle sue omelie – Crisostomo significa “bocca d’oro” – evitando di parlare di quelle antisemite, e soffermandosi su quelle durante la “rivolta delle statue”, quando il popolo cominciò a buttare giù le statue dell’imperatore d’Oriente perché aveva imposto nuove tasse; si ferma un attimo, e dice a braccio «Si vede che alcune cose nella storia non cambiano…».
Bene: da questa frase al giornale di Radio Popolare sono riusciti a tirare fuori un pippone per “interferenza nella politica italiana”. Onestamente, non mi sembrava proprio il caso, e non credo proprio che il papa pensasse a chissà quale modo di fare breccia sui nostri politici. Ma se proprio avessero voluto lamentarsi di qualcosa, avrebbero potuto piuttosto fare notare che una battuta da macchinetta del caffè ha avuto ampia risonanza su Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, Messaggero. (Il Sole-24 ore no, a quanto pare). Resto dell’idea che in molti casi la pubblicità te la fanno gli altri, e il problema è appunto quello.
zanzare autunnali
Inizia a fare freddo, almeno al mattino quando prendo la simpativa bicicletta per andarmene in ufficio. Il quale ufficio, però, è molto più caldo, anche perché il mio collega continua ad eliminare l’aria condizionata: è in estrema minoranza, ma essendo lui quello vicino al termostato può fare il bello e cattivo tempo :-)
Il risultato pratico di quest’isola di calore è che continuo a trovarmi delle zanzare che svolazzano tranquillamente in orario di ufficio, probabilmente felici di non dovere congelare. L’unico vantaggio, anche se molto relativo, è che sono abbastanza rincoglionite: non riesco ancora ad ammazzarle prendendole al volo con una sola mano, ma generalmente battendo le palme una contro l’altra ottengo degli ottimi risultati :-) Resta solo il tremendo pensiero di passare tutto l’inverno a fare battimani.
Si fa presto a dire media – parte 1
(come sempre, correzioni e suggerimenti sono i benvenuti)
Calcolare qual è la media di un insieme si direbbe un’operazione abbastanza tranquilla, e che non dovrebbe dare problemi di sorta: in fin dei conti, si sente parlare persino sui giornali di medie qua, medie là, e così via… Beh, è vero che non ci sono chissà quali concetti complicati dietro di essa, però è anche vero che non sempre la media per così dire naïf è la cosa che vorremmo davvero sapere; e quindi possiamo essere tranquillamente fregati da chi sa giocare con i numeri. Ecco dunque un po’ di informazioni che potranno aiutarvi a districarvi in mezzo alla media!
Innanzitutto, qual è il significato per così dire “filosofico” della media? È un valore che viene tirato fuori a partire da insieme di valori distinti. In genere questi valori sono monodimensionali: li possiamo insomma mettere in riga, come ad esempio le altezze dei ragazzi in una classe, simularli con tante barrette verticali e tirare fuori il nostro numerino. Non è detto che si possano fare proprio sempre delle barrette: se ad esempio calcoliamo la velocità media di un viaggio, abbiamo infiniti istanti di tempo su cui fare la media, e così sfruttiamo il trucco di usare spazio e tempo complessivi che sono stati percorsi invece che la velocità istantanea. Però avremmo potuto anche misurare la velocità ogni secondo e ritornare a vedere le nostre barrette. Esiste anche una media calcolata su dati multidimensionali. Un esempio non è tanto l’altezza media del territorio di una nazione (possiamo suddividerla in tanti pezzetti quadrati della stessa dimensione, e poi mettere i quadratini in fila invece che sparsi per il territorio), quanto il punto medio di una scarica di pallini contro un bersaglio.
In tutti i casi, però, capita una cosa molto importante: si perde informazione. Non c’è nulla di male, intendiamoci: la ragione principale per prendere la media è proprio il fatto che non riusciamo oppure non vogliamo gestire troppa informazione, e ci accontentiamo di una specie di Bignami. La cosa a cui dobbiamo stare attenti, però, è che non esiste il metodo giusto per prendere un unico valore, come vedremo tra poco.
Chi fa statistica, in effetti, distingue ben tre tipi di media (in inglese, “average”); non è un loro vezzo, ma una necessità. Parleranno pertanto di media, mediana e moda: in inglese, i nomi sono rispettivamente mean, median e mode. La media è quella che tutti noi ci si aspetta, vale a dire la media aritmetica: si fa la somma dei elementi tra cui fare la media, si divide il risultato per il numero degli elementi stessi, e quello che esce fuori è la media. La mediana si calcola invece mettendo in fila tutti gli elementi, e prendendo il valore di quello di mezzo; se il numero di elementi presenti è pari, e quindi non c’è “quello di mezzo”, si prendono i due “più di mezzo” e si fa la loro media aritmetica. Resta infine la moda, detta anche norma, che è la meno intuitiva; eppure il suo significato è logico. Quando si dice che una cosa è “di moda”? Quando la usano tutti. Allo stesso modo, la moda di un gruppo di elementi è il valore che capita più spesso. Nel caso ci siano due o più valori con lo stesso numero di occorrenze, generalmente si dice che la moda non è definita; d’altra parte, se esiste, è sicuramente un valore tra quelli osservati, mentre la media non è detto lo sia e la mediana lo è sicuramente solo nel caso di un numero dispari di elementi in totale. Tanto per aggiungere un disegnino, nella figura di destra ho preso alcuni numeri (1, 1, 1, 2, 3, 4, 6, 12 e 15), li ho messi in fila belli ordinati, e ho indicato quali sono la loro media, mediana e moda.
Così a pelle ci si potrebbe chiedere che senso hanno mediana e moda, che possono essere ben lontane da quella che naturalmente associamo alla media, come possiamo ad esempio vedere nella figura qua a fianco, dove la moda è addirittura uno dei valori estremi della nostra distribuzione. Il punto è che ci sono alcuni tipi di misurazioni che conducono in maniera naturale a questi valori, solo che non ci facciamo mai caso.
Ad esempio, quando si vuole sapere se un bambino è più grande o più piccolo della media, non si guarda l’altezza media dei bambini ma si piglia la mediana, per due ottime ragioni: la prima è che i dati troppo lontani dalla norma vengono automaticamente resi irrilevanti, la seconda è che interessa appunto sapere quanti bambini sono più alti o più bassi (oppure più o meno pesanti). Addirittura il concetto di mediana si espande: perché limitarsi a dividere il nostro campione in due sole parti? Abbiamo così i
quartili (si divide il nostro gruppo in quattro parti), i decili (la divisione è in dieci parti), o i percentili (cento parti). Quindi se ti dicono che il tuo test è risultato nel novantasettesimo percentile, magari hai sbagliato metà delle domande e non puoi sapere cosa hanno fatto gli altri: però sai che solo il 3% ha fatto meglio di te, di poco o di tanto che sia.
Per la moda, pensate a quando vi dicono “il vostro biglietto è stato sorteggiato alla lotteria di Tu-campa-cavallo-al-colle. Ci sono dieci premi: uno di 10000 euro e nove di 1 euro”. Ora, è vero che la vostra vincita media è leggermente superiore ai 1000 euro; ma credo sarete d’accordo con me quando affermo che quello che potete aspettarvi è di avere vinto un euro, cioè la moda dei valori dei premi. Insomma, la moda ti serve quando non ti interessa un dato prettamente teorico come la media, ma vuoi sapere cosa ti puoi statisticamente aspettare per davvero. È roba per la gente coi piedi ben piantati in terra!
(nella prossima parte, racconterò di altri tipi di media: geometrica, armonica, mobile e pesata… Chissà se parlerò mai di cose turpi tipo varianza e skew che sono le damigelle d’onore della media!)
telecamere cromatiche
Leggevo sul sito ATM del loro Piano d’Impresa 2008-2010. A parte lo scoprire che per ATM il tempo di attesa previsto alla fermata è attualmente rispettato due volte su tre (facendo un po’ di conti, quando i bus arrivano a coppie avremmo già che una volta su due i tempi sono rispettati…) e che si vogliono eliminare il 70% dei tram “lunghi” dal centro città per utilizzarli sulle tratte dei pendolari e la loro sostituzione con nuovi tram da 26 metri (non che 26 metri siano pochi, ma soprattutto dove li fanno girare questi tram, visto che praticamente tutte le linee tranviarie milanesi passano per il centro tranne il 5 e il 7?) la chicca sta in questa frase:
Entreranno in funzione 2.500 nuove telecamere cromatiche nelle stazioni metropolitane M1 e M2 con una copertura del 100% dell’area.»
Io le telecamere le ho viste in bianco e nero (tanti anni fa…) e a colori, ma cromatiche proprio no. Al limite “cromate”, anche se non ne vedrei l’utilità pratica. Ma forse ho capito. Il De Mauro, alla voce “cromatico”, dà due definizioni. La prima è “relativo al colore”, che converrete con me non abbia molto senso in questo contesto – una telecamera non può essere “relativa” al colore, no?. La seconda è invece in campo muicale: “che procede per intervalli di semitoni”. Adesso è tutto chiaro. La telecamera è intelligente, si accorge di qualcosa che non va, ed emette una serie di suoni; ma questi suoni non sono continui come nel caso di una sirena, bensì discreti, sotto forma di una scala cromatica. L’unico dubbio è: scala cromatica ascendente o discendente?
via Vicolo
A questo punto, però, dovrei fare una proposta che so già farà levare alti strali contro di me dai ciellini. Da quelle parti c’è infatti l’ex parco Solari, che adesso si chiama ufficialmente Parco don Luigi Giussani; non ci siamo, deve diventare Parco della Vittoria. Se le cose si fanno, bisogna farle in maniera seria, non trovate?
riciclìo
Dopo soli sei mesi da quando siamo stati trasferiti in via Crespi, oggi hanno finalmente portato due bidoni per raccogliere la carta usata da riciclare. Potete solo immaginare quanta carta sia stata buttata via in questi mesi, alla faccia del paperless office che come tutti sappiamo è una bufala pazzesca…
Cenerentoliadi 2007-08
Come i miei affezionati lettori sanno, il terzo giovedì del mese ho un impegno preciso: andare alla Città del Gioco e partecipare alle Cenerentoliadi, la serata (libera a tutti) di giochi logici e illogici dove non si vince nulla. Essendo che domani è il terzo giovedì del mese, indovinate dove sarò? :-)
IWBank (conto corrente)
Dopo un paio di mesi che ho aperto il conto su IWBank, posso iniziare a dare qualche giudizio.
Innanzitutto, non è un conto per chi abbia bisogno di andare allo sportello: giusto per darvi un’idea, occorre pagare per fare un versamento (nelle banche del gruppo UBI o alle Poste). Naturalmente il prelievo via bancomat è gratuito da ogni banca, altrimenti sarebbe sì una fregatura. Anche l’accesso telefonico è a pagamento: insomma, bisogna fare tutto via Internet, c’è anche la chat per parlare con gli operatori. Beh, a dire il vero a Milano c’è lo sportello di corso Europa che è molto comodo, visto che dal lunedì al venerdì è aperto fino alle 20 e il sabato fa 10-18. L’altra cosa è che non è possibile dire “lascio lì i soldi e amen”. Questo era possibile fino all’anno scorso, adesso il conto corrente vero e proprio ha tasso creditore zero e bisogna mettere i soldi in quello che loro chiamano “comparto IWPower”, che dà il 4% lordo l’anno capitalizzato mensilmente. I soldi si possono mettere e togliere istantaneamente, ma questo significa comunque che devi fare molta attenzione alle tue spese per non far finire in rosso il tuo conto pur avendo tanti soldi.
In compenso le operazioni sono veloci: mi sono spostato senza problemi tutti i RID che avevo, e anche la richiesta degli assegni è stata indolore… se non per il fatto che ufficialmente non puoi chiederli se non hai accredito dello stipendio, 10000 euro sul conto e il conto stesso attivo da almeno sei mesi. Però io il martedì pomeriggio sono andato allo sportello facendo notare che per me non era bello aspettare sei mesi e hanno fatto richiesta di sblocco del blocco; mercoledì pomeriggio ho provato a fare la richiesta online che è stata accettata; giovedì sera mi hanno scritto che i libretti erano pronti.
Sulla parte di trading non vi posso dire nulla, perché non la uso; infine devo ancora scoprire come non farmi mandare i comunicati commerciali :-(
Giudizio finale: probabilmente c’è di meglio, ma sicuramente c’è molto di peggio. Per chi vuole saperne di più, il loro sito.