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Chiamata "intelligente" taxi

Non mi pare che la notizia sia apparsa sui giornali, ma magari non ci ho fatto caso. Ad ogni buon conto, Telecom Italia e l’Unione dei Radiotaxi d’Italia (U.R.I.) hanno siglato un accordo per avere un numero unico italiano per chiamare un taxi: il numero di rete intelligente smisterà le chiamate su oltre 60 compagnie.
Prima che qualcuno dica “che bello! che bello!” faccio notare che il numero in questione è 892 192. Proprio così: un bell’892, che costerà 62 cent al minuto da fisso e 96 cent al minuto (più 15 cent alla risposta) da mobile.
Ma la mia azienda è buona e i tassisti sono buoni: «Una parte dei proventi della chiamata è destinata a scopo benefico all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (A.I.R.C.).»

Ultimo aggiornamento: 2006-10-31 17:33

il TFR spostato all’INPS

La notizia ufficiale la conoscete già tutti: nella Finanziaria si sta disponendo che i soldi accantonati per il TFR dei lavoratori (delle aziende con più di cinquanta dipendenti) non saranno più conservati dalle aziende ma dovranno essere versati a un fondo gestito dall’INPS.
Quello che non potete conoscere è che stamattina, dopo che un delegato sindacale ha inviato per posta interna la notizia stessa, è capitato qualcosa di incredibile. Di solito quei messaggi vengono direttamente cancellati, e al massimo qualcuno risponde dicendo “smettila di inviarmi questa robaccia”. Stavolta invece sta partendo una discussione in puro stile forum, compresi interventi tipo «Secondo voi è legale che lo stato disponga di dove devono andare dei soldi (accantonamento TFR) che sono del lavoratore?»
Io non perdo tempo a rispondere alla tipa che ha scritto la frase di cui sopra, facendole notare che fino ad oggi lo Stato stava disponendo che quei soldi – che effettivamente sono di noi lavoratori dipendenti, tecnicamente si parla di “salario differito” – andassero alle aziende perché si autofinanziassero. Preferisco perdere un po’ di tempo notando una cosa: negli anni passati, i “vecchi” (insomma i fortunati che andranno in pensione con il sistema retributivo) erano assolutamente contrari a mettere il proprio TFR nei fondi pensione; adesso invece c’è la paura che l’INPS si mangi tutto, e così si sta pensando di fare il gran passo ed entrare nei fondi pensione di settore – che sono in fin dei conti un preclaro esempio di concertazione, visto che il comitato di gestione è nominato metà delle aziende e metà dei sindacati. Un risultato che non mi sarei mai aspettato. Ma quante ne sa, Prodi!

Ultimo aggiornamento: 2006-10-25 13:34

Dinamica dei tassi di interesse

La rubrica settimanale “Metrosoldi” immagino sia poco più di una raccolta di marchette. Nulla di male, intendiamoci: “Affari e Finanza” di Repubblica è la stessa cosa più in grande. Non mi aspetto quindi chissà quali notizione. Però mi pare piuttosto strano che all’interno di un peana su conti on line ad alto rendimento mi si venga a dire che rispetto a questa estate “i tassi ufficiali europei sono scesi, e quindi sono scesi anche i rendimenti di questi prodotti”. È vero che in logica per dimostrare una qualunque cosa basta partire da una premessa falsa, però a me pareva che fosse capitato esattamente l’opposto: i tassi europei dovrebbero essere cresciuti… Qualcuno può farmi un rapido corso di economia post-postmoderna?

Ultimo aggiornamento: 2006-10-23 09:33

Basta con la storia dell’eredità!

Ieri due delle tre principali agenzie internazionali hanno abbassato il giudizio di rating per l’Italia. In parole povere, hanno affermato che si fidano un po’ di meno della nostra capacità di rimborsare il debito pubblico; questo a sua volta si ripercuoterà sui tassi di interesse dei titoli di stato, che dovranno quindi salire per convincere gli investitori a comprarseli comunque. A catena, questo significherà un aumento del debito dello Stato. Fine della spiegazione economica.
Ovviamente Prodi e soprattutto Padoa-Schioppa hanno subito alzato i soliti lai: quest’ultimo però se ne esce fuori dicendo «Da questa decisione si capisce che le agenzie di rating riconoscono che abbiamo ricevuto una pesante eredità». Bene, la vogliamo smettere con questa storia?
Intendiamoci: è vero che negli scorsi anni non si è approfittato dei tassi di interesse bassi per fare calare il debito pregresso, e questo ha contribuito al crescere del valore assoluto della manovra economica di questa Finanziaria. Ma è anche vero – e anche chi non è economista dovrebbe ormai saperlo – è che le agenzie misurano il rating sulle speranze future. Visto che hanno dato il loro giudizio dopo avere studiato la manovra proposta dal governo, e leggendo attentamente il loro giudizio, è chiaro che si lamentano non tanto dell’entità ma di come la manovra è stata fatta, con tante entrate e pochi tagli di spesa; e questo è assolutamente indipendente da quanto abbia fatto o non abbia fatto Silvio B. nei cinque anni passati.
Non sto dicendo che il centrodestra avrebbe fatto di meglio. È probabile che oggi come oggi, con la debolezza intrinseca di questo governo, non sia possibile fare i tagli ai vari fondi di spesa; è anche possibile che in questo momento non sia nemmeno saggio da un punto di vista economico farlo. Non sono un economista. Però sono uno che non ha voglia di essere preso per i fondelli: dimmi “quest’anno più di questo non potevamo fare” e io lo accetto, dimmi “è colpa di quelli prima” e io mi incazzo.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-20 11:27

Suv e giùv

La “tassa sui Suv” proposta nella Finanziaria continua a generare discussioni e stroncature: l’ultima che ho letto è su Lavoce.info. Premesso che a me i Suv stanno sulle palle non per invidia (già non mi interessano le auto, figuriamoci quei bestioni) ma per il modo con cui vengono usati nelle città; insomma, se fossero semplicemente uno status symbol non me ne potrebbe importare di meno :-)
La tassa proposta ha indubbiamente un problema fondamentale: non si sa cos’è un Suv, tanto che hanno dovuto inventare una definizione ad hoc (“autoveicoli con peso superiore a 2600 Kg e omologati per meno di otto posti”) che tra l’altro non riesce nemmeno a discriminare bene. Poi alcuni possessori di questi bestioni e bravi a parlare – l’intersezione non è affatto nulla – hanno fatto notare che un Suv Euro4 inquina esattamente come una macchina normale Euro4 e molto meno di una vecchia Panda Euro0. Quest’ultimo ragionamento non fa quasi una piega. Il “quasi” è dovuto al banale fatto che un Suv consuma come un’altra Euro4 a parità di potenza, e credo che una Micra non abbia esattamente la stessa potenza di un Hummer.
Però ci sarebbe stata una soluzione molto semplice: inserire una tassa progressiva sulla potenza. Faccio un esempio: fino a 100 kW, la tassa di circolazione rimane a 2.58 euro/KW; per i kW da 100 a 200 sale a 4 euro/kW; oltre i 200 passa a 6 euro/kW. Visto che 100 kW sono circa 135 CV, l’aggravio comincerebbe dalle berline di classe C alta, e la stangata ci sarebbe sul Suv come sulla Lamborghini. Volete mettere l’equità?

Ultimo aggiornamento: 2006-10-17 15:12

La scuola islamica di via Ventura

Beh, già il titolo sarebbe sbagliato (si sarebbe dovuto parlare più propriamente di scuola egiziana): ma visto che identico errore l’ho fatto l’anno scorso preferisco mantenerlo, tanto non è quello il problema.
Abbiamo questi genitori egiziani che non vogliono assolutamente che i loro bambini frequentino la scuola pubblica italiana, e quindi hanno brigato per ottenere una scuola con un programma misto, che permetta di avere l’abilitazione sia secondo l’ordinamento italiano che quello egiziano. Personalmente non è che apprezzi così tanto l’idea di un isolamento di questo tipo, e avrei preferito una gestione per così dire “mista” (i bambini in una scuola statale, e alcune ore sostitutive o aggiuntive con i programmi egiziani): ma di nuovo, il problema non è quello.
Da quanto ho capito leggendo i giornali, la scuola viene bloccata non tanto per i programmi quanto perché l’edificio dove si tengono le lezioni non sarebbe a norma per agibilità. La cosa è possibile, e capisco la necessità di imporre degli standard qualitativi anche per i luoghi di studio, e non solo per le materie. Però sarebbe stato più serio trovare una soluzione temporanea per i bimbi presso un’altra scuola: con un po’ di buona volontà, un qualche modo lo si sarebbe trovato. Oppure si poteva esplicitamente dire “no, quella scuola non la vogliamo punto e basta, nemmeno se fosse sita nel Paradiso dello Studente”. Scelta deprecabile, ma almeno onesta. Peccato che fare le cose alla luce del sole non sembri più di moda…

Ultimo aggiornamento: 2006-10-11 15:15

il business dell'energia

Chi ascolta Radio Popolare ha già sviluppato una fastidiosa forma di allergia non appena sente uno dei suoi jingle pubblicitari: sto parlando di La duecentoventi, operatore energetico “alternativo”. Se qualcuno si sta chiedendo come fa ad esistere, visto che c’è il monopolio, la risposta è abbastanza semplice: il monopolio vale solo per le utenze domestiche (e fino all’anno prossimo), mentre per le utenze commerciali è stato eliminato già l’anno scorso. Quindi il negozio potrebbe già scegliere qualcun altro con cui fare il contratto, ma io no. Perché allora fare pubblicità con un anno di anticipo? Per preparare la volata, immagino. Infatti da qualche mese si è aggiunta anche la pubblicità di Sorgenia, che poi non è altro che la vecchia Cir Energia del Carlo De Benedetti che si è fatta il lifting e si è dimenticata che qualcuno potrebbe anche digitare http://sorgenia.it senza il www (provare per credere, la test page di Apache è rimasta visibile per due settimane, qualche giorno in più ci rimarrà pure, no?).
Mi sa tanto che ci sia qualcosa dietro tutto questo interesse per il contatore della luce di noi poveri mortali: anzi, ci devono essere dei truschini ancora peggiori. Basti pensare alla lettera che Anna, in qualità di padrona di casa, ha ricevuto qualche giorno fa. Tale Tesi srl, “energy service company operante nel settore dell’efficienza energetica in conformità a quanto stabilito dai D.M. del 20.07.04” ecc. ecc., voleva che rispondessimo a un questionario energetico, e in cambio ci avrebbe fornito ben cinque (5) lampadine a basso consumo Classe A. Il tutto ovviamente insieme a una serie di dati personali che se non arrivava alla nostra taglia di mutande ci andava vicino, e un’autorizzazione obbligatoria a permettere di trasmettere i nostri dati ad aziende operanti nello stesso settore merceologico.
Per i curiosi, anche se l’ufficio operativo è a Genova (si sa, si parla di risparmio… meglio stare con gli esperti) la sede legale è a Bolotana, ridente – immagino – paesino in provincia di Nuoro. Il sito? non esiste, c’è giusto la email tesisrl@infinito.it.
Ok, a pensare male si fa peccato, ma mi chiedo esattamente quale sia il business di Tesi srl, e soprattutto quante diavolo di società sono pronte a inondarci di pubblicità.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-05 16:16

(Ir)reality e (non)fiction

Praticamente tutto quello che io so dalla televisione arriva dai giornali, solitamente quelli gratuiti; quindi ogni tanto mi capita di scoprire cose che non avrei mai voluto conoscere. Prendiamo oggi: la triade Leggo Metro City mi ha fatto sapere che all’Isola dei famosi c’è stata una rivolta dei partecipanti, che hanno minacciato un ammutinamento. Nella puntata odierna scopriremole pene che la produzione del reality comminerà ai dusobbedienti. Fin qua a dire il vero non c’è nulla di paricolarmente strano: basta prendere i dati Auditel, confrontarli con quelli degli anni passati, scoprire che la Ventura sta perdendo ascoltatori e immaginarsi che qualcosa avevano pure da tirare fuori. Neanche la copertura della notizia è fuori dalla norma: il quotidiano Rcs si limita a un trafiletto, il quotidiano globale una colonna, e i Caltagirone strabordano, con un’intera pagina e richiamo in prima.
Mi ha lasciato molto più perplesso la pagina delle lettere su Metro. Io ho scoperto solamente ieri sera, e assolutamente per caso, che in Distretto di polizia N il personaggio Memphis, a quanto pare amatissimo dai fan della serie, è morto. Bene: presumibilmente in seguito alla letta di una telespettatrice disperata, sono state pubblicate varie lettere al riguardo, arrivando al coming out di una tipa che ha confessato senza remora alcuna di avere scelto di non guardare le puntate di quest’anno dopo aver saputo della ferale notizia, e ai consigli su altre serie da usare come metadone… ehm, succedanei se proprio non si riesce a farne a meno. So bene che la politica editoriale di Metro favorisce la quasi rissa tra i lettori sui temi più futili, però arrivare a parlare in questo modo di una serie tv mi pare sia un triste specchio della società italiana.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-04 14:36