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Flavio Rodeghiero e il bene comune

Flavio Rodeghiero è una persona dalle mille attività. Deputato per tre legislature, tre lauree (nell’ordine: giurisprudenza, un baccellierato in teologia, scienze politiche), professore, scrittore e anche – ma questo non lo pubblicizzerà mai, evidentemente una delle sue doti è anche la modestia – veggente. Non ci credete? Beh, leggete cosa ha scritto a pagina 68 del suo libro Noi che fummo giovani… e soldati, uscito a fine 2015:

I quarantuno cimiteri non raccoglievano le salme di tutti i caduti sull’Altopiano durante la Grande Guerra, ma solo una parte. Un Regio Decreto del 1919 istituì la Commissione Nazionale per le Onoranze ai caduti: migliaia di cimiteri cessarono così di esistere e le salme esumate furono riprese dai congiunti o furono riunite in ossari. Esistevano anche altri cimiteri non raccolti nella precedente lista da parte dell’Ufficio Centrale per la cura e le onoranze alle salme dei caduti in guerra, ma non vennero catalogati in quanto di dimensioni più contenute; a volte, poi, singoli soldati venivano sepolti in luoghi isolati. Inoltre, i soli dispersi sull’Altopiano, tra italiani e austroungarici, sono ancora migliaia. Nella sola battaglia dell’Ortigara furono 4.500 tra dispersi e prigionieri; nell’Offensiva di Primavera oltre 82.500. Non a caso ancora oggi, a 100 anni dalla fine delle ostilità, vengono altuarialmente scoperti i resti di salme di soldati ignoti, in taluni casi vengono scoperti cimiteri di guerra non segnati sulle cartografie ufficiali, come il caso del cimitero del 3° Reggimento Schützen scoperto nell’estate 2012 appena a nord di Asiago.

Vi state chiedendo come mai abbia scritto in grassetto buona parte di quel testo? Semplice. Il 27 agosto 2012, la voce di Wikipedia “Cimiteri di guerra nell’Altopiano dei sette comuni” è stata modificata, inserendo del materiale: esattamente quello, parola per parola, che ho indicato in grassetto nel libro di Rodeghiero. (No, non è vero che sia parola per parola: nella voce di Wikipedia 41 è scritto in numero, in ispregio alle consuetudini redazionali). Poiché mi è stato riferito che il professor Rodeghiero ha spiegato di essere entrato in possesso di quelle informazioni in una visita presso il Sacrario militare di Asiago e di aver raccolto il materiale per la pubblicazione sin dagli anni novanta, quando all’epoca collaborava con Vittorio Corà, se ne deduce che aveva previsto con quasi vent’anni di anticipo che nell’estate 2012 sarebbe stato scoperto un nuovo cimitero di guerra, oltre naturalmente a immaginare come quei copioni di Wikipedia avrebbero scritto la voce.

Vabbè, ho scherzato. L’ipotesi più plausibile è che il professor Rodighiero abbia preso il testo da Wikipedia e abbia aggiunto la parte sulla Commissione Nazionale per le Onoranze ai caduti senza darsi la briga di riformulare le frasi già scritte: tanto Wikipedia è un bene comune, un po’ come una fontanella d’acqua. Chiedereste voi forse il permesso di bere da una fontanella? Indichereste nelle note di un vostro libro l’aver bevuto dalla fontanella di piazza Rivoli a Torino? E allora perché mai sprecare spazio prezioso per citare da dove si è copiato un pezzo?

Ecco. Questo è il livello di competenza di uno laureato in giurisprudenza, ex parlamentare, che è anche stato assessore alla cultura a Padova. Capite perché diffondere la conoscenza è un compito improbo e defatigante?

Wikipedia fa crollare il PIL

La settimana scorsa, in una delle mailing list a cui ogni tanto do un’occhiata, un wikipediano olandese – no, diciamola tutta: quello che ha ideato Wiki Loves Monuments, non uno qualsiasi – ha scritto un post con questo testo:

An interesting column in Financieel Dagblad (Dutch equivalent of the Financial Times, including pink paper) it is suggested that Wikipedia has, like free news websites, a negative contribution to the economy… http://fd.nl/beurs/1141246/wikipedia-remt-de-groei

Purtroppo l’articolo in questione è dietro un paywall e quindi non posso nemmeno tentare di darlo in pasto a Google Translate, oppure lanciarmi con la mia famosissima conoscenza dell’olandese (faccio finta che sia un tedesco malscritto: non che io capisca così bene il tedesco, ma qualche parola qua e là la riconosco). Però, almeno dal punto di vista di un economista, la cosa ha perfettamente senso. Quando io lavoro gratuitamente migliorando l’enciclopedia non sto generando ricchezza misurabile: allo stesso modo, chi usa il contenuto di Wikipedia anziché comprare un’enciclopedia non sta generando ricchezza misurabile e persino chi usa Wikipedia per generare contenuto che poi vende non genera tutta la ricchezza possibile, perché c’è solo una transazione economica e non due.
E quindi? Quindi dobbiamo sperare che prima o poi si riesca a trovare una migliore misura della ricchezza del mondo, non tanto per considerare Wikipedia ma anche tutte le cose che ci migliorano ma non richiedono scambio di denaro :-)

Petaloso

Immagino che conosciate già tutti quanto l’insegnante Margherita Aurora ha scritto ieri, sulla risposta – scritta con una lettera cartacea! – alla proposta di un suo allievo di aggiungere al vocabolario della lingua italiana la parola “petaloso”. Tanto per dire, la notizia è approdata persino sul Corriere e sulla Stampa. Vorrei però sfruttare questa notizia per fare notare come la Crusca, usando parole semplici, abbia spiegato un concetto che a chi lavora su Wikipedia è ben noto ma a chi vi si approccia per la prima volta a scrivere qualcosa spesso non lo è: quello di enciclopedicità.

La risposta della Crusca parte dalla constatazione niente affatto ovvia a priori che “petaloso”, nel senso di “con tanti petali”, è una parola ben formata: il suffisso -oso è infatti parecchio usato in italiano anche al giorno d’oggi. Chi ha almeno la mia età si ricorderà sicuramente della campagna pubblicitaria per il lancio della Fiat Uno, disegnata da Forattini, e che era basata su parole in -osa: “sciccosa” e “scattosa” sono attestate dal vocabolario, “comodosa” e “risparmiosa” no, ma tutti capivano il significato. Dal punto di vista della comunicazione, insomma, non ci sono problemi. Però c’è un secondo punto da tenere in conto: la lettera continua infatti spiegando che «Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano». Anche se – come ho scritto sopra – possiamo dare per scontato il secondo punto, resta sempre il primo: perché una parola entri a far parte della lingua italiana al punto di entrare in un dizionario deve essere usata da tanti. Ecco messo in pratica il concetto di enciclopedicità. Allo stato delle cose, “petaloso” è l’equivalente di ciò che su Wikipedia definiamo ricerca originale: qualcosa su cui non diamo un giudizio di valore positivo o negativo, anche perché tipicamente non avremo i mezzi per farlo, ma che non possiamo accettare proprio perché nessuno l’ha ancora dato. Un vocabolario non è una fonte normativa, ma raccoglie e racconta l’uso delle parole di una lingua; un’enciclopedia, o perlomeno Wikipedia, non è un coacervo indiscriminato di informazioni ma fa da fonte secondaria se non addirittura terziaria raccoglie e spiega quanto altri hanno già preparato ed è stato accolto dagli studiosi. Proprio come Euclide rispose a Tolomeo che non esiste una via regia per la geometria, non esiste neppure una via regia per fare entrare una parola in un vocabolario o una voce su Wikipedia: questo non toglie nulla alla creatività di chi se ne è uscito con quella parola, ma è una conseguenza del fatto che siamo così tanti che spesso il successo è puramente questione di fortuna. Petaloso ce la farà a diventare una parola codificata nei dizionari? Chi lo sa!

Ultimo aggiornamento: 2016-02-24 12:40

Nicoletta Bourbaki mi commenta

Ricordate la storia del film inesistente Foibe? Ne parlavo un paio di settimane fa qui sulle Notiziole. Stamattina ho casualmente scoperto che nei commenti al post originale su Wu Ming Nicoletta Bourbaki aveva commentato il mio post. La scoperta è stata casuale perché a quanto pare i trackback non funzionano né in un verso né nell’altro – non mi è arrivata notizia qui nel pannello di amministrazione di WordPress di quel commento, che pure aveva correttamente un link al blog, né vedo il mio trackback sul loro post, anche se avevo ovviamente messo un link. Cose che capitano: ringraziate per questo gli spammer che hanno rovinato il concetto di trackback.

Detto questo, l’unica cosa per la quale concordo con la Bourbaki è la frase «[occorre] un giusto approccio generale dell’utilizzatore medio all’Enciclopedia Libera, che a quest’ultima dovrebbe rivolgersi con strumenti minimi di cognizione che permettano di valutare l’affidabilità di una voce, senza darla per scontato». Questo è qualcosa che non mi stancherò mai di ribadire. Wikipedia non solo non è la pappa pronta nel senso che se non ci sono i volontari che ci scrivono su non ci si può trovare nulla, ma non è la pappa pronta nemmeno nel senso che uno può fidarsi ciecamente di quello che sta scritto. Per tutto il resto continuo a essere della mia idea.

Nel dettaglio: se io dico «Non ci crederete, ma la cosa non mi preoccupa nemmeno poi tanto», esprimo chiaramente un mio giudizio, giusto o sbagliato che sia. Non ho messo nessun cappellino per pronunciarlo. Andando nel dettaglio, è chiaro che è uno dei tantissimi errori che ci sono in Wikipedia. Ma a differenza di altri errori, come per esempio quello del “boia chi molla” attribuito a Eleonora Pimentel Fonseca che è finito in un libro e ora non si riuscirà più a togliere se non con enorme fatica, nessuno ha parlato del film Foibe perché c’era scritto su Wikipedia. Non riesco poi a capire dove avrei scritto «vista la presenza di una fonte la voce era wikipedianamente corretta e scorretto sarebbe invece segnalare l’inciampo e avanzare delle critiche al dispositivo Wikipedia.». Ho ricontrollato: ho scritto «il primo controllo di verificabilità è sicuramente passato» (grassetto aggiunto adesso), il che dovrebbe fare intuire che ci possano essere altri controlli (che in questo caso non ci sono stati fino a che Wu Ming ha fortunatamente sollevato la questione). I controlli non ci sono stati per tre anni? Da un lato questo è successo perché a controllare c’è sempre troppa poca gente, dall’altro perché evidentemente di quel supposto film non interessava poi nulla a nessuno, e quindi nessuno leggeva davvero quello che c’era scritto.

Non entro nemmeno nel merito della frase «Stupisce quindi che non abbia colto quanto espresso nel paragrafo 4 del nostro post dove si rende conto di come gli articoli pubblicati su giornali e siti cascavano sì mani e piedi nella bufala parlando di un film che si doveva fare, ma non riportavano che esistesse già.» . Basta leggere il terzo paragrafo del mio post. Infine non capisco perché dovrebbe preoccuparmi «il fatto che la voce sia rimasta intatta su it.wiki per tre anni, pur facendo parte di un cluster di voci – quelle sulle vicende relative al confine orientale – solitamente attenzionate e in cui non di rado si sono verificati casi di editwar, senza che nessun utente abbia notato nulla di strano e senza che nessun avviso sia stato apposto in testa alla voce». Edit war su quella voce non ce ne sono state, il che è stata anche una delle ragioni per cui è rimasta lì intonsa. La voce non parla del confine orientale ma parla di un (inesistente) film. Che il film fosse o no esistito non sarebbe cambiato nulla dal punto di vista della questione dell’italianità o meno di Istria e Dalmazia: chi si dovrebbe arrabbiare sono insomma i cinefili. Ad ogni modo, mettendo stavolta il cappellino da wikipediano, spero che Wu Ming continui ad attenzionare tutte quelle voci e segnalare gli errori nei loro post, così che poi possiamo correggerli. Un’unica cosa: capisco che essendo un lavoro volontario non ho il diritto di chiedervi nulla, ma la prossima volta potreste metterci meno di tre anni?

Il Diario di Anna Frank e i copyright

Come si può leggere sul blog della Wikimedia Foundation, la versione olandese del Diario di Anna Frank è stata rimossa dalla versione olandese di Wikisource, il progetto Wikimedia che conserva le opere (pubblicate ufficialmente, non il vostro romanzo nel cassetto…) libere da copyright. Il motivo? Non sono le pretese dell’Anna Frank Fonds di cui parlavo a novembre ma l’altra parte del mio post. Gli olandesi hanno messo il Diario in linea perché dal loro punto di vista il copyright è scaduto 70 anni dopo la morte dell’autore: gli americani, che gestiscono i server di Wikisource come quelli di Wikipedia, hanno però detto “qui da noi il copyright dura 95 anni dalla data di produzione dell’opera, quindi per la nostra legge è ancora protetto”.

Chi ha ragione? Entrambi. Banalmente il problema è che le leggi sul copyright sono nate in un periodo storico in cui la possibilità di diffusione dei contenuti era molto ridotta, e quindi ogni nazione ha fatto a modo suo, creando sistemi incompatibili tra di loro. (Ah, ve l’avevo già detto che a fine ‘800 gli USA non riconoscevano il copyright per le opere pubblicate all’estero e quindi se le scopiazzavano senza problemi?) Se volete, è la stessa storia delle imposte dirette e indirette che sono diverse da nazione a nazione, e che oggi portano a tutte le ben note tecniche di elusione fiscale: solo che in questo caso capita il rovescio perché i soldi stanno dall’altra parte del mercato. Noi in Wikimedia Italia avevamo pensato a creare un server locale con le opere in questa situazione, ma non avevamo le forze pratiche per gestire la cosa. In linea di principio la soluzione sarebbe riuscire ad avere uno standard mondiale per il copyright, ma sappiamo tutti fin troppo bene che se mai si facesse la soluzione scelta sarebbe allungarlo ancora di più, quindi è meglio lasciar perdere. La soluzione pragmatica è che queste opere tanto continueranno ad essere distribuite su altri canali (anche ufficiali: ribadisco che in Europa la versione olandese del Diario è fuori copyright, come del resto il Piccolo Principe). Basta saperlo.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-11 15:13

Luca Bizzarri ce l’ha con Wikipedia

Come ha detto il mio amico Ivo, «gli anglofoni c’hanno lo scazzo con Philip Roth, noi con Luca Bizzarri». A ciascuno il suo.

Confesso che non conosco tutta la storia, e che sto cercando di tirare fuori un senso da quello che vedo in giro, a partire da questo status Facebook (dove nei commenti Bizzarri spiega che è una questione di principio) e questo tweet parallelo. Se qualcuno avrà notizie più precise, aggiornerò il post.

Tutto sembra comunque partire dal fatto che a Bizzarri non piace la foto nella pagina di it.wiki su di lui (questa, per la cronaca), e non vuole che ci sia, tanto che ha caricato su Commons un’altra foto col suo cane (questa, sempre per la cronaca). Al rifiuto di ottemperare alla sua richiesta è partita un’escalation di accuse e controaccuse che ha portato al blocco in scrittura dell’utenza di Bizzarri, anche se a quanto pare alla fine è terminato tutto a tarallucci e vino.

Se le cose stanno davvero così, non capisco quali siano state le richieste di Bizzarri. La foto può essere brutta o bella, ma sicuramente non è spregiativa… e soprattutto è a fuoco, a differenza dell’altra. Non essendo la voce sua proprietà, non vedo il problema. Ma forse c’è appunto qualcosa che non conosco…

(ah: il commento di una immagino sua fan, col testo «Parla col tuo avvocato. ..non possono», è davvero interessante)

Ultimo aggiornamento: 2016-02-03 14:34

Foibe: il film che non esiste

foibe Domenica scorsa Wu Ming ha pubblicato un post (nemmeno lungo per i loro standard :-) ) sul film Foibe, con un cast di eccezione e ha avuto un unico piccolo problema: non è mai esistito, nonostante per tre anni ci sia stata una voce su Wikipedia (qui la versione della voce salvata da archive.org, e che è fondamentalmente rimasta la stessa per tre anni).

Non ci crederete, ma la cosa non mi preoccupa nemmeno poi tanto. Perché? Beh, semplice. Il titolo del post di Wu Ming che vedete sulla miniatura è falso, e gli stessi Wu Ming lo dimostrano snocciolando tutte le citazioni dell’immaginario film che sono apparse sulla stampa ben prima che un utente anonimo creasse la voce. Per completezza, stamattina il titolo del post è «L’incredibile storia di #Foibe, uno dei più grandi kolossal mai girati (appunto, mai girati). Una bufala da #GiornodelRicordo»: non so se è stato modificato in corsa o cosa sia successo, e non mi importa nemmeno più di tanto. Come ho detto tante volte, Wikipedia punta alla verificabilità (che è oggettivamente misurabile) e non alla verità (ben più difficile da misurare). Se appare una voce che ha come collegamento esterno un articolo del Piccolo (non dell’Araldo di Roccacannuccia), il primo controllo di verificabilità è sicuramente passato. Certo, non è stato il massimo: ma non si può pretendere troppo dalla vita.

In realtà un controllo più approfondito avrebbe dovuto far sorgere qualche dubbio: l’articolo del Piccolo è del 2011, la voce è del 28 gennaio 2013 e inizia con «Foibe è un film che è stato presentato il 10 febbraio 2013, nel Giorno del ricordo dei massacri delle foibe.» Ci sono due cose strane. La prima – e dovreste esservene accorti tutti – è che la voce narra al passato di un evento futuro. La seconda dovrebbe invece essere lampante a ogni wikipediano: affermare che un film è stato (o sarà) presentato ufficialmente è la tipica notizia per cui serve una fonte, e per cui trovare una fonte – se la notizia è vera – non è poi così difficile. Se mi fosse capitata sotto gli occhi quella voce quando è stata creata, avrei messo al futuro la prima frase e avrei aggiunto una nota “CONTROLLARE” segnalando che io la presentazione non l’ho mica trovata in giro. Probabilmente sarebbe lo stesso rimasta così per tre anni, ma almeno si sarebbe instillato il dubbio in chi fosse passato a vedere quella voce (in media sette-otto visite al giorno, secondo le statistiche: i dati di gennaio sono falsati dalle ricerche dei Wu Ming).

Un’ultima curiosità: io una voce sul film la scriverei davvero, proprio per tutti gli articoli che apparvero al tempo sulla stampa :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-02-02 13:42

Il cardinale e Giordano Bruno

Ricordate che venerdì 15 gennaio Wikipedia ha festeggiato 15 anni? Ho scoperto solo martedì sera che il cardinale Gianfranco Ravasi aveva scritto questo tweet:

La sapienza abbandonò la terra quando i dotti cominciarono a usare la loro dottrina a scopo di lucro (Giordano Bruno) Auguri

La citazione è molto bella, e come wikipediano potrei farla mia. Ma vedere citato Giordano Bruno da un cardinale di Santa Romana Chiesa a me fa un’impressione un po’ strana, come se volesse trollarci. In fin dei conti, citando Wikipedia che aveva ripreso un articolo di Luigi Accattoli sul Corsera, nel 2000 papa Giovanni Paolo II disse che anche se la morte di Giordano Bruno “costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico”, tuttavia “questo triste episodio della storia cristiana moderna” non consente la riabilitazione dell’opera del filosofo nolano arso vivo come eretico, perché “il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana”.

Voi che ne pensate?