Anche in questo libro (Anna Cerasoli, Matemago, Feltrinelli 2014, pag. 127, € 13, ISBN 9788807922336) Anna Cerasoli si rivolge ai ragazzi della fine delle elementari. Questa volta il libro è strutturato come un racconto di un campo estivo… matematico ma anche informatico, e il protagonista scopre man mano come la matematica entri nella vita di tutti i giorni, e scopre concetti come i diagrammi di flusso e le proprietà del triangolo di Tartaglia che tipicamente vengono presentate a scuola molto più tardi (almeno credo, non ho idea di quali siano i programmi attuali). Il punto fondamentale non è tanto l’imparare formule, quanto avere un’idea di cosa è il “senso matematico”; ad ogni buon conto nel testo sono disseminate tante “sfide”, problemi ricapitolativi. Rispetto a Tutti in cerchio il risultato finale è molto migliore: secondo me non avere l’obbligo formale di seguire un programma scolastico vero e proprio ha favorito lo svolgersi della storia. Consigliato per ragazzi svegli delle medie.
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_How Not to be Wrong_ (libro)
Nota: questo libro è anche disponibile in italiano (I numeri non sbagliano mai, tradotto per Ponte alle Grazie da Carlo Capararo) ma io ho letto la versione originale.
Tecnicamente questo libro (Jordan Ellenberg, How Not to be Wrong : The Power of Mathematical Thinking, Penguin Press 2015 [2014], pag. 480, Lst. 9,99 ISBN 9780718196042) parla della teoria della probabilità. A volte ci sono anche dimostrazioni, pur con parecchio handwaving, come nel caso del calcolo della percentuale di successo del lancio dell’ago di Buffon – non perdetevela, è fantastica. Ma definirlo così è davvero riduttivo. Ellenberg è infatti riuscito a fare un’opera coerente.che si legge come un romanzo. Qualcuno potrà lamentarsi delle battutine, una triste abitudine dei matematici; qualcun altro potrà lamentarsi di una certa quantità di reiterazione, necessaria per legare le varie sezioni. Ma secondo me in questo caso essi sono dei pregi, proprio per l’unità del risultato finale. Probabilmente non è una lettura troppo semplice per chi non ha un background scientifico, nonostante i disegni appositamente malfatti che mostrano come non bisogna mai prendersi troppo sul serio, perché si può avere un’idea di base anche senza una precisione estrema; anzi, come Ellenberg afferma nell’ultimo capitolo in una delle parecchie sue frasi memorabili, un matematico non è trovare tutte le cifre decimali ma solo tutte quelle necessarie. Ma ritengo che valga comunque la pena di leggerlo, per avere un’idea di come non avere torto!
_Una scomoda eredità_ (libro)
Ci sono due cose che non mi sono piaciute in questo libro (Nicholas Wade, Una scomoda eredità : La storia umana tra razze e genetica [A Troublesome Inheritance], Codice Edizioni 2015 [2014], pag. 273, € 15,90, ISBN 978-88-7578-518-5, trad. Allegra Panini). La prima è l’insistenza di Wade sul fatto che parlare di razze umane non significhi parlare di razzismo o esprimere una tesi politica: tutto il libro è invece permeato di politica. La seconda cosa è che il libro è molto ripetitivo: poteva avere ottanta pagine di meno e sarebbe stato perfetto.
Premesso questo, la lettura mi è stata molto utile e istruttiva. Non entro nel merito della diatriba dell’uovo e della gallina: se fino a un secolo o poco più fa gli incroci tra popolazioni dei diversi continenti erano scarsi o nulli, non è strano che si trovino caratteristiche somatiche diverse nei continenti, e che luoghi come il Vicino e Medio Oriente oppure il subcontinente indiano, dove le popolazioni invece si sono mischiate, possano essere considerate come razze. Wade fa poi presente che il corredo genetico umano è identico per tutti, altrimenti non saremmo un’unica specie; ma gli alleli possono essere diversi, e i ridotti incroci possono portare a una diversa percentuale della presenza di un dato allele in una popolazione. Tenete poi conto che un singolo allele fa poco, e anzi certe caratteristiche fisiche esteriori possono essere il risultato di alleli indipendenti; ma con decine di alleli diversi le probabilità si compongono e si ottiene un risultato più definito. Una sottotesi del libro è che queste modifiche evoluzionistiche, non tanto nell’aspetto fisico quanto nelle tendenze culturali, sono molto più rapide di quanto si pensi, e richiedano poche decine di generazioni: mi meraviglio tra l’altro che Wade non abbia citato la modifica della struttura delle razze canine dal tempo delle prime fotografie, cosa che corrobora la sua tesi.
In definitiva il libro permette di pensare alla genetica in un modo diverso e molto pratico. La traduzione di Allegra Panini è scorrevole, ma in un paio di punti più matematici mi ha dato il sospetto di essersi persa nei meandri linguistici di Wade.
_Tutti in cerchio_ (libro)
Rispetto ai libri raccolti in È matematico!, in quest’opera (Anna Cerasoli, Tutti in cerchio : La geometria diventa facile, Feltrinelli KIDS 2012, pag. 128, € 13, ISBN 9788807921919) Anna Cerasoli si rivolge ai ragazzi più grandi, direi verso la fine delle elementari. Il tema, come si evince dal titolo del libro, è la geometria, che dagli esempi della vita reale viene trasformata in nomi e formule proprio come quelli che si fanno a scuola. Però a mio parere è proprio questo il problema principale del libro, che è meno riuscito degli altri: nonostante certi intermezzi come quello sul teorema di Pick il testo mi ricorda troppo un manuale scolastico per essere davvero accattivante, il che – soprattutto per la matematica – è davvero pericoloso. Insomma, dovrebbe essere usato a piccole dosi.
Ultimo aggiornamento: 2016-02-03 16:18
_Anatomia del giudizio universale_ (libro)
Cosa significa per noi homines digitales essere “presi nella rete”? L’esistenza di Internet e dei social network ha cambiato la nostra ontologia? In questo lungo saggio (Paolo Bottazzini, Anatomia del giudizio universale : Presi nella rete , Mimesis 2015, pag. 428, € 26, ISBN 9788857529622) il filosofo Paolo Bottazzini riprende il concetto teorizzato da Rickard Dawkins e Stuart Kauffman, secondo cui la Rete è la dimostrazione classica di come anche la storia possa essere considerata da un punto di vista evoluzionistico e rappresentata per mezzo di un algoritmo matematico univoco, che toglierà sempre più spazio al caso e alla libertà personale. Solo nell’appendice finale svela il suo pensiero: che cioè questo non è vero, perché un algoritmo non è sufficiente e occorre che il ricercatore (rectius, il “filosofo”) ne ricavi un senso.
La prima parte del libro, “La rete come paradigma”, è un ottimo e completo – al più un poco ridondante – resoconto non solo di come funzionano la Rete, i social network e i grandi attori come Wikipedia e Google ma anche di come le dinamiche dietro ad essi siano poi le stesse che si vedevano ai tempi dell’antica Grecia, come capita assai spesso. Meno interessante la seconda parte, “La Social Network Analysis”, di nuovo piena di informazioni storiche ma a mio parere più che altro compilativa. Infine la terza parte, “Dal documento al monumento” riprende il discorso della tendenza a non considerare più la causalità come un tema fondamentale per il dipanarsi della storia, parlando di chi non solo ha messo al suo posto la casualità (come Dawkins con i memi) ma allo stesso tempo ne ha limitato la portata nella visione evolutiva globale.
Peccato per la mancanza di un indice analitico, che sarebbe stato molto utile per riprendere i vari concetti espressi nel testo, e per i parecchi refusi.
_100 Essential Things You Didn’t Know You Didn’t Know_ (libro)
Nota: questo libro è anche disponibile in italiano (100 cose essenziali che non sapevate di non sapere, tradotto per Mondadori da Elena Mereghetti) ma io ho letto la versione originale.
Questo libro (John D. Barrow, 100 Essential Things You Didn’t Know You Didn’t Know, Vintage Digital 2010 [2008], pag. 284, € 12,66, ISBN 9781407020051) è della serie “curiosità e spigolature”: cose che non meritano di avere un libro tutto per loro ma messe insieme raggiungono una massa critica. Rispetto a Math Geek di Raphael Rosen, che ha la stessa struttura composta da cento capitoletti scorrelati tra di loro e di argomento matematico o fisico, il risultato è a mio parere migliore. Le curiosità sono accompagnate da un po’ di contesto, e la narrazione, oltre a essere un po’ più ampia, è anche molto più personale e quindi meno asettica. Il fatto che i temi trattati non siano tutti strettamente matematici è un vantaggio per chi preferisce variare un po’ la lettura: credo che sia fisiologico che non tutto interesserà a tutti, ma secondo me si può sopravvivere lo stesso.
_È matematico!_ (libro)
Questo libro (Anna Cerasoli, È matematico!, Emme Edizioni 2014 [2010,2011,2012,2013], pag. 255, € 14,90, ISBN 978-88-6714-316-0) raccoglie quattro opere di matematica per bambini di Anna Cerasoli: Le avventure del signor 1, illustrato da Mattia Cerato e che mostra come i numeri si trovino ovunque nel mondo; La grande invenzione di Bubal, illustrato da Desideria Guicciardini, in cui una bimba preistorica inventa i numeri (con un debriefing in cui altri bambini moderni fanno altre ipotesi su come si può imparare a contare); La geometria del Faraone, anch’esso illustrato da Desideria Guicciardini, in cui vengono presentati i primi concetti di geometria sempre seguiti da un debriefing; 10+ il genio sei tu, sotto forma di favola illustrata da Giulia Orecchia dove si mostrano esempi pratici di operazioni aritmetiche. Ho provato a leggere uno di questi racconti ai miei critici letterari (i miei gemelli seienni) senza grandi risultati apparenti: ma poi ho notato che i due sfogliavano spesso il libro, e presumo quindi che sia stato da loro molto apprezzato.
_Canto di Natale_ (libro)
Il Canto di Natale di Dickens è una di quelle opere che tutti più o meno conoscono, ma che non so quanti abbiano letto davvero. Quest’anno l’abbiamo scelto come lettura serale per i nostri seienni, e ci siamo accorti che almeno l’edizione che abbiamo a casa (Charles Dickens, Canto di Natale [A Christmas Carol], Bur 2011 [1853, 1985], pag. 143, € 6,90, ISBN 9788817053945, trad. Maria Luisa Fehr) non è mica così semplice. Vabbè, i dettagli della storia non erano come me li ricordavo io – ma questo è probabilmente colpa di Natale in casa Muppet che mi ha confuso le idee – e Dickens è molto più moralista, con Scrooge che sta già iniziando a convincersi quando è visitato dal primo spirito. Ma soprattutto ho trovato la traduzione di Maria Luisa Fehr molto pesante. Probabilmente era lo stile che andava in voga negli anni ’70 del secolo scorso, ma provare a leggerlo oggi a un bambino aggiunge difficoltà alle difficoltà intrinseche di spiegare come era la vita duecento anni fa.