Questo (Laura Catastini, Noi e la matematica: un divertimento a ostacoli, Il Mulino 2017, pag. 224, €15, ISBN 9788815267337, link Amazon) non è un libro sulla matematica. Non è neppure un libro sulla didattica della matematica, anche se ci si avvicina di più. Io lo definirei più un libro di filosofia della didattica della matematica: insomma perché e come si possa fare didattica della matematica tornando alle origini, cioè non tanto spiegare le cose quanto fare entrare i ragazzi nel mondo della matematica. Io sono più legato ai numeri che alla geometria e quindi un po’ più lontano dal suo punto di vista che vede il numero come un corruttore della purezza della geometria, ma comprendo bene il suo amore per la matematica. Per chi matematico non è, direi che l’ultimo capitolo è una lettura obbligata: Catastini spiega qual è a suo parere la vera differenza tra matematica e scienze dure da un lato e le scienze soft dall’altro. No, non sono le formule: l’economia oggigiorno è piena di formule ma continua a non essere una scienza dura. La differenza è che nel primo caso lo scienziato ha bisogno di un distacco dalla materia che studia, mentre nel secondo si ha un suo coinvolgimento. Provate a pensarla così.
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_Il Grinch_ (film)
Nuova versione, creata da Illumination, del classico libro del Dr. Seuss, Il Grinch segue abbastanza fedelmente il racconto, a differenza di altre versioni precedenti. Oggettivamente mi sarei aspettato più strizzate d’occhio agli adulti: la storia, a parte le macchine alla Rube Goldberg che il Grinch è bravissimo a creare (no, è sminuente: le macchine funzionano e sono utili), rimane molto a livello infantile senza grandi guizzi o battute: ho giusto apprezzato il momento in cui si mette all’organo e suona All By Myself. Il povero cane Max è felice di essere sfruttato; la piccola Cindy-Lou è troppo buona anche se pestifera, e non sono ben riuscito a capire cosa facesse sua madre.
Il corto dei Minions che precede il film è come sempre fuori di testa.
_Matematica e letteratura : Analogie e convergenze_ (libro)
Raccolta di saggi ripubblicata dal Corriere della Sera, questo libro (Paolo Maroscia et al (ed.), Matematica e letteratura : Analogie e convergenze, Corriere della Sera (Biblioteca Matematica) 2018, pag. 285, € 8,90) cerca di fare un’operazione a mio parere inutile se non dannosa: mostrare come matematica e letteratura siano due facce della stessa medaglia. Posso comprendere l’idea sottostante, vale a dire convincere i letterati della bellezza della matematica. Però in questo modo si rischia di tirare fuori collegamenti artificiosi che portano al risultato opposto, come nel caso del saggio su Dostojevskij che pure di punti esplicitamente matematici ne ha. Meglio il saggio su Sinisgalli, probabilmente perché lui aveva davvero una visione unitaria o piuttosto “parallela” di letteratura e matematica, o quello di Zellini su Wiener. Perfetto infine il saggio di Carlo Casolo su matematica e sogni: è proprio quello che mi sarei aspettato in tutto il libro…
_Il caso non esiste_ (libro)
Come è possibile che capitino tante coincidenze? È vero che c’è un ordine nascosto dietro quello che ci appare casuale? La risposta è negativa, e lo statistico David Hand lo spiega molto bene in questo libro (David J. Hand, Il caso non esiste: Perché le cose più incredibili accadono tutti i giorni [The Improbability Principle], BUR 2015 [2014], pag. 318, € 11, ISBN 9788858670392, trad. Andrea Zucchetti, link Amazon). Hand racconta delle “leggi” che si applicano al nostro pensiero – la legge dell’inevitabilità che afferma che qualcosa deve accadere, la legge dei numeri davvero grandi che dice che se le possibilità sono enormi è facile trovare qualcosa, la legge della selezione che sceglie l’evento a posteriori – che ci fanno vedere coincidenze anche quanto non ci sono. I numerosi esempi che presenta sono di grande aiuto nello spiegare cosa succede, permettendo al lettore di assorbire i concetti: poi magari non se li ricorderà, ma almeno potrà ogni tanto fermarsi a pensare. La traduzione di Andrea Zucchetti è scorrevole, anche se sono rimasti alcuni refusi più tecnici che lessicali. La prefazione di Marco Malvaldi mi è risultata infine un poco incongrua: non certo per il contenuto, quanto per lo stile che è ovviamente malvaldiano. Se volevate prendere il libro a causa sua, forse è meglio che prima guardiate altre pagine (e poi probabilmente lo comprerete lo stesso…)
_Furor Mathematicus_ (libro)
Io non conoscevo le opere di Sinisgalli se non per sentito dire. Ho così pensato di cercare questo suo libro (Leonardo Sinisgalli, Furor Mathematicus, Ponte alle Grazie 1995² [1950], pag. 381, ISBN 9788879283250), scoprendo che è fuori catalogo da una vita (e non esiste naturalmente in formato digitale): per fortuna il prestito interbibliotecario ha supplito a questa mancanza. Che dire? Innanzitutto bisogna tenere presente che il libro è in realtà la raccolta di più brevi opere, tutte scritte nella prima metà degli anni ’40 del secolo scorso e su vari temi. Furor mathematicus che dà il nome alla raccolta parla di matematica, ma abbiamo anche una raccolta di pagine sull’architettura (non mi ha detto molto, a parte l’Appendice), un dialogo tra un Re e un Indovino, e una raccolta di aforismi vari, Horror vacui, piuttosto interessante. Ammetto di avere avuto qualche difficoltà nella lettura, sia perché spesso Sinisgalli parla di avvenimenti a lui contemporanei che non hanno retto al tempo trascorso. Per una strana serie di casi so chi era Fantappiè e cosa aveva fatto, ma il pittore Scipione non mi dice nulla… La prefazione di Oretta Bongarzoni non l’ho proprio capita, a dire il vero.
Ultimo aggiornamento: 2018-12-12 22:27
_Il latino per tutte le occasioni_ (libro)
A che serve il latino? A tante cose. No, non a imparare la logica; al più ad ampliare la propria visione del mondo. Può però anche servire a divertirsi, come mostra l’anonimo autore di questo libretto (Pericle Piola, Il latino per tutte le occasioni, Garzanti 2017, pag. 146, € 10, ISBN 9788811676409, link Amazon) che è tra l’altro il primo a prendersi in giro: lo si vede già dal primo capitolo, quello sui “luoghi comuni per la conversazione spicciola”, che oltre a frasi come “Salvini è proprio un bell’uomo” ed “È colpa delle scie chimiche” (“sulci chymici”) aggiunge “il latino insegna a ragionare” (“sermonem Latinum discendo intellectum valde exerceri”, per i curiosi). Certo, per apprezzare al meglio il libretto occorre ricordarsi un po’ di latino, magari per capire certe traduzioni come “Abi paedicatupedic” per “le auguriamo una buona giornata”: visto che il latino serve? Il mio unico dubbio è sulle parti inutilmente grevi e soprattutto ripetitive: capisco la battuta a sfondo sessuale, ma ripeterla troppe volte ricorda troppo il comportamento di mio figlio novenne.
_Infinito_ (libro)
Quando ho comprato questo libro (Umberto Bottazzini, Infinito, Il Mulino 2018, pag. 278, € 15, ISBN 9788815267351, link Amazon) avevo qualche timore. Non certo sulle competenze di Bottazzini, figuriamoci: quanto per il fatto che altri suoi libri, come la sua Storia della matematica, erano piuttosto pesanti da leggere. Per fortuna i miei dubbi si sono rapidamente fugati. Innanzitutto la trattazione, più che storica, è filosofica, e soprattutto non segue gli schemi classici. Certo, un capitolo su Zenone non può mancare, come non manca quello su Cavalieri e gli indivisibili (che segue le linee di Aczel); ma Bottazzini ha scelto un percorso forse più lontano dalla matematica pura, con autori e citazioni che mi erano completamente sconosciute. Carina l’idea di partire in medias re con la gara indetta dall’accademia di Berlino per spiegare la metafisica dell’infinito, gara che più avanti nel testo scopriamo essere stata vinta da un carneade svizzero mai sentito. L’unica parte dove ci sono un po’ di formule matematiche è quella che mostra perché Cantor si fosse interessato ai numeri transfiniti, anch’essa relativamente meno nota delle sue costruzioni. In definitiva, un libro consigliato non solo ai matematici, ma anche ai curiosi che vogliono capire come nascono i concetti matematici.
Tutti gli “ismi” di Armando Testa (mostra)
Prima osservazione: 12 euro sono davvero tanti. Probabilmente avrei dovuto spenderne 20 e andare anche a Palazzo Reale, soprattutto se avessi potuto vedere la cupola del Guarini appena restaurata. Ho il sospetto che la tessera Torino Musei abbia rovinato il mercato, nel senso che il turista occasionale viene spremuto ben più del dovuto. La mostra in sé non era brutta: un mix televisivo e pittorico. Nella prima parte c’erano video di caroselli anni ’60 (Papalla, Carmencita e Lines me li ricordavo, altri come La tradizione più antica e quelli della Saiwa Il treno e con Ritz non si è mai soli mi erano ignoti) e spezzoni di interviste dove Testa parlava delle sue opere; nella parte figurativa erano interessanti i manifesti pubblicitari ancora futuristi del primo Testa. Avrei però preferito vedere anche altri suoi video pubblicitari – ne ha creati davvero tanti e un po’ più di spiegazioni nelle sale.
Ultimo aggiornamento: 2018-11-19 10:42