Archivi categoria: recensioni

_Viaggi nel tempo_ (libro)

Questo libro (James Gleick, Viaggi nel tempo [Time Travel: A History], Codice 2018 [2016], pag. 257, € 22, ISBN 9788875787394, trad. Laura Servidei, link Amazon) non parla dei viaggi del tempo, nonostante quello che dice il titolo: Gleick parla infatti di come i viaggi nel tempo sono stati trattati nella letteratura, a partire da H. G. Wells. Fortunatamente il libro non è un semplice elenco di scrittori e di opere, ma l’autore – ben tradotto da Laura Servidei – evita quella trappola con il suo stile sempre ironico e il suo notare come gli scrittori di solito glissino sul come esso può avvenire. Non che manchino i riferimenti scientifici, come la banale constatazione che le equazioni della fisica, almeno a livello non subparticellare, non mostrano nessuna direzione specifica del tempo: ma sono appunto secondari. Molto più divertente, almeno per me, sono i punti in cui Gleick seziona i racconti, come La fine dell’eternità di Asimov, notando come siano intrisi di retorica anni ’50. In definitiva, una lettura piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2018-09-23 21:31

_L’arte della matematica_ (libro)

Anno 1940. André Weil era in prigione per renitenza alla leva. La linea di difesa che si vuole preparare è spiegare che era impegnato in importantissime ricerche matematiche. Come spiegarle a un giudice, visto che André ritiene che spiegare cosa lui fa è come spiegare una sinfonia ai sordi? Ci penserà sua sorella Simone, che nel carteggio riportato in questo libro (Simone Weil e André Weil, L’arte della matematica, Adelphi 2018, pag. 185, € 14, ISBN 9788845932564, trad. e note Maria Concetta Sala, link Amazon) gli risponde allegra “non ho capito un tubo di quello che dici, ma ciò non mi ha impedito di farne un bel riassunto”. (Detto tra noi, non è che neppure io ci abbia capito tanto, se non a grandissime limee). Le lettere tra i due fratelli sono molto carine, anche se piene di citazioni non matematiche incomprensibili per chi non abbia una cultura più che enciclopedica. Il punto positivo è che c’è un enorme apparato di note che permettono al povero lettore di farsi un’idea di quello che i fratelli si stanno scrivendo: quello negativo è che è stato scelto di metterle tutte al fondo del testo anziché a piè di pagina, costringendomi a tenere due segnalibri e continuare a spostarmi da una parte all’altra. L’altra cosa che non mi è piaciuta è la scelta di inserire nel flusso dei testi due minute delle lettere di Simone, il che significa che certe frasi me le sono lette tre volte. Sarebbe stato meglio a mio parere lasciarle in appendice per non perdere il filo del discorso. Insomma, un testo interessante ma che è stato male strutturato.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-17 19:34

Il Carnevale della matematica dal vivo: resoconto

Io e i paradossi (foto: MaddMaths!)

Venerdì e sabato scorso sono stato a Napoli, ma non è che ne abbia visto molta: sono restato chiuso nell’ex convento dei santi Marcellino e Festo per il Carnevale della matematica dal vivo.

C’è stato un ottimo successo di pubblico studentesco ai laboratori, tutti esauriti. Nel caso delle presentazioni il risultato è stato più altalenante in termini di pubblico, con le scuole che a volte partecipavano e altre no e soprattutto con pochissimi partecipanti per il cosiddetto “grande pubblico”. Soprattutto il venerdì pomeriggio, nella sessione in cui ho parlato anch’io, la parola d’ordine sembrava essere “Attenzione! Un non-matematico in sala!” (Poveretta che visti gli enormi ritardi nelle presentazioni precedenti mi ha visto raccontare in mezz’ora scarsa le slide che avevo preparato per un’ora di intervento). Questo fa capire che abbiamo ancora parecchi margini di miglioramento nel pubblicizzare l’evento, però ci ha dato un vantaggio inaspettato: siamo riusciti a condividere i nostri vari modi di fare divulgazione matematica, cosa che non è affatto facile da fare quando come capita sovente le interazioni sono solo per posta elettronica. Questo per me è stato fondamentale.

Poi, a parte pizza e sfogliatelle :), ho rivisto un po’ di amici dal vivo (Piotr e Rudi dei Rudi Mathematici e l’organizzatore Roberto Natalini), visto di persona tanta gente che al massimo conoscevo per telefono (Roberta Fulci, Alberto Saracco, Davide Passaro, Nicola Ciccoli, Sandra Lucente, Silvia Benvenuti) e conosciuto tanti nuovi amici matematti (Nicola Parolini, Chiara Andrà, Francesca Carfora, Maria Mellone… più tutti quelli che ho sicuramente dimenticato data la mia età non più verde). Insomma, un’iniziativa bellissima che spero sarà ripetuta!

_Sapiens: da animali a dèi_ (ebook)

La tesi che Harari espone in questo suo libro (Yuval Noah Harari, Sapiens: da animali a dèi : Breve storia dell’umanità [From Animals into Gods : A Brief History of Humankind], Bompiani 2014 [2011], pag. 544, € 9,99, ISBN 9788858766811, trad. Giuseppe Bernardi, link Amazon) è semplice: L’Homo sapiens ha fatto fuori tutti i suoi concorrenti (e ce n’erano!) perché grazie a chissà quale mutazione ha imparato a “credere a sei cose impossibili prima di colazione”. Le religioni sono messe allo stesso piano delle leggi o degli enti giuridici: parlano di cose che non esistono, ma che tutti (o quasi) accettano.
Il punto di vista di Harari è sicuramente spiazzante e quindi ci costringe ad azionare il cervello e ripensare a quanto abbiamo sempre dato per scontato: per esempio il motivo per cui gli europei sono riusciti a dominare è per lui fondamentalmente la loro curiosità e il pensare in grande. L’unica parte che mi ha convinto poco è quella sul presente, dove l’autore è molto ottimista sulla nostra capacità di trovare tutta l’energia che vogliamo. È vero che finora siamo sempre riusciti a trovare qualcosa di nuovo, ma questa è per me soprattutto fortuna.
Nota negativa sulla traduzione di Giuseppe Bernardi. Se in tre pagine io trovo due frasi che evidentemente sono errate vuol dire che c’è qualcosa che non va.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-19 23:14

Il restyling della Stampa

Sabato scorso la Busiard… ehm, La Stampa ha modificato la grafica dell’edizione cartacea. Io non ho avuto tempo di prenderla in questi giorni, ma visto che oggi ero in treno me la sono comprata dopo non so quanto tempo. (direi il luglio scorso quando ero su dalla mia mamma)
Devo dire che il formato “5+1 colonne”, con l’ultima leggermente più stretta e soprattutto con caratteri un po’ più piccoli, non è poi così male. La pagija degli editoriali, con le quattro colonne larghe, segna anche una differenza visiva; ho qualche dubbio sulla doppia pagina “7 notizie da tutto il mondo” che mi pare un cercare di inseguire uno stile da rotocalco.

A questo riguardo, ammetto di essere stato favorevolmente stupito nel notare che la qualità dell’edizione cartacea continua ad essere buona, a differenza di quella elettronica che è riuscita nella non semplice impresa di diventare peggiorw di Cor&Rep. Ecco, questa è una cosa che non capisco. Mi sta bene che non si vogliano cannibalizzare le vendite cartacee lasciando tutto il materiale liberamente disponibile. Però abbassare così tanto il livello mi pare ancor più deleterio, perché non fa venire voglia di comprare il cartaceo… Bah.

_Il mondo dei quanti_ (libro)

La fisica quantistica è incomprensibile. Funziona, la matematica che sta dietro ad essa è assolutamente chiara, ma il suo significato ontologico lascia sempre dubbi. Devo però dire che questo libro (Kenneth W. Ford, Il mondo dei quanti : La fisica quantistica per tutti [The Quantum World], Bollati Boringhieri 2014 [2004, 2006], pag.288, € 13, ISBN 9788833925219, trad. Franco Ligabue, link Amazon) fa un lavoro straordinario per dare al lettore almeno un’idea coerente di quello che succede nel mondo quantistico. Ford disegna un ampio affresco storico e logico, ben tradotto da Franco Ligabue, che porta in maniera naturale dal risultato degli esperimenti alle caratteristiche della fisica quantistica. Il punto di base è infatti che – nonostante per esempio Einstein fosse convinto che la teoria non fosse completa e che ci fossero delle variabili non osservabili deterministiche – quello che osserviamo deve per forze avere una componente casuale. Meglio ancora, la teoria classica non riuscirebbe proprio per esempio a dare conto dell’esistenza degli atomi: l’elettrone dovrebbe spiaccicarsi immediatamente dentro il nucleo. In definitiva il libro raggiunge il sacro Graal della divulgazione: “scrivi le cose nel modo più semplice possibile, ma non più semplici di così”.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-17 19:25

_Un mondo di coincidenze_ (libro)

Troviamo sempre delle coincidenze durante la nostra giornata. Ma sono davvero coincidenze oppure siamo noi che le pensiamo tali? Ennio Peres spiega in questo libro (Ennio Peres, Un mondo di coincidenze, Ponte alle Grazie 2010, pag. 249, € 15, ISBN 9788879289313, link Amazon) che non è sempre così. Il testo spazia in vari campi, dalla spiegazione della differenza tra casualità e causalità (e correlazione, naturalmente) al modo per creare artificialmente coincidenze; dai trucchi per far credere di essere un mago e tirare fuori coincidenze improbabili alle superstizioni legate alla coincidenza. L’ultima parte del libro è dedicata all’enigmistica, dove la coincidenza è sfruttata per usare il doppio senso nelle definizioni delle parole crociate o nelle crittografie, e nell’umorismo, per tirare fuori l’effetto comico volontario e involontario. Non è certo una coincidenza che Peres sia esperto in tutti questi campi…

_The Ramshead Algorithm_ (ebook)

[Nota: ho ricevuto il libro tramite il programma Early Reviewers di LibraryThing]
Premessa: non mi sono piaciuti tutti i racconti di questa antologia (KJ Kabza, The Ramshead Algorithm : and Other Stories, Narcissus Press 2018, pag. 3.54, €4,91, ISBN (cartaceo) ISBN: 978-1-939056-13-9, link Amazon). Il problema però è mio: alcuni di essi più che fantascienza e fantasy tendono verso l’horror che non è proprio il mio genere. Detto questo, devo riconoscere a KJ Kabza una fantasia sfrenata. Non è facile scrivere racconti di fantascienza con idee nuove, ma devo dire che ho apprezzato particolamente quello che dà il titolo alla raccolta, l’atmosfera umana ma forse no di Heaventide e i viaggi spaziali di We Don’t Talk About Death, tutti con un qualcosa di non standard. L’ultimo brano, You Can Take It With You, è più che altro un romanzo breve; peccato per la fine forse un po’ tirata, perché l’idea e la realizzazione nelle prime ottanta pagine erano davvero buone.
Ammetto di avere avuto qualche problema con la lingua: non è un inglese sempre facilissimo. Ma in definitiva è un testo consigliato.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-02 16:33