Vabbè. Ormai avete fatto l’abitudine ai miei libri. È però anche vero che ciascuno di essi ha qualcosa di diverso dagli altri, anche perché altrimenti non avrebbe molto senso continuare a scriverli. Stavolta, per esempio, di matematica vera e propria ce n’è poca. Sì, se proprio volete ne trovate anche, ma garantisco che potete leggere ed apprezzare Numeralia (Maurizio Codogno, Numeralia, Codice Edizioni 2019, pag. 206, € 16, ISBN 9788875787554, link Amazon) anche saltandole a piè pari. Quando Codice mi chiese se avevo un soggetto “pop” per un nuovo libro, ero a corto di idee. Ho fatto così un brainstorming con mia moglie Anna che mi ha suggerito di parlare dei numeri “interessanti” da un punto di vista non matematico. In fin dei conti noi usiamo i numeri per tantissime cose: per indicare le linee degli autobus, per dare i voti a scuola, per giocare a tombola. Partendo da lì mi sono messo a divagare – il titolo di lavoro del libro era “Divagazioni numeriche”: quello definitivo è molto meglio – tra storia, letteratura e scienza, scoprendo tante cose. Per esempio, non è vero che la carta bruci a 451 gradi Fahrenheit, checché ne pensasse Ray Bradbury; la storia secondo cui il nome Google nacque perché chi doveva registrare il sito googol.com aveva capito male lo spelling è probabilmente falsa, anche se riportata nel sito stesso di Google, e che i traduttori di Guerra e pace hanno corretto una frase riportata in francese rendendo però sbagliato il calcolo numerico sottostante che non dà più 666. Ma quest’ultima cosa non è un grande problema: è probabile infatti che il vero numero della Bestia sia 616…
Spero insomma che il libro vi piacerà e vi divertirà almeno quanto mi sono divertito io a scriverlo!
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_Tienilo acceso_ (libro)
Una linguista e un giornalista si sono associati in questo libro (Vera Gheno e Bruno Mastroianni, Tienilo acceso, Longanesi 2018, pag. 283, € 14,90, ISBN 9788830450004, link Amazon) per scrivere un libro su come usare i social network di tipo diverso da quelli che troviamo di solito in libreria. Sì, ci sono le regole per un uso consapevole del mezzo, scritte più dal lato positivo che da quello negativo: per esempio c’è tutta una sezione che spiega come si può discutere senza litigare con gli interlocutori, e ogni parte del libro termina con una pagina di riassunto dei consigli proposti. Ma il punto fondamentale è il fortissimo accento sul testo, o “sulle parole” come dicono gli autori. Dovrebbe essere ovvio che a ciascun contesto dovrebbe corrispondere un registro linguistico specifico, ma ormai non è più così, non si sa se per povertà espressiva o per supponenza, e questo viene declinato in modi a prima vista impensabili, un po’ come negli insulti copincollati che lasciano stupito il perpetratore quando la polizia gli arriva in casa. Trasgredendo una delle regole pratiche indicate nel libro, mi faccio forte della mia esperienza più che trentennale ed esprimo forti dubbi sulla possibilità di riuscire ad avere sempre una #disputafelice. Nei gruppi che seguo la cosa funziona, ma io li scelgo apposta perché so che sono composti da persone di idee diverse ma abituate a usare il cervello; una disputa ha sempre almeno due fazioni, e se l’altra è refrattaria non si può arrivare da nessuna parte e tanto vale limitarsi a esporre pacatamente il proprio pensiero a uso della moltitudine silenziosa – un’ottima intuizione degli autori – e sfilarsi da essa.
Ultimo aggiornamento: 2019-05-31 21:46
_Teoremi configurazionali_ (libro)
Negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso in Italia (ma non solo) giunsero molti libri di testo tradotti dal russo: costavano poco ed erano naturalmente sponsorizzati dal PCI. Le Edizioni MIR venivano regolarmente pubblicate dagli Editori Riuniti: ma esistevano anche librettini come questo (B.I. Argunov e L.A. Skornyakov, Teoremi configurazionali [Configuration Theorems], Progresso Tecnico Editoriale 1964 [1963], pag. 50, trad. Vittorio Mangione) che sono la “Traduzione italiana condotta sulla versione inglese della prima edizione in lingua russa”… a quanto pare matematici italiani che sapessero il russo abbastanza bene non ce n’erano molti. Io comprai il libretto a metà degli anni ’70 in qualche negozio di reminder e non ci capii molto. Riletto oggi con un bagaglio di conoscenze molto maggiore, noto che l’approccio proiettivo è portato avanti in maniera piuttosto ruspante il che potrebbe risultare ostico a chi preferisce basi più solide. D’altra parte è molto piacevole vedere come i teoremi configurazionali possono essere usati “sul campo” nell’accezione letterale del termine, quando si fanno misurazioni sul terreno ma alcuni punti non sono accessibili; la parte finale con l’approccio algebrico ai teoremi è tantalizzante, ma purtroppo è solo accennato.
_Everybody Lies_ (ebook)
[Nota: esiste la traduzione italiana, La macchina della verità, che però non ho letto] Seth Stephens-Davidowitz si è inventato un nuovo campo di studi: usare Google Trends (ma anche YouPorn…) per studiare i comportamenti della gente evitando l’intermediazione dei sondaggi dove non è detto che chi risponde dica la verità, anche se protetto dall’anonimato, mentre se deve cercare informazioni è costretto a indicare cosa vuole. Nel libro (Seth Stephens-Davidowitz, Everybody Lies: Big Data, New Data, and What the Internet Reveals About Who We Really Are, Dey St. 2018, pag. 357, € 8,82, ISBN 9780062390875, link Amazon) vengono fatti alcuni esempi sfruttando i dataset ottenuti da Google… e PornHub. Il merito maggiore del libro a mio parere non è tanto il mostrare come le risposte che storicamente abbiamo dai sondaggi sono spesso errate: in fin dei conti non è che tutti noi abbiamo a disposizione i dati da lui usati, e comunque la metodologia è necessariamente grossolana essendo il risultato di un’osservazione indiretta. Molto più utile è il ricordarci la grandissima quantità di dati a disposizione di pochi player (dati probabilmente per loro neppure anonimizzati) e la possibilità per domande secche del tipo preferenza A/B di avere un’analisi molto più puntuale di quello che si può ottenere con un sondaggio. Insomma, un libro che porta a farci domande che non ci sarebbero mai venute in mente.
_Geometrie senza limiti_ (libro)
Le geometrie non euclidee sono un altro dei temi che i matematici amano trattare, un po’ come l’infinito. Questo significa naturalmente che è difficile trovare qualcosa di davvero nuovo, soprattutto quando uno ha letto una decina di libri sul tema. Devo però dire che in questo caso (Laura Catastini e Franco Ghione, Geometrie senza limiti : I mondi non euclidei, Il Mulino 2018, pag. 244, €15, ISBN 9788815274236, link Amazon) gli autori mi hanno favorevolmente stupito. Il loro punto di vista è ìnfatti molto più “euclideo”: non ovviamente nel senso che la geometria euclidea sia quella reale, quanto piuttosto perché mostra quale dovrebbe essere stato il percorso di Euclide e come tutti i tentativi di dimostrazione del quinto postulato avvenuti nei secoli successivi si erano allontanati dalla sua logica di base, prendendo una deriva meno matematica e più legata al mondo reale. Altro punto interessante è l’estrema differenza logica tra la geometria assoluta di Bolyai e Lobacevskij e l’approccio riemanniano che è di tipo completamente diverso non solo perché parte dal concetto di curvatura ma proprio per il suo significato filosofico. L’unica parte su cui ho dei dubbi è quella finale: è vero che il testo tende più alla filosofia che alla storia della matematica, ma non tutta la filosofia viene fuori bene!
_Noi e la matematica_ (libro)
Questo (Laura Catastini, Noi e la matematica: un divertimento a ostacoli, Il Mulino 2017, pag. 224, €15, ISBN 9788815267337, link Amazon) non è un libro sulla matematica. Non è neppure un libro sulla didattica della matematica, anche se ci si avvicina di più. Io lo definirei più un libro di filosofia della didattica della matematica: insomma perché e come si possa fare didattica della matematica tornando alle origini, cioè non tanto spiegare le cose quanto fare entrare i ragazzi nel mondo della matematica. Io sono più legato ai numeri che alla geometria e quindi un po’ più lontano dal suo punto di vista che vede il numero come un corruttore della purezza della geometria, ma comprendo bene il suo amore per la matematica. Per chi matematico non è, direi che l’ultimo capitolo è una lettura obbligata: Catastini spiega qual è a suo parere la vera differenza tra matematica e scienze dure da un lato e le scienze soft dall’altro. No, non sono le formule: l’economia oggigiorno è piena di formule ma continua a non essere una scienza dura. La differenza è che nel primo caso lo scienziato ha bisogno di un distacco dalla materia che studia, mentre nel secondo si ha un suo coinvolgimento. Provate a pensarla così.
_Il Grinch_ (film)
Nuova versione, creata da Illumination, del classico libro del Dr. Seuss, Il Grinch segue abbastanza fedelmente il racconto, a differenza di altre versioni precedenti. Oggettivamente mi sarei aspettato più strizzate d’occhio agli adulti: la storia, a parte le macchine alla Rube Goldberg che il Grinch è bravissimo a creare (no, è sminuente: le macchine funzionano e sono utili), rimane molto a livello infantile senza grandi guizzi o battute: ho giusto apprezzato il momento in cui si mette all’organo e suona All By Myself. Il povero cane Max è felice di essere sfruttato; la piccola Cindy-Lou è troppo buona anche se pestifera, e non sono ben riuscito a capire cosa facesse sua madre.
Il corto dei Minions che precede il film è come sempre fuori di testa.
_Matematica e letteratura : Analogie e convergenze_ (libro)
Raccolta di saggi ripubblicata dal Corriere della Sera, questo libro (Paolo Maroscia et al (ed.), Matematica e letteratura : Analogie e convergenze, Corriere della Sera (Biblioteca Matematica) 2018, pag. 285, € 8,90) cerca di fare un’operazione a mio parere inutile se non dannosa: mostrare come matematica e letteratura siano due facce della stessa medaglia. Posso comprendere l’idea sottostante, vale a dire convincere i letterati della bellezza della matematica. Però in questo modo si rischia di tirare fuori collegamenti artificiosi che portano al risultato opposto, come nel caso del saggio su Dostojevskij che pure di punti esplicitamente matematici ne ha. Meglio il saggio su Sinisgalli, probabilmente perché lui aveva davvero una visione unitaria o piuttosto “parallela” di letteratura e matematica, o quello di Zellini su Wiener. Perfetto infine il saggio di Carlo Casolo su matematica e sogni: è proprio quello che mi sarei aspettato in tutto il libro…