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La Esse (minimarket con cucina)

Se non siete milanesi, forse avete appena sentito parlare di librerie con bar/ristorante incorporato: un modo per avere un flusso di cassa indipendente dalla scarsa propensione dell’italico cittadino a leggere qualcosa che non sia uno status di Facebook. Ma qui siamo anche oltre, e non è così difficile nella zona centrale trovare dei minimarket dove si può anche pranzare: per esempio c’è un Carrefour vicino al mio ufficio, in via san Marco. Quello che ho scoperto giovedì scorso mentre andavo a fare la prova generale per il Messiah di Händel è che anche Esselunga sta sperimentando un format del genere. A differenza di quello che fa nei superstore, dove apre un locale distinto (i Bar Atlantic), qui in corso Italia ha preso un angolino e a inizio mese ha aperto laEsse. Un maligno direbbe che non ci sarebbe stato spazio per scrivere Esselunga :-)

Sabato tra un concerto e l’altro dovevo mangiare qualcosa e quindi ho provato a entrare. La parte “cucina” è quella che si trova appena entrati. Si ordina dai totem: il menu è limitato ad hamburger – con i prezzi milanesi, il mio era buono ma costa 8 euro e novanta e non comprende le patatine che si pagano a parte ma tanto non mi interessavano in quel momento – e dolci. Bisogna però dire che l’acqua alla spina è però gratuita, a differenza per esempio della mensa dove vado di solito. Al piano superiore probabilmente ci sono dei tavoli: io mi sono fermato a mangiare sotto, però. Si può poi passare alla superette, dove al piano terreno ci sono cibi pronti da portare via mentre in quello interrato c’è un po’ di assortimento variegato. Ah, sì: dimenticavo che a pian terreno ci sono anche i locker per la spesa Esselunga a casa, che ovviamente non è più a casa ma sul posto. Immagino che l’idea sia che chi lavora in zona possa ordinare qualcosa e prenderselo prima di tornare a casa oppure in pausa pranzo, ma non sono stato a verificare.

Giudizio finale? Boh. Ma forse io non sono in effetti un Vero Milanese.

_Chiudete Internet_ (libro)

Per mia completezza ho deciso di leggere questo pamphlet (Christian Rocca, Chiudete Internet : Una modesta proposta, Marsilio 2019, pag. 144, € 7,99, ISBN 9788829701674), per vedere il punto di vista “giornalistico” su Internet – non me ne vogliano i miei amici giornalisti che apprezzo e con cui regolarmente discuto. Purtroppo il risultato è stato quello che mi aspettavo. Come prima cosa ho scritto pamphlet, e non instant book che probabilmente era quanto immaginato da autore ed editore, per una ragione molto semplice: non ci sono note e riferimenti. Detto in altro modo, bisogna prendere per vero quanto scrive Rocca e accettare la sua auctoritas (nel senso di autorevolezza più che di autorità). Occhei, il testo è strutturato nel modo che giornalisticamente si chiama panino: si inizia parlando di quanto è diventata brutta Internet e come gli OTT rubino i soldi a chi procaccia e raccoglie le notizie, c’è una sezione centrale nella quale si mostra come la politica mondiale sia stata rovinata dalla disintermediazione, e si termina riprendendo la giaculatoria iniziale. Io non entro nel merito della parte centrale, per l’ottima ragione che non ne so abbastanza. Sul resto però un po’ di informazioni ce le ho, e mi sono messo le mani nei capelli. Badate: io ritengo che la disintermediazione sia una iattura, quindi in teoria dovrei essere sulla stessa linea di Rocca: ma quando leggo che il caso Roth su Wikipedia nacque perché lo scrittore non è la persona che ne sa di più su quello che vuole dire, l’unica cosa che posso aggiungere è che se le intermediazioni sono queste allora tanto vale farne a meno. D’altra parte, mettere nello stesso calderone i ricavi di Facebook, che è fatto in modo da trattenerti il più possibile nel suo giardinetto, e il numero di pagine visualizzate da Wikipedia, che funziona tanto meglio quanto più il lettore è invitato a seguire le fonti esterne, significa che nonostante le continue assicurazioni di non essere un neoluddista Rocca è perlomeno uno che fa di tutta l’erba un fascio. Vabbè, tanto tra qualche mese tutti si saranno dimenticati del libro, anche se poi ci sarà qualche altro esponente dell’intellighentija mediatica che riprenderà lo stesso grido di dolore: mentre scrivo questa recensione Ricolfi lo ha appena fatto.

Ultimo aggiornamento: 2020-03-23 22:11

_La matematica e l’infinito_ (libro)

Una premessa doverosa per chi pensasse che questo libro (Vieri Benci e Paolo Freguglia, La matematica e l’infinito : Storia e attualità di un problema, Carocci 2019, pag. 207, € 19, ISBN 9788843095254) sia uno dei tanti che tratta l’infinito matematico “classico”: gli autori sono della scuola dell’analisi non standard, quella dove gli infinitesimi esistono davvero e non sono i fantasmi di quantità evanescenti sbeffeggiate da Berkeley. Per chi si ricorda a malapena la matematica delle superiori, a scuola si tende a nascondere sotto il tappeto il fatto che la retta dei numeri reali non è l’unico modello possibile, a meno che non si assuma la cosiddetta proprietà archimedea: che cioè dati due numeri positivi diversi da zero è sempre possibile trovare un multiplo di ciascuno di essi che è maggiore dell’altro. Ma già Euclide sapeva che l’angolo (curvo) tra una circonferenza e la sua tangente è positivo ma minore di un qualunque angolo (diritto)! Il libro quindi rilegge la storia dell’infinito attuale da questo punto di vista, mostrando così come la nostra idea del continuo – nata fondamentalmente da Dedekind – non è l’unica possibile: basta non accettare la proprietà archimedea. Gli autori si dilungano a mostrare, sia storicamente nella prima parte che in pratica nella seconda, come si possano scegliere altri assiomi di partenza: tra l’altro fanno presente che l’analisi non standard di Robinson non è l’unico approccio possibile, mostrando per esempio la loro teoria Alfa che porta a risultati interessanti come mostrare che ω, l’ordinale che corrisponde alla successione {0, 1, 2, …}, è un numero dispari :-) Le connessioni con la teoria cantoriana sono ben spiegate, pur senza entrare nei dettagli tranne che nelle ultime pagine. Tra l’altro mi sono piaciute le divagazioni sull’albergo di Hilbert, con la portinaia sfaticata, il nuovo assunto fricchettone e le dependance… In definitiva, un testo prezioso per vedere i numeri in modo diverso dal solito.

Ultimo aggiornamento: 2020-03-23 22:05

_God Just Wanted To Play Golf_ (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Ammetto che non avrei chiesto in recensione questo libro (Craig W. Chenery, God Just Wanted To Play Golf, Pop Culture Planet Publishing 2018, pag. 331, € 2,99, ISBN ) se avessi letto bene la presentazione e capito che era di fantascienza-horror, visto che non è proprio il mio tipo di letture preferite. No, non preoccupatevi, non è troppo horror. Ad ogni modo, ho trovato la prima parte troppo prolissa; il ritmo si è molto ravvivato nella seconda metà, che ho letto a velocità tripla… e non perché saltassi delle pagine. L’idea di un aldilà parecchio burocratico con un Dio (che gestisce solo i cristiani) indolente e sfaticato e la Morte che a un certo punto si scoccia di ricevere delle liste buggate e prova a vedere che succede se lascia in (non) vita qualcuno è interessante, e forse poteva essere portata più in là rispetto alla parte terrestre in Oceanview che spesso tendeva alla macchietta, forse anche per la presenza di molte espressioni gergali. Insomma lo consiglio a chi ha pazienza, ama le sitcom e vuole imparare un po’ di inglese pratico.

_Zerologia_ (libro)

Confesso che mi aspettavo qualcosa di più da questo libro (Claudio Bartocci, Piero Martin, Andrea Tagliapietra, https://amzn.to/36GYZUZ : Sullo zero, il vuoto e il nulla, Il Mulino 2016, pag. 194, € 14, ISBN 9788815260420) dove un matematico, un fisico e un filosofo parlano dell'”assenza” nei loro rispettivi campi. Il risultato finale è però un po’ deludente. Da un lato non ci sono molte interazioni tra le tre sezioni: in effetti non sarebbe così facile inserirle, ma i rarissimi esempi mi sembrano più forzati che altro. Le parti che ho trovato interessanti sono state la lunga disquisizione sullo zero nell’antica India, fatta con un taglio diverso da quello che si trova in giro; nella parte fisica il passaggio verso le varie definizioni di vuoto, anche se mi sarei aspettato qualcosa in più sul vuoto quantistico; nell’ultima sezione l’inizio che tendeva ai giochi di parole e la bibliografia sterminata, anche se solo accennata. Però alla fine della lettura mi pare non mi sia rimasto nulla… e questo non è un gioco di parole.

_How Round Is a Cube?_ (libro)

Buona parte delle 34 “esperienze” trattate in questo libro (James Tanton, How Round Is a Cube?, AMS 2019, pag. 262, € 29,99, ISBN 9781470451158 ) mi erano ignote: e dire che in fin dei conti di matematica ricreativa ne conosco abbastanza. Questo per dirvi che il testo è sicuramente un must per chi si diletta di questi temi, oltre che per gli insegnanti che volessero ogni tanto fare qualcosa di diverso a scuola. Tanton tipicamente comincia i capitoli con alcuni problemi e poi passa a preparare l’armamentario matematico necessario per arrivare alla soluzione, lasciando delle sfide finali che ammetto di non avere affrontato… per l’ottima ragione che le soluzioni non ci sono, e in certi casi non sono nemmeno certo esistano. Libro altamente consigliato per chiunque voglia vedere un po’ di matematica seria ma non seriosa.

_Un labirinto incerto_ (libro)

Perché “poetica” della matematica? Questo è l’unico dubbio che mi è rimasto leggendo questo libro (Riccardo Giannitrapani, Un labirinto incerto : Appunti per una poetica della matematica, Mondadori 2019, pag. 196, € 18, ISBN 9788804711018) dove un insegnante di scuola superiore – che magari avrete incrociato in rete con il nickname di Orporick – fa alcune considerazioni del tutto condivisibili su come si potrebbe insegnare matematica in modo più costruttivo di quanto succeda al giorno d’oggi. Il testo non è volutamente analitico: c’è una sorta di filo conduttore, dato da Borges e dall’idea di labirinto, ma allo stesso tempo si evita il prescrittivismo. Non per nulla il labirinto è incerto: se ci pensate, è la situazione di chi nel labirinto ci si trova dentro, e non ha alcuna idea di quale sarà la via di uscita. Le regole mnemoniche servono a poco, o per meglio dire servono quando uno se le ricorda ma non permettono di capire la strada che ha portato ad esse. Meglio dunque per Giannitrapani cercare di sfilarsi dai luoghi comuni: perché battere sull’approccio assiomatico di Euclide anziché provare quello degli assiomi di Peano, più semplice e che permette di mostrare come mai si sono scelti proprio quegli assiomi per definire i numeri naturali? Come dicevo, la parte che ho trovato più debole è il capitolo sulla poetica della matematica. Io mi sarei trovato più a mio agio nel sentire parlare di “matematica umanistica”, dove le motivazioni sono parte esplicita dei teoremi; ma chiaramente ognuno ha le sue sensibilità. Lettura consigliata a coloro ai quali è rimasta la paura della matematica: magari finalmente si rilasseranno.

_I teoremi di incompletezza_ (libro)

[copertina] A Lolli piace parlare dei teoremi di incompletezza di Gödel, principalmente perché sa che vengono mal compresi. In questo ultimo suo libretto (Gabriele Lolli, I teoremi di incompletezza, Il Mulino 2019, pag. 153, € 12, ISBN 9788815283689) non parla però proprio dei teoremi, quanto di tutto quello che sta loro intorno. A me per esempio è molto piaciuta la parte sugli “anticipatori”: conoscevo naturalmente i paradossi di Berry e di Richard, ma non sapevo che Post fosse andato vicino all’esposizione – e non avevo mai sentito parlare di Finsler. Un altro punto di forza è la considerazione di quei teoremi dal punto di vista della computabilità: in effetti la tesi di Church-Turing semplifica parecchio il contesto del teorema, e permette una via più semplice alla dimostrazione. Ah, dimenticavo: Penrose e (il secondo) Wittgenstein vengono blastati, come si suol dire.
Le osservazioni di Lolli non sono mai banali, e quindi la lettura è piacevole: l’unico problema che ho trovato è quando parte con il formale, perché assume una serie di conoscenze tecniche, anche a partire dal formalismo, che non sono banali. Io per esempio non riesco a recuperare tutto. Il lettore è avvisato.

Ultimo aggiornamento: 2020-03-05 10:21