Ho recuperato il primo volume scritto da Tadako Okada (con l’aiuto di Marco Pagot che ha probabilmete suggerito all’autrice alcune espressioni italiane). Il testo, che ora è stato retrofittato come lontano sequel degli altri volumi con Linux Kimura, è indubbiamente per young adults, ma questo non significa che non si lasci leggere molto piacevolmente anche da chi giovane non lo è più da decenni come il sottoscritto. Il mondo distopico dell’Istituto Gloriosa Alba si dipana man mano, e anche se il finale probabilmente è intuibile si resta comunque incollati a scoprire cosa farà Anna Malva. Ho solo un appunto: il cambio di voce narrante nella seconda parte mi ha spiazzato, e ho fatto fatica a rimettermi in carreggiata.
Tadako Okada, Il piano delle cicale, Forevera 2019, pag. 506, € 3,99, ISBN cartaceo 9788825403077, trad. Marco Pagot – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 4/5
David Spiegelhalter è probabilmente il più grande statistico britannico vivente, e in questo libro parla effettivamente della statistica. Ma lo fa da un punto di vista inaspettato, e diverso dal suo precedente “L’arte della statistica”. L'”arte dell’incertezza” è vista appunto come un’arte. Non ci sono formule matematiche, e Spiegelhalter cerca di spiegare cosa c’è davvero oltre le formule, e come l’incertezza possa essere di vari tipi (ci sono cose che in teoria sarebbero conoscibili ma non sono note, e cose future per cui non possiamo fare altro che fare supposizioni); ma soprattutto che nella statistica, e nel calcolo della probabilità che è alla sua base, il fattore personale è fondamentale. Il tutto è inframezzato da pensieri personali, dal suo coinvolgimento quando ci fu la necessità di dare delle stime per contagi e morti per Covid a come si sta comportando (dal punto di vista di uno statistico…) con il cancro alla prostata che gli è stato diagnosticato. Un testo che dovrebbe essere letto da tanti leoni da tastiera, anche se non credo lo faranno mai.
6 dicembre 1980: in un incidente d’auto nelle Hawaii rimane ucciso un giovane uomo, Mark David Chapman. Maggio 1998: dopo la morte di Linda, Paul McCartney decide che per ricordarla e raccogliere soldi per combattere il cancro al seno farà un concerto. Con chi? Coi suoi tre vecchi compagni: Ringo Starr, George Harrison e John Lennon. Ma i giovani saranno ancora interessati a tre quasi sessantenni?
Lo so, è già passato ieri su Sky Cinema, ma io l’ho visto al cinema la settimana scorsa :-) Gabriele Salvatores prende un soggetto inedito di Tullio Pinelli e un giovane Federico Fellini ancora neorealista e ci costruisce un film che continua a essere neorealista, oltre che stereotipale al massimo sia nelle prime scene napoletane che in quelle newyorchesi, anche se la mia sensazione è che parli a nuora perché suocera (gli italiani di oggi) comprenda. Le scene “qui non serviamo italiani” e il giornalista italoamericano Joe Agrillo (Antonio Catania) che vede la vicenda della sorella della giovanissima protagonista solo come un modo per tirare la volata elettorale al sindaco, così come l’arringa del difensore che cita la famosa descrizione degli italiani ad Ellis Island, non sono infatti così diverse da quello che vediamo oggi da noi. Detto questo, ho perso metà dei dialoghi: invece che 
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]