Come noto, “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. E i due John (Von Neumann e Nash) sono sicuramente dei duri. La teoria dei giochi è una branca moderna della matematica: i primi risultati sparsi risalgono all’inizio del secolo scorso, e bisogna aspettare la metà del secolo per avere la prima formulazione completa (con Von Neumann e Morgernstern) e la generalizzazione alle situazioni dove non esiste una scelta ottimale per tutti (con Nash). Nel volume racconto la parte di base della teoria, senza addentrarmi (troppo) nei particolari e soprattutto senza parlare di giochi ripetuti, che sono probabilmente la parte più interessante perché non basta la matematica ma occorre anche capire come la gente si comporta. Ma d’altra parte già il dilemma del prigioniero fa capire che non basta essere razionali per arrivare alla soluzione migliore, ma occorre anche tanta fiducia nel prossimo…
Il personaggio raccontato da Sara Zucchini è Fermat, che anche i non matematici hanno sentito nominare per il suo teorema, ma che ha dato un grande impulso alla matematica: i giochi matematici sono su un ramo collaterale della teoria dei giochi, quella che parla di nimeri (no, non è un refuso).
Maurizio Codogno, Matematica – Lezione 7: La teoria dei giochi, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Non mi lamento più di tanto di dover spendere 99 centesimi per un ebook di 13 pagine, o se preferite 19362 battute. Però mi lamento del fatto che questo è un capitolo estratto da un libro (Val più la pratica), e per saperlo ho dovuto aprire questo libretto. Se il testo fosse stato scritto ex novo gli avrei dato il massimo dei voti, perché lo stile di De Benedetti è spumeggiante – pensate ai neo-crusc… – e il contenuto assolutamente condivisibile. In contrapposizione per l’appunto ai cosiddetti neo-crusc che sono più realisti del re, De Benedetti nota innanzitutto che il congiuntivo non se la passa poi troppo male, nonostante molti attacchi; ma soprattutto che non è che si possa credere che esso sia sempre l’unica risposta possibile. In altri termini: è uno strumento dei tanti che abbiamo per comunicare e quindi dobbiamo imparare a usarlo quando serve e lasciarlo da parte negli altri momenti.
La scelta di Vincenzo Vespri in questo libro è di fare una storia di come la matematica si è evoluta, le sue “anime” appunto. In questo modo ha potuto evitare di inserire molte formule (potrei dire “per fortuna”, visto che in due di esse il segno di moltiplicazione è diventata una x…) e si è permesso il lusso di poter scegliere di quali personaggi parlare, terminando anche con qualche parola sui contemporanei italiani che ha conosciuto direttamente. (Per quello che può servire, concordo pienamente sul suo giudizio estremamente positivo su Giuseppe Da Prato, che purtroppo è morto qualche mese fa). Lo stile di scrittura è semplice ma non semplicistico, e permette anche a chi è allergico alla matematica di avere un’idea di come essa si è evoluta nei secoli e quali sono i suoi rischi attuali – sì, ce ne sono, nonostante apparentemente se ne faccia molta più che in passato. Segnalo in particolare la migliore spiegazione ad alto livello che io abbia mai visto di come funziona la blockchain, spiegazione che parte dal problema matematico dei generali bizantini. Faccio solo presente che, nonostante quanto scriva Vespri, Gödel non era ebreo :-) e che in un paio di punti ha scambiato un matematico per un altro.
Le “forze spaziali” del titolo originale di questo libro non sono il nuovo corpo militare statunitense creato da Trump ma quelle che portano alcune persone a cercare di pensare come gli uomini potrebbero colonizzare lo spazio. Scharmen parte da Konstantin Ciolkovskij e John Desmond Bernal, con le loro idee di fine Ottocento e metà Novecento di satelliti artificiali abitati, e continua mantenendo un interessante equilibrio tra la fantascienza (anche Arthur Clarke è trattato in un capitolo), scienza (la NASA, ma anche Werner von Braun e il suo passato nella Germania nazista) e politica (sempre la NASA e il suo modo di presentarsi, ma anche la corsa dei privati allo spazio, dove Scharmen non nasconde per nulla che tra Bezos e Musk preferisce di gran lunga il secondo e il suo punto di vista). In generale il fil rouge di Scharmen è la “tettonica”, nel senso geologico traslato: ci sono forze che si muovono indipendentemente tra loro e che mandano in rotta di collisione i punti di vista della gente. Una lettura molto interessante, che permette di capire come la corsa allo spazio abbia profonde ripercussioni sulla nostra vita in questo pianeta, che almeno per il momento è l’unico posto dove possiamo stare. Buona la traduzione di Massimiliano Bonatto.