Archivi categoria: recensioni

Impressioni dalla Cina (mostra)

Questa mostra fotografica alla Triennale (fino al 20 novembre; ingresso 5 euro) raccoglie un’ottantina di fotografie di James Whitlow Delano, dedicate tutte alla Cina di questi ultimi dieci anni: terra di contraddizioni oggi forse ancora maggiori di un tempo.
Lo stile di Delano è molto personale: bianco e nero molto poco luminoso (“viraggio caldo”, se si vuole parlare difficile), e un gusto del particolare spesso rubato. Come sempre quando si tratta di fotografie, io non è che ci abbia capito molto; devo però dire che mi hanno colpito le espressioni delle persone colte dallo scatto. È difficile che sorridano: hanno quasi un viso per così dire rassegnato, quasi non possano aspettarsi nulla di diverso. Sullo sfondo poi si possono notare le differenze tra le immagini della Cina di una volta e i grattacieli postmoderni: come raccontano le didascalie della mostra, “La Cina sarà sempre diversa dall’Occidente, ma lo sarà sempre di meno”.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-30 17:57

Grazie (teatro)

Claudio Bisio ha portato in teatro (oggi l’ultima rappresentazione al Piccolo) la prima volta di Pennac come autore teatrale. L’opera è del 2004, quindi molto recente: è un monologo di un’ora e venti dove un uomo, che ha ricevuto un non meglio identificato premio alla carriera, si mette a discutere con sé e con il (virtuale) pubblico di quello che in realtà significa il dover ringraziare, cercando quasi di costruire una teoria filosofica del “grazie”.
Risultato? Mah. Bisio sicuramente ha sufficiente mestiere per tenere su lo spettacolo, anche se alcune gag (come quella degli applausi) sono vecchie di decenni; ma in genere quello che mi sembra convincere poco è proprio il testo di Pennac, che è troppo stiracchiato per essere qualcosa più di un buono spunto.
Il teatro era pieno nonostante la concorrenza di Milan-Juventus: è anche da dire che noi siamo entrati con dei biglietti last minute, e sono anche stati venduti degli ingressi. Insomma, un successo ma non un successone.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-30 17:15

_Scorciatoie nello spaziotempo_ (libro)

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Questa raccolta (AA.VV., Scorciatoie nello spaziotempo [Year’s Best SF 7], – Millemondi estate 2005 (40), pag. 491, €5.10, EAN 977-1123076005) in originale si chiamava Year’s Best SF 7 e come dice il nome stesso contiene una selezione di racconti, usciti per la precisione nel 2001. Ho trovato generalmente i testi di ottima qualità, anche perché non seguono i canoni a cui siamo abituati. Una menzione particolare va a “Charlie’s Angels” di Terry Bisson, poliziesco-horror; “La misura di tutte le cose” di Richard Chwedyk, quasi lirico con questi suoi dinosauri giocattolo; “Resurezione” di Davis Morrell, con una specie di cortocircuito temporale; e “Il massimo della vita” di James Morrow, puro assurdo. Ma in genere tutto si lascia leggere con molto piacere, cosa che non sempre al giorno d’oggi capita.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-28 15:44

La fabbrica di cioccolato (film)

Ho deciso. Tim Burton è troppo bravo. Ha preso una favola – che adesso penso che mi andrò a cercare – e l’ha trasportata perfettamente sullo schermo. Non è banale riuscire a mantenere il manicheismo insito nelle fiabe, con i caratteri che devono essere tagliati con l’accetta, senza scadere nella farsa. Sicuramente gli effetti digitali aiutano: quando stamattina ho scoperto che Deep Roy ha fatto tutti gli Umpa-Lumpa, ho finalmente capito come mai sembravano tutti uguali. Sicuramente Johnny Deep Depp ci ha messo del suo: un gigione come Robin Williams qui non sarebbe stato adatto, mentre la sua recitazione è sempre asciutta il giusto. Ma ribadisco: il tutto è stato magnificato dalla poesia dietro la macchina da presa. Film da guardare, possibilmente al cinema.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-17 11:06

<em>Io, l'erede</em>

Pièce scritta nel 1942 da Eduardo basandosi a suo dire su un aneddoto realmente accadutogli, la storia racconta di Ludovico, che torna in patria per reclamare la sua “eredità”: il padre infatti aveva vissuto come beneficato di una famiglia, e lui ritiene di avere diritto ad avere lo stesso posto. Detta così, la cosa sembra essere assurda, e probabilmente lo è anche: però la commedia è molto amara, con Ludovico che mostra impietosamente come le relazioni fossero molto più complicate di quanto sembrasse all’inizio. Eppure Ludovico non ce la fa ad uscire dalla spirale, e l’unica che romperà questo ricorso storico sarà la giovane Bice, anch’essa mantenuta dalla famiglia.
La commedia, come ho detto, è molto bella. Però ho una serie di appunti da fare sulla regia. L’inizio è troppo lento, addirittura scolastico nella recitazione: deve entrare Leopoldo Mastelloni nella parte di zia Dorotea per riuscire a fare partire davvero la scena. I cambi scena con i due domestici che fanno una specie di balletto sono poi francamente inutili, e di nuovo rallentano il flusso. Ciò detto, oltre a Mastelloni c’è da sottolineare la bravura di Geppy Gleijeses come Ludovico Ribera: recitazione da “cattivo” e rompipalle, proprio quella che ci voleva per colpire il pubblico. Memorabile il duetto con Umberto Bellissimo nella parte dell’avvocato. Gli altri interpreti, a parte Margherita di Rauso che anche in una piccola parte come quella di Caterina è riuscita a distinguersi, non mi hanno detto molto. Marianella Bargilli (per i gossippari: è la compagna di Gleijeses, e ha partecipato al Grande Fratello 3 – qualcuno credeva ancora venissero tutti dalla strada?) era partita molto bene come Adele, ma nel secondo atto le poche apparizioni mi sono sembrate meno incisive; Gabriella Franchini – Margherita non mi è proprio piaciuta; quanto a Valentina Tonelli, le do il beneficio del dubbio in quanto debuttante, e perché nelle prime scene si era mossa bene.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-09 17:48

<em>A Hat full of Sky</em>

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Seconda storia con Tiffany Aching, i Wee Free Men e, stavolta non semplicemente come guest star, Granny Weatherwax. Uno spinoff del Discworld, insomma. Devo però dire che stavolta (Terry Pratchett, A Hat full of Sky, Corgi 2005 [2004], pag. 352, Lst 6.99, ISBN 0-552 55264-X) Pratchett è al suo meglio, mescolando con la sua usuale abilità la parte per così dire della classica quest dei libri fantasy con la sua propria esposizione morale, in una miscela che scorre sempre velocemente senza essere pedante. È interessante vedere come quella che sembrerebbe la vittoria finale dei “buoni” non lo è ancora affatto, perché non basta vincere il “cattivo”, ma occorre anche comprenderlo. Se devo fare un appunto, mi preoccupa un po’ la harrypotterizzazione di Pratchett, con l’insistenza su un semplice strumento come lo shimble, cosa piuttosto al di fuori del suo stile. Hex ovviamente non conta :-)

Ultimo aggiornamento: 2005-10-07 16:33

Viva Zapatero! (film)

Beh, posso fare mia l’ultima battuta, pronunciata da un sintetizzatore vocale dopo la fine dei titoli di coda (ah, perché è stato caldamente ringraziato Feltri?): “non mi ha fatto per nulla ridere”.
Diciamo che è stato un utile ripasso di cose che sapevo già, con le perle maggiori nel vedere quello che hanno detto i politici di sinistra, da Violante a Petruccioli: dai contorsionismi verbali alle affermazioni assolutamente da paura. Ma già il concetto “non è la satira che deve fare informazione”, se ci si pensa, è completamente illogico, non fosse altro che perché in questo modo sei tu ad avallare il fatto che il satirico stia facendo informazione.
Ah, il titolo nasce perché Zapatero non appena eletto ha abrogato la legge che faceva eleggere la direzione della TV di stato dal primo ministro. Magari lo si fa anche da noi…

Ultimo aggiornamento: 2005-09-30 23:31

<em>La musica in cento parole</em>

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Il sottotitolo di questo libro (Arrigo Quattrocchi, La musica in cento parole, Carocci – Quality Paperbacks 2003, pag. 138, € 12, ISBN 88-430-2638-0) è “un piccolo lessico”. Effettivamente Quattrocchi, critico musicale del Manifesto, ha voluto condensare in cento lemmi principali, e 132 secondari, il lessico della musica classica, pensando al pubblico magari anche di buoni studi ma figlio della cultura italiana che si è sempre preoccupata di tenere l’insegnamento musicale bene in disparte. Viene così evitato l’uso di un qualsiasi pentagramma, mentre viceversa sono spesso evidenziate le somiglianze tra l’uso comune di un termine, si pensi ad esempio ad “armonia”, e quello musicale. Il libro insomma non può certo considerarsi una storia della musica, ma quello non è certo lo scopo che si propone, mentre invece raggiunge pienamente quanto dichiarato nell’introduzione.

Ultimo aggiornamento: 2005-09-28 10:24