Archivi categoria: recensioni

La gioia del sesso (libro)

[copertina] Bisogna dire che non solo il nome dell’autore di questo che dovrebbe essere un famoso trattato sul sesso (Alex Comfort, La gioia del sesso [The Joy of Sex], Tascabili Bompiani 1996 [1972, 1996], pag. 256, € 7.50, ISBN 978-88-452-7117-7, trad. Marisa Caramella, Marco Amante, Maura Pizzorno) ma anche quello di uno dei traduttori (Amante…) sembrano scelti apposta. A parte queste constatazioni “parolibere”, devo confessare che il libro mi ha un po’ deluso. Ottima l’idea di parlare non solo delle posizioni ma anche dei luoghi dell’amore – Comfort si raccomanda di non chiamarle “del sesso” e di tutte le cose al contorno; belle anche le illustrazioni a matita che accompagnano il libro – mentre le foto oggettivamente le ho trovate inutili e nemmeno buone per un voyeur. Ma si sente troppo chiaramente l’insieme di pezze che è stato aggiunto nel 1991, quando il diffondersi dell’Aids ha fatto riconsiderare gli usi sessuali; in questo modo però si è persa l’omogeneità del testo iniziale che penso fosse una forza del libro. Aggiungiamo poi, soprattutto nelle parti inserite nella seconda edizione, una quantità di refusi assolutamente incredibile e una traduzione dall’aria un po’ strana e otteniamo appunto un risultato un po’ deludente, anche se persone poco creative come me possono trovare utili spunti :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-02-04 10:54

Geocartografia (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Avete comprato il navigatore GPS e non riuscite a capire dove siete? Beh, a parte quando i satelliti fanno le bizze e vi situano in una posizione improbabile – a me è capitato in Sardegna di trovarmi a salire fino a 4000 metri di altezza… – magari potrebbe essere utile un veloce ripasso di come si legga una carta geografica, senza pensare di essere nati imparati. Questo libro (Elvio Lavagna e Guido Lucarno, Geocartografia Zanichelli 2007, pag. 140, € 14 , ISBN 9788808167286) è allora proprio quello che vi ci vuole. Gli autori, pur partendo dall’idea di scrivere un manuale pratico, forniscono una vera miniera di informazioni su tutto quello che riguarda la cartografia: dalla teoria – e pratica – di come riuscire a rappresentare la superficie terrestre su un piano in maniera per quanto possibile fedele a come si sono evolute le carte geografiche, a seconda delle necessità dei mercanti prima e degli eserciti dopo. Gli amanti della tassonomia possono scoprire quali tipi diversi di carte tematiche vengano prodotti e anche inventati al giorno d’oggi, mentre gli amanti della montagna avranno finalmente la possibilità di scoprire gli ingegnosi sistemi usati dall’Istituto Geografico Militare di Firenze per inserire quante più informazioni possibili nelle cartine in bianco-e-nero che sono ancora oggi lo standard ufficiale italiano. Ecco: l’unico appunto che mi viene da fare al libro è che sarebbe stato utile parlare un po’ di più delle carte stradali contemporanee, per mostrare come non è vero che le informazioni siano automaticamente comprensibili a chi le consulta, ma c’è un importante lavoro di usabilità dietro di esse.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-31 11:19

Jean Genet – _Le Serve_ (teatro)

Venerdì scorso il nostro Gruppo Fruitori Teatro (quindi anche le nostre amiche Marina e Simona, perché io sono un Uomo Molto Fortunato e Beato fra le Donne) è andato al Teatro Studio a vedere quest’opera, che se non erro è il suo primo lavoro teatrale, pubblicato subito dopo la seconda guerra mondiale. Il regista Giuseppe Marini scrive “ho scelto di non accentuare i riferimenti politici e (omo)erotici della poetica” il che, se non ho capito male leggendo la biografia di Genet, è piuttosto scorretto, un po’ come fare Morte accidentale di un anarchico senza accentuare la parte politica :-)
Detto questo, l’impressione che si ha vedendo la rappresentazione è “sono tutti pazzi”. Uso il maschile anche se le attrici in scena sono solo donne: le due serve, con Anna Maria Guarnieri (classe 1933) che sembra una ragazzina in confronto a Franca Valeri (classe 1920), e la “bimba” Patrizia Zappa Mulas che comunque la cinquantina l’ha passata anche lei. Gli è che già di per sé c’è questa storia con le due serve che in assenza della padrona giocano a prendere il suo posto; poi c’è la scenografia, con enormi oggetti che scendono come una serie di deus ex machina a far risaltare ancora di più la scena nuda, con solo un letto e un enorme specchio; infine l’ingresso della Madame su un enorme piedistallo a forma di Bacio Perugina che io all’inizio avevo immaginato essere una gonnona… diciamo che non sono solo i dialoghi a dare l’impressione che tutti lì siano completamente fuori dal mondo. Aggiungo però che alcune scelte di regia, come iniziare a sipario chiuso leggendo fuori campo alcune frasi di Genet a riguardo dell’opera e terminare in maniera davvero improvvisa, sono state molto belle.
Inutile sottolineare la bravura delle interpreti, ma vorrei aggiungere che, rispetto a quando la vedemmo due anni fa in La vedova Socrate, ho visto la Valeri molto più in forma. Complimenti davvero!

Ultimo aggiornamento: 2015-07-10 14:22

_Sei brillanti_ (teatro)

Un bel po’ in ritardo – non c’è nemmeno più in cartellone al Carcano – ma ecco la recensione dell’ultimo spettacolo di Paolo Poli, che poi tanto recente non è perché è alla sua seconda stagione: in effetti non c’era il pienone a teatro, ma in fin dei conti l’avevano già visto tutti tranne me.
Lo spettacolo segue il solito canovaccio di Poli: rutilanti costumi, molte parti en travesti sue e dei suoi boys, una scenografia scarna ma con immagini che richiamano Tamara de Lempicka, Felice Casorati, Salvador Dalí, o più semplicemente Totò, Macario e il Feroce Saladino. I “sei brillanti” sono in realtà le sei brillanti scrittrici e giornaliste tra gli anni ’20 e gli ’80 del secolo scorso, di cui Poli riprende alcuni pezzi. Mura (Maria Volpi Nannipieri), con “Perfide”, fantasia erotica al femminile; Paola Masino, con “Fame” e la crisi del ’29; Irene Brin, con le “Visite”, o meglio le allucinazioni del dopoguerra; Camilla Cederna, con “Lato debole” trasportato nei musei Vaticani dove si parla di moda con il cardinale Poli; quello che a mio parere è il racconto migliore, “Lui visto da lei” di Natalia Aspesi, e infine Elena Gianini Belotti con “Adagio poco mosso” e una vecchietta che non vuole assolutamente finire in casa di riposo. Il tutto è inframezzato dalle usuali coreografie danzanti, dove purtroppo si nota che Poli non è più un giovinotto e non può certo saltare su e giù per il palco. Nota di merito però quando entra a cantare Splendido Splendente, davvero favoloso.
Ah: stavolta è stato forse un po’ più monomaniaco del solito. In tutte le scene c’era almeno un prete o un prelato, fino ad arrivare al balletto su Tropicana con quattro boys vestiti da papa che bevevano appunto il Tropicana (yeah) da un calice da messa…

Ultimo aggiornamento: 2016-03-27 18:45

La grammatica di Dio (libro)

[copertina] Andando a guardare i voti dati dai lettori all’ultima fatica di Stefano Benni (Stefano Benni, La grammatica di Dio, Feltrinelli 2007, pag. 182, € 14, ISBN 978-88-07-01733-9) quello che stupisce è che c’è una polarizzazione estrema: o il libro è amato alla follia, oppure viene considerato un’emerita schifezza. Secondo me la ragione è abbastanza semplice: questo non è il Benni a cui eravamo stati abituati. Anche se il sottotitolo dice “storie di solitudine e di allegria”, di allegria ce n’è davvero poca, qui dentro, e soprattutto i primi racconti (“Boomerang”, con un cane troppo fedele, e “Mai più solo”, dove si vede come i telefonini possano fare male) sono stati davvero pesanti. Aggiungiamo che verso la metà i racconti mi sono sembrati un po’ troppo triti (anche se scritti bene, Benni è sempre Benni) e ammetto che mi è venuta voglia di lasciarlo lì. Fortunatamente ho proseguito: la seconda parte è davvero scoppiettante, con i racconti “Una soluzione civile” su come preparare una guerra civile purificatrice e “La strega” sui problemi di una strega al giorno d’oggi. In definitiva è assolutamente leggibile, basta non partire dai preconcetti su cosa si vorrebbe trovare.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-20 18:23

ePolis again (quotidiano)

Avevo già parlato di ePolis (o meglio, “e Polis”) quando era uscito. Però in questi mesi, se non ve ne foste accorti, il giornale non è uscito per qualche tempo per mancanza di soldi, salvo ritornare con nuovi finanziatori (Marcello Dell’Utri e Alberto Rigotti), cambiare direttore (dal 2 gennaio Enzo Cirillo ha preso il posto di Gianni Cipriani) e perdersi una sfilza di collaboratori (vedere qua oppure qua, anche se c’è stato chi si era già sfilato).
Stamattina, visto che in panetteria c’erano delle copie del giornale, ne ho presa una per verificare se e cosa era cambiato. Così ad occhio, per il momento relativamente poco. La foliazione mi sembra ridotta – sono 48 pagine, mentre mi pareva fossero 64; sono aumentati i redazionali, che però sono facilmente distinguibili perché usano un font molto diverso; le lettere al giornale sembrano le solite, quindi genericamente qualunquiste se non proprio destrorse; ci sono molti piagnistei perché il papa non ha potuto parlare oggi alla Sapienza, ma in effetti questo non è poi così diverso dal 90% degl’italici quotidiani :-)
Insomma, direi che la prevista rigida svolta a destra è per il momento iniziata in tono molto minore, anche se l’editoriale (sì, su Ratzinger) dà già l’idea di quello che dovrebbe accadere. Ma aspetto quattro o cinque mesi per verificare effettivamente se ho ragione…

Ultimo aggiornamento: 2008-01-17 14:56

Da Berti (ristorante)

Ieri sera sono andato con i miei zii a cenare al Da Berti (mi scuso per la doppia preposizione, ma il locale vuole il “da”). Il posto, come avrete capito se siete andati a cliccare sul link, è un locale storico, che esiste da centoquarantadue anni, ma dal nostro punto di vista aveva il vantaggio competitivo di essere a cinquecento metri da casa mia, il che significava andarci a piedi anche con la pioggerellina.
Le sale (non era esattamente il momento giusto per pranzare nel giardino) sono molto belle, e il servizio ottimo. Però il brasato di manzo con polenta che ci siamo presi non è che fosse chissà cosa, nonostante fosse segnato nelle proposte del giorno. Molto meglio i ravioli – sempre al brasato, ieri sera sono stato monotematico – che l’avevano preceduto, lo dico subito. Non posso dare giudizi sul prezzo, visto che la cena me l’ha offerta mio zio; dal menu mi sembrava sulla media dei posti milanesi.
Giudizio finale: se volete far vedere che conoscete dei posti di classe e non pacchiani, e non siete in caccia di sensazioni speciali per le vostre papille gustative, potete tranquillamente andarci.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-15 11:41

Piccolo trattato di ciclosofia (libro)

[copertina] La “ciclosofia” è naturalmente la filosofia che si fa andando in bicicletta, espressamente come ciclista urbano, anzi parigino nel caso di questo libro (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia [Petit traité de vélosophie], Net 2004 [2000], pag. 156, € 7.30, ISBN 9788851521844, trad. Lorenzo Bernini). Tronchet ha degli spunti interessanti, soprattutto quando racconta dei suoi giri parigini in bicicletta: però spesso è un po’ troppo filosofico per i miei gusti. È anche vero che il libretto è molto breve, quindi non è che possa fare chissà quali pipponi… insomma, si può leggere il tutto senza stancarsi troppo, ma non aspettatevi il capolavoro.
Già che ci sono, però, vorrei ricordare le mie due leggi della ciclodinamica:
1. Il vento è sempre contro
2. In ogni circuito, la parte in salita è maggiore di quella in discesa.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-11 10:02