Gli ebook di Altramatematica si danno al teatro! Per la prima volta abbiamo infatti un testo teatrale: Partition, di Ira Hauptman con la traduzione di Martha Fabbri: lo trovate a 2,99 € su Amazon o in epub su BookRepublic e altri store.
Sono passati giusto cent’anni (e qualche giorno) dall’arrivo a Cambridge di Srinivasa Ramanujan, partito da Madras per collaborare con il maggior matematico inglese dell’inizio del ‘900, cioè Godfrey Hardy. La storia forse vi è nota, essendo famosa anche tra i non matematici; in questo adattamento teatrale però si va un bel po’ fuori dal seminato, facendo entrare la dea indiana Namagiri, quella che portava in sogno a Ramanujan i teoremi matematici – ma non le dimostrazioni… – e soprattutto Pierre de Fermat, tratteggiato come una specie di troll della matematica. Hauptman suggerisce che Hardy avesse detto a Ramanujan di lavorare sull’Ultimo Teorema di Fermat, anche se nella realtà non è così; ma in questo modo le apparizioni oltremondane si mescolano in maniera molto divertente nel secondo atto della pièce.
Come capita spesso nella collana Altramatematica, la matematica è solo uno sfondo, e il testo si può godere anche senza conoscerla: d’altra parte la cosa più interessante in questo caso è vedere la differenza tra l’approccio analitico di Hardy, per cui un teorema non esiste finché non lo si è dimostrato e quello di Ramanujan per cui invece il risultato è sufficiente di per sé, e la dimostrazione è qualcosa di inutile se non pernicioso. Magari è la stessa cosa che pensate anche voi…
Archivi categoria: recensioni
_Uno studio in grigio_ (libro)
Esistono libri che si scoprono per caso. In questo caso (Augusto Gamba, Uno studio in grigio : racconto scientifico, Sabatelli 1968, pag. 171) il libro mi era stato prestato vent’anni fa da un mio allora collega (classe 1948, quindi era all’università quando il testo uscì nel 1968): riuscire a ritrovarlo è stata un’impresa, perché è fuori catalogo da una vita e non se ne trovano copie neppure nei soliti canali di rivendita di libri usati. Google Books afferma di averne scansionata una copia dalla University of California, ma non la fa vedere per ragioni di copyright; per fortuna la Sormani a Milano ha una copia che mi sono preso in prestito. Del resto è già difficile trovare notizie dell’autore, Augusto Gamba: in compenso le illustrazioni del libro sono di Benito Jacovitti, e almeno quel nome dovrebbe essere sufficientemente noto.
Il testo di per sé spiega la termodinamica di base: ma detto così è riduttivo. In effetti Gamba spiega già nella sua prefazione che il libro “deve dare l’idea di «che cosa è la fisica?» soprattutto a coloro che fisici non saranno, ma avvocati e commercialisti.” Ci sono così vari racconti, a parte l’inizio che naturalmente è ripreso da Uno studio in rosso (il protagonista narrante è Watson, anche se il contraltare si chiama Alberto Fisi in quanto fisico), che mettono in una specie di pratica le idee teoriche alla base della termodinamica. È vero che i racconti sono un po’ datati, da una pseudo Rivoluzione Culturale alla creazione del Mercato Comune Europeo: ma a mio parere non tolgono affatto nulla al piacere della lettura. A mio parere il libro si pone nella categoria dei migliori testi divulgativi “ludici”, e pensare che ha quasi cinquant’anni è davvero incredibile. Se proprio dovessi fare un appunto, devo segnalare che il finale è un po’ tagliato con l’accetta, ma non si può pretendere tutto dalla vita. Però diciamocelo: sarebbe bello poter avere una riedizione del libro, almeno in formato elettronico. Chissà se Sabatelli ci penserà mai!
Ultimo aggiornamento: 2015-05-03 19:10
_Gigolò per caso_ (film)
Se dovessi dare un giudizio lapidario per questo Gigolò per caso, direi “un film di Woody Allen non girato da Allen”.
In realtà non è proprio così: si vede che la sceneggiatura di base è di John Turturro, ma è anche vero che sia l’ambientazione newyorkese che le battute di Allen ricordano quelle dei suoi film di trenta-quaranta anni fa (ma il doppiaggio di Leo Gullotta che cerca di fare l’Oreste Lionello è molto spiazzante, all’inizio ho avuto qualche mancamento). Il film è lento, ma forse sarebbe meglio dire tranquillo, e questa sicuramente è una cifra stilistica di Turturro: d’altra parte “festina lente” è persino riportato nei dialoghi. Devo dire che a me non è dispiaciuto: non sarà un capolavoro, ma è un’ora e mezzo che scorre bene con il punto clou del processo rabbinico – ah, è stato preso un consulente per le scene ebraiche chassidiche, e lo si vede: forse ha persino esagerato, tanto che mi ero stupito che mentre la vedova Avigail si stava vestendo sola in casa avesse già addosso la parrucca d’ordinanza. Come scrivevo, la calma di Turturro si fonde bene con la nevrosi di Allen con un piacevole mix; il cast femminile è interessante, come si suol dire, anche se a mio parere la Vergara è troppa ;-)
_Pinocchio nel paese dei paradossi_ (libro)
La storia di Pinocchio la conosciamo tutti, o almeno crediamo di conoscerla: se abbiamo visto il cartone animato disneyano e non abbiamo letto l’originale del Collodi forse abbiamo un’idea un po’ sbagliata. Anche nel caso di questo libro (Alessio Palmero Aprosio, Pinocchio nel paese dei paradossi : Viaggio tra le contraddizioni della logica, Sironi 2012, pag. 153, € 14, ISBN 9788851802059) il racconto non è esattamente quello che ci si aspetterebbe, anche se Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, la fata Turchina ci sono tutti. Ma la ragione è ben precisa: Palmero Aprosio prende la storia e la modifica un po’ per raccontare alcuni paradossi mateamtici e filosofici in una maniera che mi ha ricordato i libri di Robert Gilmore sulla fisica quantistica raccontata per mezzo della carrolliana Alice e del dickensiano Scrooge. L’italiano di matrice toscana di fine ‘800 si amalgama bene con le nuove avventure di Pinocchio, dal Comma 22 all’albergo di Hilbert, dal paradosso dei compleanni a quello del coccodrillo: inoltre ogni capitolo termina con l’angolo del Grillo Parlante (su sfondo grigino, così chi è allergico alle spiegazioni può saltarlo a prima vista) dove vengono appunto descritti i concetti tecnici inseriti. Stavo scrivendo “spiegati”, ma spesso la spiegazione completa non esiste proprio…
Chi è abituato a trattare questi paradossi non ne troverà nessuno di nuovo, anche se magari imparerà qualche curiosità, ma si divertirà comunque a leggere il libro; chi invece è a digiuno di questi temi farà un doppio affare!
(ps: fino al primo maggio, in occasione del mese della consapevolezza matematica, l’edizione in ebook è scontata, e costa solo 3,99 euro anziché 6,99. Fate come me e sfruttate l’occasione!)
Ultimo aggiornamento: 2014-04-26 11:00
_111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo_ (libro)
Occhei, avrei dovuto capirlo che se questo libro (Romolo Giovanni Capuano, 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo, Stampa Alternativa 2013, pag. 220, €6,99) era nella collana “Eretica” qualcosa lo voleva ben dire. E in effetti vedere che il primo terzo dei 111 errori riguarda la Bibbia, con errori indubbiamente reali ma alcune arrampicate sugli specchi, è un po’ pesante. Un esempio? Barabba sarebbe una corruzione di bar Abba, quindi “il figlio del Padre”: il tutto significherebbe che in realtà gli estensori dei vangeli avrebbero sdoppiato la figura del Cristo, lasciando da una parte la parte terrorista – Capuano fa proprio una similitudine (positiva) con i terroristi palestinesi attuali – per mantenere quella edulcorata del volemose bene. Mi pare un bel po’ tirata per i capelli… La spiattellata biblica è seguita da una seconda parte di errori di traduzione dall’arabo che hanno portato ingiustamente in prigione tanti innocenti; anche questa parte sembra inserita più per ragioni politiche che altro, considerando che sono la fotocopia l’una dell’altra: non avrebbero stonato in un libro intitolato “Malagiustizia e traduzioni” ma qui sono un po’ pesanti.
Fortunatamente la seconda parte del libro, diciamo la miscellanea, è molto più ariosa e leggera: di errori, buffi o pericosi che siano, ce ne sono davvero tanti ed è interessante scoprire la loro storia, a volte diversa da quella reale: per esempio secondo capuano Kennedy non aveva fatto un errore grammaticale dicendo “ich bin ein Berliner”, anche se quella forma è meno usata di “ich bin Berliner”, e la risata che si sente nel video è per la frase successiva, dove il presidente americano ringrazia il traduttore al suo fianco per aver tradotto così bene il suo tedesco :-)
Morale del libro? Ci sono traduzioni sbagliate per dolo e traduzioni sbagliate per sbaglio; ma non mettete la croce addosso ai poveri traduttori, anche se perfino il verbo “tradurre” è frutto di una traduzione sbagliata!
Ultimo aggiornamento: 2015-05-03 19:06
_Don’t Panic_ (libro)
Come probabilmente sapete, la trilogia della Guida galattica per autostoppisti è tutto meno che una trilogia: ci sono almeno cinque libri più un racconto breve (e non considero …And Another Thing di Eoin Colfer), oltre alle versioni per radio e tv (e di nuovo non considero il film). Nel suo piccolo, anche questa biografia di Adams (Neil Gaiman, Don’t Panic 2009: Douglas Adams and “The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy”, Titan Books 2009, pag. 288, Lst 9,99, ISBN 9781848564961) è arrivato alla quinta edizione ampliata, immagino proprio a causa dell’uscita del film e del libro succitati. (La quarta edizione deve essere stata fatta dopo la morte di Adams).
Secondo me, però, il risultato non è il massimo. Non tanto per Gaiman, che quando scrisse la prima versione era ancora giovane e acerbo ma comunque prometteva; il guaio è che è la biografia di uno scrittore scritta da un altro scrittore. Quello che nel testo soprattutto appare è cosa ha scritto Adams, e come l’ha scritto (notoriamente in ritardo sul ritardo; non dico che avrei voluto i dettagli piccanti della sua vita, ma un po’ più di curiosità sì. Aggiungete che la parti inserite nelle edizioni successive (che non sono di Gaiman, se non sbaglio) toccano appena la parte non-fiction che si può leggere in The Salmon of Doubt e capirete come un libro scritto così scontenti sia i Veri Fan che trovano poco di nuovo che i semplici simpatizzanti che non riescono a capire come mai esistano dei Veri Fan (*), lasciando una situazione in cui solo i Golganfriciani possono prosperare. Fate voi.
(*) Pare che in un pianeta del sistema di Tau Ceti l’espressione “Veri Fan” abbia il significato di “pensare di toccare le appendici posteriori di un kseritpa anziano”, cosa che porta immediatamente alla tortura del malcapitato – la popolazione locale è infatti telepatica e ritiene che pensare una cosa sia molto più grave che farla.
Ultimo aggiornamento: 2015-05-03 19:07
_Racconti matematici_ (ebook)
In questo ebook (Spartaco Mencaroni, Racconti matematici, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 1,99€, ISBN 9788898001712; anche in epub su BookRepublic e altri store) di matematica parrebbe non se ne parli affatto: i due racconti sono uno storico e l’altro fantascientifico, e non si capisce perché mai siano finiti a essere il sesto libro della collana Altramatematica #40kmate.
A parte la risposta “il curatore sono io e decido io” – che non è nemmeno troppo vera, io al più ho un diritto di veto – la cosa è molto semplice: tutte e due i racconti hanno un tema matematico sottostante. Sulle fragili ali della bellezza racconta infatti di un professore della metà del Diciottesimo secolo che si avvicina alla pazzia per non riuscire a comprendere come possano esistere gli infinitesimi: La spugna di pietra usa invece come base per il racconto una struttura frattale molto peculiare, detta la spugna di Menger. In fin dei conti, se la matematica è pop, può permettersi il lusso di farsi dare un passaggio dalla letteratura, no?
Se vi piacciono i racconti di Spartaco Mencaroni, potete guardare il suo blog, Il coniglio mannaro; se siete di quelli che pensano che senza un po’ di vera matematica non si può vivere, sappiate che nel testo ci sono due brevi appendici (del sottoscritto: la vita di un curatore non è semplice!) che inseriscono i racconti nel giusto contesto matematico.
(ps: fino al primo maggio anche questo ebook è a prezzo scontato, per festeggiare il mese della consapevolezza matematica!)
Ultimo aggiornamento: 2014-04-19 18:11
Brunchsophia
Domenica sono stato al brunch di Longanesi, che vedeva presenti Giulio Giorello (autore con Edoardo Boncinelli di Noi che abbiamo l’animo libero che dovrebbe uscire in questi giorni) e Simone Regazzoni, che avrei dovuto riconoscere come l’autore di Pornosofia (che ammetto di non aver mai visto nemmeno da lontano) ma qui era in veste di autore del romanzo d’avventura Abyss, che dovrebbe essere pubblicato per la fine di maggio. Il direttore editoriale Longanesi Giuseppe Strazzeri faceva da anfitrione. Il trio, come recitava l’invito, «In esclusiva per un ristretto gruppo di giornalisti e blogger, cercheranno di animare con buone domande e ottime risposte la mattinata.»
Siamo tutti grandicelli: ci fosse ancora la buonanima di Fabio Metitieri, partirebbe subito a spiegare la “strategia del tramezzino”. È chiaro che l’editore fa una campagna pubblicitaria: per dire, nell’elenco degli invitati c’era anche scritto quanti follower Twitter avevano. Io sono stato venduto come “più antico blog italiano” il che non è vero, anche se credo di essere tra i primi dieci. Detto questo, io non ci vedo nulla di strano: dove pubblicizzi un libro meglio che tra logorroici che scrivono tanto e presumibilmente leggono anche tanto? Detto questo, a me i due filosofi sono piaciuti. Sono stati entrambi pimpanti e scanzonati il giusto, anche nelle loro liste di “spiriti liberi” – quantunque io ho dei dubbi che Minnie lo fosse così tanto: so che Giorello è anche un esperto delle storie americane di Topolino degli anni d’oro, ma secondo me ha peccato di wishful thinking. E confesso poi, ma qui è sicuramente colpa mia che in filosofia sono una capra, che ho dei dubbi che io troverei così divertenti alcuni dei filosofi da loro così definiti.
Parlando dei libri, per quello che si può dire senza averli letti – sì, girava una copia staffetta di quello di Giorello e Boncinelli, ma non è che ci si potesse fermare a leggerlo… – l’incontro virtuale tra Amleto e Cleopatra, e quindi la potenza della letteratura per capire meglio il mondo d’oggi, parrebbe interessante. Nonostante tutto, invece, ho dei dubbi – ma dovrei chiamarli pre-giudizi, sarebbe più corretto – sul romanzo di Regazzoni. Paradossalmente, se avesse detto “è un romanzo di avventura e basta, la filosofia non c’entra nulla” gli avrei dato più chance; così dovrò invece leggerlo cercando di non avere idee preconcette :-) (ma se arriverò in fondo, allora di filosofia non ce ne sarà poi troppa).
Un appunto negativo: la scarsa partecipazione del pubblico. Proprio perché questi sono incontri informali con gente che comunque un minimo di esperienza dovrebbe averne, io apprezzo le domande più o meno spiazzanti (come quella appunto sui filosofi “divertenti”); però ce ne sono state davvero pochine, il che ha tolto un po’ di interesse all’incontro. No, non guardate me: sapete benissimo che non mi sono mai fatto scrupoli…
(sì, poi ho anche mangiato, ma non vi dico cosa!)