Sarà sicuramente colpa mia, ma dopo aver letto questo libro (Giulio Giorello ed Edoardo Boncinelli, Noi che abbiamo l’animo libero : quando Amleto incontra Cleopatra, Longanesi 2014, pag. 184, € 14,90, ISBN 9788830438323) non sono riuscito a cogliere il punto che ha portato alla creazione di questo saggio.
Cominciamo con le cose facili: Giorello e Boncinelli hanno entrambi scelto una tragedia di Shakespeare (il primo Antonio e Cleopatra, il secondo Amleto) e ne hanno parlato; poi hano fatto una chiacchierata insieme. Però non sono riuscito a capire tutti gli accenni alli’nfinito nel testo di Giorello, accenni che non si sono poi materializzati in alcun modo (a meno che per infinito si intenda la libertà: tutto è possibile). I brani più interessanti sono quelli in cui fa la disamina delle fonti e di come il bardo scelga di seguirle o no. La sezione di Boncinelli – che va anch’egli alle fonti originali scespiriane – è più chiara, ma principalmente racconta cosa succede nella tragedia. Più interessante l’ultima parte, quella dove i due autori dialogano tra di loro. Ci sono vari spunti interessanti, per esempio le considerazioni sulla storia dell’Inghilterra del tempo che era ovviamente ben nota agli spettatori ma non lo è necessariamente a noi, e che ci fa capire che si possono leggere le vicende delle due tragedie come un prolungamento di quelle sui re britannici. Però rimane il dubbio di fondo. Io leggo volentieri un filosofo e un biologo che parlano di qualcosa fuori dai loro campi, ma mi aspetto che comunque portino esempi legati ai loro studi. La commistione è interessante perché mi fa vedere punti di vista diversi: in questo caso non sono riuscito a vederla, ed è un peccato.
Ultimo aggiornamento: 2020-06-15 20:04