La notizia non è recente, e non mi ricordo nemmeno chi me l’ha segnalata (la scorsa settimana è stata pesantuccia per il sottoscritto), ma vale sempre la pena di riesumarla: in fin dei conti dieci giorni non sono poi così tanti.
L’edizione di Bari di Repubblica.it ha pubblicato un articolo che racconta come una fortunata signora che ha pensato bene di ricorrere al giudice di pace perché pinzata dal Tutor a correre troppo veloce in autostrada è riuscita a farsi annullare le multe. Per chi non sapesse cosa sia, il Tutor è un sistema che fotografa e riconosce le targhe degli autoveicoli che passano sotto le telecamere poste in autostrada a distanza di pochi chilometri l’una dall’altra, calcola il tempo impiegato per percorrere il tratto, e se la velocità che ne esce fuori è superiore ai limiti ti fa la multa.
Quali sono stati i due motivi per cui il giudice di pace ha accettato il ricorso, almeno secondo l’articolo? Il primo non è matematico ma legale: visto che non è possibile stabilire dove è avvenuta l’infrazione, il foro di competenza è quello dove risiede il richiedente (toh… così la sentenza la può emettere il giudice di pace stesso). Dal mio ignorante punto di vista, se ti dicono che tra il km 150 e il km 155 della A4 sei andato a 150 all’ora, e quel tratto dell’autostrada è tutto sotto la procura di Milano, non vedo perché non debba essere competente il giudice di Milano: ma non sono un leguleio, e magari c’è qualcosa che mi sfugge in tutto questo. Ma tanto penso di avere competenza sufficiente per valutare il secondo motivo.
Nel calcolo della velocità che ha portato all’emissione della multa, infatti, dalla misurazione effettuata è stato tolto il 5%, esattamente come capita nel caso di un autovelox. Bene: l’ineffabile giudice ha affermato che il tutor non si può equiparare all’autovelox – e fin qua siamo d’accordo – ma ha aggiunto che «Nel caso in questione o non dev’essere applicata riduzione alcuna, oppure occorre adottarne una diversa, una riduzione ‘progressiva’ del 5%, 10% e 15%. Con il solo 5% sulla velocità media non vi è infatti certezza del superamento della velocità consentita». Come scrivevo, il 5% di “sconto” sulla velocità calcolata con l’autovelox ha una sua logica: l’apparecchiatura può essere mal tarata, i tempi di passaggio sono molto piccoli, e quindi è giusto tenersi un po’ larghi. Nel caso del tutor, anche se sbagli di 10 metri sulla distanza tra i due punti di controllo e di mezzo secondo sul tempo di percorrenza hai un errore complessivo ben minore dell’1%, quindi si potrebbe tranquillamente evitare questo sconto. Però credo che anche uno affetto da discalculia acuta riesce a concepire il fatto che se è stata tolta una certa percentuale alla velocità effettivamente misurata il tutto è solo a favore del multato. E soprattutto, se la velocità media di un’automobile è X, è impossibile sia matematicamente che fisicamente che l’automobile abbia sempre viaggiato a una velocità inferiore a X. Certo, non possiamo sapere se in un certo momento la velocità fosse stata così elevata che si sarebbe potuta elevare una sanzione più onerosa: ma riuscire ad affermare che la «presunta media di infrazione compiuta» leda «i principi fondamentali di diritto alla difesa e certezza del diritto» è una frase che lede i princìpi fondamentali della matematica (e della logica). Sigh.
(non commento nemmeno la frase di Giovanni D’Agata, “componente del Dipartimento tematico nazionale Tutela del consumatore di Italia dei valori e fondatore dello Sportello dei diritti, che afferma che la sentenza «costituisce un prezioso precedente per quanti vorranno ricorrere a questo tipo di sanzioni amministrative che in effetti non denotano una particolare trasparenza nella loro emissione» Voglio esssere buono e sperare che la scarsa trasparenza sia dovuta al fatto che la notifica della multa non specifichi esattamente in quale tratto dell’autostrada e in quali momenti sia avvenuta l’infrazione: non avendo mai preso questo tipo di multa, magari in effetti è così)
Ultimo aggiornamento: 2011-10-12 07:00