Archivi categoria: povera_matematica

Gomitolo elettorale

Sono ragionevolmente certo che il testo della proposta di legge elettorale Calderoli-N (ma com’è? gli hanno appaltato il lavoro perché agli altri veniva da ridere?) non è quello che ho letto adesso su Repubblica, e che ho salvato come immagine qua per sicurezza. Banalmente, non ha senso che il premio di maggioranza cresca in valore assoluto quando la percentuale di voti presi dal primo partito cresce, visto che poi c’è comunque un taglio a un valore massimo.
Ma comunque sto ancora cercando di capire se l’introduzione di regole sempre più barocche sia la conseguenza di un preciso intento di rendere impossibile a chiunque intuire cosa succederà esattamente, oppure deriva dalla completa ignoranza dei più elementari concetti non dico matematici ma addirittura aritmetici. Secondo me ci rideranno dietro ancor più che adesso.

Ultimo aggiornamento: 2012-11-21 19:30

CGIA Mestre: stipendi percepiti o percepiti?

Sapete cos’è la CGIA di Mestre? L’equivalente del Codacons, e ormai direi anche de ilMeteo.it. Una persona che non si sa ben come – io voto per fluttuazioni statistiche e teoria delle valanghe – è riuscita a fare in modo che l’associazione da lui a volte fondata ma certamente da lui diretta sia sempre intervistata da tutti i media tradizionali cartacei e televisivi, senza nessuno che questioni le affermazioni. Lo ammetto, sono invidioso: non sono mai riuscito ad assurgere a un simile ruolo.
Ad ogni modo, oggi ho sentito al GR di Radio Popolare che secondo la CGIA le nostre tredicesime sarebbero state più leggere di una ventina di euro almeno. Poi mi è capitato di rileggere la stessa cosa su Repubblica online: «Cgia, tredicesime più leggere – Quest’anno fino a -46 euro» . A questo punto ho deciso di andare direttamente alla fonte per capire cosa abbia detto la CGIA di Mestre, o per essere più precisi «il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi». Titolo della notizia: Quest’anno tredicesime piu’ leggere.
Il testo spiegherebbe così chi è che ci toglierebbe i soldi:

“Purtroppo quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’ 1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito”.

Siete riusciti a scoprire la logica del segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi? Nel caso non l’abbiate capita, andatevi a leggere il paragrafo successivo, dove spiega che hanno preso uno stipendio, l’hanno aumentato dell’1,4%, poi l’hanno abbassato del 3,4% e hanno guardato la differenza. Se la cosa non vi è ancora chiara, andate a vedere il PDF preparato dalla CGIA, dove si vedono eseguiti in pratica questi conticini della serva.
Ricapitolo: alla CGIA qualcuno ha preso un po’ di numeri a caso, ha ricavato che il valore assoluto della tredicesima mensilità sarebbe stato un po’ più alto di quello dell’anno scorso, ha considerato però che il potere d’acquisto sarebbe stato un po’ più basso di quello dell’anno scorso, e ha terminato dicendo che “le tredicesime saranno più leggere”. Inutile dire che con questo medesimo ragionamento il mio stipendio di ottobre è stato più “leggero” di quello di ottobre 2011, tanto per dire. Inutile ribadire che il termine “leggero” è sempre stato usato con il significato di “con una quantità minore di soldi”, non con quello di “che può comprare meno roba”.
In una qualunque nazione con un minimo di cultura, ammesso e non concesso che qualcuno desse generalmente retta a “studi” così pregni di informazione, il testo giornalistico avrebbe preso il testo del comunicato e l’avrebbe rivoltato per scrivere un articolo in maniera corretta: in Italia ovviamente no. Ma forse questo capita per la stessa ragione per cui Codacons, CGIA di Mestre, ilMeteo.it sono tanto considerati…

Ultimo aggiornamento: 2012-11-03 19:38

supercazzole liberiste attuariali

Non so se vi sia capitato di leggere il post odierno di Alberto Bisin “Gli esodati e la matematica”. Con un po’ di esempietti numerici l’economista di Noise from Amerika mostra come in realtà non c’è nessun problema per quanto riguarda gli esodati: la matematica attuariale mostra come lasciare due anni senza lavoro e senza pensione una persona ha lo stesso costo che tagliargli dell’8% percento la pensione, e quindi basterebbe appunto rimodulare il valore della pensione e saremmo tutti felici e contenti.
Numericamente parlando i conti sono fondamentalmente corretti. Ho dato un’occhiata alle tabelle attuariali 2002 e vent’anni di speranza di vita per un sessantasettenne maschio sono un po’ eccessivi, ma diamoglieli per buoni. Peccato che ci siano almeno due punti che non funzionino in tutto ciò.
Il primo è stato anche indicato in un commento a quel post, ed è banale: la riforma Fornero serve solo e unicamente per fare cassa oggi, cioè avere un minore esborso in un anno in cui c’è bisogno non solo di raschiare il fondo del barile ma anche di venderne dei pezzi. È un po’ la scommessa fatta quindici anni fa dal governo Prodi con la tassa sull’Europa: prendiamo oggi, confidando che così in futuro la situazione migliori e si guadagni automaticamente. Spalmare il valore della pensione in questo modo porterebbe alla stessa spesa nel lungo periodo, ma non è di quello che il governo ha bisogno. Che sia “allucinante” o no è irrilevante: quella è la pratica, ed è inutile fare conti teorici. Se per questo, per me è ancora più allucinante che uno debba aspettare almeno un anno da quando ha ottenuto i requisiti per la pensione a quando può andare effettivamente in pensione. Un minimo di onestà avrebbe detto “non bastano più 40 anni di lavoro, ma ce ne vogliono 41”, non “sì, con quarant’anni di lavoro puoi andare in pensione, ma tanto non te la diamo”.
Il secondo motivo è più sottile, e uno deve leggere attentamente il testo, con l’esempio fittizio presentato all’inizio del post, per accorgersene. Bisin scrive «il signor B non avra’ problemi a campare con 100-x monete l’anno invece di 100 (se ha problemi e’ perche’ li aveva anche con 100 monete – e’ un altro discorso, nulla a che fare con gli esodati)». Ecco il liberista che spunta. Se io ho accettato di andare via dal lavoro oggi sapendo che avrei preso 100 a partire dall’anno prossimo, oltre che avere avuto un indennizzo per quell’anno senza lavoro, è perché io ritenevo giusto 100, non 100-x. Ho fatto insomma una scelta basata su dati precisi. Se mi cambiate le carte in tavola, io esigo il diritto di rifare la scelta: magari mi può star bene 100-x, ma magari dico “allora no, mi rimetto a lavorare quell’anno in più per cui non volete darmi la pensione”. Perché non si fa così? Ovvio, perché le aziende non accetterebbero mai di riprendersi gente che hanno volentieri fatto fuori. Però a Bisin questa idea stranamente non è neppur venuta in mente.
(Inutile aggiungere che quello che mi fa arrabbiare di più è vedere usata la matematica per avvalorare una tesi a priori)

Ultimo aggiornamento: 2012-10-25 15:42

Notizie non necessariamente negative

Non so se qualche settimana fa avete letto dei lamenti sui mancati incassi relativi agli ingressi nell’Area C (ex Ecopass) a Milano: le nuove stime per il 2012 si attestano a 25 milioni contro i 31-35 previsti.
Ci ho pensato un po’ su, ho riletto i dati forniti immagino dal Comune, ho anche aggiunto i mancati introiti per gli ingressi abusivi (tralasciando che basta che uno su quindici di essi paghi la relativa multa per rientrare in quella cifra) e il risultato è stato molto semplice: c’è meno gente che entra in centro, ci sono troppi permessi per entrare senza pagare, o una combinazione di entrambe le cose.
Bene: per la prima ipotesi, considerando che la tassa è per la congestion charge, non vedo perché bisognerebbe piangere perché un provvedimento è funzionato. Per la seconda ipotesi, invece? Beh, mi sarebbe piaciuto vedere nell’articolo anche una tabellina con il numero di autoveicoli paganti e non paganti, magari mese per mese. Però chissà: magari nella copia cartacea c’era un’infografica che non è stata riportata nella versione web, e io sono il solito malpensante.
Resta il solito problema: riempire un articolo di numeri non solo fa scappare il lettore medio che si atterrisce, ma spesso può servire a nascondere cosa succede. Parliamone.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-23 13:57

la massa oscura di lavoratori tedeschi

Oggi il Corsera (pagina 5, taglio basso) fa un confronto tra i lavoratori pubblici in varie nazioni europee, con relativa grafica che potete vedere qui. L’infografica mostra la popolazione, il numero di dipendenti pubblici, la loro percentuale rispetto alla forza lavoro complessiva, e la spesa per i dipendenti pubblici sul PIL.
In Italia ci sarebbero 3.250.000 dipendenti pubblici, pari al 14.3% della forza lavoro, che a questo punto corrisponderebbe a 22.700.000 persone; quindi i lavoratori sono un po’ più di un terzo della popolazione complessiva. Per dire, in Francia ce ne sarebbe più del doppio, 7.539.000 pari al 26,7% della forza lavoro che corrisponderebbe circa a 28.200.000 persone: la percentuale dei lavoratori rispetto a tutta la popolazione sale a oltre il 40%, il che può ancora avere un senso. Magari in Italia c’è molta più gente che non si dichiara né lavoratore né in cerca di lavoro, e le statistiche sono un po’ falsate.
Però la Germania ha 9.200.000 dipendenti pubblici, pari al 10,4% della forza lavoro; si deduce che la forza lavoro è di 88.500.000 persone, superiore all’intera popolazione che, dai lattanti agli ultracentenari, assomma a 82,4 milioni. Magari poi veniamo a scoprire che più di metà dei lavoratori tedeschi sono in realtà turchi, romeni e polacchi, e i conti tornano; ma ho dei forti dubbi al riguardo. Eppure la giornalista ha preso questi dati e ci ha costruito su l’articolo senza proprio pensare a questo paradosso. È bello avere delle certezze nella vita.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-16 15:07

crolli derivati

[meno venticinque percento?]
Silvia mi ha segnalato questo articolo di rep.it, citato anche in homepage. Cosa dice una persona con un minimo di conoscenze matematiche, se legge un titolo “Crollano le partite Iva, aprile -25,8%”? Presumibilmente che rispetto all’anno scorso (o al mese scorso, se è un tipo molto pessimista) il numero totale di partite Iva si è ridotto di un quarto. Milioni di persone lasciate a spasso dal loro lavoro pseudoindipendente.
Una persona che conosce come i titolisti dei giornali nostrani ne sappiano di matematica inizia a leggere il testo dell’articolo, e scopre che «Nello scorso mese di aprile sono state aperte 46.337 nuove partite Iva; in confronto al corrispondente mese dello scorso anno si registra una flessione del 3%, mentre, rispetto al mese precedente, il calo è pari al 25,8%». Insomma si sbatte come titolone un dato assolutamente inutile – non sappiamo affatto se ci sono motivi congiunturali per aprire partite Iva a marzo rispetto ad aprile, per esempio, e nell’articolo non viene certo spiegato – e soprattutto un numero che è al più assimilabile a una derivata e non a un valore assoluto: per quanto ci è dato di sapere, il numero di partite Iva ad aprile 2012 può essere ben maggiore sia di quello di marzo 2012 che di quello di aprile 2011, e di nuovo dall’articolo non si può ricavare nulla visto che quei dati sono accuratamente taciuti. (Poi possiamo appunto discutere se avere più o meno partite Iva sia una cosa buona o una cosa cattiva, e neppure qua il titolo aiuta, visto che dà già una sua interpretazione)
Insomma, come al solito la matematica è negletta :-(

Ultimo aggiornamento: 2012-06-11 14:51

all’incontrario va

[salire da 40 a 36]
Certo, nel 2011 e soprattutto quest’anno il numero di danneggiamenti gravi delle bici del BikeMi è davvero esploso, come si legge nell’articolo: ma forse sarebbe stato meglio leggere tutti i numeri prima di mettersi alla tastiera, così si sarebbe potuto scrivere una frase anche matematicamente corretta…
(non c’entra con la povera matematica, ma davvero il 5% di riparazioni al giorno del parco BikeMi è fisiologico?)

Ultimo aggiornamento: 2012-06-06 12:46

il tenero Renato

Dev’essere duro per molti degli ex-ministri dell’ultimo governo Berlusconi rassegnarsi alla perdita di interesse da parte dei media: il termine “attention whore” viene subito in mente. Per Renato Brunetta deve essere ancora peggio, mi sa: così il nostro grande economista del nordest sfrutta le sue indubbie conoscenze e il proprio sito web per spiegarci che andava molto meglio prima.
Abbiamo così questo post dove il Nostro mostra – dati alla mano! – che lo spread dei nostri Btp decennali rispetto ai Bund tedeschi è peggiore con il governo Monti rispetto all’ultimo periodo del governo Berlusconi: a parità di giorni, la media aritmetica di quest’ultimo era inferiore di 77 punti a quella dell’attuale PresConsMin. Non c’è trucco non c’è inganno: i numeri sono quelli e parlano chiaro.
Peccato che Brunetta, come gli capita spesso, abbia voluto strafare. Ha così corredato il suo post da un grafico, che come si sa vale più di mille parole. Il giaio è che di matematica sono in pochi a capirci, di economia ancora meno, ma a guardare le figure sono buoni tutti. E la figura mostra chiaramente quello che immaginavamo già in tanti: che cioè l’andamento dello spread negli ultimi mesi del governo Berlusconi è stato sostanzialmente crescente, mentre con il governo Monti c’è stato un primo periodo stabile seguito da un andamento decrescente. Lungi da me il voler insinuare una correlazione tra il mutamento alla guida dell’Italia e questa differenza di comportamento; ma è un fatto, e non lo si può certo negare. Non è che serva conoscere le derivate, o se per questo i derivati, per comprendere cosa sia successo in questi ultimi mesi.
P.S.: il tenero Renato è però un Vero Esperto di inferenze statistiche. Pensateci un attimo: proseguendo Monti il suo mandato, per avere dati confrontabili occorrerà tornare sempre più indietro nel periodo arcardico berlusconiano, il che se tanto mi dà tanto corrisponderà a una differenza ancora più marcata a favore di quest’ultimo. Chiamatelo stupido.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:05