Archivi categoria: politica

In attesa di papa Silvio I

Vengo a scoprire da una fonte di gossip solitamente ben informata (il Corsera) che il nostro attuale PresDelCons si è lamentato con il vescovo di Tempio Pausania perché Lui, che è divorziato, non ha il diritto di fare la comunione come tutti i fedeli cattolici.
Prendendo per buona la ricostruzione del quotidiano, le cose non devono essere andate proprio così: se Silvio ha fatto la domanda al vescovo «che gli stava porgendo l’ostia» (e che immagino l’abbia riconosciuto) e poi «ha rifiutato cortesemente la comunione», è chiaro che stava cercando il caso. Sospendo il giudizio sul vescovo che stava comunque facendo finta di niente e alla fine gli ha consigliato di rivolgersi «a chi è più in alto»: potrebbe essere un incrocio tra don Abbondio e Agostino Saccà, oppure più banalmente avere deciso che essendo Silvio già in peccato mortale era meglio evitare ulteriore scandalo (in senso evangelico, non novelladuemilistico).
Vorrei però farvi notare un simpatico parallelo con le ultime leggi ad personam sbucate dal cappello del nostro, come quella sul rinvio dei processi: anche in quel caso la giustificazione ufficiale è che in realtà Lui sta pensando al volgo in ambasce, e il fatto che la stessa legge si possa – favorevolmente – applicare a lui è un puro accidente, senza alcuna correlazione. Anche qua si parla “dei divorziati”: mica è colpa sua se anche a lui è capitato di vedere che «L’amore si trasforma in sincera amicizia» e quindi che lui e Carla, «di comune accordo, decidono di continuare la loro vita seguendo ognuno le proprie aspirazioni». O forse non è così? Chissà, magari tutta la profferta d’amicizia verso il Vaticano serve solamente a spingere questa leggina, e far sì che Silvio non si senta più un cattolico di serie B quando i fedeli si accodano per la comunione!

Ultimo aggiornamento: 2008-06-21 16:43

taglia tu, che mi viene da ridere

Un governo, come una famiglia, ha tre possibilità quando scopre di spendere più di quanto guadagni: spendere meno, guadagnare di più, o indebitarsi. Negli ultimi quindici anni, quando proprio era impossibile usare la terza opzione, il trend è abbastanza chiaro: i governi Berlusconi scelgono la prima ipotesi, i governi non-Berlusconi la seconda.
Personalmente sono dell’idea che – salvo in casi particolari – sia meglio iniziare a eliminare le spese inutili, e quindi in linea di principio dovrei apprezzare quest’ultima finanziaria. Peccato però che ci sia un piccolo problema di fondo. Dire “tagliamo le spese” non significa nulla: tornando all’esempio della famiglia, bisogna mettersi con calma e capire quali sono le spese che si possono evitare; e soprattutto ognuno deve pensare alle proprie uscite. L’idea che appare anche questa volta, invece, è quella di fare in modo che siano gli altri a tagliare, come nel caso della sanità dove i bilanci sono regionali e non nazionali. Altra cosa fondamentalmente giustissima… se ci fosse già un vero federalismo fiscale, così che gli enti locali non abbiano la scusa per piangere sulla mancanza di trasferimenti. Peccato che il federalismo fiscale tolga fondi e scuse allo stato centrale, e a quanto pare questo è cassato in modo bipartisan.
In definitiva, tanto fumo e ben poco arrosto come al solito… ma forse uno lo immaginava già.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-20 11:07

Irlanda sì, Irlanda no (buona la seconda)

A quanto pare, quei cattivoni degli irlandesi hanno affossato le residue speranze di avere una Costituzione Europea. O almeno è quello che viene detto più o meno ovunque, tranne che per i leghisti che immagino temano che se il Trattato di Lisbona venisse approvato non ci sarebbe più la possibilità di una Padania Libera Indipendente e soprattutto Fatta Di Soli Padani. Ah sì, poi c’è Marcello Pera che sulla Stampa di oggi spiega che questa è la vendetta dei cristiani (immagino perché nel preambolo del trattato non si fa menzione delle radici giudaico-cristiane), ma questa è solo la controprova che in Italia chiunque può diventare presidente del Senato. All’estero, dimostrando un enorme tatto, i commenti sembrano andare da “sì, ma gli irlandesi sono solo quattro milioni, che volete che contino” a “brutti ingrati, con tutti i fondi che vi abbiamo dato in questi anni”.
Che penso io della cosa? In una parola, boh. Sono andato a dare un’occhiata al sito sul Trattato di Lisbona. Poi sono andato a cercare il testo del trattato: è qua. Anzi no: quello è l’indice che porta ai vari capitoli. Il totale è di 230 pagine, più 41 delle note fatte da ogni singola nazione (per la cronaca, l’Italia ha messo a protocollo che lei deve sviluppare il Mezzogiorno; che assieme ad altre quindici nazioni le va bene l’inno e la bandiera attuali, più qualcosa sulla rappresentanza al parlamento europeo che è garantita in modo “degressivamente proporzionale”, qualunque cosa significhi questa espressione). Questa non è una Costituzione, è un’arma contundente da lanciare contro chi non è d’accordo, vista la mole di carta necessaria per scriverla in tutte le lingue dell’Unione.
A questo punto trovo demagogica anche la proposta dell’eurodeputata Pasqualina Napoletano, quella di fare sì un referendum ma con tutti i cittadini europei, non divisi per nazione. L’idea in effetti sarebbe fortemente suggestiva, ma comunque insensata, visto che nessuno saprebbe esattamente per cosa vota. Una Costituzione deve essere snella, un po’ come la nostra fino a dieci anni fa (e no, non è colpa di Sìlviolo, anche se lui ci ha tentato non ce l’ha fatta a peggiorarla ancora). Tutto il resto si può fare poi a parte: ma se il mio voto serve a rendere ufficiale una euroburocrazia di questo tipo, lascio volentieri perdere.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-14 15:29

non è censura (solo idiozia)

Chi mi legge sa che sono un assiduo lettore del blog di Paolo Guzzanti, che secondo me è quasi più divertente del figlio Corrado (con Sabina e Caterina non c’è storia, il padre vince a man bassa). Non fermatevi ai titoli wertmülleriani, o meglio da romanzo d’appendice settecentesco; la parte migliore è il modo in cui Paolo il Rosso viene a patti con i suoi lettori e commentatori.
Oggi, dopo una lunga serie di tirate contro quelli buttati fuori e riapparsi sotto falso nome, Guzzanti ha emesso il suo ukase.
«Da oggi funzionerà così: chi si iscrive riceverà una mia mail in cui verranno chieste le generalità controllabili, un numero di telefono fisso e un indirizzo postale.
Chi fosse senza fissa dimora e avr soltanto un cellulare anonimo – che peccato – non potrà stare qui.»
Non so, né me ne importa, se questa procedura sia lecita: probabilmente sì, perché è strumentale al servizio offerto “postare sul blog Rivoluzione Italiana”, e quindi il rifiuto di conferire i dati richiesti impedisce semplicemente il servizio. Resta il fatto che, nonostante il parere opposto di Guzzanti, quella è censura. Nulla di cui stracciarsi le vesti, anch’io censuro i commenti (nel senso che li verifico prima di accettarli); ma a parte l’ipocrisia del nostro, faccio notare che lui è un Senatore della Repubblica Italiana e che potrebbe tranquillamente permettersi qualcuno che verifichi i commenti ed elimini quelli dei «professionisti guastatori che vagano di blog in blog portando zizzania, distruzione, insinuazioni, scherno, derisione, perdite di tempo, sabotaggio», senza schedare nessuno. O magari il Grande Progetto di Guzzanti senior richiede necessariamente un insieme di obbedienti e rintracciabili sodali?
(nel caso qualcuno arrivi qua da Rivoluzione Italiana: non ho mai postato alcun commento da quelle parti, perché dal mio punto di vista la registrazione necessaria era già troppo invasiva. Non è un problema di anonimato: chi frequenta il mio sito sa che ci sono tutti i dati che permettono di sapere chi sono)
Aggiornamento (13 giugno) Guzzanti ha pubblicato la sua richiesta di dati, dove spiega che Rivoluzione Italiana «non è dunque un forum, non è una mailing list, ma una pubblicazione che ha un direttore» (attenzione!) e contnua spiegando che «Come direttore ho la responsabilità di una omogeneità di stile che garantisca una completa libertà di espressione di opinioni politiche e di qualsiasi altro genere.» Non che io capisca come l’omogeneità di stile possa essere lesa dai commenti, ma ribadisco: io non sono Senatore della Repubblica Italiana, quindi mi mancano i fondamentali.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-12 14:56

L’ultimo regalo di Prodi

Ricordate che due mesi fa vi avevo parlato del debito pubblico italiano e dei conti di gennaio 2008? Bene, sono passati appunto due mesi, ed ecco che i giornali parlano dei dati di marzo. Occhei, il Corsera ha dei problemi nello spiegare le cose: scrivere «Il debito sale così per il terzo mese consecutivo. Si tratta, in ogni caso, di una crescita in valore assoluto, mentre ai fini del patto di stabilità europeo è il rapporto percentuale del debito rispetto al Pil ad avere valore» è formalmente corretto ma assolutamente incomprensibile. Ma tanto io mi baso sui dati ufficiali ISTAT (PDF), e mi preoccupo. Marzo 2008 è stato l’ultimo vero mese del governo Prodi, in teoria dedicato agli affari correnti. Ci sarà stato anche un aumento dei costi legati al petrolio schizzato in alto. Ma un passivo nel mese di 23 miliardi (mentre nel 2007 fu di 7 miliardi e mezzo) è davvero pericoloso, anche tenendo conto che febbraio non era andato così male. Per dirla in modo diverso: tra ottobre 2006 e marzo 2007 il debito pubblico è rimasto costante. Tra ottobre 2007 e marzo 2008 è aumentato di diciassette miliardi. (Nota: quando Tremonti parlerà del buco del governo Prodi, sappiate che la sua dimensione è più o meno questa). La situazione è molto peggiore di quanto scrissi due mesi fa: non ci sono stati trucchi contabili per abbellire i risultati 2007, ma le cose stanno proprio andando male. Sappiatelo.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-11 15:29

La politica dello “speriamo che schiatti”

Ieri SilvioB. ha chiesto un bicchier d’acqua per il caldo eccessivo – si vede che non era qui a Milano – e subito Repubblica ha preparato una galleria fotografica – dove non si vede nulla, a dire il vero – intitolandola “lieve malore per Berlusconi”.
A me pare tanto che cose come queste mostrino quale sia la strategia politica attuale della sinistra-ombra: aspettare che SilvioB. muoia – o almeno si prenda un ictus un po’ più forte di quello che ha avuto Bossi – perché così miracolosamente tutta l’alleanza a destra si romperà in mille pezzi e loro potranno uscire dal governo ombra per ritornare al governo vero. Un programma molto interessante, vero? Eppure a me non pare di avere sentito nessun’altra idea arrivare dall’opposizione. Viene quasi da augurare lunga vita al nostro PresDelCons: almeno lì sappiamo il male che ci arriverà.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-08 18:26

Perché la sinistra è extraparlamentare

Se qualcuno si stesse ancora chiedendo dove sono finiti tutti i voti che ad aprile la Sinistra – l’Arcobaleno ha perso, o peggio ancora se qualcuno fosse convinto che siano finiti tutti da Uòlter, sarebbe meglio che leggesse la “verità dell’Ernesto“, il capo del raid al Pigneto. (Prima di andare avanti: lo so che la persona ha un nome e cognome, che è già stato spiattellato pubblicamente almeno da rep.it. Il non indicarlo è una mia scelta precisa).
Il tipo arriva, mostra il suo bel tatuaggio col Che, spiega di essere nato il primo maggio (il che non si capisce bene che c’entri con il non essere di destra) ed è il prototipo del borgataro sinistrorso. Però ti metti poi a leggere che ce l’ha col “Mustafà” (il magrebino che avrebbe rubato il portafoglio alla tipa), Mustafà che se ne sta sempre lì dall'”infame” (il bengalese cui hanno sfasciato il negozio), e quindi è andato a farsi giustizia da sé: casualmente si è trovato una ventina di gente che sicuramente conosceva Ernesto – perché al Pigneto Ernesto lo conoscono tutti – e che però non sa dire chi siano perché erano tutti a volto coperto; ma sicuramente non erano nazisti, perché non avevano addosso un badge con la svastica.
Una volta forse la sinistra aveva abbastanza carisma per tenere a bada persone come Ernesto, o comunque riusciva a incanalarli a pestare i fasci (che tanto erano perfettamente d’accordo a pensare che un bel pestaggio fa sempre bene). Oggi non più, la patina è stata tolta, e rimane quello che stava sotto: ras di quartiere che sono convinti di essere perfettamente in grado di gestire tutto da loro. Dati certi leader della sinistra, in effetti non posso nemmeno dare a questi ex-sinistrorsi tutti i torti, a dire il vero; ad ogni modo, forse qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi quando ha iniziato a sbagliare, politicamente parlando.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-29 22:15

Dopo le elezioni

Pestaggio neonazista contro un immigrato del Bangladesh. (dieci contro uno, non si sa mai…)
Conduttore di DeeGay.it pestato perché gay.
Certo che il tipo che ha ammazzato i due scooteristi col suo Mercedes avrebbe potuto aspettare un paio di giorni, così almeno Alemanno avrebbe potuto dire che il problema è di tutti….

Ultimo aggiornamento: 2008-05-24 20:08