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La fiducia è una cosa seria

Il voto di fiducia è sempre stato usato e abusato nella politica italiana per zittire i malumori interni alla maggioranza che di volta in volta governa il nostro paese. Spesso produce l’effetto opposto, chiedere a Romano Prodi per informazioni, ma in genere permette di allungare almeno un po’ la vita dei governi.
In questa legislatura non si direbbe che ci sia bisogno di chiedere voti di fiducia: la maggioranza ha un solido margine sia alla Camera che al Senato, e almeno al momento non si notano grandi scollature tra i partiti della coalizione. Eppure, come si può anche leggere in questo fondo del Corsera, Berlusconi l’ha già chiesta per tre volte – tralasciando quella formale per l’approvazione del nuovo governo.
Può darsi che la ragione sia “perché abbiamo fretta di fare le cose”, anche se non mi pare che l’attuale opposizione brilli per capacità ostruzionistiche; a me però pare più che altro un ennesimo segno della “visione aziendale” del nostro attuale PresConsMin, che si può sintetizzare come “Io decido, voi dovete semplicemente approvare”. In effetti, visto che i nostri parlamentari non sono stati scelti da noi elettori ma piazzati in lista al posto giusto, mi sa che i conti dal suo punto di vista tornino perfettamente; ma tutto ciò non fa che aumentare il mio sconforto.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-18 18:08

più impronte per tutti

Leggo in giro (ecco ad esempio il Corsera che con un emendamento al “pacchetto sicurezza” approvato in modo bipartitico in commissione Bilancio e Finanze – avete letto bene: Bilancio e Finanze – con il plauso del piddì abbiamo finalmente superato il problema delle impronte digitali da prendere agli zingari. Infatti entro capodanno 2010 – meno di un anno e mezzo da oggi – tutti noi dovremo apporre nella nostra carta d’identità i nostri ditini. Più precisamente l’articolo che raddoppiava da 5 a 10 anni la validità della carta d’identità ora dice «La carta di identità ha durata dieci anni e deve essere munita della fotografia e delle impronte digitali della persona a cui si riferisce». Tanto, dice il deputato PD Giulio Calvisi (il cui sito è in ristrutturazione dallo scorso 25 aprile), “esiste una direttiva comunitaria che porterà tutti gli stati ad avere questa novità”.
A me avere o no il dito spiaccicato sulla carta d’identità cale poco o punto. Posso poi immaginare che l’Unione Europea abbia detto in maniera più o meno ufficiosa a Sìlvolo che se voleva togliersi dal vespaio in cui si era cacciato l’unica soluzione decente per non perdere la faccia era questa. Peccato però per parecchi piccoli particolari:[*]
– si vuole raddoppiare la durata della carta d’identità, immagino per risparmiare un po’ di soldi, e poi si obbliga comunque la gente a rifarla e perdere tempo… a meno naturalmente che il 2010 sia il limite dell’introduzione delle nuove carte.
– naturalmente quello che succederà in pratica è che prima tutti i cattivi neocomunitari verranno schedati (tanto sono quelli da schedare sul serio, no?) e poi, con mooooolta calma, si può vedere cosa fare degli altri.
– per quello che ricordo, la carta di identità la si può fare dai quindici anni in poi. I bambini sinti e rom, che bisogna schedare “per la loro tutela” (e sto aspettando ancora che qualcuno mi spieghi come effettivamente sarebbero tutelati) quindici anni non ce li hanno certo. Dobbiamo aspettarci un altro emendamento per obbligare anche i neonati ad avere la carta d’identità?
– può darsi che le moderne tecniche informatiche permettano di confrontare un’impronta digitale con sessanta milioni di altre impronte in un tempo breve, ma ne dubito. In pratica, insomma, cinquantanove milioni e mezzo di file rimarranno lì a fare nulla e si verificheranno solo i brutti e cattivi. Però l’uguaglianza di fronte alla legge è chiarissima.
Capisco che qua da noi abbiamo un’opposizione di lotta e di governo: ma almeno provare a dire che cosa non va, invece che aprire con gioia la bocca per ricevere la zolletta? È davvero chiedere troppo?
[*] non ce la faccio proprio ad essere serio, se vedo la possibilità di un gioco di parole, come una frase allitterativa, non riesco a evitarlo.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-16 11:23

googlismo-leninismo

Nella nostra Camera dei Deputati abbiamo una Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Visto che si tratta del Parlamento Italiano, non c’è nulla di strano che tra i membri della commissione ci sia Renato “Betulla” Farina, che indubbiamente è un esperto di editoria. Per quanto riguarda il resto, può essere istruttivo leggere questo resoconto, della seduta della commissione del 18 giugno scorso. Rimarcando subito che «Il livello degli interventi si è attenuto su questioni specifiche, oppure a livello del sistema» (Aristotele non gli fa un baffo), naturalmente ha scelto di parlare a quest’ultimo livello, toccando finalmente il conflitto di interessi che ci troviamo in casa («è curioso che Di Pietro, che gestisce uno dei blog più importanti d’Italia, chieda un sostegno ai blog». Che sia un «piccolo conflitto di interessi» lo dice lui, non io) e arrivando a insospettabili punte di Cultura, Scienza e Istruzione. Non posso esimermi dal citare letteralmente questi due paragrafi:
«Se digitate il vostro nome su un motore di ricerca e siete di centrodestra, verranno fuori le cose più atroci del mondo. Se siete di sinistra, vedrete le cose migliori. (Commenti) Ve lo garantisco. Google Italia è così, provate. Ci saranno al suo interno certi algoritmi che permettono questo.»
«Faccio un esempio che mi riguarda: esistono siti che vengono divisi equamente, ma quelli che appaiono nella prima pagina sono tutti contro di me, dicendo in proposito peste e corna, tanto che, se mi vedessi per strada, mi prenderei a schiaffi.»
Devo aggiungere che subito dopo l’intervento del nostro miglior internettologo, il sottosegretario all’Editoria (Bonaiuti, mica uno qualunque) si è ricordato di un suo impegno al Governo e la sessione si è immediatamente conclusa.
(via Mantellini)

Ultimo aggiornamento: 2008-07-10 11:41

Lodo Alfano e legge salvapremier

Sono in tanti, da Sìlviolo in giù, a cercare di convincerci che le leggi sulla giustizia che il governo Berlusconi IV ha proposto e il parlamento sta approvando a tamburo battente non c’entrano assolutamente nulla con l’attuale PresConsMin, e che anzi non bisognerebbe dire “legge salvapremier” perché tanto Lui non la utilizzerà mai. Il guaio è che il primo a mettere tutto sul personale è proprio l’Uomo di Arcore, ed è difficile riuscire a distinguere le cose quando lui è nato per la contaminazione (leggi Confiltto di Interessi). Ma proviamo a immaginare uno strano mondo parallelo, dove Sìlviolo abbia guardato il calendario, si sia accorto che ormai la settantina l’ha passata, e ha deciso che non vale la pena che si sacrifichi ancora per il bene dell’Italia: se n’è andato così alle Bahamas e ha lasciato il suo alter ego Uòlter Weltroni a promulgare queste due leggi. Prometto che da qua alla fine non si parla più di Berlusconi. Non posso invece promettere di spiegare correttamente le due leggi, visto che anche i media sembrano fare melina e cambiare le definizioni in ogni momento.
Il Lodo Alfano (chi lo lodi non si sa) afferma che “salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente del Senato, Presidente della Camera sono sospesi […] La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione.” Buffo notare come il PresConsMin è diventato la seconda carica dello Stato, sopravanzando i presidenti delle Camere, ma quella è solo una curiosità. Qualcuno si chiede se una simile legge debba essere una modifica costituzionale: probabilmente no, visto che si parla di una sospensione, non di un’immunità vera e propria; e se non ho capito male, vale solo per una legislatura. Posso anche comprendere la logica che sta dietro il Lodo: se uno ce l’ha con te e inizia a inquisirti per cose che non c’entrano un tubo con la politica, la Carica Importante dello Stato è azzoppata, e ciò non è bello per la Nazione tutta. Il limite a una legislatura è un po’ un controsenso: l’unica Alta Carica dello Stato che ha una sorta di consenso popolare (implicito) è il PresConsMin, e quindi per lui si può dire “se la gente lo ha votato, vuol dire che a loro non importa niente di quello che ha fatto”. Ma a questo punto logica vorrebbe che si limitasse la sospensione ai processi che iniziano nella legislatura in corso; se ti hanno eletto anche se eri inquisito, vuol dire che non ci sono problemi, no?
Per la legge salvapremier il commento è ancora più lapidario. Ma ci sono davvero così tanti processi che possono dare condanne oltre i dieci anni da richiedere uno stop di un anno a tutti gli altri processi? Se sì, siamo messi davvero male. Se no, è una misura assolutamente demagogica che serve solo a svuotare per un po’ le carceri senza fare indulti o amnistie.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-10 10:01

sfiducia

Su Repubblica di oggi ci sono i risultati di un sondaggio sul gradimento di politici e istituzioni varie. Il commento di Ilvo Diamanti è molto sintomatico. Diamanti infatti fa notare come la fiducia in Berlusconi in tre mesi è scesa dal 61 al 44%: in pratica, un quarto di consensi in meno. Glissa poi per quanto possibile sulla fiducia a Veltroni, che è crollata dal 65 al 40%: più di un terzo delle persone che ancora a marzo, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, lo consideravano affidabile ha cambiato idea. Direi un ottimo risultato politico, tenuto conto che a fare l’opposizione (come sa il Bertinotti) dovresti avere dei vantaggi.
A dire il vero è ancora peggio vedere che la magistratura è considerata affidabile solo dal 35%. Anche qua mi sembra che ci sia un capitale completamente perso: nemmeno troppo per “la magistratura giacobina” (altrimenti il gradimento del premier sarebbe maggiore) quanto proprio per le lotte interne che certo non aiutano.
In definitiva, una brutta situazione, un regimicchio rassegnato.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-06 10:16

chissenefrega

Qui sono due giorni che tutti (e quando dico tutti non parlo dei blogh, ma dell’italica stampa) parlano del vero motivo per cui Sìlviolo vuole bloccare le intercettazioni: perché ci sono telefonate in cui si vanta/bea/compiace di essersi fatto qualche signora o signorina che ora fa parte dell’esecutivo Berlusconi IV. Secondo il Corsera lo dice lui stesso («fango gettato sul presidente del Consiglio e sui ministri»); D’Avanzo su Repubblica ci fa sapere che lui ha sentito tutto, ma ormai la parte più “succosa” è stata cancellata dal GIP milanese Marina Zelante (che bel cognome che ha).
Mi secca dirlo, ma sono quasi d’accordo con il pippone odierno di Paolo Guzzanti: quasi, perché il suo elogio della fica-con-la-c-perché-noi-siamo-romani (e quindi prendiamo l’originale greco) è piuttosto ridicolo. È però vero che non è un problema mio né di sessanta milioni di altri italiani con chi afferma di essere andato a letto l’attuale PresDelCons; al limite è un problema di donna Veronica… e quelli sono affari loro, comunque. Gli affari miei e degli altri 60 milioni di italiani sono il fatto che perché Lui non deve far sapere ufficialmente che dice di aver messo le corna (cosa che non mi pare sia un reato civile o penale) allora bisogna bloccare tutte le intercettazioni… e tanto le voci circolano lo stesso. Bellino, vero?

Ultimo aggiornamento: 2008-07-04 16:14

l’evoluzione di Tonino

Leonardo, come spesso capita, ha ragione: l’attuale leader del centrosinistra (e quindi di tutta la parte della nazione meno a destra di Casini, visto che dalle parti de La Sinistra – L’Arcobaleno non c’è proprio più nessuno) è Antonio Di Pietro. Una delle tante anomalie italiane è che il leader del centrosinistra è un uomo di destra, ma non ci si può fare molto; prendiamo già come dato positivo il fatto che stavolta, a differenza delle due ultime legislature, non mi pare si siano verificate delazioni dall’Italia dei Valori a Forza Italia, il che significa che Tonino sta imparando a scegliere i suoi uomini.
D’altra parte, mi sa che Di Pietro stia anche imparando a posizionarsi correttamente. Basta vedere il “magnaccia” affibbiato a Berlusconi, e se vogliamo anche le mussolinesche pose bucoliche, che sono l’unica risposta possibile alla retorica del “presidente operaio” che non dia l’aria di essere una trita scopiazzatura; scopiazzatura che è il modo con cui negli ultimi anni il centrosinistra ha sperato di attirare i voti moderati, senza riuscire a capire che non ha senso prendere un succedaneo quando puoi scegliere l’originale.
Detto tutto questo, aggiungo che sono quasi completamente d’accordo con l’analisi di Alessandro Gilioli, che tra l’altro dice le cose in maniera sicuramente più comprensibile di un casinista come me. Il “quasi” è dovuto al fatto che io i flosci tizi non li ho votati, come forse ricorderete. È inutile fare i fighetti “da circoscrizione 1” e prendere in giro Di Pietro per i suoi congiuntivi, per il suo modo di vestirsi o per quello che dice: i fighetti da circoscrizione 1 sono e saranno la minoranza, come si vede dagli apprezzamenti per le uscite “politicalli scorrect” non solo di Bossi e Calderoli ma anche di illustri esponenti del Popolo delle Libertà che tanto si sono indignati per avere sentito apostrofare così Il Loro Capo. E poi, scusate, “magnaccia” è praticamente una parola già sdoganata di suo: per indicare le richieste da parte di Sìlviolo per piazzare qualche soubrettuccia, “pappone” sarebbe stato peggio, no? (Ovviamente un termine come “lenone”, anche se magari lo conosce, non sarebbe mai stato potuto pronunciare da Di Pietro. Sono lemmi da Padri Nobili della sinistra.)

Ultimo aggiornamento: 2008-06-30 14:07

Giulio Tremontischioppa

Qualche giorno fa avevo scritto della differenza fondamentale di visione nelle scelte dei governi italiani degli ultimi quindici anni (o meglio, nelle scelte di Berlusconi e dei non-Berlusconi) per abbassare il deficit di bilancio. Secondo questo articolo di lavoce.info, però, non ho capito nulla. Infatti, a quanto parrebbe, l’unico punto veramente innovativo (e apprezzabile in modo bipartitico) di Giulio Tremonti è stato quello di indicare nel DPEF anche i punti in cui si intende operare per tenere a bada il deficit, invece che limitarsi a dichiarazioni di principio.
Peccato però che questi punti comprendano un aumento della pressione fiscale, una compressione delle spese per investimenti e non tocchino le spese correnti. Sul primo punto vedo sì una discontinuità, ma con le promesse elettorali del PdL, non con le manovre del precedente governo; il terzo punto è un leggero miglioramento rispetto alle ultime finanziarie dove anche la spesa corrente cresceva, mentre il taglio (tre miliardi, non saranno tantissimi ma sono sempre un segnale) degli investimenti fa a pugni con la retorica delle Grandi Opere che ci è stata propinata due legislature orsono.
Liberisti liberali e libertali tengano presente la cosa, prima di lamentarsi con me :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-06-27 09:24