Ho sentito un brano di un’intervista a Matteo Renzi che snocciolava i quattro paletti invalicabili per la “sua” riforma/cancellazione del Senato: niente voto di fiducia, niente votazione sulla legge di bilancio, niente membri eletti, niente stipendio (aggiuntivo) per i nominati. Non ci crederete, ma su due dei punti io sono perfettamente d’accordo: naturalmente sui primi due :-)
Se ci pensate un attimo, pensare una doppia fiducia può significare avere due composizioni complementari, cosa che comunque non c’è mai stata nonostante il Porcellum ci abbia provato; e il rimpallo della Legge di Stabilità serve solo a inserire emendamenti su emendamenti per tirare fuori qualche spicciolo per i lobbisti più bravi. Occhei, sarebbe più simpatico dare a una delle Camere il voto di fiducia e all’altra quello sulla legge di bilancio, ma per amor di Renzi lasciamo stare.
Vediamo gli altri due punti. Considerato in 40.000 euro lordi al mese per 14 mensilità lo stipendio di un senatore (perché anche se non eleggi nessuno ma mandi dei nominati, il Senato lo devi comunque mandare avanti e le indennità gliele devi pur lasciare), il risparmio sarebbe di circa 20 milioni l’anno, su un bilancio di più di mezzo miliardo. Inutile dire che poi far fare un doppio lavoro ai rappresentanti regionali non è certo indice di una loro produttività maggiore, anzi.
Perché allora questi due paletti renziani? Ovvio, perché così il popolo (non si dice più “la gente”, quello era Berlusconi) vuole così, no? Solo che a questo punto non serve più prendersi il tempo per fare una discussione seria, per esempio definendo quali leggi siano di competenza della Camera e quali del Senato e lasciando un massimo di tre passaggi parlamentari (C-S-C o S-C-S). Si fa, e guai a chi vuole pensare :-(
Ultimo aggiornamento: 2014-04-01 16:26