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inquerelabili

Vincenzo De Luca dev’essere uno più rancoroso di me. Ha giusto aspettato che si votasse, poi ha querelato Rosi Bindi per «diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio». Lo stesso hanno fatto (o almeno hanno affermato di fare) i suoi compagni di impresentabilità Sandra Lonardo Mastella e Luciano Passariello.

Non avendo letto il rapporto della direzione Antimafia non posso certo stabilire se Bindi ha abusato del suo ufficio: del resto ci penserà la magistratura. Per quanto riguarda la diffamazione, so bene che le leggi italiane sono molto sensibili al tema (puoi anche essere denunciato per diffamazione affermando cose vere…) però i fatti indicati sono sicuramente riconosciuti da tutti: al più si può discutere se meritassero l’inclusione nella lista degli impresentabili (il che appunto sta sotto “abuso d’ufficio”. È comico che De Luca è stato inserito nella lista… per una storia di abuso d’ufficio rispetto alla quale ha rinunciato alla prescrizione).

Però non riesco proprio a capire quale possa essere l'”attentato ai diritti politici costituzionali”. Mica gli è stato vietato di partecipare alle elezioni, no? A quali diritti politici avrebbero attentato? Sono cose :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-03 11:38

il boom e lo sboom

Lo sboom naturalmente è quello di Matteo Renzi. Chiaramente ognuno avrà la sua spiegazione: la mia – che vale un po’ meno delle altre, visto che di politica ci ho sempre capito poco o punto – è che chi l’anno scorso votò PD come apertura di fiducia a Renzi abbia deciso che in quest’anno non ha combinato nulla di valido, e che un governo dei tweet non va da nessuna parte. Non che alternative a sinistra ce ne siano: basta vedere il risultato di Pastorino. Anche se si sommassero a Paita i voti disgiunti e quelli alla lista civatiana, sarebbe comunque rimasta dietro Toti, il che è tutto detto. Il centrodestra ha una maggioranza risicatissima (16 seggi su 31), in bocca al lupo.

Ma credo che sia molto più interessante osservare il risultato della Lega. In Liguria ha preso il 20%, in Umbria il 14% (!), in Toscana il 16% (!!), nelle Marche il 13%. Vero, Forza Italia si sta sciogliendo come un calippo al sole; ma non era detto che quei voti finissero a Salvini. Ecco, io mi preoccupo più di questo.

(Il M5S perde votanti esattamente come nella media nazionale, quindi le sue percentuali rimangono le stesse delle politiche: ma col 20% e se si sceglie di non fare nessuna alleanza nemmeno tattica sui singoli provvedimenti non si va da nessuna parte)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-01 11:47

Possibile?

[il simbolo di Possibile]D’accordo, io sono un matematto e pertanto sono mentalmente tarato. Però non vedo nulla di così sbagliato nel simbolo del movimento appena creato da Pippo “Tentenna” Civati. Ho enormi dubbi sull’idea di creare l’enne+unesima fazione a sinistra e trovo che quel color ciucch sia un’oscenità (hanno già occupato tutti i colori? Amen. Non ti dico di usarne due insieme solo perché poi fa tanto squadra di calcio). Ma il simbolo dell’uguaglianza mi pare chiarissimo, e non mi importa un fico secco che Riccardo Falcinelli scriva su Facebook che a lui ricordi un doppio divieto di aceesso (evidentemente molto scolorito, perché di rosso qui non vedo proprio nulla). Sarà anche uno dei più apprezzati designer italiani, ma credo che qui abbia esagerato davvero.

Certo, sono già partite le mille “rielaborazioni” – memorabile quella di Gattini per Civati – ma sarebbero comunque partite anche se Falcinelli avesse crreato il logo più bello che ci sia; anzi, l’assenza di prese in giro significherebbe che di quel logo non gliene può fregare nulla a nessuno. E voi, che ne pensate?

Impresentabili

Ho trovato molto interessante che anziché degli impresentabili in sé si sia parlato soprattutto della Commissione Antimafia e di Rosi Bindi che la dirige, e che siano ripartite le stesse geremiadi apparse con la legge Severino, che cioè si voglia suggellare il predominio della magistratura sulla politica, dimenticandosi che nell’altro caso l’impedimento è attuale (non puoi essere eletto) mentre qui è solo morale. Insomma, io la vedo così: o le persone che non possono essere elette si eliminano esplicitamente dalle liste, oppure si sta parlando di opportunità, e per fare questo bisogna comunque avere non solo i nomi ma anche i motivi espliciti – che saranno sicuramente stati fatti, ma di cui una mia rapida ricerca non ha trovato traccia. Certo, una ricerca meno rapida probabilmente mi tirerebbe fuori quei dati, ma tanto non devo votare :-) D’altra parte se la stessa procedura fosse stata fatta cinque anni fa anche Berlusconi sarebbe finito in quella lista, per ragioni parallele a quelle di De Luca: penserete mica che sarebbe cambiato il suo risultato elettorale? Insomma, tanto rumore per nulla.
Ah: chi ci ha guadagnato in tutto questo sono evidentemente i partiti di destra, i cui impresentabili sono improvvisamente scomparsi dai radar. A volte mi chiedo se tutto ciò fa parte di una specifica strategia del PD per monopolizzare lo spazio sui media: la cosa avrebbe più senso di quanto sembri.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-30 19:27

Il buon preside della buona scuola

Non ho seguito più di tanto le iniziative contro il disegno di legge della Buona Scuola, e questo è indubbiamente colpa mia. Stamattina però, ascoltando Radio Popolare – quindi non certo un megafono del regime – mi è parso di capire che il punto più dolente della proposta sia che i presidi potranno scegliere gli insegnanti.
Vorrei ora capire esattamente cosa significa tutto questo, e dunque lo chiedo a chi ne sa. Per quanto ne so io, al momento la teoria dovrebbe essere questa: ci sono ogni tanto dei concorsi per C cattedre: vincono il concorso C insegnanti e ne vengono abilitati altri P. I primi C insegnanti, in ordine decrescente di punteggio, scelgono la scuola dove prendere servizio. Man mano che si liberano posti, e fino al concorso successivo si chiamano quelli dalla posizione C+1 alla C+P. Non so se i precari siano questi ultimi o persone che hanno iniziato a fare scuola senza l’abilitazione e si sono per così dire fatti le ossa sul campo.
Se il ddl diventasse legge senza modifiche, quale sarebbe il risultato pratico? Da quello che ho capito io il preside potrebbe prendere chi vuole tra i C vincitori, senza guardare ai punteggi. Oppure potrebbe anche “licenziare” (nel senso statale, quindi dirgli semplicemente “tu te ne vai in un’altra scuola”) insegnanti già presenti, sempre prendendo quelli nuovi tra i primi C? Oppure potrebbe anche scegliere tra i semplici abilitati? Sono tre opzioni profondamente diverse, e prima di decidere cosa io ne penso vorrei sapere qual è quella giusta…

Ultimo aggiornamento: 2015-05-18 09:07

Renzi e la fiducia

Non so se abbiate letto la lettera di Matteo Renzi sulla Stampa, nella quale ieri mattina – prima di chiedere la fiducia sulla nuova legge elettorale – il nostro premier spiegava le sue ragioni.

Io non ho pregiudiziali di partenza contro una o l’altra legge elettorale: personalmente posso accettare che ci sia un premio di maggioranza e che questo premio sia per il partito e non per la coalizione – anzi quest’ultima cosa mi pare anche più pulita. Il fare tanti collegi relativamente piccoli non è neppure quello un problema: è più o meno quello che si fa in Spagna, e anni fa si parlava della possibilità di seguire quella legge elettorale e non il doppio turno francese o il casino programmato tedesco. (Poi mi devono spiegare come si riesce con i resti a limitare al 3% la soglia di sbarramento, ma non avendo letto tutte le minuzie della legge non posso escluderlo in linea di principio). Non ho neppure problemi con il turno di ballottaggio che in teoria potrebbe far dare 340 seggi a una lista che ha ottenuto meno del 30% dei voti: l’impianto generale è evidentemente maggioritario, quindi questo caso sarà piuttosto improbabile persino in un sistema tripolare come quello uscito nel 2013.

Il diavolo però si nasconde nei particolari. Perché nel «rottamare il cosiddetto Porcellum» è rimasta la clausoletta «Contestualmente al deposito del contrassegno di cui all’articolo 14, i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall’articolo 92, secondo comma, della Costituzione.»? Perché «sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima, i capolista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze;» e soprattutto i capilista possono essere candidati in più collegi, fino a dieci? Questi punti non hanno nulla a che fare con il tipo di legge elettorale, ma servono solo a perpetuare il potere dei segretari di partito e del primo ministro (che ricordo non essere il primo ministro ma il Presidente del Consiglio dei Ministri). Renzi come fa sempre parla, parla, parla nascondendo abilmente questi punti; l’opposizione interna al PD parla, parla, parla e fa solo casino; il resto dell’opposizione parla, parla, parla senza sapere cosa dire.

In tutto questo il ricorso alla fiducia su una legge elettorale (a parte i ricordi della legge Acerbo e della legge Scelba detta anche legge truffa) diventa strumentale: proprio perché è un “o con me o contro di me” («Se non passa, il governo va a casa») Renzi dimostra che non è la legge elettorale quello che gli interessa davvero. Proprio perché vale per tutti i gruppi politici, la legge elettorale non dovrebbe essere associata alla fiducia: sarebbe stato molto più logico fare prima una legge di un solo articolo che affermasse che le votazioni legate a una legge elettorale devono essere palesi – sempre per le ragioni di cui sopra – e poi votare. In quel modo non si sarebbero mischiati gli ambiti… ma a me continua a sembrare che invece questo mischione sia fortemente voluto. E questo non è bello.

(p.s.: a proposito del mischiare gli ambiti, la legge in dibattimento è l’unione di una proposta di iniziativa popolare e di varie proposte di iniziativa parlamentare, non di una proposta di iniziativa governativa. Capite perché porre la fiducia è pretestuoso?)

Ultimo aggiornamento: 2015-04-30 18:19

Valdo Fusi

Ieri c’è stata la Festa della Liberazione, e ci sono state le solite polemiche che sento uguali da almeno venticinque anni (prima non so se ero io che non ci facevo caso, oppure le cose sono cambiate). A me dà fastidio che a quanto pare nei cortei si manifesti per la qualunque e non per ricordare quanto è successo nel 1945; non parliamo poi dei contestatori, che ovviamente mostrano il loro essere fascisti (come se servissero altri esempi).

Ma una cosa che non sono mai riuscito a capire sono quelli che si lamentano perché “i comunisti si sono appropriati del 25 aprile” (adesso forse persino Berlusconi preferisce dire “la sinistra” anziché “i comunisti”, ma il risultato è lo stesso). Perché ci sono quasi solo bandiere di sinistra? Magari perché gli altri negli anni se ne sono fregati. Ricordiamoci che il CLN aveva all’interno tutti i partiti dal comunista al liberale, che in quegli anni avevano messo temporaneamente da parte le differenze per il bene comune.

Pensando a tutto questo, oggi ho scoperto che uno dei libri sulla resistenza che lessi da ragazzo, Fiori rossi al Martinetto, è praticamente introvabile (non so quanto l’edizione Riccadonna sia recuperabile); peggio, ho scoperto che il suo autore Valdo Fusi non aveva nemmeno una voce su Wikipedia – per dire, il dizionario biografico Treccani ce l’ha. D’altra parte, Fusi aveva il grande svantaggio di essere cattolico e democristiano, e quindi torniamo al punto precedente. Vabbè, ho dedicato il pomeriggio a scrivere la voce Wikipedia, scoprendo tra l’altro che dopo la guerra fu l’avvocato difensore di uno dei giudici del processo di Torino raccontato appunto in quel suo libro. Mica l’aveva scritto lì :-) Diciamo che questo è il mio minimo contributo al ricordo della Resistenza.

Ultimo aggiornamento: 2015-04-26 19:42

primarie, tristi e solitarie

Credo di aver votato solo due volte alle primarie del centrosinistra: nelle primissime (quelle con Mastella e Scalfarotto…) e in quelle del 2011 per decidere il candidato sindaco per Milano. Ho smesso perché mi sono sempre più sembrate una presa in giro.
Ora leggo che Sergio Cofferati non l’ha presa esattamente bene per la vittoria ligure di Raffaella Paita, denunciando molte stranezze sui risultati nelle province di Savona e della Spezia. Io non conosco certo bene la situazione ligure: posso dire che tra i miei conoscenti genovesi il commento tipico era stato “Cofferati fa schifo, ma Paita è molto peggio” (Tovo: non pervenuto, il che la dice lunga su come ci si possa candidare). I bolognesi naturalmente dicevano peste e corna di Cofferati, che hanno conosciuto in qualità di sindaco, ma quella è un’altra storia: per i genovesi (del capoluogo e dintorni) il punto è che conoscevano l’opera di Paita in qualità di assessore regionale alla protezione civile.
Evito accuratamente di entrare nella diatriba sulle due correnti PD che spingevano ciascuna il proprio candidato e tocco solo tangenzialmente le storie di brogli con gli extracomunitari cui sarebbero stati dati i du’euri per votare (siamo seri: vabbè che siamo in Liguria e quindi col braccino corto, ma avrebbero dovuto dare almeno cinque euro perché rimanesse loro qualcosa. Altrimenti perché avrebbero dovuto alzare le chiappe?) Il punto è che le primarie possono avere senso con numeri davvero grandi di partecipanti, per ridurre il peso dei brogli; e comunque secondo me non ce l’avrebbero comunque, e sarebbe molto più logico che se proprio s’hanno da fare siano indette tra chi è iscritto ai partiti e non lasciate libere a chiunque passi di lì quel giorno. Un partito che non ha il coraggio di scegliere per conto proprio il rappresentante che vorrebbe per il governo di un ente locale abdica al proprio ruolo politico. Perché mai dovremmo votarlo, allora?

Ultimo aggiornamento: 2015-01-12 13:00