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i pipponi dell’anno 2024

Travolta qua qua

paperela Chi mi conosce lo sa: sono generalmente impervio al festival di Sanremo. Non solo non lo guardo da decenni, ma sono poche le cose che mi colpiscono anche di rimbalzo: l’ultima penso fosse stata la morganata con il povero Bugo. (Delle canzoni nessuna traccia, claro). Pertanto a differenza del Tondelli che Sanremo lo guarda eccome non è che possa fare un pippone lungo sul siparietto di John Travolta che è costretto a fare uno sketch con il ballo del qua qua e poi non dà la liberatoria.
C’è però una cosa che mi lascia abbastanza perplesso da anni: Sanremo è la quintessenza della televisione per vecchi, eppure sono tutti lì a guardarla. Certo, c’è il secondo e il terzo schermo, la parte televisiva vera e propria fa giusto da sfondo a tutto il resto (no, delle canzoni non ci sono tracce nemmeno nella parte social che frequento, se non per commenti per dire da dove è copiato un certo brano o cose simili); ma resta comunque un collante. Altro che novità.

Immagine di oksmith, da OpenClipArt)

Ultimo aggiornamento: 2024-02-09 09:27

come sempre Posteitaliane svicola


Ecco cosa (dopo un mese abbondante) Posteitaliane ha risposto al mio reclamo, dove facevo notare che Natale o non Natale vedere consegnare contemporaneamente tre copie di un settimanale forse dava qualche problema.
Notate come intraprenderanno “tutte le opportune azioni correttive volte a sensibilizzare il personale a porre la massima attenzione nell’espletamento del servizio.” Nessuna ammissione di possibile colpa: né loro (sia mai) ma nemmeno dei postini, che devono solo essere “sensibilizzati”. Il solito schifo.

Poste Italiane e autenticazione a millanta fattori

La scorsa settimana Anna mi chiama perché non riesce a prenotare dal suo telefono un appuntamento all’ufficio postale, e se potevo farglielo io. Certo, le dico, e prendo il mio telefono, scoprendo che (a) l’app si era aggiornata, e adesso almeno in teoria con lo stesso username e password potevo accedere sia a Ufficio Postale che a BancoPosta; (b) l’app era contenta del mio nome utente e password, ma insisteva che dovevo abilitare il telefono (che avevo cambiato dall’ultima volta che avevo usato l’app); (c) per farlo dovevo inquadrare un QR code sul vecchio telefono (che non avevo con me), oppure disabilitare tutti gli altri dispositivi; (d) se provavo a disabilitare i dispositivi, mi arrivava un messaggio di errore. Il tutto con non so quanti codici monouso spediti al mio cellulare. Non che il numero telefonico di assistenza desse informazioni di una seppur minima utilità…

Alla fine mi sono connesso da PC, ho preso la prenotazione, salvato il QRCode relativo e l’ho spedito ad Anna. Tornato a casa ho acceso il vecchio telefono e ho provato a far visualizzare il QRCode da mostrare al telefono nuovo. Risultato? Provate a indovinare: errore e “riprova più tardi”. Alla fine l’unico modo per avere un’app funzionante è stata eliminare il codice alfanumerico di sicurezza da PC, passare a un Postamat (perché avevo anche la nuova carta per il libretto smart dato che la vecchia era scaduta: notate che il pin è rimasto lo stesso, e quando sono andato al Postamat il messaggio che mi è arrivato è stato “oh, questa carta è già attiva!”; non so se è un modo per dire “visto come siamo stati veloci ad attivartela”, ma in questo caso l’italiano è migliorabile), ripartire con l’app che ha detto “oh, qui non c’è più nulla, crea il codice alfanumerico”, e finalmente abilitare il tutto. Altro che autenticazione a due fattori!

(immagine da Freepik)

in prigione in prigione

prigioniero Diciamocelo: per fortuna, nonostante Repubblica ci abbia appena montato un caso, la petizione perché Giovanni Caruso rinunci alla difesa di Filippo Turetta ha avuto meno di duecento firmatari nelle quasi quattro ore da quando ieri l’articolo è apparso, firme da aggiungere alle ben 163 nei quasi due mesi dal 26 novembre quando venne lanciata. E anche molti commenti che ho visto su Twitter sono inorriditi.

Il diritto alla difesa è sacrosanto. Poi Turetta potrà avere l’ergastolo ostativo, e io non mi straccerei certo le vesti. Ma non mi straccerei le vesti nemmeno se dopo un giusto processo Turetta avesse una condanna minore: il punto è che il processo serve appunto per stabilire quali e quante sono le colpe. Un professore universitario di diritto queste cose ovviamente le sa; tante persone, no. Almeno non sono tantissime, appunto…

(Immagine di j4p4n, da OpenClipArt)

Zero popoli per zero stati

Vedendo cosa sta succedendo in Medio Oriente, con gli attuali massacri da parte degli israeliani che non servono a nulla contro Hamas, comincio a rivalutare l’idea romana di radere quel territorio a zero e costruire ex novo Aelia Capitolina.

(l’idea che mi sono fatto è che Netanyahu cerchi da un lato di far dimenticare il fatto che Israele è rimasta completamente spiazzata dall’attacco del 7 ottobre, e dall’altro di far dimenticare che la sua popolarità era scesa ancora più in basso indipendentemente da quell’attacco)

pistoleri anonimi

Nella vicenda del colpo di pistola a Capodanno alla festa con gli esponenti biellesi di Fratelli d’Italia pare che alcuni media (l’ho sentito anche al GR1) si siano soffermati sul fatto che il deputato Pozzolo non avrebbe voluto fare il test sulla polvere da sparo “invocando l’immunità parlamentare”, cosa che non è affatto scritta nell’articolo 68 della Costituzione che chiede l’autorizzazione della camera a cui il deputato appartiene per “perquisizione personale o domiciliare” oppure “intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”. Ma magari Pozzolo riteneva che il test sia una perquisizione dei suoi vestiti.

A me fa molta più paura l’altra sua frase: che la pistola cioè non fosse in mano sua. E io dovrei fidarmi di un parlamentare che non è neppure capace di tenere con sé la propria pistola? O di uno così intelligente da pensare che quello sarebbe un ottimo alibi?

Ultimo aggiornamento: 2024-01-02 16:42