Ho scoperto ieri che da più di un anno è possibile consultare il catasto online per gli immobili posseduti anche solo in parte. Che bello, mi sono detto, iscriviamoci.
Mi dicono “Per utilizzare il servizio è necessario essere registrati ai servizi telematici Entratel/Fisconline”: mi sembra corretto. Entro, scopro che per un privato come me il servizio è Fisconline, vado sulla pagina e trovo la pagina di iscrizione. La carta nazionale dei servizi ce l’avrei anche, ma non avendo un lettore di smart card decido di dire che non ce l’ho, e così arrivo su quest’altra pagina dove devo indicare (preciso all’euro, ma non di più) quanto è stato il mio reddito indicato nel 730/2014. Se lo indovino allora mi verranno dati quattro cifre del mio pin, mentre le altre sei, insieme alla password, mi arriveranno «entro 15 giorni, al domicilio conosciuto dall’Agenzia delle Entrate». Attenzione, però: abbiamo solo tre tentativi, altrimenti dovremo recarci di persona in un ufficio territoriale a chiedere il pin (a questo punto spero tutto assieme, ma con l’Agenzia delle Entrate non si sa mai).
Posso immaginare che la procedura barocca dell’inserimento del reddito 2013 serva per evitare che qualcuno si diverta, inserisca una sfilza di codici fiscali e faccia spendere allo stato i soldi dei francobolli (virtuali) per spedire dati a persone che non se ne fanno nulla. Ma perché il pin deve essere diviso in due parti? Qual è la differenza pratica tra dare tutto il pin e spedire la password, e dare mezzo pin e spedire l’altro mezzo pin e la password? Ecco, qui mi sono davvero perso.
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