Archivi categoria: pipponi

Aspirina marketing

Avevo visto la pubblicità in TV mentre stavo da mia mamma; qui dai suoceri le ho anche viste dal vivo. Parlo delle compresse di Aspirina® dolore e infiammazione.
Io ho sempre usato l’aspirina® come antidolorifico, soprattutto per il mal di testa di cui soffro ogni tanto. In fin dei conti è un fluidificatore sanguigno, quindi ha senso usarlo come base per una medicina che allievi il dolore. Peccato però che non è solo base ma anche altezza: nella sua composizione ci sono solo acido acetilsalicilico ed eccipienti. In pratica a me questo pare un semplice repackaging e nulla più. Mi sbaglio?

Gli insegnanti sardi

Leggo su Repubblica che più della metà degli aventi diritto sardi non si è iscritta nella graduatoria nazionale per le assunzioni nella scuola, per il rischio di finire nel continente e quindi avere spese insostenibili: meglio continuare a essere precari e sperare in qualche supplenza.
Non entro nella scelta del governo di costringere tutti a fare una graduatoria indicando tutte le province italiane. Immagino che il motivo sia il volere azzerare le carenze di posti di ruolo, ma il mio timore è che tra alcuni anni la cosa sarà vanificata dalle richieste di trasferimento. Capisco anche la difficoltà nei collegamenti con la Sardegna e i relativi costi, anche se mitigati per i residenti. Ma visto che presumo che simmetricamente siano pochi gli insegnanti non sardi che avranno messo in cima alla graduatoria le province dell’isola posso immaginare che l’offerta di posti in Sardegna sia molto minore del numero di precari. Quindi? Trasferiamo un po’ di studenti dal continente?

Ultimo aggiornamento: 2015-08-18 09:52

E tornate all’italico “voi”!

[disonorevole] Ieri in rete si è parlato un po’ della proposta di legge di alcuni deputati M5S (se state leggendo questo post sul mio blog e cliccate sulla figura potete vedere il testo completo insieme alla presentazione direttamente sul sito della Camera) per abolire l’uso del titolo di “onorevole” «riferito ai deputati, ai senatori, ai consiglieri regionali e ai consiglieri provinciali, anche se cessati dalla carica.» I cattivoni e gli sbadati che in caso di promulgazione di tale legge utilizzassero ancora la parola verrebbero puniti «con l’ammenda da euro 600 a euro 6.000», ammende che poi verrebbero versate nel «Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese in favore di operazioni del microcredito», che se non sbaglio è quello dove gli onorevoli, pardon i cittadini portavoce, eletti nel M5S depositano i soldi oltre la soglia stabilita dal moVimento.

Credo che in molti concordino sull’affermazione che «L’attributo “onorevole” significa “degno di stima e di rispetto” e sarebbe [dunque] opportuno acquisirlo a consuntivo e non a preventivo». Si può anche affermare che «Il cambiamento […] passa anche attraverso le parole e il linguaggio»: lo dice sempre anche la presidente Boldrini. Quello che i pentastellati (e forse anche la presidente) non hanno però compreso è che imporre per legge un uso è nel migliore dei casi inutile e nel peggiore ridicolo. Puoi imporlo negli atti pubblici, certo: e a questo punto puoi sperare che l’uso comune col tempo cambi. Ma per il resto è come se tu volessi multare chi scrive “qual è” con l’apostrofo. O forse i pentastellati vogliono mostrare al loro popolo che stanno facendo le cose sul serio e vogliono ribaltare la nostra italica nazione? A quando la battaglia del grano (non OGM, immagino)?

P.S.: cercare di imporre per legge un uso linguistico indica l’incapacità di avere abbastanza carisma per convincere gli altri che quell’uso è migliore. Da questo punto di vista direi che i pentastellati hanno da imparare molto da Striscia la notizia.

Aggiornamento: (12 agosto). Come si vede nei commenti, la proposta di legge è stata scopiazz…ehm, ripresa da una proposta similare del 2002, a firma di vari parlamentari della sinistra sinistra tra cui l’attuale sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Le considerazioni che ho fatto nel post naturalmente si applicano pari pari a costoro; per quanto riguarda i pentastellati, oltre a rammentare loro che se un’idea è stupida continua a esserlo anche se copiata, faccio notare (a) che buona educazione avrebbe fatto aggiungere nella presentazione che l’idea non era loro e (b) che farsi pubblicità con l’articolo sulle multe devolute al microcredito è abbastanza ridicolo.

Ultimo aggiornamento: 2015-08-12 10:32

l’aggressione sul bus a Genova

Immagino che la settimana scorsa abbiate letto o visto sui giornali la storia del genovese finito in coma dopo essere stato pestato da un gruppo di persone. La storia non è bella: c’è un uomo ridotto in fin di vita. Eppure di punti strani ce ne sono più di uno.

Non è necessariamente strano il fatto che l’aggressione sia stata il 14 luglio e Luca sia andato in ospedale solo una settimana dopo quando le sua condizioni si sono aggravate. È un po’ più strano che la notizia, arrivata il 23 luglio ai carabinieri, sia stata pubblicata solo il 4 agosto: ma supponiamo che sia stato chiesto ai media di tacere per condurre le indagini. Ma da qui le cose si complicano. Il giorno dopo l’autista del bus afferma di non aver visto l’aggressione, e aggiunge la frase sibillina «Maresciallo: mio nonno sa cosa mi ha insegnato? Che nella vita è meglio farsi i fatti propri»: manco volesse dare uno spunto a Gramellini. Suvvia, ci sono modi molto più semplici di negare di aver visto qualcosa, e una frase così dà tanto l’aria di essere un messaggio trasversale agli aggressori. (Che l’avvocato dell’autista affermi ora che la frase è stata «pronunciata fuori dal verbale di sommarie informazioni ed estrapolata dal contesto originario» è irrilevante, come potete immaginare: significa semplicemente che è stata detta mentre non si stava scrivendo il verbale, e ci mancherebbe altro)

E in effetti cosa succede il giorno dopo ancora? Toh: spunta un video. Dovrebbe essere assolutamente impossibile recuperare un video di più di tre settimane prima, in barba a tutte le leggi sulla privacy che impongono la cancellazione dei dati dopo pochi giorni: ma guarda la fortuna, «Il server d’una videocamera del Comune, posizionata su piazza Caricamento, 36 ore dopo l’aggressione si è inceppato ed è andato in tilt. Ha arrestato così la procedura di cancellazione prevista ogni 120 ore, avvenuta regolarmente per tutti gli altri sistemi della zona.» Pensate: si è andati a cercare le immagini dopo tre settimane! Ma anche l’avessero fatto dopo nove giorni, quando la notizia era arrivata ai carabinieri, logica avrebbe voluto che le immagini ormai erano state sovrascritte, e sicuramente nessuno terrebbe i video per un mese rischiando le ire del Garante. Ah: se fosse davvero successo, i miei più vivi complimenti a un sistema che non ha modo di avvisare di aver riempito l’hard disk con le immagini: o quelle macchine hanno decine di terabyte di memoria inutile, visto che lo spazio necessario può essere tranquillamente stimato e lasciare il doppio del necessario è già tanto? Addirittura si viene a sapere che «uno dei ragazzi ha un tatuaggio tribale sul collo, piuttosto evidente.» Il classico tipo di dettaglio che si dà per dimostrare che si sa già di chi si sta parlando e si cerca di fargli fare qualche errore, anche perché immagino che quel filmato non potrà essere prodotto come prova e abbiamo appena letto che l’autista del bus non ha visto nulla, ma proprio nulla.

Ma la caccia all’uomo non dà frutti, e due giorni dopo arrivano nuove notizie. Si trova finalmente l’inglese che quella notte era assieme a Luca, e si scopre che costui aveva detto alla compagna di Luca che «il pestaggio sarebbe stato compiuto da ragazzi sudamericani pericolosi». Fin qua la cosa ci potrebbe anche stare, pur se rimango stupito al pensiero che non si fosse partiti subito col “dagli allo straniero”. Ma addirittura Luca, prima di entrare in coma, avrebbe detto alla compagna che «l’aggressione sarebbe stata effettuata da ragazzi ecuadoriani». Per me sarebbe impossibile distinguere un ecuadoregno da un colombiano, per dire: eppure qui sembra la cosa più naturale di questo mondo.

Poi il silenzio. Nessuna notizia nemmeno sul Secolo XIX, almeno fino a ieri sera. Posso dire che ho come il sospetto che ci sia molto più di quanto si può leggere sui giornali?

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 17:46

Qualità del servizio postale universale

Ecco il testo del reclamo che ho appena inviato tramite modulo online alle Poste.

Stamattina mi è arrivata una busta con un libro che avevo ordinato all’estero. Mia moglie, che era a casa, ha detto che il postino ha suonato a casa nostra, le ha detto che c’era una busta per noi che non sarebbe entrata nella buca delle lettere e che l’avrebbe buttato dall’altra parte del cancello esterno del nostro condominio, cosa che effettivamente ha fatto. Tenendo conto che era da ieri notte che stava piovendo, quando mia moglie è scesa si è trovata ovviamente una busta fradicia e un libro ammaccato.
Supponiamo pure che il carico di posta del 10 agosto fosse così elevato da non permettere al postino di aspettare che mia moglie scendesse le scale: posso immaginare che le zone da servire siano più ampie perché molti operatori saranno giustamente in ferie. Ma il postino avrebbe potuto chiedere di far aprire il cancelletto e posare la busta davanti alla porta di ingresso interna, e quindi al riparo; oppure avrebbe potuto lasciarla nella cassetta per la pubblicità o sopra i citofoni, sempre all’asciutto. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto lasciare un avviso di impossibilità di consegna: tanto tecnicamente buttare una busta oltre un cancello non significa aver consegnato la posta.

Ah: ho dovuto allegare il testo in formato .doc, perché lo spazio per le comunicazioni era di 100 (cento) caratteri, e tra l’altro le parentesi tonde non erano accettate.

Ultimo aggiornamento: 2015-08-10 15:10

i mesi da 28 giorni

A quanto pare sono tutti a lamentarsi del fatto che le compagnie telefoniche italiane abbiano deciso di fare tariffazioni a 28 giorni anziché mensili come adesso, inventandosi pertanto un tredicesimo mese, tanto che c’è chi dice che AGCOM ha vietato la pratica. Le cose però sono un po’ diverse, andando però a leggere il comunicato stampa.

Intendiamoci: sicuramente passare dalla tariffazione mensile a quella a 28 giorni a parità di prezzo implica un aumento surrettizio del costo delle offerte quantificabile intorno al 7%. Su questo non ci piove. Controllando però meglio cosa è successo, si scopre che Tre ha sempre fatto offerte a 28 giorni, mentre Wind lo fa da marzo e Vodafone da giugno: ora che con agosto anche Tim si è decisa a cambiare tariffazione, AGCOM scrive in maniera un po’ nebulosa «l’Autorità – pur riconoscendo la libertà commerciale degli operatori – ha ritenuto opportuno segnalare all’Autorità antitrust, per gli accertamenti di
competenza, gli effetti sulla concorrenza derivanti dalla concomitanza delle politiche tariffarie delineate, e in particolare gli effetti restrittivi sugli utenti di ricaricabili che in pochi mesi hanno visto drasticamente ridursi la possibilità di reperire sul mercato offerte di rinnovo automatico della tariffazione alternative a quella ogni 28 giorni». Permettetemi di dire “mah” con un esempio pratico. Immaginiamo che gli operatori avessero tutti deciso di aumentare le proprie tariffe del 7% oppure che avessero sì portato la durata a 28 giorni ma abbassando le tariffe. Il fatto di trovare in questo secondo caso solo contratti a 28 giorni come avrebbe cambiato le cose? E nel primo caso ci sarebbe stata un’inchiesta perché non era più possibile trovare le offerte al prezzo iniziale?

Ciò detto, devo riconoscere che la mia azienda sembra avere giocato un po’ sporco, perché non solo cambia tariffazione per i nuovi contratti ma lo fa anche per i vecchi senza avere chiaramente avvisato della cosa gli utenti, dando loro la possibilità di recedere gratuitamente dal contratto: su questo non c’è nulla da dire. Ma per tutto il resto non vedo nulla di nuovo (compresa la storia degli accordi sottobanco tra i gestori)

Ultimo aggiornamento: 2015-07-31 13:10

Stupidità artificiale

Premessa: io abitualmente regalo per Natale un abbonamento a Cose di Casa a mia cognata, che vive a Torino. L’altro giorno lei mi scrive dicendo “lo sai? sono tre mesi che non mi arriva l’abbonamento. Puoi verificare?” Io faccio un po’ di controlli: vedo il pagamento fatto a dicembre sulla mia carta di credito, passo al setaccio la mia posta elettronica e trovo la notifica di pagamento con tutti i dati: nome e cognome della cognata, sua email, indirzzo (via Bobbio), CAP (10141), città (Milano).
Ehm… ho scritto Milano anziché Torino: ci credo che non gli arrivino i numeri (da marzo, presumibilmente). Telefono al servizio clienti e mi dicono che queste modifiche non possono essere fatte per telefono, ma devo… no, non è necessario mandare un fax: basta la posta elettronica. Scrivo, correggono e mi dicono che dal numero di settembre la rivista cartacea arriverà alla città corretta, se non ho sbagliato ancora.
Bene. La cazzata è stata mia, e sono abbastanza grandicello per immaginare che quando il postino milanese va in via Bobbio e non trova il cognome di mia cognata non rimanda certo la rivista indietro. Però c’è una cosa che non mi torna. La signora del servizio clienti mi ha detto che a lei il CAP risulta 20144, che effettivamente è quello della milanese via privata Bobbio. Il suo commento è stato “penso che il sistema abbia visto una discrepanza tra città e CAP e abbia corretto automaticamente quest’ultimo”. Ecco. Se il CAP fosse stato sbagliato per una singola cifra non mi sarei stupito: ma così mi sembrava più logico segnalare l’incongruenza e far controllare qualcuno, oppure lasciare tutto come sta. Sono troppo ingenuo?

Con molta calma

Oggi nella posta ho trovato una lettera di una coppia di parenti lontani di Anna. La lettera aveva il numero civico sbagliato, il 46 anziché il 40, e qualcuno aveva scritto a mano NO – SÌ – 40. Tutto bene… o quasi, considerando che il timbro postale era dell’8 gennaio.

Ultimo aggiornamento: 2015-07-24 19:33