Leggo che il ministro dei Beni Culturali Franceschini avrebbe detto «Due piccole fiere in un mercato del libro già fragile? Così rischiamo una colossale figuraccia internazionale. Il solo modo per uscirne è creare un unico grande Salone, da tenersi contemporaneamente a Milano e Torino. E chi dirà di no, senza avanzare proposte alternative, se ne assumerà la responsabilità».
Ora, lasciamo stare la carota del «Se si optasse per questa soluzione, i due ministeri potrebbero parteciparvi anche con un impegno finanziario più forte», e veniamo al nocciolo del contendere. Una cosa simile alla proposta da Franceschini è capitata con Settembre Musica: iniziativa torinese che Milano ha cercato di scippare per arrivare alla fine all’attuale MITO Settembre Musica che presenta concerti nelle due città. Ma dovrebbe essere chiaro a tutti che le affinità finiscono qui. I concerti possono essere tranquillamente distribuiti, gli stand non possono essere duplicati per banali ragioni di costi vivi. D’altra parte non si può nemmeno pensare a un’ipotesi “grande editoria a Milano, piccola e media a Torino”, per la banale ragione che buona parte del pubblico, tranne naturalmente me e i miei ventun lettori, al Salone ci è sempre andato per vedere l’offerta dei piccoli, visto che per i grandi basta andare in una qualsiasi grande libreria: quindi il pubblico pagante andrà a pagare a Milano e non ci saranno soldi per Torino. Non una bella idea. Ma magari mi sbaglio e Franceschini istituirà il teletrasporto per spostare da una città all’altra i visitatori?
Ultimo aggiornamento: 2016-09-13 16:29

