Non mi aspettavo proprio la sentenza di primo grado al processo Vatileaks. Non è tanto la caduta dell’accusa di associazione a delinquere per la strana coppia Balda-Chaouqui, che ci poteva anche stare visto che più che altro il tutto sembrava una saga di Gianni e Pinotto. Nemmeno le condanne miti e la sospensione della pena (cosa che immagino sia l’equivalente di una condizionale) sono poi strane: al limite mi sarei aspettato un perdono papale, ma il risultato finale sarebbe stato lo stesso. Ma non avrei scommesso sul proscioglimento di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi “per difetto di giurisdizione”, con la chiosa del presidente del collegio Giuseppe Dalla Torre che parla di «sussistenza, radicata e garantita dal diritto divino, della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa nell’ordinamento giuridico vaticano» – cosa che mi pare faccia a pugni col difetto di giurisdizione, a meno che il giudice volesse intendere che Fittipaldi e Nuzzi dovevano essere giudicati in Italia avendo consumato il loro reato là :-)
Dato che non immagino che il collegio giudicante sia stato intimorito dalle prese di posizione dei media italiani (a parte che mi è capitato l’altro giorno di sentire come Nuzzi commentava la richiesta di condanna fatta dal PM, e mi sarebbe venuto voglia che venisse accolta solo per il “ragionamento” che ha fatto) mi chiedo esattamente il perché di tutto questo cancan. Forse che anche in Vaticano ci sono pubblici ministeri presenzialisti?