Archivi categoria: pipponi

Alitalia (tanto per cambiare)

Non ho seguito abbastanza la vicenda Alitalia per sapere perché i dipendenti abbiano votato contro la proposta di accordo. O meglio: capisco che l’accordo fosse molto penalizzante, ma non credo che l’alternativa sarà così migliore, soprattutto perché gli scioperi favoriscono Alitalia. Quello che fa specie è che in teoria questa sarebbe la “parte sana” dell’azienda, dopo il taglio del 2008, quando Silvio B. è riuscito a fare la peggior porcata della sua carriera politica senza nemmeno essere al governo in quel momento. Spero solo che chi ha votato no non aspetti l’ennesimo aiuto di Stato.

L’unica cosa che mi preoccupa è che dopo anni e anni in cui non ho avuto bisogno di volare, tra un mese dovrei andare in Calabria. Sarà meglio che cerchi un biglietto del treno?

Ultimo aggiornamento: 2017-04-26 11:53

Le tasse sulle vincite alle lotterie

Ho visticchiato che tra le mille norme della manovrina di primavera del governo Gentiloni c’è l’aumento dal 6% al 12% del prelievo sulle vincite alle lotterie oltre i 500 euro.
Di per sé questa norma non mi fa né caldo né freddo: per vincere a una lotteria bisogna prima giocarci. Ma per principio non riesco a capire perché bisogna pagare le tasse due volte, prima nella parte del ricavo che va allo Stato (su cui non ho nulla da dire) e poi sulle vincite. Ma è anche vero che da noi si paga l’Iva sulle accise, quindi non ci si può stupire di nulla. Magari sperano che chi vince tanti soldi non si curi dell’ulteriore prelievo…
(Un altro aumento paventato nella manovrina è quello delle multe per chi viaggia senza biglietto. Peccato che – anche ammettendo che aumenti il numero di controllori – con ogni probabilità la maggior parte delle multe non si riescono a riscuotere. Qualcuno sa se ci sono statistiche al riguardo?)

“Credevo che fosse una notizia vera”

Essendoché è la vigilia di Pasqua, non è che ci siano tante notizie. Lasciando perdere sciocchezzuole come una possibile guerra mondiale nello scenario della Corea, Repubblica fa un grande scoop e intervista uno di coloro che hanno rilanciato su Facebook la bufala sulla sorella della presidente della Camera:

Chiedo scusa a Laura Boldrini. Che altro posso fare? Ero convinto che si trattasse di una notizia vera”. Felice Di Rocco, 70 anni, ex autista in pensione, di Termoli, è uno dei moltissimi utenti Facebook che ha rilanciato notizia falsa sulla sorella della presidente della Camera.

Che si può dire? Tante cose. Che il signor Di Rocco ha un’altissima opinione delle sue capacità di riconoscere la verità o falsità di una notizia. Che il suddetto ha anche un desiderio così grande di notorietà che accetta gioiosamente di essere sputtanato su un quotidiano nazionale (ma questo può essere un mio bias: è possibile che il lettore tipico non lo prenda affatto per uno sputtanamento). Ma soprattutto che Repubblica ha fiutato i vantaggi di una campagna di questo tipo contro le fare news, e ci si è buttata a pesce. Non credo siano arrivati a pensare che delegittimare le bufale sui ben noti siti a ciò dedicati porta implicitamente a una maggiore autorevolezza della loro testata, ma non si sa mai.

Ultimo aggiornamento: 2017-04-15 16:45

Vai con l’agnellismo

Ha cominciato Silvio Berlusconi, uno che – dite quel che volete – sa sempre come farsi pubblicità: la scorsa settimana ha adottato cinque agnellini che non saranno macellati a Pasqua. La presidenta della Camera Laura Boldrini non ha voluto essere da meno, e ha adottato a distanza le due agnelline Gaia e Gioia, che ieri hanno fatto visita a Montecitorio accompagnate da due volontarie dell’Enpa e dalla presidentessa dell’Ente protezione animali. (Sì, tutto al femminile).

C’è solo un piccolo problema. Come mi è stato fatto notare (ebbene sì, io sono un cittadino e queste cose non mi vengono affatto in mente) il mangiare gli agnelli (maschi) è in realtà un sottoprodotto del volere avere latte e formaggio di pecora. Per tutto questo occorre evidentemente che nascano tanti agnelli: ma almeno per il momento i maschi non allattano, non ne servono nemmeno tanti per ingravidare le pecore, e quindi rimane un surplus di poco o nullo valore. Che farne? Costolette :-) Ma questo significa che con ogni probabilità Gaia e Gioia non sarebbero state comunque macellate… Peccato che il gender ormai ci pervada tutti.

Domenica delle salme

Ieri, Domenica delle Palme, in Egitto c’è stata una strage in una chiesa copta. Stamattina un quotidiano, riprendendo il titolo di una canzone di De Andrè, titola in prima pagina “Domenica delle salme” per riferirsi alla strage. Nella rassegna stampa mattutina di Radio Popolare, Luigi Ambrosio si lamenta per quel titolo.
Sarà, ma a me rimane l’idea che se il titolo fosse stato pubblicato dal Manifesto la sua reazione sarebbe stata diversa: invece stavolta è stato Libero.

Ultimo aggiornamento: 2017-04-10 10:00

Poveri bulli

Tempo di gite scolastiche, e tempo dei soliti bullismi e piagnistei, perché l’episodio «È stato uno scherzo. Forse pesante, ma uno scherzo. Lo sbaglio è una punizione tanto severa», così dice una signora, che continua «Parlo a nome di molte delle mamme, anche se non ho figli al liceo» (e questo secondo me la dice già lunga) e che quanto è successo è una di «quelle cose cameratesche che si fanno in caserma.» (dove evidentemente ci è stata. Non avendo io fatto il militare non ho idea di cosa si faccia).

Ma la cosa che mi ha davvero sconcertato è l’accusa ritorta: «E poi vi siete chiesti perché i ragazzi erano soli? Un professore all’ultimo non li ha accompagnati.» Effettivamente quello che non capisco è perché non si sia semplicemente annullata la gita…

Ultimo aggiornamento: 2017-04-07 12:09

È più importante l’autore o il lettore?

Riprendo la discussione iniziata nei commenti al post sulla “scrittura dall’oltretomba” con un esempio ancora più paradigmatico dei problemi che un traduttore coscienzioso si trova nel corso di una traduzione.
Sempre in Domare l’infinito di Ian Stewart, a pagina 199 si legge (permettetemi una resa rustica delle formule matematiche)

Per esempio, possiamo definire la funzione esponenziale come
e^z = 1 + z + 1/2 z^2 + 1/6 z^3 + 1/24 z^4 + 1/120 z^5 + …
dove i numeri 2, 4, 6 e così via sono fattoriali: prodotti di interi consecutivi (per esempio 120 = 1×2×3×4×5)

Un lettore appena un po’ attento, anche senza sapere cos’è un fattoriale, si accorge che c’è qualcosa che non va: i numeri 2, 4, 6 si trovano sì nella formula ma in posizioni logiche diverse. Quello che doveva esserci scritto era “i numeri 2, 6, 24 e così via”. Del resto il testo originale (non so quello dell’edizione 2015) scrive esattamente la stessa cosa: “where the numbers 2, 4, 6 and so on are factorials“. Cosa deve fare allora un traduttore? Lasciare pedissequamente il testo originale esprime un’idea di sciatteria: “come? non ti sei neppure accorto di un errore così marchiano?”. Lasciare il testo e aggiungere una NdT (nota del traduttore) che dica “i numeri non sono 2, 4, 6… ma 2, 6, 24” è francamente ridicolo, e dà l’idea che il traduttore voglia mostrare quanto sia figo. La mia scelta sarebbe stata correggere silenziosamente il testo, indicare al redattore italiano il fatto di aver corretto una svista, avvisare l’autore della svista in questione, e pensare amaramente che non solo in Italia la fase di redazione è ormai ridotta ai minimi termini.

Concludo come mia abitudine con due esempi personali. Quando io e Francesco Bianchini abbiamo tradotto Superfici ed essenze, ci siamo trovati svariati esempi “intraducibili” non nel senso che non sapevamo come tradurli, ma la cui traduzione letterale sarebbe stata inutile. A parte che la mia filosofia ritiene che le NdT siano sempre una sconfitta, perché un traduttore davvero bravo deve essere così trasparente da non apparire, in questo caso la soluzione è stata favorita dal fatto che il libro era uscito contemporaneamente in inglese e in francese, e le due versioni non erano affatto identiche, come spiegato del resto all’interno del libro (dei libri?). Così ci siamo permessi il lusso di usare ogni tanto la versione francese anziché quella inglese, e in alcuni casi in cui le due versioni erano diverse ci è anche capitato di creare una nuova versione, pensando a come l’avrebbero scritta Hofstadter e Sander se avessero pensato di pubblicare in italiano. Inutile dire che quei testi sono stati sottoposti agli autori per l’approvazione.
Dall’altra parte della barricata, dovete sapere che prima di consegnare il manoscritto di un libro io lo faccio sempre leggere non solo a qualche fidato lettore alfa per vedere se è abbastanza comprensibile, ma anche a un matematico per controllare che io non abbia scritto delle cazzate; il tutto proprio perché so che non posso fidarmi più di tanto della redazione editoriale. Un guaio dello scrivere di matematica, come dicevo sopra. Bene: in Matematica in pausa pranzo a pagina 22 trovate scritto

Siamo così dovuti passare all’analisi matematica, e affermare che la somma 1 + 1/2 + 1/4 + 1/8 + … deve essere 1, […]

come mi è stato fatto notare da alcuni lettori. Bene. Secondo voi, nell’improbabile caso che il libro venisse pubblicato in un’altra lingua, cosa dovrebbe fare il traduttore?

Ultimo aggiornamento: 2017-04-05 16:43

Giornalettismo e le bufale

Sabato scorso (il primo aprile) Giornalettismo ha pubblicato questo articolo in cui spiegano perché la sera prima (31 marzo) hanno fatto “morire” Ermes Maiolica. Se non sapete chi sia Ermes Maiolica potete leggere qui, per esempio.

Non seguo Ermes, ma quando mi è capitato di vedere qualcosa di suo – tipo l’intervista a Umberto Eco con tanto di foto… – mi sono sempre divertito. Però questa storia non mi è piaciuta per nulla. Non per aver fatto morire per finta qualcuno: quello dal mio punto di vista è irrilevante. Quella che non mi è per niente piaciuta è la giustificazione di Giornalettismo: «[L’abbiamo fatto] Non per una questione di credibilità ma per provocazione. Abbiamo deciso di sbufalare la sua morte proprio il giorno in cui tutto è concesso. Perfino gli scherzi più cattivi. Perché il tema delle fake news e il dibattito in rete sta diventando sempre più importante. Specialmente oggi.».

Risposta breve: cosa direste se vi diffamassero e poi il giorno dopo scrivessero “ma no, era tutto falso, volevamo far vedere che il tema della diffamazione in rete sta diventando sempre più importante”? Risposta un po’ più lunga: se per far capire che le fake news sono rilevanti devi metterne una per aprire il dibattito, lo stai facendo male. Nel mondo utopico che vorrei, le persone riescono a capire quando una notizia è falsa senza che qualcuno faccia loro pedantemente un esempio pratico. Tra l’altro, la notizia della morte di Maiolica l’ho letta il 31 sera, citata dal mio amico Gilberto, e né lui né io ci avevamo comunque creduto, giusto per dire che la cosa sarebbe possibile in teoria. Ma sapendo che in pratica non lo sarà mai, tanto vale lasciare perdere quelli che alle bufale ci crederanno sempre e costruirsi una fama di media che non insegue quella moda e cerca per quanto possibile di stare ai fatti. Proprio quello che non ha fatto Giornalettismo.

Ultimo aggiornamento: 2017-04-04 15:36