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Feccia

Non mi ero messo a commentare gli scontri di Bologna, anche se mi ero fatto un’idea. Poi ho visto questo post del “Collettivo Autonomo Universitario Bologna” e non ce l’ho più fatta a restare zitto.

Come ha chiosato il mio amico Massimo Manca, “Metodo Calabresi”. Anzi peggio di quello, perché il Collettivo Autonomo Universitario Bologna si guarda bene da usare nomi e cognomi. Bella fotona segnaletica perché non ci si sbagli e caterve di insulti perché la signorina «fa parte della segreteria regionale del Partito Democratico, nel ruolo di, guarda un po!, responsabile alla legalità!» e quindi non ha alcun diritto a parlare, mentre loro, che evidentemente sono lì a fare l’università a Bologna da decenni, hanno ormai usucapionato il diritto di bivacco.

I tornelli in una biblioteca sono una brutta cosa, la Celere dentro è una cosa ancora più brutta: ma in certi casi bisogna scegliere il male minore.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-13 11:11

Del dove rifulge l’abilità di Mentana

Enrico Mentana è ben noto per le risposte sferzanti che dà ai suoi commentatori su Facebook, tanto che esiste una fan page “Enrico Mentana blasta lagggente” (o forse ce n’è più di una, non sono andato a verificare). La sua abilità è davvero notevole, e lo si è visto anche in occasione di Sanremo e Tim.

Premessa: considerando che scioperi, cortei, presidii e manifestazioni varie di noi dipendenti Tim “stranamente” non ricevono alcuna copertura mediatica, alcune centinaia di lavoratori sono andati a Sanremo in occasione del festival sponsorizzato Tim e sono riusciti a leggere in sala stampa un comunicato sulla nostra situazione, ottenendo finalmente qualche trafiletto sui giornali cartacei. (Ho notato come le versioni online hanno preferito pubblicare il video della protesta: ho il sospetto che la cosa c’entri molto con il “qui e ora” e il desiderio di dimenticare la faccenda il prima possibile, ma magari sono solo io che sono prevenuto contro i video). Bene, allo status che Mentana ha scritto su Sanremo, una mia collega ha commentato così: «Sarebbe interessante anche parlare del rovescio della medaglia, ovvero di quello che sta accadendo ai lavoratori TIM, che ieri hanno manifestato davanti all’Ariston e in sala stampa, spiegando come questo festival sia stato pagato con i loro soldi». Ecco la risposta di Mentana:

Per parlarne seriamente: capisco perfettamente le ragioni di chi è impegnato in una vertenza difficile dopo molti anni di orari di solidarietà in un’azienda che poi destina tutti quei soldi al festival. Ma se ci leggesse immagino che Telecom risponderebbe che entrambe le cose vanno nella stessa direzione della competitività. Quel che mi parrebbe giusto è uno spazio dedicato alla vostra causa sugli schermi pubblici, vista l’enorme esposizione data alla “controparte”. Chiederlo al mio tg sarebbe una beffa, visto che a Sanremo (come alle altre manifestazioni “nazionalpopolari” di questo tipo, compresa miss Italia che è trasmessa da La7) non abbiamo dedicato alcuno spazio

Analizziamo rapidamente il testo. Mentana piazza subito la botta, facendo notare una banalità: i soldi per sponsorizzare un evento come il Festival non sono quelli tolti ai dipendenti, ma sono investimenti per presentare le novità dell’azienda e cercare di incrementare i ricavi. (Notate la differenza per esempio con i bonus promessi a questa dirigenza sulla base di puri risultati numerici e senza valutare come questi numeri sono stati ottenuti). A questo punto si tira tranquillamente fuori, perché è vero che dice che la vertenza Tim dovrebbe ricevere spazio sugli schermi (“pubblici”…), ma non da lui perché lui non parla di Sanremo. Visto? La protesta è indipendente dalla sponsorizzazione di Sanremo, ma visto che lui non parla di Sanremo allora non può parlare nemmeno della protesta. Logica alternativa. Il tutto confezionato in modo che lui sembri assolutamente imparziale, e intanto gli odiatori di Tim possano lanciarsi a controcommentare (nota: su mere basi statistiche mi aspetto che coloro che abbiano avuto problemi con Tim, soprattutto sulla parte fissa, siano molto più degli altri). Come non ammirare una capacità dialettica simile?

P.S.: prima di ricevere una serie di insulti, aggiungo che lo slogan “Sanremo? Lo si fa coi nostri soldi” andava benissimo nel contesto di uno striscione in una manifestazione, e naturalmente la manifestazione in sé è stata un’idea favolosa, l’unico modo che avevamo a disposizione per tentare di farci notare. Quello che faccio notare è che usarlo poi a freddo porta a risultati che sono l’opposto di quanto abbiamo bisogno. Esprit de l’escalier? Probabilmente sì: ammetto di non essere uno dalla risposta pronta. Ma è proprio per questo che io starei molto a scrivere sulla bacheca di uno bravo come Mentana.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-12 18:48

Visite fiscali

A quanto pare, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha chiesto che le fasce di reperibilità in casa per le visite fiscali siano equiparate tra pubblico e privato: al momento quest’ultimo settore ha solo quattro ore giornaliere di fascia, che dovrebbero salire (almeno…) a sette. In questo modo «si potrebbero ridurre le spese e gestire al meglio i medici e svolgere i controlli in modo efficiente»: si sa che il mantra “riduciamo le spese” è sempre apprezzato dai nostri governanti e boiardi di stato.

A me non è mai capitato di essere sottoposto a visita fiscale, anche perché tipicamente mi ammalo molto poco (e quando mi ammalo sto così male che non mi viene in mente di uscire di casa). Però in questa sortita di Boeri vedo un problema di base. A che serve la visita fiscale? A verificare se il malato è effettivamente malato, oppure il medico di base compiacente l’ha fatto stare a casa anche se non era affatto necessario. Perfetto. Quale sarebbe allora il problema se la visita venisse preannunciata il giorno prima, indicando la fascia (mattina o pomeriggio) in cui il medico passa? Le fasce complessive possono essere ampliate senza problemi, ma dal punto di vista del malato il tempo di arresti domiciliari è ridotto. Nel caso, si può lasciare la fascia lunga nel primo giorno di malattia, quello in cui tanto si sta sicuramente male se si è malati davvero, e permettere un controllo immediato se si pensa che qualcuno faccia il furbetto. Troppo semplice?

Ultimo aggiornamento: 2017-02-09 15:00

Je suis Byoblu

Come potete leggere sul Post, Google ha deciso che non accetterà più di fare pubblicità mediante AdSense su Byoblu, il blog di Claudio Messora, ritenendo che faccia parte dei siti «che diffondono bufale o che, in altre parole, “nascondono, falsano o travisano le informazioni sull’editore, sui contenuti o sullo scopo principale del sito”».
Anch’io concordo che Byoblu sia un sito complottista (ma a livello tale che persino BeppeGrillo™, dopo aver appoggiato l’autocandidatura di Messora a comunicatore di M5S, l’ha poi fatto fuori per prendere Rocco Casalino…). Ma mi preoccupa ancora di più l’idea che Google e Facebook decidano con i loro soldi – no, con i soldi che loro raccolgono… – chi sia degno di fede. Certo, è meno peggio così che avere una leggina che lo stabilisca, cosa che non potrebbe essere poi così lontana nel tempo; ma resta sempre il problema di base. Bisogna insegnare alla gente a capire quello che sta leggendo, altrimenti ci sarà sempre qualcuno più furbo degli altri che ci fregherà. Ed è per questo che preferisco andare controcorrente e parlare in favore della pubblicità sul sito di Messora.

Ultimo aggiornamento: 2017-01-29 10:15

Non sequitur

Come spero che ormai sappiate, al momento il nostro contratto collettivo di lavoro (CCLN) è scaduto da due anni; inoltre TIM ha disdetto a ottobre il contratto integrativo e in questa settimana ne ha unilateralmente creato uno che andrà in vigore mercoledì prossimo (il giorno in cui sciopereremo per il contratto nazionale, non so se la scelta di quel giorno per scioperare sia stato un caso)

Oggi c’era un presidio di lavoratori TIM davanti alla sede romana di corso d’Italia, ed è anche arrivata l’onorevole Roberta Lombardi, che ha tra l’altro affermato:

«Abbiamo parlato della cancellazione da parte dell’azienda dell’accordo collettivo di secondo livello che, logica vorrebbe, fosse INTEGRATIVO rispetto a quello di primo livello che poi non è altro che il Contratto Collettivo Nazionale (CCNL).
Ma, e questo è il paradosso, i contratti aziendali sono integrativi del contratto collettivo nazionale MA, secondo una giurisprudenza consolidata, i contratti aziendali sottoscritti dalle Rsu (i rappresentanti dei sindacati in azienda) possono anche derogare il ccnl di riferimento, persino con ricadute peggiorative. […] Nel caso specifico di TIM di cui ci stiamo occupando, mi sembra evidente che in tutti questi mesi le RSU non si siano particolarmente ingegnate per proporre accordi di secondo livello migliorativi rispetto a quelli del 2008 e quindi l’azienda ha deciso in via unilaterale di modificare le condizioni di lavoro che, manco a dirlo, saranno peggiori rispetto a quelle concordate a maggio 2008.»

Il gruppo (chiuso, quindi è inutile che vi dia il link) “Dipendenti TIM” ha già un certo numero di post in cui si chiede perché i sindacati non abbiano portato un loro testo di accordo per discuterlo.

Ora io – prima di preparare una controproposta di accordo – avrei chiesto all’azienda che esplicitasse quanto avrebbe risparmiato con ciascuna delle modifiche da lei proposta rispetto al vecchio integrativo. È abbastanza facile fare i conti della serva e vedere che togliere due giorni di ferie e dodici ore di permesso equivale a un taglio dell’1,6% circa del costo del lavoro; su tutti gli altri punti ho il sospetto che il risultato finale sia di qualche frattaglia. Ma il punto non è questo. Il nuovo contratto integrativo non è peggiorativo rispetto al CCNL: lo è rispetto al vecchio integrativo, per la precisione. Dunque, anche tralasciando la banale considerazione che il contratto non è stato firmato né siglato dalle RSU, non c’è nessuna correlazione tra le prime e le ultime frasi dell’onorevole Lombardi. Probabilmente lei non lo sa né gliene importa più di tanto, ma magari i miei colleghi potrebbero cominciare ad azionare il cervello, considerando che quelli che ci stiamo andando di mezzo siamo noi e non lei?

Ultimo aggiornamento: 2017-01-28 19:45

Ancora sull’affaire Saviano

Dopo il post dell’altro giorno, ho trovato altre informazioni al riguardo sul sito Facebook di Michela Murgia. Se non ho capito male, queste iniziative romagnole (non c’è solo Saviano) partono da un libraio che organizza questi incontri, pagando l’autore e interfacciandosi con la scuola: «Il solo compito degli istituti scolastici è chiedere a chi aderisce liberamente al progetto di acquistare il libro (con il massimo dello sconto previsto dalla legge), leggerlo e prepararsi all’incontro con l’autore», cito dallo status di Murgia.

Beh, a me la cosa continua a non piacere. Siamo comunque alla mercificazione, e la volontarietà dell’operazione non mi pare proprio traspaia dalla circolare mostrata nell’altro post. (E se qualcuno il libro se lo fosse già comprato? E se qualcuno preferisse spendere meno e comprare la versione elettronica?) A questo punto sarebbe molto più onesto, se proprio si ritiene che il programma di studio preveda l’incontro con l’autore, di far pagare direttamente l’autore stesso, e al più attivare una convenzione con il libraio per chi vuol comprare il libro. Altrimenti poi non lamentatevi quando avremo gli sponsor che “gentilmente” ci invitano a comprare i loro prodotti per rifornire la scuola di carta igienica.

Ultimo aggiornamento: 2017-01-20 12:27

L’indulto ad orologeria per Chelsea Manning

Che Barack Obama cerchi in tutti i modi di infastidire il prossimo presidente Donald Trump è cosa che dovrebbe essere chiara a tutti. La battuta più divertente che ho letto a riguardo è «Sarebbe fantastico se si dimettesse il giorno prima del giuramento di Trump, così Joe Biden diventerebbe anche se per un singolo giorno il quarantacinquesimo presidente USA e tutto il merchandising “Trump 45th” sarebbe da buttare via». Però non ho per nulla capito la logica dell’indulto a Chelsea Manning che però non verrà scarcerata subito bensì a maggio.
Non entro nel merito politico, che lascio ai commentatori americani: da un lato c’è chi fa notare come Manning avesse un’idea ben diversa da quella di Assange e Snowden, volendo documentare gli orrori commessi dagli statunitensi perché non avvenissero più, dall’altro coloro che ritengono che qualunque azione di divulgazione di notizie riservate sia un pericolo per gli USA e quindi debba essere punito ancora più pesantemente di quanto fatto per evitare per quanto possibile nuovi casi. Però a questo punto Manning rimarrà ancora per quattro mesi in un carcere militare, con un’amministrazione politica colpevolista e che potrebbe cambiare le carte in tavola inventandosi nuovi capi d’accusa, e una militare che non penso apprezzerà molto questa prossima scarcerazione. Perché non scarcerarla subito, allora?

Ultimo aggiornamento: 2017-01-18 09:33

Saviano peggio delle pentole

Leggo da Gilberto Bonaga che al liceo statale Morgagni di Forlì il dirigente scolastico ha inviato una circolare nella quale «Si comunica che lo scrittore Roberto Saviano sarà a Forlì il 15 marzo 2017» e fin qua nulla di particolare; peccato che «L’adesione all’iniziativa deve riguardare l’intera classe con l’acquisto da parte degli studenti del romanzo al costo di 16 Euro.» Avete letto bene: tutti gli studenti di quarta e quinta devono pagare la marchetta e accattarsi il libro: solo allora «l’ ufficio stampa di Saviano contatterà l’amministrazione comunale per reperire gli spazi idonei.»

Ora, nel mio piccolo mi è capitato di presentare i miei libri, e mi è capitato di farlo anche a una platea di studenti. Se ero fuori Milano, mi hanno rimborsato le spese di viaggio; a volte, soprattutto se a organizzare, c’era la possibilità di acquistare i miei libri prima o dopo la presentazione. Siamo onesti: è tutto marketing. (Occhei, quando la presentazione me la organizzavo da solo i libri da comprare non c’erano. Sono troppo pigro per cercare una libreria che mi procuri le copie in conto visione, e vi garantisco che il mio guadagno per copia venduta è talmente basso che non ne vale la pena. Se qualcuno è interessato, se li acquista poi con calma; se non è interessato, non l’avrò sulla coscienza). Ma io mi sarei rifiutato di acquistare un libro, chiunque fosse a presentarlo. I libri li compro quando mi interessano; e non credo che La paranza dei bambini sia usato come libro di testo, anche perché è un po’ troppo tardi per le deliberazioni. Ovviamente tutto questo è indipendente dalla qualità del libro di Saviano, anche per l’ottima ragione che non ho mai letto nulla di lui e quindi non potrei dare giudizi. Ma se il concetto di “cultura” di un istituto scolastico è quello di costringere gli studenti ad acquistare un libro di un qualsivoglia personaggio famoso, foss’anche stata la buonanima di Tullio De Mauro, io non ci sto. Che poi mi è inopinatamente capitato di passare alla Feltrinelli Duomo qui a Milano il giorno in cui Saviano ha presentato questo libro: il serpentone di coda per farselo autografare non finiva più, il che mostra come anche senza questi obblighi coatti sarebbero stati comunque in tanti a comprarlo comunque, e avrebbe fatto una figura molto migliore.

P.S.: l’immagine della circolare è quella del file che mi sono scaricato io ieri sera dal sito della scuola. Sapete, vivendo in tempi di post-verità preferisco sincerarmi in prima persona delle cose.