Ieri sono andato a Torino per una necessità improvvisa, e ho preso Italo perché mi costava un bel po’ meno del Frecciarossa. Sapevo bene che questo avrebbe significato ben poco posto per le mie gambe, ma visto che sono poi tre quarti d’ora di viaggio mi sono adattato. Quello che però mi ha davvero innervosito è stata un’altra cosa. Subito dopo che era passato il controllore una ragazza percorreva il corridoio dicendo “Io sono qui per Telethon. Voi sapete che cos’è Telethon, vero?” Sì, lo so che cosa è Telethon, e so anche che io non ho nessuna voglia di essere disturbato in treno da alcunchì che voglia chiedermi alcunché che non sia il mio biglietto. Questo vale per il tipo che casualmente ogni volta ha bisogno di due euro per comprare il biglietto come per gli intortatori di professione per un qualsivoglia progetto. Quello che non so è invece se questa sia una scelta specifica di NTV per incamerare qualche soldo (reale o virtuale, tipo sponsorizzare Telethon in questo modo e quindi dare loro meno denaro)
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Yoox: sito e servizio clienti
A inizio dicembre ho comprato su yoox.com un regalo di Natale per Anna. Tutto bene: il regalo è arrivato ed è stato apprezzato. A fine dicembre volevo fare un altro acquisto: solo che non ero a casa, e quindi ho usato il tablet. Risultato: password errata. Provo anche dal furbofono: password errata. Mi faccio mandare il link per resettare la password. Mi arriva la mail, entro nel sito, metto una nuova password: arriva un messaggio di errore “questo link non è più valido”. Scrivo al servizio clienti: mi arriva un messaggio di errore “non è stato possibile inviare la mail”. Io ho una mezza idea di cosa può essere successo. La mia mail contiene un “+” nel nome utente. Nulla di esoterico: l’opzione esiste da più di trent’anni, io la uso da venticinque anni e gmail lo permette da quindici anni, da quando cioè è stato lanciato. D’altra parte ho fatto un ordine con quell’indirizzo, mi arriva mail da loro e anche il link di recupero mi è stato recapitato; però magari c’è una parte del sito fatta da qualcuno che non era in grado di implementare correttamente uno standard.
Resta l’ultima opzione: telefonare al servizio clienti. Passa una decina di minuti, nei quali scopro che Yoox vuole darmi la migliore esperienza e quindi potrebbe registrare la mia chiamata e che essendo un grande gruppo sovrannazionale le chiamate possono essere smistate ovunque, “anche al di fuori dell’Unione Europea”; i loro obblighi legali sono insomma trasformati in preziose opportunità per me. Finalmente mi risponde Cristina, che continuerà a darmi del tu per tutta la chiamata. Le espongo il problema (dandole accuratamente del lei), mi fa rimandare la mail per il reset della password, faccio l’operazione, ottengo il solito errore. Il suo commento è stato “ho provato a farlo dal mio account e funziona tutto. Può provare a cancellare la cache e usare un altro dispositivo?” Alla mia risposta che avevo già fatto entrambe le cose, ha reiterato il mantra “non è un problema tecnico, gli altri clienti non hanno problemi: usi un altro dispositivo”.
Spero che vi sia chiaro che io non mi aspettavo affatto che un servizio clienti di primo livello potesse risolvere il mio problema: non è il loro lavoro, e anzi mi preoccuperei se ci fossero momenti di creatività non previsti dalla procedura. Quello che però mi aspetto è che la suddetta procedura preveda un’escalation al secondo livello. Evidentemente Yoox non ritiene utile una cosa del genere.
La libreria Paravia e gli sconti sui libri
Leggo della chiusura della libreria torinese Paravia, e il mio primo commento è “ma non l’avevano già chiusa anni fa?” A mia parziale discolpa, ero passato due anni fa per via Garibaldi e non l’avevo più vista: non sapevo che si era spostata dietro piazza Arbarello, un posto che in effetti pur essendo in pieno centro è lontano dai flussi normali di transito. Motivo della chiusura? Il calo dei lettori, colpa di «Amazon che prima ha attirato i clienti solo con sconti esagerati, poiché in Italia manca una legge che tuteli i librai, e poi li ha abituati ad avere i prodotti a casa in tempi rapidissimi e con un assortimento incredibile» secondo le proprietarie della libreria, cosa ribadita in maniera un po’ più lirica da Paolo di Paolo che scrive «Perché mettere piede in una libreria non significa solo avere il libro che si cerca (come con un clic) ma trovare un libro che non stavamo cercando. E imparare a non fidarsi solo di sé stessi.»
Parlando al solito in prima persona, ecco un mio ricordo del 2011, subito prima della legge Levi (Levi che tra l’altro ora è presidente dell’AIE, l’associazione degli editori). Stava uscendo il mio primo libro Matematica in relax e volevo comprarmi alcune copie da regalare agli amici. Mi è stato più comodo prenderle da Amazon, che mi offriva lo stesso sconto del 40% che avrei avuto come autore. (E il 40% era un buono sconto autore, ci sono editori che ti fanno di meno). Diciamo che prima del 2011 c’erano indubbiamente delle storture a favore dell’e-commerce. Ma adesso non è che uno sconto del 15% sia così importante, pur essendo interessante, nella tipologia del mercato; e sono ragionevolmente certo che i lettori forti frequentatori di librerie ce l’hanno comunque (quando c’era la Celid e io vivevo a Torino gli sconti li avevo). E lasciamo poi perdere gli sconti surrettizi che spesso fa Amazon: certo, non puoi comprare altri libri perché sarebbero fuori legge; ma tutto il resto sì.
Il punto è per me un altro, e lo si vede anche in trasparenza nelle parole delle due librarie. Per quanto mi riguarda, mi sta benissimo vietare tutti gli sconti nei primi sei mesi di uscita di un libro; questi sì che drogano il mercato (e abbassano il guadagno dei librai). Dopo quella data, l’acquisto di un libro è spesso abbastanza ponderato; non è tanto il 15% di sconto né la disponibilità (quasi) immediata che fanno la differenza, quanto il sapere della sua esistenza. Ma in un mercato come quello italiano che ha superato i 70000 titoli annui l’unica possibilità per una libreria è specializzarsi in un qualche settore di non-novità. Il libraio non può più sapere tutto, anche se si mettesse a leggere le schede inviate dagli editori; ma un libraio che non sappia suggerire non dà nessun valore aggiunto. Io posso tranquillamente aspettare una settimana perché mi arrivi un libro, tanto poi finisce nel metro lineare di roba cartacea che devo ancora leggere. (Quella elettronica non la conto nemmeno) Però se tanto sono io che devo fare tutto il lavoro a questo punto lo faccio online.
Il guaio è che so benissimo che è facile dire “il libraio dovrebbe specializzarsi”, ma all’atto pratico non saprei assolutamente come fare. Nella fighetta Milano si tende ormai alla libreria-dove-si-mangia-e-beve; spero che i margini migliori aiutino, ma non sono così sicuro che sia quella la vera risposta. Ma magari quella dei libri è una battaglia persa in partenza, e dobbiamo farcene una ragione.
Ah, pare che Levi abbia detto che «tutti gli studi dimostrano che la lettura è connessa al Pil». Quindici anni fa si diceva che l’acquisto di libri (occhei, cosa diversa dalla lettura) era anticiclico, quindi cresceva al calare del Pil (occhei, sempre connessione è, anche se con correlazione negativa). Decidetevi.
Ultimo aggiornamento: 2021-04-20 12:18
La scimmia del calcio
L’ultima storia sul campionato di calcio italiano è quella sulla campagna antirazzismo con disegnati i musi di tre scimmie, roba che siamo stati presi in giro anche all’estero. A parte che il dipinto è davvero una schifezza dal punto di vista artistico e non riesco nemmeno a vedere il messaggio – forse la scimmia a sinistra è dipinta di biancazzurro e quella di destra di nerazzurro, ma la centrale? Sampdoria?) quello che mi sembra è che il mondo del calcio non riesca, per incapacità o specifica volontà, a rendersi conto di come il problema degli ultras che c’è da decenni abbia fatto un salto di qualità unendosi al più becero sovranismo. Potrebbe essere davvero la volta in cui la magistratura scavalchi la “giustizia sportiva” e cominci ad occuparsi di cosa succede durante le partite, proprio come sta cominciando a fare su quello che succede intorno ad esse?
(E comunque se proprio Simone Fugazzotto voleva rappresentare scimmie poteva raffigurare un gruppo di tifosi con sciarpa d’ordinanza e aspetto da babbuino: sarebbe almeno stato più interessante)
Ultimo aggiornamento: 2019-12-18 09:14
Black Friday
Sarò mentalmente incapace, ma non riesco davvero a capire tutto il casino che c’è stato con il titolone del Corriere dello Sport di ieri. Un insipido gioco di parole, come da decenni i nostri quotidiani amano fare, a partire da due importanti giocatori delle squadre in campo stasera: non dei Luther Blissett, insomma. Se questo getta benzina sul fuoco del razzismo, allora probabilmente c’è qualche falla del tessuto spaziotemporale che ha permesso di produrre i cori contro Lukaku un paio di mesi fa a Cagliari.
Io come sempre commetto peccato e penso male, ma mi sa tanto che questo alzarsi di scudi non sia altro che un’arma di distrazione di massa per evitare di fare qualcosa per risolvere o almeno ridurre il problema del razzismo negli stadi, che poi è una perfetta unione tra il razzismo più o meno strisciante nella vita di tutti i giorni e il becerume tipico degli ultras. D’altra parte, se la lotta viene portata avanti mettendo la polvere sotto i tappeti che si può pretendere?
Ultimo aggiornamento: 2019-12-06 09:42
Viadotti a rischio
Io sono una persona fondamentalmente buona e sarei anche stato dell’idea che il ponte Morandi sia crollato per una serie di ragioni non così facilmente predicibili. Vedere però che dopo un anno e quattro mesi né Autostrade per l’Italia né altri concessionari come i Gavio abbiano pensato di fare un controllo accurato e completo dei viadotti nelle tratte autostradali da loro gestite mi fa capire che forse non è proprio così e l’unico interesse che hanno è ciucciarsi i soldi dei pedaggi e fare meno del minimo indispensabile per la manutenzione. Insomma, forse è venuto davvero il momento di revocare le concessioni per mancato rispetto del contratto di servizio.
Però non è tutto così semplice. Perché mai lo STato ha sempre delegato i concessionari e non ha mai fatto controlli per conto suo fino ad adesso?
Ultimo aggiornamento: 2019-11-28 21:48
Radici e buchi
Qui a sinistra – e non ho capito come mai sia venuta così piccola – c’è l’immagine del buco che ha lasciato l’albero caduto domenica in piazzale Maciachini: quello mostrato qui, insomma.
Lì sotto passa la metropolitana, e quindi le radici non possono scendere più di tanto: ma trenta centimetri scarsi mi sembrano davvero poche per una pianta così grande, e mi chiedo se gli altri alberi sono sicuri oppure no. Secondo voi?
Ricordatevi che anche questi votano
Il commento qui sopra è preso da questa pagina, per la cronaca. Il signor Bernardini è tra l’altro quello che alla domanda “quale è il sistema operativo” si rende molto utile rispondendo “non lo so” (poi il venditore ha risposto spiegando che è un computer “naked”, cioè senza sistema operativo preinstallato).
Ma io non ce l’ho tanto con il signor Bernardini che riesce a scrivere «Compiuter [sic] senza motore di ricerca [!]. Quindi altre spese acongiuntive [immagino aggiuntive] non consiglio questo prodotto.» Io mi preoccupo delle tredici persone che hanno giudicato “utile” questo commento, e mi ricordo che questi presumibilmente vanno a votare… e ci vanno davvero, non se ne stanno a casa; altrimenti non sarebbero nemmeno lì a commentare. Allegria.