Archivi categoria: pipponi

DAT ma non troppo

Nonostante il brainstorming del mio socialino di nicchia, non sono riuscito a capire perché nel caso di sciopero della fame laO m DAT non vengono più applicate quando la persona è incapace di intendere e volere. Cito dalla risposta del comitato per la bioetica:

«Nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita. La stessa Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) ha sostenuto di recente che: “né le autorità penitenziarie, né i medici potranno limitarsi a contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna”». […] «subordinate all’ottenimento di beni o alla realizzazione di comportamenti altrui, in quanto utilizzate al di fuori della ratio della legge».

A questo punto a che serve fare la DAT? O meglio, cosa permette di rifiutare? Se il punto è che cibo e idratazione devono essere sempre garantite, riesco a capire perché in pratica gli si sospenderebbe coattamente lo sciopero della fame. Del resto, possiamo pensare a cosa succede con un anoressico. Ma la seconda frase mi pare un po’ strana. Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2023-03-10 14:00

Nuovi tasselli nello spezzatino TIM

La scorsa settimana è stata ufficialmente presentata la struttura che verrà spostata in Tim Enterprise. Non ci sono ancora nomi di persone, perché ci sarà sicuramente il mercato delle vacche, ma la cosa è importante perché è il primo vero tassello dello spezzatino TIM.

Per quanto riguarda l’altro tassello, la rete, l’offerta non vincolante da parte di CDP e Macquarie, dopo quella di KKR, smuove sicuramente le acque per due motivi. Il primo è che comunque Vivendi non può continuare a far finta di nulla e valutare la rete 31 miliardi: capisco che voglia rientrare dei soldi persi ma non c’è trippa per gatti. La seconda è più sottile e politica. Se ricorderete, con Draghi si pensava che Open Fiber avrebbe comprato la rete TIM. È arrivata Meloni, e per bocca del suo esperto Alessio Butti ha controbattuto “macché, è NetCo che deve assorbire OpenFiber!” (come scrissi, l’idea avrebbe anche più senso ma fa i conti senza l’oste, una decina di migliaia di persone di troppo. Che succede ora? I due soci di OpenFiber comprano sì NetCo, ma al di fuori di OpenFiber, che alla fine sarà probabilmente fatta assorbire. Così formalmente è Tim che comprerà e Meloni sarà contenta.

Naturalmente tutto questo continua a essere fatto sulla pelle di noi poveri dipendenti…

Ultimo aggiornamento: 2023-03-07 12:35

Negazionisti che continuano a esserlo


Nel mio caso personale, la risposta è “tre” (di uno avevo anche scritto) e “nessuno”. Ma la mia è ovviamente una vista personale e non fa statistica. D’altra parte, però nemmeno Roberto Dal Bosco fornisce dati, limitandosi a citare sé stesso (e non sa nemmeno leggere le statistiche che riporta).
Gli auguro vivamente di non avere un malore o ictus improvviso, anche se non Covid.

Ultimo aggiornamento: 2023-03-03 09:54

Andare in pensione conviene rispetto all’anno scorso

Una delle modifiche della riforma Dini che è rimasta sottotraccia per una quindicina d’anni è l’introduzione dei coefficienti di trasformazione per la quota contributiva della pensione. In pratica, si prende la speranza di vita del pensionando e si calcola il rateo di pensione in modo che verranno statisticamente erogati i soldi accantonati durante la vita lavorativa (più gli interessi maturati). Ancora più in pratica: se uno va in pensione anticipata a 62 anni, a parità di contributi rispetto a uno di 67 anni, otterrà un 15% di pensione in meno.

Come mai è rimasta sottotraccia? Semplice: i governi da Dini a Monti non hanno mai aggiornato i coefficienti di trasformazione, nonostante la speranza di vita degli italiani fosse aumentata. Sono arrivati Monti e Fornero e hanno fatto ripartire il calcolo di questi coefficienti: il risultato è che ogni due anni le pensioni per i nuovi pensionati calavano un po’, perché la speranza di vita aumentava. (No, chi era già in pensione non si vede tagliato l’assegno).

Ma nel 2020 c’è stato il Covid. Molti anziani sono morti. Così il ministero del lavoro ha ricalcolato i coefficienti per il 2023-2024, che sono aumentati di circa il 2%. Sì, è un po’ un mors tua vita mea, lo so…

Superbonus: superstop

Lo stop totale al superbonus, compreso il negare la possibilità agli enti locali di acquistare questi crediti, era praticamente un atto dovuto, vista la quantità di soldi che era stata buttata in questi anni. Però, come fa implicitamente notare Radio Popolare, c’è un punto che non torna. In pratica, quello che è successo con il superbonus è più o meno quello che ormai capita con l’economia: non si parla più tanto di cose fatte, ma di soldi (virtuali) scambiati più e più volte. In questo momento infatti il vero problema è che le banche sono pieni di questi crediti d’imposta e non possono più prendersene degli altri, e da qui si è bloccato tutto. Non è che forse stiamo sbagliando a misurare lo stato di un’economia con un indice – il PIL – che è per definizione drogato?

Il politically correct colpisce anche Roald Dahl

Il Guardian ci racconta di come l’editore ufficiale dei libri di Roald Dahl, insieme alla Roald Dahl Story Company, stia silenziosamente cambiando il linguaggio dei suoi libri, per assicurare che “possano continuare a far divertire tutti”. Potete vedere qualche esempio nell’immagine qui a fianco, presa da Twitter.

Ora, se gli Oompa Loompa diventano “small people” anziché “small men” posso anche sopportarlo, perché non mi cambia nulla nel corso della storia. Ma Augustus Gloop è ciccione, “fat”; se lo chiami “enormous” non si capisce perché poi si comporti in quel modo nella fabbrica di cioccolato. Oppure tutta la spiegazione sulle parrucche che possono essere portate per tutta una serie di motivi non ha nessun senso nella trama del libro, e tra l’altro non dà nemmeno un’idea al supposto giovane lettore dei motivi. Ma soprattutto, Dahl scriveva in un certo modo non solo perché certi termini erano usuali, ma proprio perché quello era il suo stile di scrittura. Perché mai si sente il bisogno di bowdlerizzarlo?

(Gli unici casi in cui posso accettare una cosa del genere sono quelli in cui un termine ha cambiato significato. Il mio amico Adam Atkinson commentava che The Island of Adventure di Enid Blyton ha visto tutte le occorrenze di “queer” cambiate in “odd”. Ma in effetti, come don Giobbio ci insegnò al liceo dai salesiani, al tempo la parola non era affatto associata agli omosessuali ma era semplicemente un altro modo per dire “strano”. Se uno non lo sa, non capirebbe il contesto…)

Stupida alternanza

Una volta le liste elettorali erano semplici: in cima i capolista, che si vedessero subito, poi subito sotto tutti gli altri candidati in ordine alfabetico: era facile trovarli. Ieri sono andato a votare e mi sono trovato candidati messi a caso: ci ho messo parecchio per capire che c’era un’alternanza uomo-donna (e no, non è che la parte maschile e quella femminile fossero in ordine alfabetico).

Capisco la logica di chiedere che le preferenze votate siano alternate (e mentre scrivevo mi è venuto in mente che la seconda preferenza che ho messo sarà annullata, avendo indicato due maschi: scemo io che ho aggiunto il secondo all’ultimo momento), ma mi spiegate qual è il vantaggio di quest’alternanza nelle liste?

Fideuram / IntesaSanpaolo e la user experience

Avevo un conto IWBank, che con l’OPA su UbiBanca è passato a essere Fideuram. Prima o poi mi deciderò a chiuderlo, ma sono troppo pigro per cambiare le domiciliazioni e non mi fido troppo del passaggio automatico. Ma questa è un’altra storia.

L’altro giorno mi arriva una comunicazione che spiega che devo fare la FEA perché sennò non potrò più connettermi. Va bene. Mi leggo tutti i documenti specimen, do l’ok per il contratto ma non mi salvo il mio numero di contratto. Peccato che per aggiornare l’app sul furbofono ci voglia anche questo. Vabbè, non ho voglia di scartabellare tra i documenti cartacei, e decido di usare la procedura “non ricordo il mio numero di contratto”. Mi chiedono nome cognome codice fiscale numero di telefono, e fin qui tutto ok; ma mi chiedono anche la data di nascita. Io so bene in che giorno sono nato, e ho anche il vantaggio che giorno e mese sono uguali quindi non mi dovrei nemmeno preoccupare dell’ordine: però non posso scriverlo nell’apposito campo, perché mi si apre il popup con il calendario. Vabbè, seleziono l’anno e poi cerco il mese: e invece no. Non sono riuscito a trovare il modo per selezionare l’anno. Quindi ho dovuto cliccare sulla freccia “torna indietro di un mese” per settecentosedici volte: ma anche un neodiciottenne avrebbe avuto duecentosedici frecce da cliccare.

Nota: può darsi che ci sia la possibilità di settare l’anno: ma un design decente dovrebbe rendere naturale far sì che l’utente lo faccia senza pensarci su. Evidentemente chi ha scritto quell’app non ha pensato a chi l’avrebbe usata. Ho anche provato a tenere il dito schiacciato sulla freccia sperando che dopo un po’ andasse avanti in automatico: niente.