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deontologia giornalistica

Non so se in questi giorni vi siete trovati davanti il messaggio sui “miracoli di Hollande”, dove il presidente francese e socialista veniva indicato come il Vero Abbattitore della Casta (non Laetitia, intendiamoci). La “notizia” era una bufala, come capita molto spesso e poteva essere facilmente subodorato dalla mancanza di link a siti d’oltralpe che presentassero le Grandi Riforme. Paolo Attivissimo ha rintracciato la fonte originale, un blogger che alla richiesta di indicare le fonti ha risposto “è scritto tutto sui siti indipendenti bretoni, provenzali, baschi, i più liberi dell’Europa mediterranea”. (Scusate, prima di proseguire devo smettere di ridere).
Fin qua, nulla di particolare. Non è nemmeno così strano che la “notizia” sia stata copincollata nel blog di Leonardo Coen su Repubblica senza assolutamente citare la fonte. D’altra parte volete mettere l’importanza di Repubblica con quella di un blog qualunque? Ora lascio a voi decidere se la successiva riscrittura del post da parte di Coen per rifarsi una verginità (peccato per lui che gli screenshot parlino sin troppo bene…) sia o no una cosa strana. E no, non ci si può nascondere dietro la foglia di fico che “quello è un blog, non rispecchia la linea editoriale del nostro quotidiano”. Io guardo l’indirizzo del blog e leggo *.REPUBBLICA.IT, e lo associo a Repubblica.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-18 11:44

la massa oscura di lavoratori tedeschi

Oggi il Corsera (pagina 5, taglio basso) fa un confronto tra i lavoratori pubblici in varie nazioni europee, con relativa grafica che potete vedere qui. L’infografica mostra la popolazione, il numero di dipendenti pubblici, la loro percentuale rispetto alla forza lavoro complessiva, e la spesa per i dipendenti pubblici sul PIL.
In Italia ci sarebbero 3.250.000 dipendenti pubblici, pari al 14.3% della forza lavoro, che a questo punto corrisponderebbe a 22.700.000 persone; quindi i lavoratori sono un po’ più di un terzo della popolazione complessiva. Per dire, in Francia ce ne sarebbe più del doppio, 7.539.000 pari al 26,7% della forza lavoro che corrisponderebbe circa a 28.200.000 persone: la percentuale dei lavoratori rispetto a tutta la popolazione sale a oltre il 40%, il che può ancora avere un senso. Magari in Italia c’è molta più gente che non si dichiara né lavoratore né in cerca di lavoro, e le statistiche sono un po’ falsate.
Però la Germania ha 9.200.000 dipendenti pubblici, pari al 10,4% della forza lavoro; si deduce che la forza lavoro è di 88.500.000 persone, superiore all’intera popolazione che, dai lattanti agli ultracentenari, assomma a 82,4 milioni. Magari poi veniamo a scoprire che più di metà dei lavoratori tedeschi sono in realtà turchi, romeni e polacchi, e i conti tornano; ma ho dei forti dubbi al riguardo. Eppure la giornalista ha preso questi dati e ci ha costruito su l’articolo senza proprio pensare a questo paradosso. È bello avere delle certezze nella vita.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-16 15:07

Targhettizziamo

Stavo guardando un articolo su Libero per una delle mie vignette che non fanno ridere, e mi è saltato l’occhio sulla colonna di destra, “gli articoli più letti”. Li trovate qua. (Per la cronaca, l’articolo che leggevo era nella sezione “Politica”, quindi la lista era generale e non di sezione).
Han voglia a fare acute analisi politiche: la gggente ha scelto.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-11 14:39

più o meno soldi?

[meno gettito?]
[meno gettito?]
Cosa capisce il lettore frettoloso da questi titoli nella home page di Cor&Rep? Che il gettito fiscale è diminuito.
In realtà, leggendo gli articoli si scopre che rispetto all’anno scorso sono stati incassati più soldi, il che è già preoccupante pensando che a essere buoni rispetto a un anno fa il PIL è rimasto costante e quindi significa che ci hanno preso più tasse. Il buco indicato nei titoli è infatti calcolato rispetto al DPEF, cioè alle previsioni di incasso: in pratica sono stati incassati meno soldi rispetto alle speranze. Nulla di nuovo né di strano, considerando che il piano presentato l’anno scorso agli europei mostrava appunto le speranze: ma è necessario che i nostri giornali perpetuino la presa per i fondelli?

Ultimo aggiornamento: 2012-06-06 12:13

insegua quel twit!

[followers, cioè inseguitori]
Quello qui sopra è il ritaglio di un articolo del Corsera odierno (pagina 6 taglio basso, per la cronaca), in un articolo dove si parlava degli strani messaggi spediti ieri su Twitter dall’account della CGIL. Per quanto mi riguarda i messaggi non erano nemmeno così strani, ma non importa: quello che mi ha lasciato basito è la nota della redazione che ha “spiegato” come i follower dell’account Twitter siano gli inseguitori. Mi chiedo perché un qualsivoglia componente di una redazione decida che una parola inglese non sia comprensibile ai lettori del quotidiano, decida di inserire una traduzione esplicativa, e sbagli completamente questa traduzione: tra l’altro “inseguitore” non è nemmeno una traduzione di “follower”, se non nell’ambito della meccanica.
Capisco che “seguace” possa sembrare un po’ esagerato, “ammiratore, discepolo” non siano necessariamente veri, “aderente” sia troppo formale: ma allora che si usi una perifrasi, “coloro che seguono gli aggiornamenti”… oppure si scriva “lettori abituali” o qualcosa del genere!
(per i grammar nazi: usare il plurale per follower è invece corretto, visto che la parola è stata scritta in corsivo e quindi segue le regole della lingua di partenza non essendo un prestito ma una citazione)

Ultimo aggiornamento: 2012-02-23 11:35

Splinder è morto, ma…

Se mi state leggendo, con ogni probabilità sapete cosa è stato Splinder: una piattaforma italiana di blog che ha avuto in passato momenti di grande gloria ma che è man mano diventata meno importante fino ad essere stata ufficialmente dismessa dai suoi proprietari a fine gennaio. Requiescat in pace.
Quello che però forse non sapete è che il fantasma di Splinder continua ad aleggiare. Prendete un articolo qualunque del Corriere della Sera, chessò questa notiziona sulle auto di lusso restituite ai concessionari per paura dei controlli della Finanza, e aprite il sorgente HTML. Su Firefox e Chrome basta schiacciare Ctrl-U. Troverete una riga come questa:
[...] dc:subject="" dc:creator="" dc:date="" trackback:ping="http://www.splinder.com/trackback?source=http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_febbraio_9/controlli-auto-lusso-boom-restituzioni-1903204974407.shtml"/>
Questa riga servirebbe per attivare il trackback, cioè un sistema automatico che aggiunge a una pagina web – generalmente quella di un blog – un collegamento a un altro blog che ha citato quella pagina. Non ci sarebbe nulla di strano se il Corriere facesse una cosa del genere per vedere quanti blog citano i propri articoli: poi sta a loro scegliere se pubblicizzare o no tali blog. Però per fare una cosa del genere occorre usare un programma locale, non certo uno che gira su un’altra piattaforma e che naturalmente non è mai funzionato come dovuto, almeno negli ultimi anni: ogni volta che citavo un articolo del Corsera mi arrivava un messaggio di errore che io bellamente ignoravo.
Ora la cosa è ancora più comica, visto che Splinder non esiste più e qualunque accordo fosse un tempo stato in essere è automaticamente rescisso. Però credo che sia chiaro che nessuno al Corriere (non dico i giornalisti, loro hanno tutto il diritto di non saperlo, ma chi gestisce la piattaforma web) sappia assolutamente cosa stia girando sui loro server, il che non mi pare bello: io non ho problemi ad ammettere che mica so esattamente tutto quello che c’è dietro questo blog, ma io sono appunto un dilettante allo sbaraglio…

Ultimo aggiornamento: 2012-02-10 07:00

i polli del Messaggero

<img src="http://xmau.com/notiziole/thumb/pollo.PNG" alt="[polli]" La tragedia della Concordia, e le italiane farse al contorno, sono arrivate sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo: soprattutto l'audio della telefonata tra De Falco e Schettino è diventata un hit internazionale. Così per esempio il New York Post ha sbattuto in prima pagina il "Torni subito a bordo, c*zz*!" (diventato "Get back on board for f*** sake!") denominando il capitano della nave da crociera "Chicken of the sea".
Ma non sono solo i blogh che si parlano addosso: anche la stampa spesso indulge a tali pratiche. Così il Messaggero nella sua versione online riporta la foto della prima pagina del New York Post spiegando all’italico lettore che all’estero Schettino è diventato “il pollo dei mari”. In effetti, se uno apre un qualunque vocabolario e cerca il lemma “chicken”, la prima parola che trova è “pollo”. Su questo non ci sono dubbi. Peccato però che una lingua non sia semplicemente un assemblaggio di parole: non per nulla i traduttori automatici sono spesso usati per fare quattro risate alla vista della “traduzione”. Ecco: il concetto inglese di “chicken” come persona paurosa è reso in italiano non da “pollo” bensì da “coniglio”, come credo tutti i miei ventun lettori sanno perfettamente, e come del resto sanno anche alcuni giornalisti del Messaggero: cliccando sul collegamento interno presente nell’articolo si arriva a un altro articolo dove il titolo inglese viene correttamente reso come “coniglio dei mari”.
È vero che un pollo non sa nuotare, ed è anche vero che questa figuraccia probabilmente non supererà le acque territoriali italiane: ma non sarebbe bello avere un minimo di controllo su quanto si scrive?

Ultimo aggiornamento: 2012-01-19 11:44

incentivazioni

Leggo sul dorso torinese di Repubblica che anche nella mia città natia il biglietto del tram passerà a un euro e mezzo, come già capitato a Milano. Succede, soprattutto visto che quello dei trasporti pubblici è uno dei pochissimi modi che gli enti locali hanno per ottenere soldi.
Però una qualunque persona raziocinante dovrebbe saltare sulla sedia quando legge che gli abbonamenti annuali aumenteranno del 67%. Tra Diego Longhin e l’ignoto impaginatore, a nessuno è proprio venuto in mente di rileggere l’articolo e accorgersi di quel numero? Considerando tutto il resto dell’articolo, posso immaginare che l’aumeno per gli abbonamenti sarà del 6-7% (il matematico numerico che è in me non riesce a credere che qualcuno abbia potuto scrivere “6,7%” con una precisione inutile nel contesto). Però mi immagino l’infarto che potrebbe avere avuto un abbonato annuale…

Ultimo aggiornamento: 2011-12-06 15:01