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Dove si imparano le cose

Venerdì di Repubblica, quello di oggi. Pagina 11, la prima con del testo (ma non è questo il problema). Rubrica Contromano di Curzio Maltese. Cito: “Su ogni euro di pubblicità investiti (sic) in rete, 85 centesimi vanno a due soli player: Google e Facebook. Questi giganti e altri, come Youtube, […]”

Tutto questo dieci anni dopo che Google ha comprato YouTube.

Ultimo aggiornamento: 2016-12-09 12:59

Il meraviglioso mondo di Key4biz.it

Se siete tra i miei ventun lettori, probabilmente sapete della vertenza in atto nel settore delle telecomunicazioni in generale e in TIM in particolare. Ma magari non vi è capitato di buttare l’occhio su questo articolo di Key4biz.it – Quotidiano online sulla digital economy e la cultura del futuro. Per chi non volesse leggerselo tutto, Raffaele Barberio spiega come Flavio Cattaneo sta facendo un lavorone per tagliare i costi aziendali, mentre quei cattivoni dei lavoratori, aizzati dai perfidi sindacati, non vogliono fare la loro parte. (Che da tre anni siamo in contratto di solidarietà a quanto pare è irrilevante).

Ma leggiamo un po’ questo articolo. Secondo Barberio, noi staremmo affermando che al centro delle proteste ci sarebbero “tagli agli organici e con essi la disdetta del contratto di secondo livello, unitamente ad aspetti riguardanti i buoni pasto.” Notate l’accenno ai buoni pasto: un ottimo specchietto per le allodole. Passa quindi a segnalare di avere “riscontrato elementi che contraddicevano le premesse” e si mette a spiegarli.

Tagli all’organico? Impossibile. Cattaneo ha ribadito che non ci sono esuberi. Non ho dubbi che fino alla fine del 2017 non ci saranno esuberi, per la banale ragione che durante un contratto di solidarietà non si può licenziare. Quindi nessun lavoratore può aver parlato di tagli. E in effetti, andando avanti a leggere, scopriamo il punto del contendere: che “molti lavori e funzioni di tipo concettuale, quelli legati alla ‘carta’ e alla ‘scrivania’, non esistono più” e dunque “chi venderà i nuovi servizi se non ci sono figure commerciali e di mercato a sufficienza?” Detto in altro modo, dobbiamo essere demansionati, con relativo taglio dello stipendio, e andare a fare i venditori. Certo, può dire “o così o pomì: non vorrete mica essere dei privilegiati”. Ma allora lo dica esplicitamente e non nascondendo il tutto dietro tanti bei paroloni (beh, nemmeno tanto belli a dire il vero.)

Passiamo al contratto di secondo livello. Il newspeak di Barberio spiega che non è vero che TIM abbia disdetto il contratto integrativo, ma “solo due componenti firmate nel 2008 e senza peraltro data di scadenza”. Quindi varrebbe il contratto integrativo che abbiamo avuto fino al 2007? Davvero? Dove si firma? No, non è così. Senza quelle due componenti, non esiste più il contratto di secondo livello, quindi per esempio tre giorni di ferie in meno e nessun premio di risultato (occhei, tanto quello ce l’avevano già tolto con giochi contabili), o se preferite la “rinegoziazione” a senso unico dopo la quale il dipendente lavorerebbe da 5 a 10 ore al giorno (con la durata definita giorno per giorno dal capo…) purché nella settimana si facciano le ore contrattuali. Ancora una volta, si potrebbe discutere sulla necessità o meno di recuperare produttività in questo modo. Ma forse qualcuno si accorgerebbe che qualcosa non va in questo discorso, e magari pensare che forse un po’ di ragione ce l’hanno anche i lavoratori: e quindi Barberio sceglie un’altra strada.

Come sappiamo tutti, il peggiore problema di Palermo è il traffico. Allo stesso modo il peggiore problema per TIM nel mondo parallelo di Key4biz.it sono i buoni pasto. Pensate: “l’impuntatura sindacale reclama il buono pasto anche nei giorni in cui il lavoratore è in trasferta ed è già autorizzato a mangiare fuori a spese dell’azienda”. Ora, a me piacerebbe davvero sapere quali sono le fonti di Barberio per questa sua affermazione. Negli ultimi anni trasferte ne ho fatte pochine, ma mi è capitato di andare a Roma e Torino in altre sedi Telecom. La normativa era chiara: potevo scegliere se presentare la ricevuta del pranzo e non avere il ticket, oppure non presentarla e averlo. (Tipicamente sceglievo la seconda opzione perché facevo meno fatica). Non mi era mai passato per la testa che si potesse fare qualcosa di diverso. Né questa può essere una rivendicazione sindacale attuale: come come ho scritto, al momento la vertenza sindacale è sul contratto di primo livello e i ticket fanno parte del secondo livello,

C’è solo una cosa che non capisco. Perché scrivere tutte queste cose su una rivista per addetti ai lavori, dove tanto tutti conoscono queste cose? C’è forse qualche media mainstream che poi riprende il tutto per darlo in pasto all’ignaro pubblico?

ISIS e gattini

Uno potrebbe anche capire che un qualche giornale prenda un comunicato mal scritto da un sito nemmeno troppo noto e tiri fuori lo scoop: l’ISIS ha emesso una fatwa contro i gatti. Diciamo che – visto che il Corano tiene in alta considerazione i felini che ci hanno addomesticato – la cosa dovrebbe puzzare un po’, ma lasciamo stare. Quando però, come fa notare il Post, troviamo la stessa notizia pubblicata lo stesso giorno su Repubblica, Corriere e Stampa, e la notizia originale è di una settimana or sono (e la sua ripresa da parte di quell’altro campione di inchieste che è il Daily Mail di cinque giorni fa), allora i casi sono due: o l’italica stampa ha così paura di rimanere indietro che copia immediatamente tutto quello che appare sulla concorrenza, oppure c’è stata una notizia di agenzia al riguardo che è stata ripresa dalle sezioni online di tutti e tre i quotidiani, ciascuno dei quali l’ha poi colorita a modo suo. Quale sarà la risposta corretta?

Ultimo aggiornamento: 2016-10-10 22:12

Il mistero della svolta vegana di Appendino

Ieri La Stampa ha pubblicato un articolo sul programma della giunta pentastellata torinese, rimarcando come nel testo tra l’altro si proponga la «promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale, come atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio.»

Però oggi quell’articolo non si trova più, o meglio quando lo si apre compare una pagina vuota – cosa differente da un errore di “pagina non trovata”. Eppure l’articolo è uno dei link che si ottiene facendo una ricerca interna sul sito con la chiave “programma appendino” ed è citato anche all’interno di un altro articolo, quindi direi che non è un problema di nascondere le cose e fare finta di nulla. Chissà cos’è successo, ora provo a chiedere lumi :-)

(p.s.: il programma completo lo trovate qui, se vi interessa)

Ultimo aggiornamento: 2016-07-20 13:49

Magari dare un’occhiata prima?

Tipicamente non perdo tempo con queste sciocchezze, ma visto che sono stato citato due parole stavolta le spendo.

Vice, con la firma di Federico Nejrotti, scrive un articolo (archivio) al titolo “Ora Virginia Raggi potrà avere una pagina Wikipedia” dove spiega con dovizia di particolari che essendo Raggi diventata sindaco di Roma e non semplice candidata, finalmente l’enciclopedia avrà una voce su di lei: nell’articolo Nejrotti si dilunga a raccontare sarcasticamente tutte le possibilità (alquanto teoriche) che avrebbe avuto secondo le regole wikipediane. Non vado a discutere sul fatto che quella è una controprova del fatto che le regole sono stringenti in generale: quella è una scelta filosofica sulla quale di per sé si può discutere, tanto che la comunità di Wikipedia ci discute spessissimo. Mi limito a fare notare che il post è datato «20 June 2016 // 11:34 AM CET». Ora, alle 00:02 (CEST, magari non ve ne siete accorti ma in questo momento abbiamo l’ora legale) la voce Virgina Raggi è comparsa su Wikipedia. (Il link è appunto a quella versione, come potete leggere in alto). Le regole essendo regole, non appena l’elezione è stata ragionevolmente certa la voce è magicamente comparsa.

Ora io mi domando e dico. Se devi scrivere un pippone raccontando urbi et orbi come Wikipedia è brutta e cattiva, non ti viene proprio in mente di controllare quali sono i tempi verbali corretti da usare?

Ultimo aggiornamento: 2016-06-20 14:12

Il Fatto Ortografico

intensione Non so bene perché, ma oggi i giornali riprendono il sequestro Moro. Il Fatto Quotidiano per esempio pesca un retroscena sull’arresto di Morucci e Faranda (versione archivata. L’articolo in questione ha una sintassi un po’ avventurosa, ma soprattutto riesce a piazzare due erroracci di ortografia (tipici di varianti dialettali dell’italiano) in due righe. Al Fatto hanno deciso che il momento è troppo grave per occuparsi di quisquilie e pinzillacchere come la lingua italiana?

Ultimo aggiornamento: 2016-04-29 10:50

il paywall del Corsera

Come probabilmente sapete, da qualche mese il Corriere della Sera ha messo un paywall: dopo venti articoli visualizzati, bisogna pagare. A me non capita molto spesso di guardarlo, e sono rimasto abbastanza stupito da vedermi stamattina il messaggio “hai superato il numero massimo di articoli del mese”. Per curiosità ho provato ad aprire il link con Internet Explorer, che come potete immaginare non uso mai (e perché ce l’ho, allora? Semplice: nell’intranet aziendale funziona solo quello) e ho avuto lo stesso quell’avviso. La deduzione logica che posso fare è che al Corsera hanno cambiato la gestione del paywall, che inizialmente era legata al browser: ora controllano evidentemente l’IP di arrivo, che condivido con non so quante migliaia di persone.
(Non che la cosa mi importi più di tanto, continuerò a non leggere il Corriere online)

Ultimo aggiornamento: 2016-04-29 10:39

I bimbi nati ad agosto e i titolisti

Ho visto pubblicizzato questo articolo di Wired.it, il cui titolo “I bambini nati ad agosto rischiano di più di avere un disturbo dell’attenzione?” mi ha fatto naturalmente scattare un campanello di allarme in quanto padre di due gemelli nati ad agosto.
Bene: leggendo l’articolo si legge che questi sono i risultati di uno studio taiwanese, si fa l’ipotesi che i risultati possano essere correlati al fatto che a Taiwan vanno in prima elementare quelli nati tra il primo settembre e il 31 agosto dell’anno scorso e quindi gli agostani potrebbero essere troppo giovani per il carico previsto dalla scuola. Di più: studi condotti in altre nazioni dove c’è una data di nascita diversa che segna l’inizio dell’obbligo scolastico portano a risultati che corroborano l’ipotesi: dove si va con l’anno civile sono i bimbi nati a dicembre ad avere una probabilità maggiore di avere ADHD rispetto a quelli di gennaio.
Ecco. Cosa sarebbe costato scrivere “I bambini che vanno a scuola troppo giovani rischiano di più di avere un disturbo dell’attenzione?” Non è che quella frase all’inizio dell’articolo, che l’oroscopo non c’entra, non sia una excusatio non petita?

Ultimo aggiornamento: 2016-03-18 15:20