Archivi categoria: itagliano

c’è ancora speranza

Ieri sera mi è capitato di sentire [*] l’inizio della trasmissione Presa Diretta su Raitre. Il servizio iniziale parlava della caccia al rumeno dopo lo stupro di san Valentino, e veniva intervistato un negoziante la cui vetrina era stata distrutta durante la successiva caccia al rumeno (i cacciati non c’entravano nulla, chiaramente). L’intervistatore, con chiaro accento romanesco, chiede al negoziante se conosceva i rumeni inseguiti dalla folla, e se lavoravano. La risposta: “Penso che lavorino”. (il video sarebbe qua, ma non riesco a vederlo: è nei primi minuti, comunque)
Se si esclude Bonolis, ascoltare un congiuntivo usato correttamente è un miracolo: l’italiano resiste ancora, insomma. Ah: il negoziante era un kebabbaro pakistano.
[*] tecnicamente stavo leggendo un libro, per quello non ho scritto “vedere”

Ultimo aggiornamento: 2009-02-23 14:01

l’apostrofo

Oggi Stefano Bartezzaghi scrive su Repubblica a proposito degli apostrofi. Si può leggere delle due associazioni inglesi al riguardo: l’AAAA Association for the Annihilation of the Aberrant Apostrophe – non sono riuscito a capire se Keith Waterhouse, il suo fondatore e presidente a vita, l’abbia mai effettivamente creata o ne parli solamente; e l’APS, Apostrophe Protection Society. Almeno in Gran Bretagna, l’abuso degli apostrofi ha persino un nome: l’apostrofo del fruttivendolo (greengrocer’s apostrophe), visto che sembra che quella categoria ami molto usarli.
Stefano continua poi parlando della triste sorte dell’apostrofo nell’italiano; usato a sproposito (*qual’è, *c’è n’è), dimenticato (“*non centra nulla”, che si può solo dire quando uno non riesce a colpire un bersaglio) o molto più spesso sostituito da un accento (*pò per po’, per non parlare degli imperativi di’, fa’, sta’). È anche vero che soprattutto in legalese è facile vederlo perso del tutto: ormai si scrive “una istanza” e non “un’istanza”. C’è però un punto sul quale non sono d’accordo con lui: secondo me, si possono tranquillamente apostrofare “ci hai sonno?” e “ci avevo fame”. È infatti vero che scrivere “c’hai sonno?” e “c’avevo fame” va contro l’italiano standard che abbiamo studiato a scuola, ma è anche vero che neppure quelle forme sono italiano standard, ma modi colloquiali; e allora perché non scriverli anche, in maniera colloquiale? Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2009-02-19 15:16

mormoni poligoni

[mormoni poligoni] Pietro mi segnala questo articolo della Stampa. Immagino che i mormoni fossero poligami, e al limite tetragoni; o magari c’è stata l’attrazione della serie Numbers (che poi sarebbe Numb3rs, ma passi) citata subito dopo. Fatto sta che è uscita fuori questa parola macedonia. (Confronta anche il termine americano “square”, usato nella cultura hippie per indicare i matusa senza flessibilità alcuna). Ma il risultato è certo esilarante, e almeno a me fa venire in mente la vecchia battuta di Faletti – Testimone di Bagnacavallo: “E voi, donne che battete in mezzo agli angoli delle strade, a voi vi dico: Bisettrici!”

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:05

Un caldo virus

[computer warm] Oggi su repubblica.it, sezione “Tecnologia” (mica susine subsahariane!) c’è un articolo tradotto dal New York Times. La traduzione è ufficiale, nel senso che credo sia uno di quegli articoli che fanno parte di un contratto e poi appaiono anche su carta: non è quello il problema.
Un po’ più problematico il fatto che il “worm” che starebbe infestando i computer di tutto il mondo è diventato in due casi un “warm” con la a. Occhei, in altri quattro casi la parola è stata scritta correttamente, quindi la maggioranza vince. Ma com’è possibile che (a) qualcuno decida di cambiare una parola che è già scritta correttamente e (b) nessuno rilegga il testo, dove tra l’altro le due occorrenze di warm sono in corsivo e quindi belle visibili?

Ultimo aggiornamento: 2009-01-26 15:55

la tazza del prezzo

Non è a priori “itagliano”, visto che l’espressione è inglese: ma non ho voglia di creare una sezione apposita di “engrish”, quindi il testo ve lo beccate qua.
Il price-cap, come spiega Wikipedia, è una normativa che mette un tetto – un cappello, letteralmente – agli aumenti di prezzo di una tariffa, che non possono essere superiori al tasso di inflazione meno una quota dovuta ai miglioramenti di efficienza richiesti all’azienda. Come potete vedere dal ritaglio della pagina del Corsera, per l’italica stampa si ha un price cup. Mi resta ancora da capire se “cup” viene preso nel senso di “coppa” (un trofeo che si vince per non avere alzato troppo i prezzi) oppure nel senso di “tazza”, e qui mi viene in mente il metodo per tagliare i capelli a caschetto ai bambini: si mette(va) loro una tazza in testa, e tutti i capelli che uscivano finivano sotto la forbice. In effetti la metafora non sarebbe male: si può aumentare le tariffe solo della parte che spunta fuori dalla tazza…

Ultimo aggiornamento: 2008-12-01 14:18

“basta che telefona”

basta che telefona Ieri su Repubblica (cartaceo, comunque potete vedere la trascrizione qua) c’era un’intervista al commissario straordinario Alitalia. Non entro nel merito dell’intervista e delle risposte date, e mi limito a riportare una frase. Alla domanda del giornalista Roberto Mania se il povero passeggero colpito dallo sciopero bianco sia costretto a bivaccare in aeroporto, la risposta è stata «No, basta che telefona prima al call center».
Ora, è vero che il commissario Alitalia fa di cognome Fantozzi, e il congiuntivo fantozziano è ben noto a tutti noi. Ma non credo che questo erroraccio sia stato effettivamente pronunciato da lui; non foss’altro che perché ci sarebbe stata vicina la magica parolina “(sic)“. Quindi immagino che per il “giornalista” quell’espressione è perfettamente italiana. Inoltre è chiaro che nel secondo quotidiano italiano non esiste più un passaggio di correzione di bozze dal testo di un articolo all’impaginato. Ricordo che sto parlando della versione del quotidiano che si compra all’edicola, e di un’intervista che non è certo stata fatta all’ultimo momento: insomma, non c’è nemmeno la scusa della versione web dove qualcuno potrebbe pensare che l’immediatezza sia preferita alla grammatica italiana. Questa è l’italica stampa.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-19 12:50

La Stampa l’ha già fatto

[ad hoc? significa genuino!] Stamattina La Stampa ha pubblicato questo articolo, immagino “di costume” – sempre meglio che le donnine seminude, lo ammetto – a proposito della decisione di alcuni consigli comunali britannici di eliminare alcune espressioni latine, immagino dai loro documenti ufficiali, e indicando un loro equivalente inglese. Per la cronaca, immagino che l’articolo abbia preso spunto da questo testo del Daily Mail, sicuramente più divertente da leggere; anche USA Today ne parla, con la favolosa citazione «Many readers do not have English as their first language so using Latin can be particularly difficult.». Bisogna anche dire che ancora cinquant’anni fa nel Regno Unito era considerato assolutamente normale imparare e usare una quantità abnorme di locuzioni latine.
Ma la cosa più divertente a mio giudizio è l’occhiello dell’articolo della Stampa: per riuscire a tenerlo in due righe nonostante la foto a fianco, la frase Così «ad hoc» diventa «improvvisato», «bona fide» «genuino» è stata compattata in ’ad hoc’ diventa genuino. In effetti, questa è la prova che da noi il latino non è proprio più (grosso modo :-) ) riconoscibile, e forse fare le pulci agli albionici non è il massimo!

Ultimo aggiornamento: 2008-11-04 11:31

nessuno lo crederebbe

[nessuno LO crede] Oggi il correttore di bozze a www.corriere.it deve essersi preso un giorno di malattia. Jash mi segnala questo articolo, dove campeggia un “Nessuno lo crede” che almeno a me fa venire in mente solo “scendi il cane che lo piscio”.
Io posso credere a qualcuno o in qualcuno, ma se uso il verbo come transitivo io credo qualcosa; generalmente la frase prosegue con un’oggettiva (“Credo che al Corsera non ci sia più un controllore di bozze”), al più un cattolico può professare “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Ma credere una persona, proprio no.
Santa Scolastica, aiutaci tu!

Ultimo aggiornamento: 2008-09-18 17:20