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parliamo bene delle Poste

Ricordate il mio post dell’altro ieri con la spedizione di un libro, tempo di consegna stimato 13 giorni? Bene, stamattina il libro – spedito come piego di libri – è arrivato.
Ma la parte migliore non sono i due giorni tra l’invio e la ricezione, quanto che il postino ha citofonato a casa per avvisare che c’era un pacchetto. Non era obbligato a farlo, visto che le caselle per la posta sono prima del cancelletto del condominio: ho apprezzato molto quest’attenzione non dovuta, e mi sembra giusto segnalarlo.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-27 13:08

Minuzie

Sono andato a fare il pieno di benzina. Al distributore Eni c’era una discreta coda, un po’ meno dal mio lato perché arrivo da una traversa. Uscito, ho notato che il distributore TotalErg subito dopo aveva lo stesso prezzo (anzi, un millesimo di euro in meno al litro) ma era sconsolatamente vuoto. Eni si è fatta una pubblicità molto mirata.
Rientrando a casa, davanti a me c’era una Corvette argento, targata AA110BK. Ma la targa era albanese. Devo dire che guidava in maniera molto tranquilla.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-21 22:17

il mio secondo ebook: _Quizzini della domenica_

L’ho rifatto. Dopo il grande (?) successo di Matematica liofilizzata ho scritto un nuovo ebook, raccogliendo i problemini più o meno matematici che ho iniziato a postare la domenica sul blog. Stavolta però ho fatto le cose in grande, e ho persino creato una casa editrice inesistente, la Elettroedizioni Bipunto (logo gentilmente fornito da Luciano Blini).
Il libro è edito solamente in formato epub e mobi (niente pdf, insomma), è rilasciato sotto la licenza Creative Commons CC-BY-NC 3.0 unported, ma ha anche una versione fanware. Volete saperne di più? volete scaricarlo? Basta che andiate alla pagina (molto minimalista, ammetto. Ho perso così tanto tempo ad assemblare l’ebook che non me ne è più rimasto) delle Elettroedizioni Bipunto!

Ultimo aggiornamento: 2016-05-31 12:20

In che compagnia mi ritrovo!

Stasera mi sono un attimo dedicato all’egosurf e ho provato a vedere cosa succedeva a digitare il mio nome (limitando la ricerca alle pagine modificate nell’ultimo mese). È uscita fuori tra il solito rumore di fondo questa pagina, direi generata automaticamente, dove il fatto che io mi sia laureato alla Normale mi rende ipso facto “notable” insieme a gente come Enrico Fermi, Gregorio Ricci-Curbastro, Carlo Azeglio Ciampi… e Massimo D’Alema, che però a quanto ne so mica l’aveva terminata la Normale! Mi devo preoccupare?

Ultimo aggiornamento: 2012-07-10 22:11

l’altro 55%

A quanto leggo, ieri sera ci sono stati 23 milioni di persone (immagino maggiorenni) a vedere la finale del campionato europeo di calcio. Quindi ci sono stati 28 milioni di italiani che la partita non l’hanno guardata, il 55% dei maggiorenni. Nel mucchio mettete anche Anna e io, che più o meno al fischio iniziale abbiamo portato i bimbi a giocare ai giardinetti: non una grande idea, considerate le zanzare e il fatto che Jacopo se l’è fatta addosso, ma tant’è. Verso le 22:30, tornati a casa e messi a dormire i bimbi, il mio commento è stato “dev’esserci stata una scoppola, visto che è tutto silente”. In effetti…
Insomma, mettiamo le cose nella giusta prospettiva :-)

Ultimo aggiornamento: 2012-07-02 13:48

Assistenza tecnica

Lunedì mattina arrivo in ufficio, accendo il calcolatore, e scopro di non potermi autenticare. Orpo, penso, sta a vedere che mi è scaduta la password: eppure ero abbastanza convinto che mancasse ancora qualche giorno… Vabbè, chiamo l’assistenza per farmi resettare la password e scopro che devo inviare un fax con fotocopia di un mio documento di identità. Ottempero agli obblighi, uso il pc di un collega per cambiare la password monouso come da direttive aziendali, torno al mio pc, e scopro di non potere ancora entrare. Dopo un po’ noto che in effetti l’errore è diverso da quello classico di password sbagliata, e sembra dovuto a un problema con il domain controller. In effetti posso leggere la posta via telefonino, quindi la password è corretta. Apro un nuovo ticket. Passa tutto il giorno senza che nessuno mi ricontatti: tra l’altro non posso nemmeno connettermi in locale, tanto che torno a casa a prendere il mio netbook per avere almeno un minimo supporto informatico. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Martedì mattina arrivo in ufficio ricordandomi che in effetti, dopo i primi minacciosi avvisi “la tua password scade tra 14 / 13 / 12 giorni. Vuoi cambiarla ora?” non avevo più visto nulla, e quindi il problema non era nato il giorno prima: solo che durante la settimana io lascio il pc in stand-by e quindi non mi ero mai dovuto riautenticare. Arriva una chiamata dall’assistenza, racconto la rava e la fava, scopro che togliendo il cavo di rete posso accedere al mio pc (naturalmente in locale, ma tanto parte del mio lavoro lo posso fare così) e aspetto che arrivi il tecnico. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Mercoledì mattina arrivo in ufficio e dopo un po’ mi chiamano avvisando che il tecnico sarebbe passato in mattinata. Arriva, aggiunge un po’ di file di configurazione, ed effettivamente mi collego. Non faccio caso all’errore “duplicate name found” al login; sono però costretto a far caso alle segnalazioni di errore di Symantec, che afferma che il mio PC è stato messo in quarantena perché ha dei rischi di sicurezza. La quarantena, oltre che rompere le scatole perché ogni due-tre minuti mi arriva una schermata di errore, ha un effetto interessante: non posso accedere alle risorse aziendali. Insomma, posso navigare tranquillamente sull’internet, almeno finché non accedo a siti pericolosi come youporn oppure 4squared, ma non posso leggere la posta aziendale: nemmeno via webmail, perché il sistema è molto intelligente e se ne accorge lo stesso. Chiamo l’assistenza, e mi dicono che quella non è roba loro (HP-DCS) ma è di SSC, che è un altro pezzo di Telecom deputato alla gestione delle risorse informatiche. L'”assistente virtuale” Lara mi spiega in effetti che a SSC sanno già del problema e basta aspettare un po’, e che non bisogna chiamare HP-DCS. Io aspetto, ma non succede nulla; a un certo punto mi scoccio e stoppo il processo di Symantec e i servizi che controllano se il mio PC è compliant. Torna più o meno a funzionare tutto. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Stamattina arrivo in ufficio, lavoro tutta la mattinata, e alle 12:30 torna il tecnico. Sì, mi ero scordato di dire che avevo scoperto che il nome del mio PC non era quello corretto! Le nostre macchine hanno un nome che corrisponde al codice asset (il che ha senso); l’asset del mio PC finisce in -82 mentre il nome finisce in -83. Il tecnico si assicura che io non abbia mai avuto un -83, e incrocia il mio sguardo da pesce lesso: con un po’ di telefonate a Torino elimina il record spurio sul server e finalmente ho il nome corretto per il pc… ma non il problema del PC in quarantena.
Ora sono qua, di nuovo senza antivirus e coi servizi disabilitati, però con il computer funzionante. Aspetto che qualcuno si accorga che ho una sistema non compliant, ma mi sa che non c’è fretta… in che giorno potrò riposarmi?

Ultimo aggiornamento: 2012-06-28 16:55

lavori di casa

Chi mi conosce sa la mia abilità nel fare i lavoretti di casa. Vi lascio immaginare la mia gioia quando stasera Anna mi ha detto “ah, Cecilia grande [la tata/colf, non la figlia] mentre puliva i vetri della cucina ha fatto qualcosa di strano, dovresti vedere come rimettere a posto i fili della tenda a pacchetto”.
Io odio le tende a pacchetto. Non ho mai capito come funzionino.
Ad ogni modo, dopo aver messo a nanna la gioventù sono andato a vedere la situazione: fortunatamente la tenda sull’altro mezzo vetro era rimasta indenne e quindi avevo uno specimen da controllare. Mi gratto un po’ la testa e capisco perché non funzionava: nella miglior tradizione “facciamo finta di nulla” i fili sono stati messi su in modo casuale. Occhei, li tolgo e li rimetto giusti: o almeno quello è il concetto di base. Peccato che questi fili siano ormai vecchiotti e morbidi, e non passino attraverso i buchi che naturalmente sono a due metri e venti di altezza e in orizzontale.
E qual è il problema, penso? Prendo un ago da lana, ci infilo il filo e lo faccio passare. Peccato che l’ago più grande che ho trovato aveva l’asola troppo piccola. A questo punto sono andato a cercare dello scotch, ho attaccato il filo all’ago con lo scotch e con tanta pazienza (e tantissimi smadonnamenti) ho rimesso tutto in sesto. Diciamo che se anche solo metà degli smadonnamenti è andata a buon fine la tata non la vedremo per un bel po’.

Ultimo aggiornamento: 2012-06-18 22:39

Primo approccio con la scuola pubblica

Come probabilmente sapete, per due anni ho mandato i miei gemelli al nido aziendale. Sono stato abituato troppo bene, mi sa.
A settembre i due futuri treenni inizieranno la scuola dell’infanzia, quella che ai miei tempi era l’asilo infantile. A marzo ho debitamente compilato le domande online, dopo essere impazzito per ottenere il magico token per l’accesso certificato. A maggio sono andato a formalizzare l’iscrizione, naturalmente di persona perché il magico token per l’accesso certificato non permetteva cose così complicate. Mentre compilavo i moduli, ho chiesto se era possibile che i gemelli restassero nella stessa classe. Naturalmente la richiesta aveva un suo senso: avevamo chiesto alle educatrici del nido, che li hanno visti per due anni in mezzo agli altri bimbi, cosa ritenevano più opportuno e loro ci avevano risposto che i due non sono così attaccati l’un l’altro, e quindi lasciarli insieme non era di nocumento per il loro sviluppo e anzi sarebbe potuto essere un vantaggio (per la serie “faccio da solo ma so che c’è un compagno se mai servisse”). Avrei dovuto immaginare che ci fosse qualcosa che non andava quando la richiesta era stata aggiunta in un foglietto a parte e non inserita nei moduli veri e propri.
Ieri pomeriggio c’è stata la riunione iniziale coi neogenitori. (Non c’entra un tubo: al nido ho sempre visto praticamente tanti papà quante mamme; qui le mamme erano in preponderanza e i pochi babbi erano in genere come accompagnatori delle mamme, tranne io, il nostro vicino di casa e un terzo papà). Danno tutte le spiegazioni burocratiche, e poi dividono i genitori tra le due classi. Solo in questo momento ho scoperto che Cecilia e Jacopo erano stati messi in sezioni diverse. Alla fine della riunione ho chiesto alla dirigente il motivo di questa scelta. Le risposte sono state “perché noi facciamo così”; “ma le educatrici del nido avrebbero potuto avvisarci di questa loro valutazione” (vi ricordo che i bimbi sono andati a un nido aziendale, e anche se la dirigente ha detto “ma loro sanno dove andranno poi i bimbi” permettetemi di dubitare della cosa e soprattutto chiedermi perché mai dovrebbero fare qualcosa); “adesso comunque ci penso e a inizio settembre vi farò sapere la decisione” (che ovviamente si traduce con “non rompetemi le palle”).
Immaginiamo pure che chissà quali esperienze didattiche pregresse abbiano fatto sì che in questa scuola i bambini debbano essere divisi. Bene: quanto sarebbe costato fare una telefonata o inviare un’email mentre preparavano le classi, spiegando il motivo della loro scelta? I nostri recapiti sono indicati ben chiaramente nei moduli di iscrizione, e naturalmente ho lasciato i permessi privacy non essendo io un talebano della riservatezza. Ecco quello che intendo come “primo approccio”. Chissà come peggioreranno le cose.
p.s.: abbiamo la data del colloquio di pre-inserimento per Jacopo (occhei, è la sera del primo giorno del loro inserimento, ma non disquisiamo). Non abbiamo la data del colloquio di pre-inserimento per Cecilia. Sempre per parlare di organizzazione.

Ultimo aggiornamento: 2012-06-12 13:58