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Memo: non scrivere alla pubblica amministrazione

Ci sono cascato un’altra volta. Volevo capire se era possibile arrivare in anagrafe (a Milano, probabilmente in altri posti in Italia sì) per rinnovare la carta d’identità portandomi una chiavetta usb con le foto. Forse se avessi telefonato avrei avuto una risposta diversa dal copincolla del testo della pagina web (anzi no, peggio ancora, perché scrivono “è necessaria la presenza di entrambi i genitori” quando sul sito del Comune c’è l’apposito modulo di delega.)

E il brutto è che il titolo del mio messaggio è “foto in formato elettronico”…

Substack e me

logo Substack, almeno per quanto ho capito io, nasce come risposta a Medium. Il modello del sito è dare la possibilità agli autori di pubblicare newsletter a pagamento: substack si tiene un 10% del ricavo (onesto) e fa i soldi così. È sicuramente pensato per il mercato anglofono: tanto per dire, l’interfaccia non è nemmeno tradotta in italiano.
In realtà non è obbligatorio avere la propria newsletter a pagamento, anche se la piattaforma cerca di convincerti a farlo, addirittura chiedendo ai lettori “quanto saresti disposto a pagare per continuare a leggerla?” Questo mi ha fatto venire voglia di provarla. Ho così cominciato una newsletter settimanale, assolutamente gratuita, a https://xmau.substack.com. Se siete lettori compulsivi delle mie notiziole non ve ne fate nulla, perché racconto quali sono i post della settimana passata, con un paio di righe di spiegazione perché possiate capire se vale o no la pena di leggerli. E come ogni newsletter che si rispetti, vi arriva comodamente per email. Attenzione: io posso vedere gli indirizzi degli iscritti, al momento ben 8 (otto), tutti con il primo post. Ma tanto non mi interessa conoscerli…

Google Labs mi ha illuso

Mentre stavo facendo le mie solite ricerche, mi si apre un popup che mi dice

“Good news!
You’ve been selected to be one of the first few to test new AI features in Google Workspace, as a part of the Labs program. This is your opportunity to try out the latest AI-assisted writing capabilities in Google Docs and Gmail and provide feedback to help us improve AI-assisted Workspace features and broader Google efforts in AI.”

In effetti sono atterrato su una pagina Google ( workspace.google.com/labs-sign-up ), e in effetti mi ero iscritto al programma “wuoi fare il betatester?” Tutto ringalluzzito, accetto tutto l’accettabile… e finisco in una pagina con il testo in figura. La colpa è sicuramente del nostro beneamato Garante per la Privacy, ma come è possibile che Google che sa tutto di me non sa che sono italiano e vivo in Italia?

(comunque è sempre una generative AI, secondo me non cambia molto rispetto a ChatGPT)

OTP per il fascicolo sanitario: odissea burocratica

L’altra settimana mi sono chiesto dove avessi messo l’impegnativa per la visita oculistica di Jacopo, prevista per il 15 maggio. L’ho trovata quasi subito, ma a questo punto mi sono chiesto perché non la vedessi nel mio fascicolo sanitario elettronico, dove in fin dei conti vedo le sue vaccinazioni. Sfrucuglio un po’ nel sito e scopro che la vista di default da parte dei genitori è appunto limitata, e bisogna accedere al FSE con le loro credenziali. Ovviamente, essendo minorenni, non possono entrare via SPID: quindi Regione Lombardia, nella sua infinita saggezza, prevede che in questo unico caso sia possibile avere l’accesso con One Time Password, previa registrazione che si fa presso le ASST e le strutture mediche convenzionate.
Tentativo numero 1: scrivo la sera a contactcenter-siss@regione.lombardia.it. Il mattino dopo mi arriva una risposta che copincolla quanto scritto nella pagina web.
Tentativo numero 2: vado alla Casa di Comunità vicino a casa, dove in genere prenoto per Niguarda. L’impiegato mi fa “no, noi non facciamo più queste cose da quando hanno messo SPID. Provi ad andare direttamente a Niguarda.
Tentativo numero 3: telefono al centralino di Niguarda. Risposta secca: “non siamo noi a fare queste cose, vada in regione”. La cosa avrebbe un certo senso, visto che mi pareva di aver chiesto lì pin e puk per le tessere.
Tentativo numero 4: passato nel pomeriggio davanti allo Spazio Regione al Formigonio scopro che è aperto solo per appuntamento e solo al mattino; il mattino dopo provo un paio di volte a telefonare, e dopo alcuni squilli il sistema butta giù la linea.
Tentativo numero 4 bis: visto che a voce non ci riesco, scrivo a Spazio Regione. Ricevo risposta immediata: no, non siamo noi a gestire la cosa, deve andare all’ASSL.
Tentativo numero 5: scrivo all’URP. Anche qui risposta quasi subito: devo andare agli sportelli di scelta e revoca (?), e mi allegano i vari indirizzi degli URP delle singole aziende ospedaliere.
Tentativo numero 6: telefono all’URP di Niguarda. Confermano che devo sentire l’ufficio scelta e revoca, e mi lascia telefono ed email di quello di via Livigno che per me è il più comodo. Solo che l’orario di ufficio è 13:30-15:45
Tentativo numero 7: scrivo all’ufficio URP di via Livigno.
Tentativo numero 8: visto che a pranzo ero in piazzale Loreto, provo a passare in via Andrea Doria. Il tipo in reception mi dice “no, non è possibile per lei vedere il fascicolo sanitario di suo figlio, lo può vedere solo il medico”. (sì, gli avevo detto che i figli sono minorenni). Al mio sguardo stupito “ma io ho la patria potestà!” bofonchia “ah beh sì beh, aspetti mezz’ora che arriva la collega che forse ne sa di più”. Certo, virgola, certo.
Tentativo numero 7 (reprise): dall’URP, poco dopo le 13:30, mi arriva una mail “può darmi un contatto telefonico”? rispondo, ‘impiegata mi telefona, e mi dice che la prima data utile è … il 15 maggio. Come nella barzelletta del russo che chiede l’intervento di un muratore, replico “mattina o pomeriggio?” Per fortuna era il mattino, quindi non si sovrappone alla visita oculistica.

Mi sembra incredibile dover fare tutto questo giro, quando sarebbe bastato scrivere subito i numeri di telefoni per i contatti…

Elezioni di Telemaco

Ricordate che qualche settimana fa mi sono lamentato del mio fondo pensione? Bene, domani si rinnova la rappresentanza nel fondo e io mi candido :-)

Per chi non ha nessuna idea di come funziona un fondo pensione, provo a darvi qualche idea. Con la scusa che le nostre pensioni saranno molto più basse di quelle dei nostri genitori, lo Stato si è inventato la storia dei fondi pensione, dove i dipendenti possono mettere i soldi del loro TFR sperando che vengano bene investiti e rendano di più. Ci sono due tipi di fondi pensione: quelli aperti, gestiti da assicurazioni e dove tutti possono entrare, e quelli chiusi, che sono legati al singolo settore (per me per esempio quello delle telecomunicazioni). I fondi chiusi hanno due vantaggi: il primo è che si pagano meno tasse, e il secondo è che per noi “vecchi” è possibile non mettere tutto il TFR ma solo l’1% del nostro stipendio e l’equivalente dell’1,2% dello stipendio dal TFR, e a questo punto l’azienda aggiunge un altro 1,4% del nostro stipendio che non altrimenti non ti darebbe mai. (E io infatti metto solo l’1% e lascio il resto del TFR al suo posto).

La gestione finanziaria dei soldi del fondo (Telemaco al momento ha due miliardi…) è affidata a società di investimenti, non necessariamente brave come avevo scritto. Ma la gestione politica del fondo è paritetica, quindi con metà componnenti delle aziende del settore e metà votati dai lavoratori. Solo che ci sono liste su base nazionale (50 elementi), una per sindacato maggiore (quest’anno la Triplice più UGL), e soprattutto i listini sono bloccati, quindi non ci sono preferenze ma passano i primi di ogni lista. Questo significa che io – trentottesimo nella lista FISTEL-CISL) – non passerò mai a meno che un bel po’ di gente prima di me andrà in (iso)pensione… Come sempre però mai dire mai: in fin dei conti sto facendo il RSU nonostante non fossi certo stato tra i primi votati :-)

scrivere in parallelo

I miei ventun lettori lo sanno bene: io sono pigerrimo. Quando ero al liceo, io scrivevo i temi direttamente in bella, senza mai rileggerli. (occhei, ancora adesso scrivo i post senza rileggerli…) Il risultato era tipicamente senza infamia e senza lode; ma visto che in classe non avevamo scrittori geniali me la cavavo senza problemi. Scrivere direttamente in bella significava naturalmente avere un’idea di dove partire, dove arrivare e almeno in parte come arrivarci, e pensare un po’ tra una frase e l’altra, aiutato dal fatto che scrivere a mano in modo leggibile è comunque abbastanza lento.

Poi sono arrivati i computer. Per un paio di decenni la sostanza non è cambiata: continuavo a scrivere in modo lineare, perché ero abituato così. Poi però ho cominciato a scrivere libri, e lì c’è stato un cambio totale del mio modo di scrivere. Sì, una scaletta ad altissimo livello la faccio ancora, anzi ora la scrivo e non me la tengo a mente. Però la mia scrittura non è più lineare ma parallela. Mi spiego: mentre sto scrivendo il paragrafo X, mi viene in mente che in un precedente paragrafo Y avrei potuto aggiungere qualcos’altro, così torno indietro a Y e scrivo, sperando di non dover passare ancora a un altro paragrafo Z. Nei post capita così che ci siano pezzi lasciati a metà perché non ho svuotato lo stack dei miei passaggi; almeno i manoscritti vengono riletti e quindi posso terminare il lavoro lasciato a metà.

Questo modo di scrittura significa che io mantengo almeno inconsciamente in memoria un certo numero di sezioni del mio testo. A volte questi segnalibri sono legati a qualcosa di immediato. Per esempio avevo scritto “ho almeno inconsciamente” e arrivato a “un certo numero” ho deciso di sostituire “ho” con “mantengo”. In questi casi sto semplicemente aggiustando in corsa una frase. Ma se torno indietro di varie sezioni allora significa che sto lavorando in parallelo, e questo mi sa che sia un male perché significa che non ho mai l’attenzione piena a quello che sto facendo. Voi come vi trovate a scrivere, ammesso che scriviate pezzi abbastanza lunghi?

Ultimo aggiornamento: 2023-04-05 08:01

che belli i fondi pensione…

Mi è arrivato il rendiconto annuale del mio fondo pensione. L’anno scorso il rendimento del benchmark è stato del -6,5%. Il mio fondo è riuscito a fare molto peggio: quasi il -10%. In pratica ha perso i guadagni di cinque anni, in un momento in cui l’inflazione è salita oltre il 10%. Questo sia nella parte “prudente” (70% obbligazioni, 30% azioni) che in quella “bilanciata” (50% – 50%).
È vero che in quel fondo pensione metto solo l’1% del mio stipendio più l’equivalente della parte TFR, e lo faccio solo perché così l’azienda mette altri soldi di suo: però ho il sospetto che i gestori scelti siano ancora più cani della media dei gestori… Ok, ho scoperto che per i mandati «TOTAL RETURN» il gestore è … Credit Suisse :-(

operazione #2

Alla fine non ho cantato la Passione secondo Giovanni. Ma ero abbastanza giustificato. La scorsa settimana sono stato infatti operato per la seconda volta per l’ablazione: stavolta sul lato sinistro del cuore (fibrillazione atriale anziché flutter).

L’avviso che sarebbe toccato a me mi era arrivato lunedì 13: il prericovero era per venerdì 17 (uau), il ricovero lunedì 20 e l’operazione martedì 21. Invece il mattino di martedì il chirurgo è arrivato dicendomi che c’era un’urgenza, non volevano rischiare a farmi l’operazione di sera (anche perché avevo inopinatamente detto che avevo apnee notturne) e quindi sarebbe stata rimandata a giovedì 23. Sono così stato due giorni in cardiologia al Policlinico a fare nulla: per fortuna non ci sono state altre postposizioni e giovedì dalle 12 alle 14 sono stato sotto i ferri.

Rispetto alla prima ablazione il tutto è stato molto più pesante, anche perché mi hanno fatto tre innesti diversi (inguine destro, spalla sinistra e polso sinistro); e dal mal di gola che ho poi avuto è possibile che io sia anche stato intubato. La sedazione è stata poi più leggera perché mi hanno ancora risvegliato in sala operatoria. Il vero problema è stato che per mancanza di letti mi hanno messo nella sala dell’unità coronarica, e soprattutto che alle 14 di venerdì mi hanno sbattuto fuori sempre per mancanza di letti.

La cosa positiva è che stavolta non ci sono state complicazioni e non ho avuto nessuna emorragia alla gamba, il che significa che in effetti già sabato cominciavo a reggermi in piedi senza troppi problemi, anche se sono stato ancora a letto. Ora la speranza è che tutto questo lavoro sia servito a qualcosa e in futuro non debba prendere anticoagulanti almeno per un bel po’ di anni…