Archivi categoria: io

truffe telefoniche: non sono più il giaguaro di una volta

Sabato mattina squilla il telefono (fisso). Risponde Anna, già sapendo di che si trattava: solo che non aveva voglia di divertirsi e ha detto “ah, aspetti che le passo quello di Tim”. Io ho preso il telefono e detto “Buongiorno, sono un dipendente Tim, mi dica pure”. Bisogna dare atto alla signora dall’altra parte della linea che dopo un attimo di smarrimento è andata avanti commentando “allora sa già dei prossimi aumenti”, al che io ho risposto “certo, ma so anche che l’Authority li ha bloccati” (il che è tecnicamente vero, anche se irrilevante nel contesto”. Il dialogo è continuato con “ah, a noi non ce l’hanno ancora detto…” “Beh, è possibile che non sia arrivata la notizia ufficiale, ma è su tutti i giornali”.
Vabbè, la tipa ha poi detto di non essere davvero di Tim ma di Federconsumatori, e io l’ho salutata gentilmente senza nemmeno chiederle come mai avesse il mio numero di telefono che non è negli elenchi. Sto invecchiando.

Amazon mi ha scritto

Ieri mi sono trovato nella buca delle lettere una letterina di Amazon. No, non è Bezos che mi annuncia l’aumento dell’80% di Prime, che io non posseggo. (Ce l’ha Anna, e quella email è arrivata a lei). Molto più prosaicamente, c’era un modulo 1042-S. E che cos’è, direte voi?

Beh, ricordate che quest’autunno mi sono autopubblicato Matematica in relax 2? Io l’ho anche messo in vendita negli USA, perché non si sa mai dove vivano i miei fan. Per farlo ho dovuto compilare non so quanti moduli, indicare che non sono un cittadino USA e che mi andava bene pagare le tasse a nonno Trump. Orbene, nel 2017 ho avuto un reddito lordo di 2,55 dollari (credo equivalenti a tre copie vendute, non ho voglia di controllare), il 30% del quale (77 cent) è rimasto all’IRS. Felice di contribuire all’economia USA, mi rimane questo dollaro e settantotto centesimi che non so se e come dichiarare. Se non ho capito male, in realtà ci dovrebbe essere un accordo tra Italia e USA per evitare la doppia tassazione: ma sarà vero?

(Mettiamola così: se va tutto bene, anche quest’anno accetto il 730 precompilato ed evito il problema)

La scalata alle aziende passa anche per il Web

Se siete tra i miei ventun lettori sapete più o meno cosa succede in Telecom Italia (o Tim, se preferite), visto che ogni tanto ne parlo. Magari avete anche sentito che c’è un “fondo avvoltoio” che sta rastrellando azioni per la prossima assemblea, dove proporrà all’ordine del giorno di far fuori tutti i consiglieri stranieri. Bene: il fondo Elliot ha deciso che gli articoli sulla stampa potevano non essere il massimo e ha scelto di creare un minisito, nel quale ha postato una lettera agli azionisti dove spiega cosa vuole fare (far salire di valore le azioni facendo fuori l’attuale management che a loro parere fa schifo: risultato che in parte hanno già ottenuto, visto che dal baratro di 0,647 del 6 febbraio, quando immagino hanno cominciato a comprare, le azioni sono risalite a 0,81).
La cosa più divertente per me è vedere la parentesi “(italiano)” a fianco di ciascuno dei nomi proposti per il board. Mi sa che con Vivendi questi qua hanno proprio il dente avvelenato.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-16 17:40

Intenzioni di voto

i partiti in lizza (da Ministero dei meme)

i partiti in lizza (da Ministero dei meme)

Domenica prossima si vota. Per i curiosi, ecco quali sono le mie tendenze di voto.
All’uninominale per la Camera non ci sono se e ma: come fa un vecchio democristiano come me a non votare per il compagno BR1? Più complicata la parte proporzionale. Temo che poi terminerò una mia tradizione più che trentennale (niente socialisti) e voterò Insieme. Con ogni probabilità la lista non raggiungerà l’1% su base nazionale e quindi quel voto andrà perso: nella peggiore delle ipotesi sarà tra l’1% e il 3% e quindi sarà immeritatamente preso dal PD, che però non potrà sfoggiarselo nelle sue percentuali di voto. Al Senato la situazione è molto più complicata: sono indeciso se annullare direttamente la scheda (non platealmente, semplicemente con una grande croce su tutto il foglio) oppure scegliere un partitucolo a caso che tanto non raggiungerà la soglia minima. Io sono per principio contrario ai listini bloccati: se i candidati uninominali, gli unici per cui posso fare una scelta, non mi piacciono allora è inutile che io voti.
Ah sì, noi in Lombardia votiamo anche per la regione. Non mi sono preparato e non so che fare: chi offre di più?

Minimi e superminimi

Ricordate la storia del contratto ponte per il settore telecomunicazioni? Cinquanta euro di aumento lordi spalmati in tre tranche, di cui gli ultimi 10 non stanno nemmeno nei minimi ma finiscono in una voce a parte in modo che non diano effetti sul TFR?

Bene. I primi venti euro dovevano essere erogati a gennaio, ma “per ragioni tecniche” è slittato tutto a febbraio. Oggi è arrivato il cedolino, ed effettivamente il minimo contrattuale è cresciuto. Peccato che, come scritto in una riga al fondo del cedolino, “L’importo ex Acc. 23.11.17 è assorbito dal superminimo salvo diversa previsione.” Uno spiegone per chi non è lavoratore dipendente. I contratti di lavoro indicano il minimo stipendio che deve ricevere un lavoratore, a seconda del suo livello inquadrativo. Poi l’azienda può decidere di dargli più soldi: questi soldi possono essere concessi come una tantum, oppure inseriti nello stipendio. In quest’ultimo caso si parla di “superminimo” (perché è sopra il minimo sindacale – da dove credete che arrivi il nome di questa espressione). A sua volta il superminimo può essere assorbibile oppure non assorbibile: nel primo caso può essere spostato sui minimi salariali quando essi aumentano, nel secondo no.

Detto in altri termini, è perfettamente legale che l’azienda (in questo caso Telecom Italia, non so cosa sia successo nelle altre aziende del settore) faccia questa operazione. Telecom, oltre ad avere al suo interno quasi la metà dei lavoratori interessati a questo contratto, ha un parco lavoratori generalmente “anziano”, e quindi la maggior parte di noi ha superminimi tipicamente assorbibili. Risultato pratico: se va tutto bene, dei cinquanta euro promessi ne vedremo a luglio dieci (quelli della voce a parte). È vero che a pensare male si fa peccato, ma mi viene da pensare che il ritardo nell'”elargizione” di questo aumento fosse dovuto alla speranza che il sindacato approvasse il piano di tagli proposto dall’azienda (la famigerata solidarietà espansiva: lavoriamo e veniamo pagati venti minuti in meno al giorno, ma rimanendo in ufficio le stesse ore) prima di vedere questo grande risultato. Secondo voi che succederà ora?

Ultimo aggiornamento: 2018-02-26 11:02

La carriera di Gianluca Comazzi

Chi legge le mie notiziole sa bene che Gianluca Comazzi ha come sua cifra stilistica quello di non inviare banali volantini elettorali ma vere e proprie lettere indirizzate ai malcapitati cittadini che vivono nella sua stessa zona. (Una volta le spediva con regolare tariffa elettorale, ora si limita a imbucarle a mano). Evidentemente tale politica ha il suo bel vantaggio, visto che Comazzi è prima stato consigliere di zona, poi è diventato consigliere comunale e persino capogruppo, e ora (rullo di tamburi, fiato alle trombe) è candidato alla Regione Lombardia!

Nella lettera che ho qui scansionato (se leggete questo post sul blog potete cliccarci su per avere il testo completo) potete vedere che Comazzi vuole che noi facciamo contare via XXXXXX in Regione Lombardia, e presenta le sue proposte che porterà avanti se sarà eletto: tra queste spicca il

Garantire il ripristino del vecchio percorso della autolinea 51

(per chi è magari lombardo ma vive in val Brembana, mi tocca spiegare che nel 2013, con l’apertura della metro lilla, il capolinea sud della 51 è stato accorciato di un chilometro circa: prima finiva alla fermata Zara della gialla, ora alla fermata Istria appunto della lilla che è collegata a Zara con metro e tram). Come è possibile non permettere a Gianluca Comazzi di arrivare a Palazzo Lombardia e portare avanti le sue battaglie glocal?

P.S.: Gianluca Comazzi può scrivere personalmente a me perché il Provvedimento 6 marzo 2014 del Garante privacy all’articolo 5.1 dà la possibilità di reperire i dati personali dagli elenchi elettorali e di trattarli senza nostro esplicito consenso. Però all’articolo 7 lo stesso provvedimento dà a me la possibilità di oppormi alla ricezione, cosa che ho fatto sabato sera – purtroppo per email normale, perché Comazzi non ha indicato un indirizzo PEC o se per questo cartaceo. Vi farò sapere se ci sarà risposta oppure dovrò fare escalation.

token virtuali

La scorsa settimana ho perso “la saponetta”: il token per accedere alla mia banca, che è solo online. Dopo avere cercato nei posti dove c’era qualche possibilità che mi fosse cascato dal marsupio, mi sono dato per vinto e ho contattato la banca, prima via chat e poi telefonicamente. Bisogna dire che la procedura non è stata troppo complicata: ho pagato 25 euro per aver perso un apparato in comodato d’uso – ma questo lo sapevo già – e sono persino riuscito a farmi cambiare al volo il PIN di sicurezza, perché quello che mi ero salvato io era evidentemente vecchio. Sia lode alle domande di sicurezza.
Ora non vengono più dati token fisici, ma si usa un’app di Verisign che genera una password ogni trenta secondi. È una bella cosa, ma c’è qualcosa che non mi torna. È vero che rubarmi il telefono per avere la one-time password è simile a rubarmi il token, e quindi quello non mi preoccupa più di tanto; ma non sono riuscito a capire come la banca possa sapere qual è la mia versione dell’app, visto che non le ho detto nulla. O mi dite che tutte le app mostrano la stessa password? Questo mi pare ancora più improbabile. Qualcuno sa aiutarmi?

_Scimmie digitali_

Scrivere questo libro (link amazon) è stato un lavoraccio. I primi appunti risalgono alla fine del 2012, quando il coautore mi chiese se avevo voglia di fare un libretto a quattro mani sulla comunicazione su Internet vista da due punti di vista diversi. La teoria era facile, la pratica un po’ meno. Io e Paolo abbiamo due stili di scrittura molto diversi: così la prima bozza, dove i nostri capitoli si alternavano, dava al lettore la sensazione di un ottovolante da un testo piacione (il mio) a uno più accademico (il suo). È così cominciato un lavoro di limatura e amalgama che ha portato ad avvicinare un po’ le nostre prose; la riorganizzazione del materiale ha poi contribuito a omogeneizzare il tutto. Aggiungete che più passava il tempo (e non trovavamo un editore… il mercato editoriale è strano) più il mondo intorno a noi cambiava e noi dovevamo aggiornare e adattare il testo a quello che Larry, Sergei, Mark e amici tiravano fuori.

Il risultato però a mio parere non è da buttare via. Certo, la nostra tesi – noi non siamo cambiati, comunichiamo sempre allo stesso modo solo con mezzi diversi – è minoritaria ma crediamo abbia il suo bel senso. Inoltre non abbiamo inventato nulla di nuovo per chi nella Rete ci vive e opera da decenni, ma riteniamo che non solo i frequentatori casuali di Internet ma anche chi è abbastanza esperto possa trovare un’utile introduzione a 360 gradi sui meccanismi più o meno visibili, scoprendo chicche che nessuno sembra voler segnalare.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-06 11:33