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Per una volta avrei dovuto seguire il dottor Google

Mercoledì scorso ho cominciato ad avere qualche problema con la visione periferica. Se puntavo l’occhio vedevo bene, ma mi restava una strana situazione. Una guglata I aveva detto “possibile distacco della retina”. Vabbè. Venerdì ero a casa in solidarietà; ho portato i bimbi in stazione perché partivano per la colonia, passo dall’ottico sotto casa che mi fa immediatamente chiamare un oculista. Gli descrivo i sintomi: mi dà un appuntamento per mercoledì dicendomi però di andare al pronto soccorso se mi fosse capitato di vedere lampi di luce.

Sabato dopo cena un paio di punti luminosi mi fanno decidere:Anna mi porta al pronto soccorso dell’oftalmico. Arrivo per le 22: al triage l’infermiera mi fa “guardi che c’è una lista di attesa lunghissima”, al che replico “aspetterò”; mi dà un codice bianco con una diagnosi paraculista al massimo. Con santa pazienza aspetto fino all’una passata, quando finalmente arriva il mio turno e l’oculista di guardia conferma che c’è un distacco della retina in corso, mi dice di tornare lunedì mattina in reparto per stabilire la data dell’operazione, mi intima di stare il più possibile sdraiato e mi cazzia per non essere andato prima. Mi fa uscire con la richiesta di ticket, poi mi richiama e mi rifà il referto in codice verde, o più precisamente l’ossimoro “urgenza differita”.

Noticina: non mi avrebbe cambiato la vita pagare i 25 euro, e fosse per me farei pagare prima ed eventualmente rimborsare poi per scremare; e ad ogni modo non ho idea di quale sia la differenza logica tra codice bianco e verde (se bianco è “non saresti dovuto venire al pronto soccorso” mi chiedo perché il triage non mi abbia messo un verde che al più sarebbe stato declassato dal medico). Ma il vero punto è un altro : possibile che per una volta avrei dovuto seguire i consigli della rete?

C’è gente molto maleducata

Anche oggi la mia grande azienda mi ha lasciato a casa. Sono qui a fare editing nel manoscritto di mio nipote, quando squilla il telefono fisso, dal numero 0219956388. Ben sapendo cosa sarebbe successo, alzo il telefono e sento in sottofondo il solito call center. Poi arriva una voce maschile. Ecco la conversazione avvenuta.

(voce) Pronto?
(io) Pronto.
(voce) Parlo con Maurizio Codogno?
(io) Sono Maurizio Codogno. [Nota per chi è arrivato per caso a leggere questo post: mai rispondere “sì”. Non si sa mai come la telefonata possa essere tagliuzzata]
(voce) La chiamo per la sua linea Telecom….
(io) Scusi, lo sa che sono un dipendente Telecom?
(suono di occupato)

Ora, già io ho poca stima di chi lavora in questi call center per cercare di spillare soldi agli ignari utenti. Ma non ho nessuna stima di chi butta giù così le chiamate nell’illusoria speranza di guadagnare dieci secondi (dire la classica bugia “oh, mi scusi, i nostri sistemi devono avere dei dati errati” non costa molto più tempo) per fare prima la chiamata successiva.

Come nota a latere, sarebbe molto interessante sapere come quel call center sappia che il mio numero di casa è intestato a me, visto che il mio numero non è in elenco. Tanto per dire, mentre stavo scrivendo ha chiamato un’altra persona che mi ha chiesto se ero il signor XXX (quello che esce fuori da una ricerca con il mio numero) e ha continuato con “quindi non abita nemmeno in via YYY” (come sopra). Non so se volesse vendere qualcosa oppure no – propendo per la seconda ipotesi – ma appunto la conversazione è stata tranquilla.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-20 12:00

I grandi guadagni delle royalties

Con Matematica in relax, tra le ultime copie dell’edizione Vallardi e il 50% della parte sopra il minimo garantito di quella Hachette, l’anno scorso ho guadagnato ben 203,57 euro (lordi, si intende). Vabbè, tanto è ben noto che non scrivo i libri per diventare ricco (o famoso, ma quella è un’altra storia). Un’unica cosa: quando SIAE e FIMI se la prendono con i cattivoni wikipediani al soldo di Google e Facebook che vogliono togliere i sudati guadagni all’autore, ricordatevi di quali cifre si parla per il grosso degli autori.

La cosa più divertente è però che ieri mattina mi è arrivata la notifica della banca con l’accredito, e solo ieri pomeriggio la nota dell’editore, da un indirizzo e con un testo che farebbe pensare a una mail di phishing (fortuna che già i rendiconti mi erano arrivati da quel dominio)…

Ultimo aggiornamento: 2018-07-13 10:53

Capire di essere anzyani

Ieri in pausa pranzo ho fatto una videointervista per la questione Wikipedia oscurata. Mentre ci si preparava e io raccontavo un po’ di cose fuori onda, siamo arrivati al problema dei maturandi che si sono trovati improvvisamente senza la loro fonte primaria. Io ho detto “beh, ai miei tempi dovevi arrangiarti in altro modo”, al che il cameraman mi ha chiesto di che anno sono. Alla mia risposta, lui ha commentato “come la mia mamma!”
La cosa fa un certo effetto.

Ultimo aggiornamento: 2019-05-07 16:11

The day after

[hasta la wikipedia siempre]

Grazie a Salvatore Mulliri per l’immagine!

Qui invece potete trovare il podcast di Caterpillar di ieri, dove ho parlato del blocco di Wikipedia, mentre qui (in fondo) brani del mio intervento a Radio Popolare.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-04 09:15

“You are now verified on Google”

Domenica sera non sapevo che fare, ho fatto una riceca sul mio nome-e-cognome, e poi ho cliccato su una scritta in grigino che diceva più o meno “sei tu?”. Sono arrivato a un modulo (disponibile in varie lingue, ma non in taliano”, gli ho mostrato che effettivamente editavo le pagine di Maurizio Codogno, ho inviato una brutta foto di me con in mano la mia patente, e lunedì sera mi è arrivata una mail dai signori Google Search Team che dice appunto che sono verificato.

A che serve tutto questo? Assolutamente a nulla. Cito: «If accepted, your suggested edits will be added to the Knowledge Graph, where they will help Google return richer information and more meaningful results to users’ queries.» Insomma, se mi venisse voglia di dare loro altre informazioni e queste informazioni piacessero loro se le terrebbero in pancia. Ma anche no.

MilanoRistorazione e il progetto frutta

Come scrivevo qualche giorno fa, la gestione del cibo da parte di MilanoRistorazione è molto peculiare. Premessa: ho due figli che nel mangiare sono una spina nel fianco, per usare un termine educato. MilanoRistorazione dà un servizio non molto costoso, soprattutto per chi ha più di un figlio (anche se quest’anno il costo per il secondo bambino è aumentato), la qualità è da mensa centralizzata, e sono ormai sei anni che tutte le maestre si lamentano che spesso il duo lascia tutto il pranzo sul piatto. Ma non è del pranzo che voglio parlare.

Lo scorso anno è partito il progetto Frutta a metà mattina. In pratica, invece che dare la frutta a pranzo, viene portata per l’intervallo delle 10:30. Vabbè. Peccato che le due spine nel fianco in genere non mangino neppure frutta. Risultato: lasciamo sempre loro una merenda, tipicamente pane e prosciutto per Cecilia e una merendina per Jacopo. Solo che la coordinatrice del centro estivo ha vietato di portare alcunché da mangiare da casa. Anna e io abbiamo scritto al comune, e la risposta, a parte tutta la solita sbrodolata sulla storia e sulla bontà del progetto, è stata la seguente:

«Come durante l’anno scolastico la proposta della frutta come merenda vuole rappresentare un approccio sano al momento dello spuntino. Il progetto esclude che le famiglie, in autonomia, possano provvedere alla fornitura di una merenda. Pur spiacenti di non poter assecondare la sua richiesta, siamo certi che possa comprendere la necessità che non si facciano eccezioni.»

Mettiamola così: spero che nessuno dei due a mezzogiorno mi collassi.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-19 20:16

Sindacalità

Come forse avete letto, lunedì scorso è stato siglato l’ennesimo accordo di solidarietà per Telecom, che per dodici mesi ci farà stare a casa il 10% dei giorni (con un taglio di stipendio più o meno simile, perché la parte pagata dallo stato è tarata sugli operai non specializzati). Si stanno facendo assemblee in tutta fretta, perché Telecom vuole assolutamente farci i primi due giorni di solidarietà a giugno per migliorare i conti semestrali: diciamo che – se vogliamo vedere il bicchiere non dico mezzo pieno ma almeno con qualche goccia d’acqua – si è ripreso un confronto azienda-sindacato e soprattutto si è ritrovata seppure a fatica quell’unità sindacale che mancava da anni e che faceva solo il gioco aziendale.

C’è solo una cosa che non mi torna. Stamattina ero per l’appunto in assemblea, arrivato al volo tra il primo giorno di centro estivo dei gemelli e una visita specialistica. I documenti li avevo letti al volo tra ieri pomeriggio e stamattina. Ora io sono notoriamente un rompipalle di prima categoria, ma mi ha fatto un po’ specie che su tutta una serie di cose al contorno – contorno si fa per dire, perché riguardano i soldi che mi arrivano a fine mese – ne sapessi più io che il rappresentante RSU…

Ultimo aggiornamento: 2018-06-13 13:19