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Google Play Books mi odia

Io sono iscritto ai sondaggi Google, e ogni tanto me ne arriva uno a cui rispondere. Tipicamente non faccio parte del campione cercato e quindi mi vengono elargini sette/otto centesimi; qualche volta sono fortunato e supero il mezzo euro. Come dice Paperon De’ Paperoni, ogni centesimo conta e quindi sono arrivato a ottenere un gruzzoletto. Solo che non è che ci siano tutte quelle app che mi interessano: dopo essermi preso le versioni pro degli epub e pdf reader, ho pensato che avrei potuto prendermi qualcosa su Google Play Books. Peccato che in Italia ci sia una scelta molto inferiore a quella non dico di Amazon ma anche di Bookrepublic: quindi quando il mese scorso ho visto che Goodbye Telecom era in offerta a 4,99 euro me lo sono subito preso. (a parte che in qualità di blogger avrei potuto chiedere direttamente una copia per recensione a GoWare… ma l’avevo scoperto dopo.)

Purtroppo però c’era un problema. La versione con la loro app funzionava, e si poteva scaricare il PDF, che però era scomodo perché creato come una immagine senza che il testo sia cercabile; ma l’epub aveva lunghezza zero. Contatto Google; nulla. Contatto GoWare, che risponde subito dicendo che al loro punto di vista il file inviato a Google era a posto. Dopo due giorni riprovo con Google ma stavolta scelgo la pagina di reclami. Scrivo di nuovo tutta la storia (il libro lo voglio ma non riesco a scaricare l’epub) e mi arriva subito una risposta “Ci spiace, ti rifondiamo il prezzo e naturalmente ti togliamo il libro”. Risultato pratico: il libro non ce l’avevo, i soldi nemmeno (e l’ordine è indicato come “canceled” e non “refunded”, il che non dovrebbe essere). Riscrivo il giorno dopo: casualmente dopo qualche ora mi ritrovo i soldi e dopo qualche altra ora mi arriva mail dicendo che non dovevo preoccuparmi, perché avevano visto che il prezzo del libro mi era stato restituito.

Ieri c’era – sempre in offerta, addirittura 1 euro e 99 – Atlante delle emozioni umane. Me ne avevano parlato bene, così vado su Google Play e me lo prendo. Stavolta non funzionava né l’epub né il pdf: Adobe Digital Edition 4.5.1.133054 mi dice

Error getting License. License Server Communication Problem:
E_ADEPT_DOCUMENT_TYPE_UNKNOWN:

Ora, se ADE non riconosce il tipo di documento mi sa che i casi sono due: o il mio ADE si è sputtanato (improbabile, con i libri che prendo in prestito da MLOL non ho problemi) o c’è qualcosa che non va lato server. Segnalo la cosa a Google, e mi cancellano subito l’ordine. Ok, questa volta mi hanno anche ridato i soldi subito, ma il punto non è quello. Io il libro me lo posso trovare a sbafo più o meno con facilità: se scelgo di comprarlo (con soldi che per me sono finti, d’accordo, ma che sono stati comunque pagati da chi ha commissionato i sondaggi a cui ho risposto) è perché una parte finisca anche all’autore. Eppure no, l’unico libro che sono riuscito a comprare è stato Uno spirito puro l’anno scorso. In tutto questo mi chiedo poi quale sia il problema con l’assistenza Google. Scrivo così male in inglese? C’è qualcuno che sa dirmi a chi rivolgermi perché il mio problema sia preso in considerazione?

Ultimo aggiornamento: 2017-07-18 13:26

Gianluca Comazzi, puntuale come le tasse

Anche quest’anno mi sono trovato nella buca delle lettere la missiva di Gianluca Comazzi: stavolta imbucata a mano, ma con un’etichetta con il mio indirizzo (non quello di Anna, che pure è formalmente il capofamiglia. Chissà come mai).
Quest’anno Comazzi, che ricordo essere stato promosso a consigliere comunale, mi segnala con ritaglio di giornale e fotocopia della MOZIONE DEL CONS. COMAZZI ED ALTRI – VIGILI DI QUARTIERE del 19 gennaio 2017, numero 87, che ha “indicato la necessità di insediare i vigili di quartiere tra Piazzale Nizza e Piazza Caserta, e in particolare nella Via in cui abiti”. Occhei, non li ho ancora visti, ma di quello non posso dargli colpa: la sperimentazione è partita lunedì.
Più interessante il punto iniziale della Sua lettera, che ricorda “le 15 telecamere installate in seguito di (sic) un mio ordine del giorno che hanno contribuito a ridurre i reati nel quartiere”. D’accordo, un mese fa hanno forzato il mio box: ma sapete che io non sono il tipo da prendere un esempio personale e farlo assurgere a regola. Però, caro Gianluca Comazzi, se tu mi scrivi che le telecamere hanno contribuito a ridurre i reati nel quartiere mi devi dare le statistiche di quanti reati ci sono stati nell’anno precedente e quanti invece quest’anno, sia nella nostra zona che in generale a Milano (perché se i reati fossero diminuiti ovunque la Tua affermazione sarebbe falsa). Come mai non l’hai fatto?

Ultimo aggiornamento: 2017-07-14 11:25

Automobilismo (e motociclismo) milanese

Un paio di settimane fa stavo portando i gemelli al centro estivo. Abbiamo preso il tram, siamo scesi alla nostra fermata in mezzo a viale Marche, ho aspettato che le auto che stavano sfrecciando incuranti delle strisce pedonali con relativi pedoni passassero e ho cominciato ad attraversare. Peccato che un’auto che era inizialmente a una certa distanza abbia continuato ad andare avanti per diritto divino. A questo punto ho mandato indietro i bimbi e spinto in avanti la mia borsa, sfruttando l’istinto che fa deviare qualcuno quando vede qualcosa muoversi. In realtà la borsa ha colpito lo specchietto dell’auto: è vero che ho le braccia lunghe, ma non così lunghe, quindi potete immaginare a che distanza mi è passata. Il conducente si è fermato, ha inveito dicendo che gli avevo scassato l’auto (non è vero, ho controllato) e che non me ne dovevo andare via perché chiamava i vigili. Benissimo, ho detto io, e li ho chiamati a mia volta, lasciando intanto i bimbi a una mamma che stava portando al centro la sua figlia. Erano le 8:40, ho segnalato tutta la cosa, confermando che non c’erano feriti, e mi sono messo ad aspettare (avere un ebook nel furbofono aiuta sempre molto).
Alle 10:20 il tipo chiama immagino di nuovo i vigili, sento qualcosa tipo “andare in centrale?”, poi chiude e se ne va. Dopo qualche minuto ritelefono allo 02.02.08, aspetto dieci minuti prima di prendere la linea, e comunico di annullare la chiamata, per mancanza dell’interlocutore. D’altra parte quello è lo stesso incrocio dove un’altra volta un motorino si è fatto tutta la pista ciclabile, lamentandosi perché io poi ho messo la freccia all’auto e ho svoltato (ero abbastanza oltre di lui per non farmi tamponare, non preoccupatevi).

Ultimo aggiornamento: 2017-07-10 16:35

_Matematica in relax_: che cosa è successo?

Dopo sei anni, il mio Matematica in relax ha ormai finito la sua vita utile in edizione cartacea: Amazon lo vende solo in versione elettronica (immagino PDF, anche se non ne sono certo). Sono cose che capitano.

Quello che non mi aspettavo che capitasse è stata un’altra cosa. Ho aperto la pagina Amazon del libro perché mi serviva sapere la data esatta di pubblicazione e quello era il metodo più veloce, e ho scoperto che era in testa alle vendite Kindle nella categoria “giochi e quiz”, nonostante il prezzo non certo economico; e anche mettendo insieme i libri cartacei della categoria era il terzo. Intendiamoci: posizione 3532 nella graduatoria dei libri Kindle più venduti non è una di quelle cose per cui stappare una bottiglia di quello buono. Però mi resta lo stupore di questo ritorno di fiamma. Miracoli italiani.

Ultimo aggiornamento: 2017-06-29 16:50

Scasso senza furto

Ieri dopo pranzo il mio vicino mi manda un messaggio whatsapp: “Ciao Maurizio, ma vi hanno aperto il box stanotte?” Io ovviamente non ne sapevo nulla, visto che è notorio che l’auto a casa mia si usa il meno possibile. Gli chiedo lumi e mi dice che c’era un buco vicino alla serratura nel nostro box e in altri due. A questo punto gli chiedo se la macchina c’è ancora, e lui mi dice di sì. C’era anche la pompa per bicicletta; tutto il resto era comunque rumenta tale che a toglierla avrebbero solo fatto un favore ad Anna che si lamenta sempre.
Tornato a casa nel pomeriggio – tanto non c’era nulla di urgente, a questo punto – scopro che nell’auto erano persino rimaste le monete per il carrello del supermercato. (Nota: lasciamo la macchina aperta con i finestrini abbassati, anche se ovviamente senza chiavi. Quindi in questi casi il ladro non deve rompere un vetro o la serratura.) In definitiva io dovrò muovere l’economia per chiamare un fabbro e riparare il tutto, senza nessun guadagno per il ladro. Niente male, vero?

Centri estivi comunali e Progetto A

Oggi sono partiti i centri estivi comunali. Sì, la scuola era finita giovedì, ma posso capire che ci voglia qualche giorno per rimettere a posto tutto. Come l’anno scorso, i gemelli sono finiti in Bovisa, a due chilometri da casa con un percorso che passa per strade strette con marciapiedi ancora più stretti. Vabbè, evidentemente a Milano si pensa che tutti portino la loro prole in automobile, a parte che lì non c’è nemmeno parcheggio.

Ad ogni buon conto stamattina partiamo di buon’ora in bicicletta, e arriviamo alla scuola con qualche minuto di anticipo rispetto alle 8:30, trovandoci davanti il solito grumo osmotico di genitori: un classico che avevo tenuto in conto. Quello che non avevo tenuto in conto è stato tutto il resto. Alle 8:35 qualcuno della cooperativa Progetto A pensa che potrebbe essere utile attaccare dei fogli con le assegnazioni dei bambini. I fogli sono scritti in corpo 12, quello di una lettera tipica, i nomi sono messi a caso (né alfabetico né per data di nascita) e man mano qualcuno scriveva a penna il numero della classe corrispondente. Non che servisse sapere quel numero, visto che le educatrici radunavano i bambini per classe frequentata per poi smistarli dopo; una volta che la cosa è stata chiarita – a nessuno della cooperativa era venuto in mente di appendere un cartello bello grande per spiegarlo – ho lasciato i gemelli all’educatrice. E qui cominciano i guai.

Erano le 8:45. Il coordinatore della cooperativa si alza. Io me ne sono andato via alle 9:10 senza avere avuto il piacere di vederlo e consegnargli la documentazione richiesta dal comune, documentazione che a questo punto ho lasciato sul tavolo avendo io anche da andare in ufficio. Ah, ma poi c’era anche il modulo con la documentazione interna per la cooperativa, modulo che ovviamente non era stata inviato con la mail del Comune perché non era roba del Comune. Penserete mica che questi moduli fossero a disposizione dei genitori in numero congruo? Macché. Ne era rimasto esattamente uno. Per fortuna una mamma ha preso, è andata in segreteria e se ne è fatta fare qualche fotocopia (ed è già andata bene: nella scuola dei gemelli non gliele avrebbero fatte fare).

Io avevo preventivato che l’ingresso dei bimbi non sarebbe stato immediato, ma non avrei mai pensato a una incapacità gestionale a questo livello da parte della cooperativa Progetto A.

automatismi

Come sapete, questa settimana finiscono le scuole, almeno in Lombardia. Quindi ho iscritto i giovani al centro estivo comumale. La scorsa settimana ho pagato il bollettino c/c (continua a non essere possibile fare un bonifico, il comune di Milano ha dei grossi problemi), e ho inviato scansione dei bollettini.
Oggi tra le 15:22 e le 15:46 mi sono arrivati dieci messaggi che cominciavano con “Gentile Utente,
la documentazione pervenuta è completa.”, continuavano con gli altri documenti da portare il primo giorno (ma non fanno più in fretta a chiederli direttamente assieme al bollettino? Non dico quelli sull’eventuale separazione dei genitori, ma le scansioni delle tessere sanitarie sì…) e terminavano con “Si informa che tali mail vengono generate in automatico e che eventuali risposte alle stesse non verranno gestite” (senza punto).

Il vero guaio è che sono tutti e dieci con i dati di Cecilia. Jacopo non pervenuto.

Ultimo aggiornamento: 2017-06-05 17:20

Pedalata a ostacoli

Io ho due grandi vantaggi rispetto a Michele Scarponi e Nick Hayden. Il primo è che – toccando tutto il toccabile – sono ancora vivo; il secondo è che il mio uso della bicicletta è molto diverso da quello che era il loro, vado al massimo a metà della loro velocità e soprattutto parto dal principio che il mondo intero cerchi di farmi del male.
Per dare un’idea: stamattina in viale Zara mi trovo una vecchia babbiona in zeppa trampolata che scende dalla banchina salvagente del tram dal lato opposto alle strisce (facendo anche un po’ fatica, perché la banchina è ad altezza doppia rispetto a un marciapiede standard… chissà come mai) e attraversa la strada facendo attentamente cura di guardare nella direzione opposta perché non si sa mai che un’auto arrivi contromano. Vabbè, ha solo fatto un salto quando ho cacciato un urlo, non le sono nemmeno arrivato a mezzo metro di distanza. Cinque minuti dopo, all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione, stavo per essere messo sotto da una tipa su una Punto che – quando dopo un minuto si è degnata di scendere – ha commentato incazzata che lei stava guardando. Certo che stava guardando, l’ho notata perfettamente: stava guardando dall’altro lato dove c’era il marciapiede, perché come tutti sanno i marciapiedi sono a senso unico e piste e attraversamenti ciclabili (quello su cui mi trovavo, nel caso ci fosse qualcuno che pensasse che stessi attraversando in bici sulle strisce pedonali) non esistono affatto, come già non esistono le strisce pedonali. Non parliamo degli sputer che in viale Marche mi tagliano la strada per infilarsi nella pista ciclabile che evidentemente per loro non è altro che una preferenziale qualunque: oggi sono stati solo due, ma solo perché non dovevo portare a scuola i bimbi e quindi ne ho percorsi solo 80 metri.

Probabilmente è vero: conviene cancellare tutti questi orpelli per terra, visto che tanto nessuno li guarda: anche ieri sera, mentre tornavo a casa coi bambini, ho dovuto bloccare Cecilia che stava tranquillamente attraversando sulle strisce mentre una tipa stava tranquillamente avvicinandosi alle suddette strisce senza pensare che magari potevano servire a qualcosa…

Ultimo aggiornamento: 2017-05-25 11:36