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Un altro mio concerto

locandina concerto Dopo il concerto del mese scorso torno a cantare, stavolta col coro della Chiesa protestante di Milano. Il programma è abbastanza ridotto, senza orchestra ma solo con l’organo – il che significa che non mi vedrete, perché canteremo presso l’organo. A parte un brano vivaldiano per soprano e organo ci sarà una sonata per organo e un requiem, entrambi di Josef Rheinberger.

Confesso di non aver mai sentito nominare Rheinberger fino a che non abbiamo cominciato a studiare il requiem. È un tardo ottocentesco (morto nel 1901), ma la sua musica si diparte abbastanza da quella dei suoi contemporanei. Non è proprio classico, mi trovo intervalli di settima minore che non ero abituato a cantare: però una volta che siamo riusciti a capire come cantarlo devo dire che l’ho apprezzato molto.

Per i milanesi che vogliono passare a sentire il concerto, la chiesa protestante è in via Marco De Marchi (M3 Turati): la data è domenica 11 maggio alle 20.30.

Ultimo aggiornamento: 2025-05-06 09:48

Burocrazia illogica

Sabato della settimana scorsa avevo scritto alla mia HR per sapere qual era la burocrazia in caso di decesso di un parente. Mi ha risposto la domenica, dicendo di aprire un ticket al nostro Competence Center allegando il certificato di morte e quella sua mail. Fin qua nulla di strano, era quello che mi aspettavo. Qualche giorno dopo ho fatto tutto, e venerdì mi è arrivata risposta “Bisogna anche allegare il modulo di richiesta che si trova nell’intranet”.

No, non hanno specificato dove, ma sono abbastanza bravo a cercare e l’ho trovato. Peccato che il modulo sia una scansione di un pdf, e quindi non editabile, e che lo spazio per scrivere i propri dati, per esempio nome e cognome, è così stretto che se non ti chiami Ugo Bo non riesci a inserirlo, tanto che mi sono messo a riscrivere tutto il modulo. Ma lo fanno apposta?

(Una notizia apparentemente scorrelata. Un collega romano mi aveva contattato per sapere come togliere la delega sindacale. Quel modulo, ma nemmeno quello per chiedere la delega sindacale, non è disponibile. Per trovargli quel modulo ho dovuto scrivere a Relazioni Industriali nazionale per sapere chi era la persona di Relazioni Industriali centro-sud da contattare. Occhei, sono dati personali sensibili, ma il modulo non lo è mica…)

È morta mia mamma

Venerdì mattina è morta mia mamma. Morte improvvisa (io ero a Chiavari e stavo per andare a una festa di matrimonio), ma non proprio inaspettata. Una decina di giorni fa era passato da lei il medico perché aveva del catarro e le aveva prescritto degli antibiotici: ma a parte questa cura – anche blanda, era solo dell’Augmentin – mi ero accorto che quando le telefonavi mi diceva sempre che stava dormendo, e la cosa non mi piaceva affatto. La vigilia di Pasqua sono andato apposta su in montagna per vederla, temendo che sarebbe stata l’ultima volta, e purtroppo ho avuto ragione: era molto debole ma ancora abbastanza lucida. Giovedì pomeriggio le ho telefonato come tutti i giorni e le ho parlato, ma non saprei dire quanto avesse capito anche se mi aveva riconosciuto.

Mia mamma soffriva di una forma di Parkinson da molto tempo, ma ha continuato a vivere da sola fino all’inizio dell’anno scorso, giusto con una signora che veniva negli ultimi tempi ad aiutarla. Alla fine di febbraio dell’anno scorso, però, una notte è caduta in bagno e si è rotta quattro costole. I due mesi in cui è rimasta praticamente ferma (lasciamo perdere come non funzionano le cliniche di riabilitazione) hanno sicuramente contribuito a dare il colpo di grazia, soprattutto per la testa che stava già perdendo colpi. Quest’estate sembrava però essersi un po’ ripresa, e ancora quest’autunno una volta che sono salito con i ragazzi era fuori ad aspettarci, preoccupata perché dovevamo andare a pranzo fuori mentre mi aspettavo che avesse già mangiato: ma a marzo quando siamo andati al ristorante aveva davvero fatto fatica.

Cosa dire? Quando morì mio padre non avevo ancora diciott’anni. Ero un ragazzo, e ho ancora oggi tanti rimpianti per quello che non avevo voluto fare con lui. Con mia mamma, anche senza manifestazioni di affetto esteriore, forse è andata un po’ meglio: ma resta questa sensazione di vuoto anche se erano decenni che vivevamo in due città diverse.

C’è negozio e negozio

La bicicletta che uso per andare in ufficio è conciata molto male. Da anni non funziona il deragliatore, quindi sono fermo su un solo rapporto; ci sono poi dei cigolii pericolosi, e ogni poco la sento sbandare come se stesse per rompersi da un momento all’altro. (No, non è perché ho un raggio rotto, quel tipo di sbandamento lo conosco bene). Mi sono così deciso a comprare una nuova bicicletta.

Chi mi conosce sa che non sono per nulla attento all’estetica, e nemmeno al peso della bici: tanto è rarissimo che io superi i 15 chilometri di percorso. Né mi servono i rapporti davanti o i freni a disco. Ci sono però tre cose su cui sono molto attento: la mia bici deve avere un telaio grande, i raggi posteriori più spessi e la gomma posteriore antiforatura. Il combinato disposto del mio peso non proprio da libellula, del modo probabilmente errato con cui pedalo e delle strade milanesi mi facevano portare la bici dal ciclista almeno una volta al mese, fino a che mi sono scocciato e ho fatto le cose per bene.

Venerdì sono passato con Anna a un grande negozio di biciclette che sta a Lissone. Risultato: più di cinque minuti per trovare qualcuno a cui chiedere informazioni, e le informazioni sono state “no, abbiamo solo quel modello lì con quel telaio; no, non mettiamo raggi o pneumatici diversi” (il tutto detto davanti a una porta con su scritto “officina”…). A questo punto, tanto eravamo comunque in Brianza, siamo andati alla Casa del ciclo a Concorezzo dove finalmente ho trovato qualcuno che non mi ha guardato strano quando ho fatto le mie domande, ha tirato fuori i listini e mi ha detto il prezzo delle modifiche (parecchio, rispetto a quello della bici, ma come scrivevo sono soldi che risparmio dopo), oltre ad avere un modello con telaio S – M – L.

Per fortuna che c’è ancora la possibilità di comprarsi una bicicletta che non sia proprio da supermercato ma nemmeno una roba per chi la bici la usa sul serio…

Quando Windows va a pezzi

Sul PC di lavoro non posso installare praticamente nulla, non avendo i privilegi di amministratore. Nello specifico, non posso installare GoogleDriveFS (c’era stato un momento in cui sembrava che saremmo passati alla suite Google ed era disponibile, ma poi ho dovuto cambiare PC perché il vecchio non funzionava). Mi sono detto “bene, sincronizziamo sul PC di casa la directory di Google Drive che uso ovunque con OneDrive, che in ufficio funziona”. Dal mio socialino di nicchia mi suggeriscono di usare FreeFileSync + RealTimeSync. Tutto bene. Peccato che il Task Scheduler di Windows non mi funzionasse: anche lanciandolo a mano partiva e si fermava subito. A quanto pare il problema è ben noto, dal numero di risultati che una ricerca mi ha ritornato: ma la maggior parte delle pagine dicevano semplicemente di aggiustare il registro, cosa nel mio caso assolutamente inutile.
Per fortuna Eleven Forum mi ha dato la dritta giusta: un “upgrade in place” di Windows 11. In pratica, se non ho capito male, Microsoft sa fin troppo bene che a furia di pezzi di aggiornamento il PC può andare in palla, e quindi ha trovato un sistema per resettare tutti i file di sistema senza toccare il resto. Certo che ce n’è voluta di fatica… (L’aggiornamento di per sé non è complicato: è più o meno come quelli classici di Windows Update)

Canto Bach e Bruckner

locandina Domani sera (11 aprile 2025, ore 20, chiesa di sant’Antonio Abate a Milano) canterò con il coro degli Amici del Loggione il Magnificat di J.S.Bach e il Te Deum di Anton Bruckner (più un’Ave Maria a cappella, sempre di Bruckner).

Sul Magnificat non è che ci sia molto da dire. È uno di quei brani che non si vorrebbero mai smettere di cantare, e più ti metti a guardare la partitura più capisci le minuzie che Bach aggiungeva a piene mani. Bruckner è tutta un’altra cosa. Dopo Bach, è come se si passasse da Paul McCartney ai Led Zeppelin, se mi passate il paragone abbastanza irriverente. Coro e orchestra fanno di tutto: pezzi cantati all’unisono mentre la tessitura musicale cambia sotto i nostri piedi, modulazioni improvvise su tonalità lontanissime, a un certo punto anche un passaggio enarmonico che è una di quelle cose che mi fanno sempre andare per la tangente e perdere ogni segno di tonalità… Almeno sono però uscito fuori dalla mia comfort zone canora :-)

Il presidio

Un po' di bandiere
Sono qui al presidio per lo sciopero delle telecomunicazioni. Non siamo molti: 300 persone, direi, forse qualcuno in più. Dire che la giornata è bellissima, io sono in maglietta. Abbiamo anche fatto un “corteo”, tra virgolette perché è stato mezzo giro dell’isolato, da via Pantano a largo Richini e rientro passando per il giardino davanti alla Statale. Ma tanto ho il sospetto che le forze dell’ordine ci abbiano fatto muovere per piazzare le transenne in modo che non potessimo fare il presidio davanti ad Assolombarda ma solo una decina di metri a fianco.
Ora io non mi aspetto molto da questi presidi, anche perché i media non ci considerano certo (con tutta la pubblicità che arriva dalle aziende TLC), ma così sembra una presa per i fondelli.

(Se qualcuno se lo chiedesse: sì, qualche giovane c’è, anche perché anche i call center stanno scioperando. Ma sono sempre pochi)

Ultimo aggiornamento: 2025-03-31 18:36

Oggi sciopero

Stamattina sarò davanti alla sede di Assolombarda a fare un presidio perché si sblocchino le trattative per il rinnovo del contratto delle telecomunicazioni. La Triplice ha infatti dichiarato una giornata di sciopero dopo che le trattative sono in una fase di stallo: il contratto è scaduto a dicembre 2022 (ma bisogna ammettere che c’è voluto un anno per presentare la piattaforma rivendicativa). Ne parlo qua perché già in genere gli scioperi nelle TLC non sono trattati dai media (si sa, quando le aziende mettono tanti soldi in pubblicità gli editori non sono così inclini a fare sapere che i lavoratori non sono contenti) ma in questo momento la situazione pare ancora peggiorata, tanto che si sa poco o niente degli scioperi dei metalmeccanici che sono già stati tre – e il loro contratto è scaduto solo a giugno 2024.

La prima cosa che salta agli occhi al profano è la richiesta di 260 euro lordi mensili al quinto livello (che è quello medio del settore). Possono sembrare tanti, ma è il risultato di un conteggio meccanico: si è preso l’indice IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzati UE) previsto per il 2024-26 e aggiunta la differenza a consuntivo dell’inflazione 2021-22 rispetto a quanto previsto nel contratto precedente. Per esempio, lasciando perdere i bancari che fanno storia a sé, i grafici hanno rinnovato il contratto a fine 2024 con un aumento medio a regime di 252 euro e i metalmeccanici ne chiedono 280. Le grandi aziende, Tim e Wind in prima fila, hanno rifiutato a priori questo conteggio, dicendo che non hanno soldi. Ma c’è anche un’altra parte dove le aziende chiedono di tagliare i costi: la richiesta di tagliare al 60% il pagamento delle prime giornate di malattia a partire dal terzo evento annuale, per poi scendere. Per chi non lo sapesse, l’INPS paga la malattia dal quarto giorno in poi: i primi tre sono a carico dell’azienda. Una misura del genere è soprattutto vessatoria nei confronti delle donne: per dire, nella bozza presentata dalla Triplice si chiedeva addirittura di istituire la possibilità di congedo mestruale, ovviamente dietro valutazione medica preventiva.

C’è poi un’altra brutta storia. Quando nel 2002 è stato creato il contratto telecomunicazioni, alle aziende telefoniche si sono aggiunti i call center, nonostante tanti malumori, perché gli addetti sono mediamente pagati meno e le aziende dicono che comunque costano troppo. Bene: parecchie aziende del comparto hanno abbandonato il contratto e ne hanno firmato uno con nientemeno che la Cisal. Contratto “equilibrato, migliorativo e innovativo”, secondo i datori di lavoro: innovativo di certo, migliorativo direi solo per loro, visto che prevede meno di 8 euro di aumento subito e ben altri 42 tra due anni, oltre che dimezzare le ore di permesso (e tagliare il pagamento delle malattie, ovvio). L’equilibrio infine si ottiene eliminando la clausola sociale, quella che obbliga un’azienda che vinca una commessa ad assumere gli addetti della precedente azienda – e già qua le aziende ci guadagnavano, perché l’anzianità e quindi i possibili passaggi di livello si azzeravano, cosa che nella bozza avevamo chiesto di abolire.

Purtroppo questo è un periodo in cui i lavoratori non hanno forza contrattuale, e lo si vede fin troppo…

Ultimo aggiornamento: 2025-03-31 21:27